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giovedì 12 maggio 2022

Stardust (2007)


Titolo: Stardust (2007)
Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Da qualche parte nell'Inghilterra vittoriana c'è un muro di mattoni che separa il villaggio reale di Wall da Stormhold, una città fantastica governata da un re malvagio e abitata da streghe e creature magiche. Al di qua del muro vive Tristan, un giovane garzone che sogna l'avventura e il grande amore. Figlio di una principessa del regno di Stormhold e di un inglese, il ragazzo decide di attraversare il muro per donare una stella alla ritrosa Victoria. La stella, Yvaine, è una fanciulla luminosa precipitata dal cielo alla morte del sovrano. Il suo cuore immacolato è bramato da Lamia, una strega crudele che vorrebbe strapparlo e divorarlo per riconquistare la giovinezza. Sul petto di Yvaine batte il rubino che permetterebbe ai sette principi, rivali e litigiosi, di regnare su Stormhold. Braccata dai desideri dei malvagi, spetterà a Tristan proteggere lo splendore di Yvaine.

Non è mai facile confrontarsi con le opere del sommo Neil Gaiman. Coraline e la porta magica è stato un miracolo ed è forse l'unico vero capolavoro realizzato in perfetta linea con il libro.
Altri lavori come AMERICAN GODS e Leggenda di Beowulf come STARDUST riescono a regalare anch'essi dei buoni risultati. Qui il fantasy esplode con un'opera che miscela tantissime fiabe, posti magnifici e incantati, streghe di tutte le forme, pirati e custodi di mondi fatati come il muro di Wall. Con un cast potente così come il budget, Vaughn seppur regalando una fiaba riesce a mantenere alcuni aspetti bui e sanguinosi della vicenda senza mai eccedere nel buonismo ma senza far mancare spirito grottesco e ironia, amore e violenza e tutti i temi del libro che dalla lotta tra il Bene e il Male, cavalcano il senso insaziabile dell'uomo per la ricerca di una stella, dell'amore vero, della casa e del destino ultimo. Magie, incantesimi, lotte fratricide (i fratelli che per dividersi il regno si ammazzano per poi ritrovarsi come fantasmi ad andare d'accordo è puro genio) qui si sposano i dictat della fiaba ma anche delle gesta eroiche, del romanzo medievale e del viaggio dell'eroe.

martedì 17 novembre 2020

Kaw-L'attacco dei corvi imperiali


Titolo: Kaw-L'attacco dei corvi imperiali
Regia: Sheldon Wilson
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

E' l'ultimo giorno di lavoro per lo sceriffo Wayne, che insieme a sua moglie Cynthia sta per trasferirsi in un altro paese in cerca di fortuna. Ma quella che inizia come una giornata qualunque, è destinata a trasformarsi in un terribile incubo. Uno stormo di corvi inferociti attacca all'improvviso gli abitanti della sonnolenta cittadina, uccidendone alcuni e costringendo gli altri a barricarsi in una tavola calda come rifugio di fortuna. Infettati da un misterioso virus, i corvi sono adesso assetati di sangue e carne umana: lo sceriffo e i superstiti dovranno lottare duramente per salvarsi dall'oscura minaccia che incombe su di loro...

Oramai sul cinema di genere quasi tutto è destinato alle piattaforme in streaming oppure all'home-video e come già dicevo le bestie preferite finora continuano ad essere gli squali e i coccodrilli.
Ricordiamolo...erano uccelli e non corvi. Prodotto dallo Sci-Fi Channel per la tv , anche se sotto alcuni punti di vista può assomigliare a UCCELLI di chi sappiamo, Kaw sempre facendo parte di quell'orda di film sui beast-movie mantiene una trama abbastanza banale ma perlomeno convincente anche se col passare dei minuti ha delle lacune nello script che mancano di linearità e coerenza. Il messaggio non è quello che si poteva pensare ma la bastonata concerne l'emisfero religioso e il bigottismo imperante nonchè l'idiozia totalitaria di un paese. Naturalmente appare sempre un "eroe"....
Ciò che colpisce e l'impatto di alcune scene che più che horror sono davvero ridicole ma almeno fanno sperare nell'autoironia che Wilson ha di sè e della sua creazione dopo il simpatico SHALLOW GROUND-MISTERI SEPOLTI .
Senza lodi e senza infamia il film ha almeno il merito di proporre qualcosa di "nuovo"anche se KRABAT uscito l'anno successivo e decisamente meglio anche se completamente diverso.




Fire serpent


Titolo: Fire serpent
Regia: John Terlesky
Anno: 2007
Paese: Canada
Giudizio: 1/5

Una imponente palla di fuoco proveniente dal sole si schianta contro la terra dando origine ad un indistruttibile demone. Mentre le fiamme divampano senza controllo, una creatura infernale prende possesso dei corpi umani che incontra. Un mostruoso serpente di fuoco è pronto a devastare la terra!

Titolo suggestivo per un film quanto mai banale prodotto e destinato al mercato home video con in testa l'attore imbranato di Buffy.
Un alieno o entità che ha solo apparenti forme di serpente attacca seguendo scie di segnali elettrici e dando vita ad un automa con occhi rossi sgargianti che spara direttamente fiammate dagli occhi.
Se pensate che tutto ciò non basti potete ascoltare il monologo del tipo della birreria che spiega l'origine dell'entità facendo riferimento al vecchio testamento con il fuoco divino e altre menate che non vi starò a spoilerare. A parte i particolari agghiaccianti si parla di pessimi effetti speciali, sceneggiatura abbozzata e una recitazione da telefilm di serie b.
Un film da evitare che non riesce neanche a portare a casa qualche buona scena.

domenica 11 ottobre 2020

Black Water


Titolo: Black Water
Regia: David Nerlich, Andrew Traucki
Anno: 2007
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Grace, insieme al suo ragazzo Adam e a sua sorella minore Lee, decide di fare un giro turistico dell'Australia del Nord, una zona ricca di paludi di mangrovie. I tre passano il tempo fra parchi dove si possono ammirare i feroci coccodrilli della zona e un giorno si avventurano per tour dei corsi d'acqua a bordo di una piccola barca, con una guida locale. Arrivati in un tratto di palude molto tranquillo e al riparo dalla corrente del fiume, i quattro si preparano a passare qualche ora a pescare quando un enorme coccodrillo rovescia l'imbarcazione, divorando la guida. I tre, rifugiatisi su una mangrovia, dovranno giocare una mortale partita contro il mostro, che sembra mosso da una intelligenza diabolica...

A differenza del filone sugli shark movie, i coccodrilli purtroppo non hanno avuto lo stesso successo o la stessa fortuna. Difficile comprenderne le ragioni in termini di messa in scena e non di intenzioni. Black Water è da molti ritenuto uno dei caposaldi del sotto genere, come poteva esserlo LAKE PLACID, il primo di una saga di ben cinque capitoli senza contare LAKE PLACID VS ANACONDA.
Black Water dalla sua mantiene una buona atmosfera. Poche premesse, tre attori e un coccodrillo, anzi una testa di coccodrillo che vediamo pochissimo come la tradizione della suspance impone.
Per metà film vediamo le due sorelle sopra un albero che cercano di capire cosa fare coscienti di un pericolo che non sanno come affrontare come capitava per la coppia in OPEN WATER.
I due registi amanti degli effetti speciali portano a casa un film a costo zero incassando molto. Sfruttano tante ingenuità di trama e una narrazione praticamente inesistente per lasciare tutto sulle spalle delle due sorelle in una sorta di dramma interiore e disperazione che accresce fino ad esplodere con la morte del marito di Grace. Purtroppo il film non va oltre quello che ho detto, annoiando in diversi momenti dove il ritmo è sbilanciato e la camminata tra un ramo e l'altro palesa una difficoltà mortale a riuscire ad andare oltre.

lunedì 23 marzo 2020

Steak


Titolo: Steak
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2007
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Nel 2016, la moda e i canoni di bellezza sono cambiati e una nuova tendenza si fa strada tra i giovani: il lifting facciale. Georges, un giovane laureato recentemente rifattosi, approfitta dell'estate per integrarsi in una banda di bulli. Blaise, un reietto perdente ed ex amico d'infanzia di Georges, amerebbe far parte del gruppo ma non è così semplice.

Steak e il tema dell’accettazione. Dupieux torna alle sue tematiche e il suo squisito non-sense, elementi che fanno sempre da padroni come alcune trovate davvero esilaranti e originali.
I Chievers, come la bella canzone elettronica, sono l’altro lato della medaglia dei Drughi (quelli più sfigati e meno pericolosi) che cercano di spadroneggiare facendo prove di forza che assumono contorni ridicoli, provocano senza un motivo in particolare bevendo latte colorato.
Omologazione, bullismo, fraintendimenti, loop temporali, battute inverosimili, il bisogno di apparire e di essere accettati per appartenere a qualcosa che in fondo non piace nemmeno.
La commedia grottesca di Dupieux non è così inverosimile, mostra un lato dei giovani e non solo e di come la totale mancanza di senso della vita porti alle soluzioni più patetiche e drammatiche, come spararsi delle graffette sui lati della faccia per avere un viso più tirato, oppure mascherarsi per farsi accettare e molto altro ancora.
Steak per certi versi è anche uno dei film marcatamente più politici che dietro gag e slapstick mostra una società che spersonalizza gli individui trasformandoli in automi e gregari perfetti come Georges e Blaise senza un minimo di autostima e portati a fare azioni sempre più pericolose a anticonservative.

giovedì 26 dicembre 2019

Sweeney Todd


Titolo: Sweeney Todd
Regia: Tim Burton
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Ingiustamente arrestato ed esiliato ai lavori forzati dal giudice Turpin, interessato a sua moglie Lucy, il barbiere Benjamin Barker torna dopo 15 anni con il nome di Sweeney Todd e, scoperto che sua moglie si è avvelenata in seguito ad una violenza di Turpin, trama vendetta.

Sembra strizzare l'occhio al conte di Montecristo di Dumas il musical gotico e drammatico di Burton. Un'opera molto ambiziosa, un revenge movie dove ancora una volta il protagonista come gli anti-eroi burtoniani, non sono altro che personaggi fragili, spesso inadeguati, che non riescono mai a comunicare il loro stato d'animo se non attraverso dei gesti che spesso non vengono capiti.
Un film che si muove su poche location ma quelle che mostra del sempre presente Dante Ferretti sono vittoriane e oscure come se nascondessero orrori indicibili dietro ogni angolo della strada riuscendo al contempo a farlo diventare un thriller, un giallo, un horror passando per alcuni squarci del From Hell di Moore fino a citare senza velature Allan Poe e rendendo soprattutto la difficile gestione del musical in un palcoscenico macabro e funzionale, inquietante e profonda.
Sweeney Todd è pur sempre una fiaba gotica come ormai l'autore ci ha formati nel corso della sua importante filmografia, dove la vendetta finale si sposa con il lieto fine che tutti si aspettano.
Il film in assoluto con più sangue tra le sue opere, creando un'icona dell'insensatezza come protagonista, dove ancora una volta il discorso sulla pazzia e il concetto di normalità nella società lascia ampie riflessioni. E poi il protagonista Benjamin rappresenta il ritratto di un'anima disincantata che nasce dal buio, che torna all'oscurità, celando un incolmabile dolore espresso soltanto dai suoi straordinari occhi felini in cui è possibile scorgere, di tanto in tanto, un esile barlume riflesso dai suoi rasoi d'argento.


giovedì 24 ottobre 2019

Afro Samurai

Titolo: Afro Samurai
Regia: Fuminori Kizaki
Anno: 2007
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 5
Giudizio: 3/5

In un Giappone futuristico con in vigore ancora il sistema feudale, si dice che colui che brandirà la fascia chiamata Numero 1 sarà il combattente più fiero al mondo e avrà tra le sue mani un potere al pari di quello degli dei. Il solo modo per ottenere tale fascia è quello di sfidare il possessore attuale in un combattimento. Tuttavia, soltanto chi possiede la fascia Numero 2 può permettersi di sfidare il possessore di Numero 1, mentre chiunque può fronteggiare chi tiene con sé la Numero 2, rendendo il possessore di questi condannato ad affrontare continue lotte. Tra le montagne, il combattente Justice, indossante la fascia Numero 2, duella con il possessore di Numero 1, Rokutaro, il quale rimane decapitato durante la lotta prima che l'avversario entri in possesso della sua fascia. Afro Samurai, figlio di Rokutaro, è testimone del combattimento e giura vendetta contro Justice, che gli dice di cercarlo solo quando sarà "pronto per fronteggiare un dio".

L'incidente scatenante di questa breve mini serie di cinque episodi mi ha ricordato il duello tra Roland e O'Dim, diciamo lo scontro tra il bene e il male che il cinema in modi diversi ci ripete sovente sotto profili diversi.
Western post-apocalittico con sprazzi di universi conosciuti e in parte bazzicati.
Duelli e scontri che sembrano ricordarci a partire dai film di Kurosawa, lo stile di Mahiro Maeda visto nella clip del film di Tarantino, e tante altre maestranze e una libertà che riescono a dare quel tocco di personalità ad un soggetto che è un pretesto per un revenge-movie dove Numero 2 dovrà affrontare tutti i nemici per diventare il Numero 1.
Afro Samurai ha avuto una gestazione molto importante, illustrato da Takashi Okazaki, uscito nel 2000 per la Panini Comics come manga, nel 2007 , grazie alla produzione dello studio giapponese Gonzo è finalmente uscita la miniserie anime divisa in cinque puntate con musiche del rapper e produttore Rza del Wu-Tang Clan.
Violenza a profusione, sentimenti pari a zero come quasi i dialoghi, un ritmo adrenalinico, invenzioni visive interessanti, personaggi stilizzati al massimo con alcune contaminazioni funzionali (come il protagonista afro con lo slang tipico dei gangster e dei rapper statunitensi) il taglio spettacolare dei disegni, Samuel Jackson e Ron Perlman al doppiaggio, l'ambientazione e l'uso di improbabili ed elementi tipici e non dello steampunk (armi da fuoco come le granate e le pistole oltre che i telefoni cellulari) il puro cinismo, un viaggio mistic e infine un crossover che sa il fatto suo.
Afro Samurai è un diversivo interessante, un cartone che esce dai soliti binari per aderire ad un filone molto violento, con alcuni sprazzi di originalità ma che di fondo lascia aperti molti canali per come la storia potesse aggiungere qualcosa senza essere così banale e semplice.

lunedì 21 ottobre 2019

Ultima legione

Titolo: Ultima legione
Regia: Doug Lefler
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Roma è al collasso: Odoacre, generale dei Goti, prende il potere dopo aver invaso la città e confina il giovanissimo Romolo Augusto, ultimo erede della dinastia dei Cesari al confino a Capri assieme al suo misterioso precettore, Ambrosinus. Uno sparuto gruppo di fedelissimi, guidato dal coraggioso Aurelio, parte per una pericolosa missione di salvataggio: è l'inizio di una grande avventura.

60 milioni di budget per un film che non riesce nemmeno a dare una parvenza del bellissimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi.
La sfida fallita di ridurre l'epicità ad un film action con alcune incursioni davvero di cattivo gusto (il druido Ambrosinus che fa le magie e combatte quasi a suon di arti marziali).
Gli sceneggiatori si sono messi d'accordo a fare peggio di quanto potessero con un adattamento scialbo che nulla lascia impresso nello spettatore che a questo punto avrà pensato ad un romanzo piuttosto scialbo. Il tema del sacrificio, l'inseguimento che dura quasi tutto il secondo atto, le prove e gli inganni da parte del gruppo capitanato da Aurelio.
Lefler con alle spalle due film mostruosi di una bruttezza assoluta, poteva al massimo partecipare in veste di runner e lasciare a chi di dovere tale responsabilità.
Un film girato male e di fretta dove anche i combattimenti sono resi in maniera indecorosa, il cast è sbagliatissimo fatta eccezione per Kingsley, sempre bravo anche se sembra diventato mago Merlino e il piccolo Cesare che riesce a trasmettere qualche emozione.
Sembra di vedere un film d'avventura degli anni '90, con parte del cast aggiunto che non trova spazio e senso, la psicologia e la caratterizzazione dei personaggi sembra quella riservata ad un pubblico che richiede l'azione a tutti i costi e quando invece venivano descritti molto bene nel romanzo e ancora una volta i cambiamenti riservati ai protagonisti risultano fallimentari e anzichè aumentarne l'immedesimazione portano all'effetto inverso.
Avendo letto il libro da poco sono rimasto basito per come sia stato fatto peggio di quanto potessi immaginare.

lunedì 17 giugno 2019

Into the wild


Titolo: Into the wild
Regia: Sean Penn
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il viaggio alla ricerca di sé di un ragazzo appena diplomato. Direzione, con “biglietto” di sola andata: l’Alaska. Dal romanzo di Jon Krakauer.

Into the Wild è un film spesso sopravvalutato. Quasi un film manifesto per generazioni di giovani figli della televisione e del consumismo inebetiti che guardando alle gesta del protagonista come un mito della caverna dove possano finalmente uscire dalla loro vita noiosa e vedere fuori cosa offre il mondo. Penn è furbo e ha creato quello che per i giovani è tata la Beat Generation.
Sean Penn è un attore e regista estremamente sopravvalutato, un uomo furbo ed egoista che come tanti attori di successo a preso parte a progetti internazionali dimostrando a se stesso che voleva aiutare gli altri e salvare il pianeta. Questo viaggio on the road, alla fine non è altro che una via di mezzo spicciola tra Siddartha e la Beat Generation.
Ne esce uno spaccato che seppur con alcune abili intuizioni o meglio verosimiglianze con la realtà (è parlo della parte migliore del film, il finale, oltre che i luoghi e la natura) rimane combattuto proprio nella parte legata agli intenti. Cosa vuole davvero raccontare il film che non hanno già fatto molti documentari tra l'altro con molta più esperienza sul campo e non improvvisati a dovere.
Into the wild è un film che va ad esplorare i vicoli più profondi dell'animo umano, un film intriso di contemplazione emozionale suggellato da una ribellione spirituale che però lascia insoddisfatti come se tutta l'operazione abbia in realtà ben altri intenti e tutto accade troppo velocemente senza dare i giusti spazi al protagonista che appare continuamente sballottato da una parte all'altra senza cognizione di quello che sta realmente succedendo.

mercoledì 5 giugno 2019

Zona


Titolo: Zona
Regia: Rodrigo Plà
Anno: 2007
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

Alejandro, ragazzo di buona famiglia, vive nella Zona, un quartiere di Città del Messico che è un vero e proprio ghetto per ricchi, sorvegliato da poliziotti privati. Una notte, tre giovani dei sobborghi poveri vi penetrano per compiere una rapina che finisce nel sangue. L'unico sopravvissuto viene catturato ma, invece di consegnarlo alla polizia, gli abitanti decidono di sottoporlo a un processo sommario...

Negli anni del capitalismo della sorveglianza, il film di Plà assume contorni precisi e quanto mai attuali per denunciare un sistema di giustizia sommaria e privata.
Il cittadino che diventa giustiziere aiutato e spalleggiato da un gruppo di gregari è uno scenario che il cinema indaga e attraversa per farci riflettere dal momento che quotidianamente la cronaca denuncia queste ignominie.
Un film che indaga un evento di cronaca caricandolo di pathos e ingiustizia per esplodere in uno dei finali più drammatici e disturbanti degli ultimi anni, mostrandoci ancora una volta fin dove può spingersi la regressione umana fino ad arrivare alla scelta di un capro espiatorio e di una vittima sacrificale da immolare e rendere manifesto e monito per il resto delle vittime.
Tratto da un libro scritto dalla moglie del regista, la zona diventa uno spazio geografico che possiamo individuare in ogni parte del mondo dove muri e cancelli dividono la ricchezza dalla povertà confinando l'umanità derelitta, senza contatti e aiuti tra le parti ma anzi cercando sempre di più di rimanere nella proprietà privata seguendo un codice di regole fisse che non ammettono passi indietro, pensando così di aver allontanato un problema e spendendo ingenti quantità di soldi per aumentare un sistema di difesa che porta la classe dominate ad essere ancora più ottusa e ipocrita.
Plà è un regista uruguayano che da sempre ha cercato di portare una sua precisa politica d'autore sulla denuncia dei soprusi e sulla proprietà privata che soprattutto nel Sud America ha creato e sta creando tensioni e conflitti.



Shooter


Titolo: Shooter
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Bob Lee Swagger, marine pluridecorato e cecchino infallibile, vive in esilio dopo una missione militare andata male. La sua ricerca di pace e serenità viene bruscamente interrotta quando si trova ad essere ingiustamente accusato di aver complottato contro la Presidenza degli Stati Uniti d'America. Ferito gravemente e braccato, Swagger dovrà cercare di sopravvivere e capire chi ha cercato di incastrarlo...

Shooter è un film stupido e reazionario degno per tutti gli amanti del genere action incline a servire i valori della patria americana, restituire proiettili ai propri nemici e raccontare la più grossa bugia di tutte ovvero che le guerre yankee sono servite a portare la democrazia nel mondo.
Ora Shooter è tamarro e per questo viene ingaggiato uno dei number one del momento, ovvero Mark Wahlberg, attore che piace tanto in patria e tutto sommato al di là delle sue tesi politiche a saputo dare enfasi e caratterizzare bene alcuni personaggi (Four Brothers, Departed)
Il tema dell'eroe solitario, onesto e sfruttato dai potenti di turno, che cerca e ottiene vendetta, è stato abusato numerose volte in passato e lo sarà sempre di più nel presente.
Il bisogno di un film dove tutto è risaputo, l'eroe alla fine si salverà e i potenti moriranno ma senza essere mai davvero debellati, è uno dei motti del cinema action anni '80 e che ancora oggi è drammatico vedere così preponderante nel cinema americano.
Gli stilemi sono sempre gli stessi dove a cambiare in questo caso è il timone alla regia di un regista sempre più intrappolato tra il cercare di fare qualcosa di suo e invece l'assolvimento da puro manovale di cinema per le major che gli impongono la loro personale filosofia.
Un film brutto, anche per certi versi noioso, dove l'unica nota positiva sono le belle location innevate e il solito aspetto tecnico di Fuqua che dimostra un talento sprecato.

lunedì 3 giugno 2019

Catacombs


Titolo: Catacombs
Regia: Tomm Coker, David Elliot
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Durante il suo primo viaggio a Parigi, una ragazza decide di partecipare a un rave nelle Catacombe: un intricato labirinto di 200 miglia che si trova sotto la città. Separata dai suoi amici, la ragazza inizia a convincersi che qualcuno lì sotto le stia dando la caccia...

Se le miglia sono più di 200 tra teschi e quant'altro certo l'idea comincia ad essere allettante e molto creepy, così Victoria dovrà vedersela con un pericolo che saprà dividere o accogliere il giudizio dei fan dell'horror made in Usa, che sempre con un buon numero di prodotti commerciali e main stream arriva nelle sale cinematografiche.
Tuttavia non è il caso di Catacombs che a mio giudizio non ha tutte le carte per riuscire a diventare un horror efficace e non basta la tensione evocata dalla location seppur molto affascinante e a suo modo ancora non abusata agli eccessi Urban Explorer.
Mancano gli elementi e in particolare la sostanza. Il sangue quasi non è presente e anche se può rivelarsi una scelta del regista, non riesce purtroppo a rispecchiane la trama.
La recitazione è buona compare anche Pink che sinceramente non è che si prenda molto sul serio senza aggiungere nulla se non qualche fedele follower.
La fotografia e alcuni movimenti di macchina aiutano a far sembrare vive le tombe dei morti con una messa in scena quasi stagnante e claustrofobica.

Nel finale un film comunque piacevole anche se abbastanza banalotto, che verrà presto dimenticato dal prossimo horror che deciderà di ambientare la vicenda nelle catacombe. Speriamo con qualche sorpresa e un po di sangue in più.

giovedì 11 aprile 2019

Madame Tutli Putli


Titolo: Madame Tutli Putli
Regia: Chris Lavis e Maciek Szczerbowski
Anno: 2007
Paese: Canada
Giudizio: 5/5

I passeggeri del treno (e la stessa madame Tutli-Pluti) sono anime ancora non consapevoli del loro trapasso. Continuano così a fare quello che facevano da vivi: gli appassionati di scacchi alle prese con una assurda partita, il tennista che si comporta volgarmente, il vecchio sempre addormentato. La consapevolezza (almeno per la madame) arriva quando le vengono rubati i bagagli (i ricordi della vita passata) e solo allora può avvenire il trapasso a miglior vita (la farfalla, simbolo di trasformazione e anche di rinascita).

Gli sceneggiatori di LOST avrebbero dovuto conoscere a memoria lo svolgimento di questo incredibile corto candidato agli Oscar. Un lavoro d'animazione in stop motion incredibilmente colto e in gradi di creare sentieri diversi e portare il pubblico a domandarsi se ciò che ha davvero visto sia l'intento degli autori. Un'opera singolare, non ci sono altri termini per definire ciò che vidi anni fa ma che per qualche strano motivo mi rimaneva così in mente.
A livello tecnico gli sforzi sono evidenti fin da subito. La vera forza del cortometraggio sta in una particolare innovazione apportata dove gli occhi dei personaggi sono infatti quelli di attori reali, girati dal vero e compositati in seguito sul volto dei pupazzi animati a passo uno.
Madame Tutli Putli ha impiegato più di cinque anni di lavoro, ma il risultato è impressionante anche nel suo chiamare forse involontariamente alla memoria tanti registi e tante idee di cinema già viste ma che qui attraverso un climax di forme e linguaggi trova una naturale e originale messa in scena.






sabato 10 novembre 2018

Murder party


Titolo: Murder Party
Regia: Jeremy Saulnier
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una cena per festeggiare Halloween si trasforma in un bagno di sangue.

Facciamo un salto all'indietro. Jeremy Saulnier per gli amanti del cinema di genere è uno di quei nomi che non si può non conoscere.
Questo è il suo primo lungometraggio indie low-budget prima che il regista divenisse noto come almeno lo è ora, dal momento che comunque diversi suoi film sono indipendenti pur avendo avuto un discreto successo tra i festival e soprattutto tra il pubblico.
Questo Murder Party è una scheggia impazzita che Saulnier confeziona molto bene nella prima parte, per poi farla esplodere completamente nell'atto finale esagerato, splatter, gore e senza nessun limite. Un prodotto astuto tutto interamente girato in un magazzino e in giro per i tetti e le terrazze.
Un film nichilista dove l'alcool e le sostanze diventano ancora una volta il pretesto per combattere la noia della vita. Qui il gruppo di pazzi dove il protagonista finisce seguendo un volantino, sono davvero quanto di più assurdo possa trovarsi in una notte di Halloween, anche perchè non sono proprio cattivi, ma annoiati che non sanno come sfogare la propria frustrazione.
Nella prima parte ci viene mostrato il protagonista, questa sorta di nerd che accetta di recarsi ad una festa di cui non sa niente, ma lo capiamo fin dalle prime scene dove lo vediamo in casa depresso che parla col gatto e mangia schifezze a volontà. Insomma un personaggio patetico e abbastanza squallido come capita spesso per i nerd o gli anti-eroi che poi riescono a diventare simpatici o perchè sbottano o perchè fanno qualche azione che non ci si aspettava (ma quasi sempre negativa).
Qui diciamo che il climax finale è diverso e dovrete stabilire voi il livello di empatia con il protagonista che da una certa parte del film, nel magazzino, quasi scompare per dare spazio agli altri personaggi.
Un finale davvero truculento al massimo, dove dovete aspettarvi di tutto, e non mancherà di sorprendervi soprattutto per le frattaglie, motoseghe, linguaggio, e tante altri elementi.
Un esordio significativo, come poteva esserlo quello di Peter Jackson, dove infine passa anche un metaforone sull'arte che seppur non originale, mi rispecchia perfettamente per come anch'io forse come Saulnier, ho un'idea e un pensiero terribile riguardo la quasi totalità dell'arte contemporanea.

lunedì 3 settembre 2018

Blood Car


Titolo: Blood Car
Regia: Alex Orr
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Archie Andrews è un'insegnante di scuola materna vegana che acquista prodotti dal banco stradale vegetariano della Lorena. Sta sviluppando un motore che funziona con wheatgrass senza risultati finché non si taglia accidentalmente un dito e il sangue cade nel wheatgrass, che filtra nel motore e poi lo fa scappare.
Andrews mette alla prova la sua macchina e offre un passaggio a Denise, che gestisce un banco di carne ed è un rivale della Lorena. Dopo che Denise esprime un interesse per Archie (credendo di potersi permettere 30+ dollari a benzina), la guida a casa, ma rimane senza carburante. Archie si rivolge agli animali da caccia, ma non forniscono abbastanza sangue. Si rivolge a prede più grandi come i predatori e alla fine si sistema per qualsiasi vittima dopo aver ricostruito un motore del sangue più efficiente.
Il governo, che ha seguito i progressi di Archie, alla fine gli offre tutte le posizioni che desidera, a patto che possa creare più "Blood Cars" dopo che l'originale è stato distrutto, e la sua esistenza è stata cancellata. Archie è preoccupato da dove arriverà il carburante per le nuove macchine, e gli agenti federali gli promettono che arriverà da invalidi, criminali condannati e senzatetto. Archie è d'accordo. Le immagini dell'ascesa di Archie come Presidente vengono tagliate con gli agenti del governo che uccidono la Lorena, Denise, i suoi studenti dell'asilo e tutti quelli che lo hanno visto sviluppare la Macchina del Sangue.

Anarchica fino al midollo questa commedia grottesca leggermente weird e con un livello d'ironia e dei dialoghi molto sboccati.
Un indie di quelli sempre più sconosciuti oppure ospiti soltanto di festival a cui piace azzardare.
Ci sono tante cose che succedono nel caotico film di Orr a iniziare da una certa visione politica americana libertaria in cui ognuno può fare quello che vuole come costruire un motore dove la benzina è uno strano compost liquido fatto con la marijuana.
Il film diventa e prende tutto un altro aspetto quando si volta pagina verso CHRISTINE anche se qui la macchina a differenza del celebre film di Carpenter, ha bisogno di carburante avendo sostituito il sangue con la sostanza psicotropa e non è la macchina ad essere posseduta.
Tutto quindi diventa una carneficina in piena regola con Archie che ormai si è fatto prendere la mano dagli omicidi e il governo che prima di riprendersi l'auto deve ovviamente cancellare tutte le prove.
Un film che spesso ricicla e ripete alcuni momenti, riuscendo comunque sempre a travolgere lo spettatore con scelte e attimi di follia inaspettata tra schizzi di sangue, frattaglie, shock e impennate demenziali.
L'idea di partenza comunque rimane abbastanza originale "In un futuro non molto lontano, il costo della benzina è arrivato alle stelle, superando i quaranta dollari a gallone. Per far fronte a una crisi economica senza precedenti, il protagonista sta tentando di studiare nuove forme di combustibili per alimentare le macchine quando scopre casualmente che il sangue umano è l’unica alternativa valida alla benzina."

sabato 18 novembre 2017

Timecrimes-Los Cronocimenes

Titolo: Timecrimes-Los Cronocimenes
Regia: Nacho Vigalondo
Anno: 2007
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

Hector, un uomo di mezza età appena trasferitosi con la moglie in una casa vicino al bosco, è comodamente seduto in giardino. Sta osservando i dintorni con un binocolo, quando nota una ragazza molto attraente che si sta spogliando nel bosco, mentre la moglie lo raggiunge e gli dice che sta per uscire. Hector, non appena la moglie ha lasciato la casa, si avventura nel bosco per cercare la ragazza. La trova completamente nuda, in stato incosciente. Mentre cerca di capire cosa è successo, un uomo con la faccia coperta da una benda rosa lo pugnala al braccio con un paio di forbici. Fuggendo dal maniaco, Hector si ritrova in una specie di laboratorio, nel quale c’è uno strano macchinario.

Los Cronocimenes è uno dei migliori film sul viaggio nel tempo degli ultimi vent'anni.
Vigalondo non ha bisogno di presentazioni, qui tra l'altro firma una delle prime opere che si sono imposte anche grazie alla vittoria in svariati festival e aver messo d'accordo parte della critica ma soprattutto il pubblico.
Il perchè di questo successo va ricercato in diversi punti.
La scrittura fila ed è costipata di dettagli funzionalissimi per tenere incollato lo spettatore a fare attenzione ad ogni minimo dettaglio (e c'è ne sono davvero tanti a cui fare e odver fare attenzione). Il cast, con un protagonista, un uomo qualsiasi, che riesce proprio nella sua goffaggine e banalità di uomo medio ad essere tremendamente funzionale anch'esso e regalando anche inaspettate dose di humor. Una comicità che si sposa spesso con l'aspetto grottesco delle azioni e della vicenda.
Dicevo che mentre la sceneggiatura fila alla perfezione, il piano di Hector ad un certo punto ha qualcosa di ipnotico, quasi come se fosse diventato lui uno scienzato pazzo o un complottista paranoico che non ha modo di far capire cosa stia succedendo. I difetti dovessero esserci (magari guardandolo più volte), vengono camuffati molto bene dal regista e dallo scenografo.
Vigalondo essendo un autore a tutto tondo, scrive, dirige, monta, fa i salti mortali e infine interpreta il ruolo, quello dello scienziato, che gode all'interno del film di una caratterizzazione e una trasformazione interessantissima con diversi rimandi a Kafka in cui Hector, il protagonista, artefice invece rispetto allo scienziato del proprio destino, vive un inferno di cui non si vede la fine.
Un film davvero sorprendente, senza tanta azione am con un buon ritmo, vivendo di semplicità che alle volte riesce a essere inquietante e grottesca senza dover esagerare in nessun modo.


mercoledì 8 giugno 2016

Sword of the stranger

Titolo: Sword of the stranger
Regia: Masahiro Ando
Anno: 2007
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Film incentrato sulla storia di un elisir di vita eterna e di un'antica profezia, è anche il racconto dell'amicizia tra due persone con un passato tragico: un fiero e potente samurai senza nome, che ha fatto voto di non sguainare più la spada, e Kotaro, un orfano che ha come unico amico il suo fedele cane Tobimarou.

L'animazione pur con meno titoli rispetto a una volta è sempre in grado di regalare pellicole affascinanti. Anche dopo l'addio del maestro dello studio Ghibli, i nipponici continuano ad essere tra i massimi esperti in assoluto sul genere e sulle trame che la compongono.
Sword of the stranger nella sua semplicità, nella sua apparente semplicità riesce ad essere un viaggio di formazione e di crescita importante e mai troppo prevedibile.
Un viaggio nel giappone feudale con arie da western, quelle arie che già incuriosirono Leone guardando i film sui samurai di Kurosawa interpretati dallo straordinario Mifune.
Rispetto ad alcuni suoi coetanei come NINJA SCROLL eliminandone però qualsiasi componente favolistica o sovrannaturale, per storicità è più lineare con KENSHIN, dimostra di essere un solidissimo anime-action di ambientazione storica, strutturando continuamente i paradossi di un'amicizia tra adulto e bambino in maniera elementare quanto strettamente funzionale e avvincente oltre che commovente in alcuni passaggi.
Gli ingredienti della storia poi sono quelli abbastanza ricorrenti nei racconti di genere: un samurai solitario con un passato da dimenticare, un bambino in fuga da qualcosa che ne minaccia l’incolumità, un animale-totem, nemici -spesso sadici- a profusione , in cui per il concetto di onore e per quello di voler conoscere i propri limiti, solo uno potrà scontrarsi con il protagonista-eroe.
L'animazione nipponica come sempre si distingue per il suo impatto visivo, per il suo bisogno di sottintendere il sacrificio e quindi allo spettatore non vengono risparmiati ettolitri di sangue sparati dalle arterie ad altissima pressione, teste mozzate, spade conficcate nei crani, frecce capaci di passare un corpo da parte a parte e infine arti staccati di netto dai corpi.



lunedì 11 aprile 2016

Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers

Titolo: Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers
Regia: Koji Kawano
Anno: 2007
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Aki è una nuova studentessa di un liceo giapponese, che vuole partecipare ad una gara di nuoto. Qui conosce le altre ragazze che si allenano per la gara e stringe con loro amicizia. Contemporaneamente, nella scuola si stanno compiendo dei vaccini per cercare di rendere immuni alunni e professori da un virus che dilaga in tutto il Giappone. Questo virus, però, riesce comunque a dilagare come un’epidemia e trasforma studenti ed insegnanti in zombie, che uccidono e divorano i superstiti. La squadra femminile di nuoto, però, sembra immune dal virus e, proprio per questo, decidono di combattere l’armata di zombie che si avvicina…

Kawano lavora molto nell'indie e questo film ne è una prova inconfondibile.
L'autore infatti sfrutta lo zombie movie infarcendolo di attrici/pornostar sempre inquadrate raso e sotto la marinaretta, puntando a qualche seno gigante siliconato, sequenze saffiche in abbondanza, spruzzatine di sesso, un pizzico di azione e fiumi di sangue e il virus di fondo che trasforma in zombie.
Arriva alla fine a chiudere in 78' farciti di frattaglie ricamando uno sterile pastone composto da suggestioni baracconesche dal vago retrogusto fumettistico e sangue a litri.
Una sciocchezza gore ben diretta che soffre e stride solo nelle goffe sequenze action in cui ovviamente una pin up maggiorata nulla può rispetto ad una reale e necessaria atleta
L'elemento che lo discosta da altri esperimenti nel settore è quello per cui il film è nato e concepito per l’otaku e il voyeur nipponico, non per il nerd statunitense o europeo diventando sexploitativo di alcune dimestichezze ed esagerazioni tipiche del Dnotomista come il laser-vagineo finale.

Sembra poi che i nipponici abbiano addirittura come per il J-horror coniato il“Nihombie” come per altri titoli come ZOMBIE SELF DEFENCE FORCE, HIGH SCHOOL GIRL RIKA:ZOMBIE HUNTER o lo stesso predecessore JUNK.

domenica 21 febbraio 2016

Gone baby gone

Titolo: Gone baby gone
Regia: Ben Affleck
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Patrick Kenzie è un bostoniano da sempre e questo gli ha consetito di conoscere così tante persone da fargli decidere di divenire detective privato. Nella professione è aiutato dalla sua compagna Angie Gennaro. Un giorno i due giovani investigatori si vedono contattare perché coadiuvino la polizia nelle ricerche di Amanda, una bambina di quattro anni scomparsa recentemente. Non è però la poco affidabile e tossicodipendente madre Helene a cercarli ma gli zii della bambina. Nonostante la contrarietà del capo della polizia locale Jack Doyle i due si mettono all'opera coadiuvati da due poliziotti che Doyle assegna loro come aiutanti. L'indagine non è facile anche perché finirà con il mettere in gioco delle complesse scelte morali.

La scelta da fare è il motivo che tormenta un caso e un'indagine che sin dall'inizio sa di sporco per l'investigatore privato Patrick Kenzie.
Che cosa fare allora per cercare di superare le apparenze di una comunità dedita ai conflitti e alla corruzione? Affleck prende il romanzo di Dennis Lehane, da cui hanno tratto il magnifico MYSTIC RIVER, e lo sceneggia facendosi aiutare cercando i tutti i modi di andare oltre il film di genere, rifiutando la solita struttura ma cercando di deviarla nei binari finendo per fare qualcosa di astuto almeno per intrappolare lo spettatore sulla sedia con un buon thriller.
Coadiuvato da un cast impeccabile, con il sempre sottovalutato fratello del regista, è un film in cui la morale conta più dell'indagine, la scelta finale è forse il momento migliore, il climax che tutti in fondo aspettavano, facendo riflettere su quella scelta che come dicevo prima è alla base della struttura portante della pellicola.

Gone baby gone è un film che fa bene perchè per arrivare alla scelta si passa per la morale e la coscienza senza farsi suggestionare ma rimanendo liberi e sobri come Patrick.

martedì 29 settembre 2015

What we do is secret

Titolo: What we do is secret
Regia: Rodger Grossman
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Film biografico sulla vita della leggenda del punk Darby Crash e la sua band, The Germs. Il film è incentrato sull'ultima parte della vita di Crash ("five years plan"), cioè il suo programma di vita per cui si prefissava di diventare una leggenda in cinque anni per poi suicidarsi.

Non sono molti i film riusciti sulle biografie delle leggende musicali o sulle band in generale.
Alcuni titoli meritevoli e altri cult che considero davvero validi sono i seguenti:
BLUES BROTHERS,QUADROPHENIA,COMMITMENTS,TENACIOUS D E IL DESTINO DEL MONDO,ALMOST FAMOUS,SID E NANCY,DOORS,SUBURBIA,DESPERATE LIVING AKA PUNK STORY,QUANDO L'AMORE BRUCIA L'ANIMA,LAST DAYS,24 HOUR PARTY PEOPLE,CONTROL.
Ora pur non conoscendo Darby Crash e non essendo amante del punk, ho avuto alcune difficoltà ad arrivare fino alla fine del film. I motivi sono i più svariati dalla recitazione, alla sceneggiatura, alla messa in scena, alla voce narrante, le interviste, gli stacchi narrativi, i personaggi secondari per nulla interessanti a cui viene data troppa importanza e infine per come viene trattato il tema della droga.
La sfiga che ha travolto Crash è stata quella di essersi suicidato lo stesso giorno in cui è morto John Lennon (ovviamente non c'è nessun nesso, il primo lo ha fatto per scelta personale senza sapere che Lennon stava per essere assassinato).
E' un peccato che il film non riesca e non trovi una sua anima che travolga lo spettatore perchè Grossman, il regista alla sua opera prima, ha iniziato a lavorare sul progetto già dalla fine dello scorso decennio, raccogliendo un'esorbitante quantità di dati sulla band.
Tutto questo lavoro di ricerca emerge chiaramente nella prima parte del film, che sembra più un rockumentary piuttosto che un biopic, colmo di interviste, live e racconti su quanto succedeva intorno alla band, ma che purtroppo perde enfasi e non riesce ad essere accattivante come vorrebbe risultando in svariati casi di una banalità e una prevedibilità quasi imbarazzante.