Regia: Cary Fukunaga
Anno: 2014
Paese: Usa
Serie: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5
Le vite dei detective Rust Cohle e Martin Hart si intrecciano inesorabilmente nella lunga caccia a un serial killer in Louisiana, durata diciassette anni. Attraverso archi temporali diversi, vengono raccontate le vite e le indagini dei due detective, dal 1995 al 2012, anno in cui il caso è stato riaperto
"Questo è un mondo dove niente viene risolto"
"Siamo in trappola confinati in quell'incubo in cui continuiamo a destarci"
Dalle frasi sputate via da un Woodroof che fuma e biascica tutto il suo pessimismo, mi aspettavo davvero una critica che nel suo pessimismo cosmico riuscisse a saper cogliere reale/irreale/occulto, in modo squisitamente originale e sorprendente.
True Detective almeno sulla carta, sembra avere proprio tutto gli elementi, di cui un'amante delle indagini, brama in questo pantheon fortunato di serie americane.
Addirittura durante la messa in onda dell’ultima puntata della prima stagione, lo streaming è stato interrotto per l’incredibile numero di richieste di accesso alla rete, mandando in tilt i server della HBO
Ecco, sarà perchè non ne fagocito molte di serie, che cercherò di essere piuttosto critico su qualcosa che mi ha attratto, in modo quasi inconscio, per poi farmi svegliare quasi subito, destato dallo stupore traformato subito in sconforto (per l'enorme possibilità avuta che non ritornerà più e dunque la mancata capacità di saper sorprendere).
Sulla tavolozza non mancava proprio nulla per questa prima stagione.
Una coppia di buoni caratteristi (non stiamo a misurare il talento di McConaughey, in questo periodo è troppo avanti a quasi tutti) un plot che sembrava congeniale (ovvero unire un'indagine poliziesca a temi più occulti come il "Re Giallo"non poteva che essere una goduria o una grande "furbata") e una produzione e una regia che sembravano adatti allo scopo.
Pizzolatto, scrittore e sceneggiatore, non lo conoscevo. Ero ansioso di vedere cosa avrebbe scritto.
Mi hanno colpito un paio di frasi tipo"ciò che voleva ottenere dal finale di stagione, era il fatto di voler trovare a questi uomini un posto dove avrebbero avvertito un certo sollievo e dove Cohle avrebbe potuto ricevere la grazia del mondo"(...) oppure esordisca sulla seconda stagione, a cui tra le altre cose McConaughey non parteciperà, dicendo "i nuovi episodi si manterranno sullo stesso livello narrativo delle puntate della prima stagione. La trama è ancora in fase embrionale, ma la storyline vedrà come protagoniste delle donne dure, degli uomini cattivi ed una storia segreta ed occulta che riguarda il mondo dei trasporti americano. "(...) sono frasi certo spiazzanti che non promettono nulla di buono.
Uno degli elementi su cui Fukunaga ha impregnato l'intera serie facendo storcere il naso a quelli come me, mentre invece ha mandato fuori di testa dall'esaltazione molti altri fan è l'asse temporale. La storia abbraccia gli anni che vanno dal 1995 al 2012. Contrariamente a quanto normalmente avviene in tv, gli eventi non vengono infatti narrati in ordine cronologico, ma in flashback, tanto da Marty quanto da Rust, distinguibili per il make-up e altri elementi che non starò a spoilerare.
Allora True Detective mi ha fatto sognare, almeno per 8 ore, di essere un detective, ovvero carta e penna alla mano, per non perdermi un solo dettaglio e poter fare tutti i collegamenti possibili sulla storia, stanando quello che c'era da stanare, qualora fosse stata tutta un'enorme fuffa commerciale studiata ad hoc dalla HBO.
Per fortuna non è così, ma bisogna certo dire che di Abbagli in True Detective c'è ne sono una marea sconfinata.
True Detective è così. Purtroppo però. L'idea che mi sono fatto è stata di qualcosa di molto veloce, che potesse diventare un piccolo cult, sfruttando soprattutto i meriti attoriali dell'attore e del suo partner nel momento top, e regalare così un personaggio quantomai originale (su questo credo non ci siano dubbi) e filmare una tra le location più abusate negli ultimi anni e vero vaso di Pandora per i suoi meriti. Parlo delle paludi, i boschi, le vecchie case abbandonate e questi cieli immensi che si pensa di poter toccare con un dito.
Un esempio su quanto Pizzolatto e Fukunaga si siano fatti del male sui particolari si può appurare da questa nota: in dieci anni, Rust non si è premurato di sostituire il vetro di una delle luci di posizione della sua macchina, rotto da Martin durante la loro rissa nel parcheggio. Tanto, secondo la sua filosofia, quel vetro si era già rotto in passato e si sarebbe rotto in futuro.
Da tutti gli altri punti di vista a parte l'aspetto tecnico su cui il lavoro è splendido ( è ormai difficile non rimanere incollati allo schermo per l'enorme e squisita capacità di saper confezionare al meglio ogni singola inquadratura) e regista e troupe alla fine sembrano esersi specializzati più sul taglio delle singole scene che non sui dialoghi veri e propri.
Infatti le psicologie dei due personaggi emergono per il punto di vista da cui vengono inquadrati, per lo spazio e la posizione che occupano dentro il quadro, per come vengono messi a fuoco e fuori fuoco oltre i loro meriti espressivi.
Per quanto riguarda il ritmo, nelle prime tre puntate era molto più lento e psicologico con tutte le dilatazioni temporali, mentre le rimanenti quattro, sono state scandagliate da toni e accenti orrifici decisamente più cupi ed impetuosi.
True Detective è spiazzante nel suo anonimato. Se dal punto di vista dell'indagine non emerge nulla di particolare, da quello di natura soprannaturale ancor meno.
Chambers,il Re Giallo, Carcosa, la famiglia Redneck dei Tuttle, la Sorgente, il Gigante con le Cicatrici, le allucinazioni di Rust, sono tanti tasselli di un puzzle intricato, in cui alla fine facendo convergere tutto quel poco che c'è da far convergere, rimani abbastanza deluso dal punto di vista della storia e il climax finale.
Gli elementi più belli della serie sono poi due: Rusty e il suo rapporto con Martin.
Proprio il loro rapporto, il fatto che all'inizio sembrino suggerire qualcosa che poi deraglia totalmente dopo i primi due episodi senza essere mai chiaro, ma anzi subdolo e astuto.
Un elemento forte dunque quello del rapporto tra i due colleghi che persiste durante tutta la serie, perchè dimostra da parte di Martin, la difficoltà ad accettare il "diverso", in questo caso un partner silenzioso, affascinante, maledettamente competente e con delle idee strampalate che non verrebbero mai in mente a nessuno ma che ci prendono sempre.
E' la sua filosofia figlia delle ossessioni, del non accettare l’insuccesso di un caso non chiuso, che se da un lato ci può stare, dall'altro sembra una scusa per prendere tempo e riempire quegli spazi vuoti lasciandoli nelle mani di un fottuto genio-pazzo, che ti fa stare immobile ad osservarlo fumare una sigaretta con la faccia incazzusa e tu dall'altra parte a bocca aperta a vederlo lavorare con il coltello lattine vuote di birra.
Sono proprio tutte le teorie, gli elementi che Rusty vede in giro, fotografie delle figlie, flash nel cielo e immagini del Re Giallo sulle magliette di stupidi teen-ager, a far pensare che verso il finale potrà esserci una sorta di Eclisse o Apocalisse, in cui magari le figlie di Marty, verranno sacrificate ad uno dei fratelli di Cthulu nel peggiore dei modi.
Ma tutto questo sparirà soprattutto in uno dei finali più brutti degli ultimi anni.
Il finale la dice lunga sul peso della narrazione precedente.
In questo caso sono evidenti due elementi: o l'intera matassa traballava come una torta di gelatina e alla fine per non fare una cazzata mostruosa, hanno finito nel più classico e banale dei modi, oppure in realtà l'intera storia del Re Giallo e il resto era uno specchio per le allodole per attirare noi poveri bifolchi occidentali.
Anno: 2014
Paese: Usa
Serie: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5
Le vite dei detective Rust Cohle e Martin Hart si intrecciano inesorabilmente nella lunga caccia a un serial killer in Louisiana, durata diciassette anni. Attraverso archi temporali diversi, vengono raccontate le vite e le indagini dei due detective, dal 1995 al 2012, anno in cui il caso è stato riaperto
"Questo è un mondo dove niente viene risolto"
"Siamo in trappola confinati in quell'incubo in cui continuiamo a destarci"
Dalle frasi sputate via da un Woodroof che fuma e biascica tutto il suo pessimismo, mi aspettavo davvero una critica che nel suo pessimismo cosmico riuscisse a saper cogliere reale/irreale/occulto, in modo squisitamente originale e sorprendente.
True Detective almeno sulla carta, sembra avere proprio tutto gli elementi, di cui un'amante delle indagini, brama in questo pantheon fortunato di serie americane.
Addirittura durante la messa in onda dell’ultima puntata della prima stagione, lo streaming è stato interrotto per l’incredibile numero di richieste di accesso alla rete, mandando in tilt i server della HBO
Ecco, sarà perchè non ne fagocito molte di serie, che cercherò di essere piuttosto critico su qualcosa che mi ha attratto, in modo quasi inconscio, per poi farmi svegliare quasi subito, destato dallo stupore traformato subito in sconforto (per l'enorme possibilità avuta che non ritornerà più e dunque la mancata capacità di saper sorprendere).
Sulla tavolozza non mancava proprio nulla per questa prima stagione.
Una coppia di buoni caratteristi (non stiamo a misurare il talento di McConaughey, in questo periodo è troppo avanti a quasi tutti) un plot che sembrava congeniale (ovvero unire un'indagine poliziesca a temi più occulti come il "Re Giallo"non poteva che essere una goduria o una grande "furbata") e una produzione e una regia che sembravano adatti allo scopo.
Pizzolatto, scrittore e sceneggiatore, non lo conoscevo. Ero ansioso di vedere cosa avrebbe scritto.
Mi hanno colpito un paio di frasi tipo"ciò che voleva ottenere dal finale di stagione, era il fatto di voler trovare a questi uomini un posto dove avrebbero avvertito un certo sollievo e dove Cohle avrebbe potuto ricevere la grazia del mondo"(...) oppure esordisca sulla seconda stagione, a cui tra le altre cose McConaughey non parteciperà, dicendo "i nuovi episodi si manterranno sullo stesso livello narrativo delle puntate della prima stagione. La trama è ancora in fase embrionale, ma la storyline vedrà come protagoniste delle donne dure, degli uomini cattivi ed una storia segreta ed occulta che riguarda il mondo dei trasporti americano. "(...) sono frasi certo spiazzanti che non promettono nulla di buono.
Uno degli elementi su cui Fukunaga ha impregnato l'intera serie facendo storcere il naso a quelli come me, mentre invece ha mandato fuori di testa dall'esaltazione molti altri fan è l'asse temporale. La storia abbraccia gli anni che vanno dal 1995 al 2012. Contrariamente a quanto normalmente avviene in tv, gli eventi non vengono infatti narrati in ordine cronologico, ma in flashback, tanto da Marty quanto da Rust, distinguibili per il make-up e altri elementi che non starò a spoilerare.
Allora True Detective mi ha fatto sognare, almeno per 8 ore, di essere un detective, ovvero carta e penna alla mano, per non perdermi un solo dettaglio e poter fare tutti i collegamenti possibili sulla storia, stanando quello che c'era da stanare, qualora fosse stata tutta un'enorme fuffa commerciale studiata ad hoc dalla HBO.
Per fortuna non è così, ma bisogna certo dire che di Abbagli in True Detective c'è ne sono una marea sconfinata.
True Detective è così. Purtroppo però. L'idea che mi sono fatto è stata di qualcosa di molto veloce, che potesse diventare un piccolo cult, sfruttando soprattutto i meriti attoriali dell'attore e del suo partner nel momento top, e regalare così un personaggio quantomai originale (su questo credo non ci siano dubbi) e filmare una tra le location più abusate negli ultimi anni e vero vaso di Pandora per i suoi meriti. Parlo delle paludi, i boschi, le vecchie case abbandonate e questi cieli immensi che si pensa di poter toccare con un dito.
Un esempio su quanto Pizzolatto e Fukunaga si siano fatti del male sui particolari si può appurare da questa nota: in dieci anni, Rust non si è premurato di sostituire il vetro di una delle luci di posizione della sua macchina, rotto da Martin durante la loro rissa nel parcheggio. Tanto, secondo la sua filosofia, quel vetro si era già rotto in passato e si sarebbe rotto in futuro.
Da tutti gli altri punti di vista a parte l'aspetto tecnico su cui il lavoro è splendido ( è ormai difficile non rimanere incollati allo schermo per l'enorme e squisita capacità di saper confezionare al meglio ogni singola inquadratura) e regista e troupe alla fine sembrano esersi specializzati più sul taglio delle singole scene che non sui dialoghi veri e propri.
Infatti le psicologie dei due personaggi emergono per il punto di vista da cui vengono inquadrati, per lo spazio e la posizione che occupano dentro il quadro, per come vengono messi a fuoco e fuori fuoco oltre i loro meriti espressivi.
Per quanto riguarda il ritmo, nelle prime tre puntate era molto più lento e psicologico con tutte le dilatazioni temporali, mentre le rimanenti quattro, sono state scandagliate da toni e accenti orrifici decisamente più cupi ed impetuosi.
True Detective è spiazzante nel suo anonimato. Se dal punto di vista dell'indagine non emerge nulla di particolare, da quello di natura soprannaturale ancor meno.
Chambers,il Re Giallo, Carcosa, la famiglia Redneck dei Tuttle, la Sorgente, il Gigante con le Cicatrici, le allucinazioni di Rust, sono tanti tasselli di un puzzle intricato, in cui alla fine facendo convergere tutto quel poco che c'è da far convergere, rimani abbastanza deluso dal punto di vista della storia e il climax finale.
Gli elementi più belli della serie sono poi due: Rusty e il suo rapporto con Martin.
Proprio il loro rapporto, il fatto che all'inizio sembrino suggerire qualcosa che poi deraglia totalmente dopo i primi due episodi senza essere mai chiaro, ma anzi subdolo e astuto.
Un elemento forte dunque quello del rapporto tra i due colleghi che persiste durante tutta la serie, perchè dimostra da parte di Martin, la difficoltà ad accettare il "diverso", in questo caso un partner silenzioso, affascinante, maledettamente competente e con delle idee strampalate che non verrebbero mai in mente a nessuno ma che ci prendono sempre.
E' la sua filosofia figlia delle ossessioni, del non accettare l’insuccesso di un caso non chiuso, che se da un lato ci può stare, dall'altro sembra una scusa per prendere tempo e riempire quegli spazi vuoti lasciandoli nelle mani di un fottuto genio-pazzo, che ti fa stare immobile ad osservarlo fumare una sigaretta con la faccia incazzusa e tu dall'altra parte a bocca aperta a vederlo lavorare con il coltello lattine vuote di birra.
Sono proprio tutte le teorie, gli elementi che Rusty vede in giro, fotografie delle figlie, flash nel cielo e immagini del Re Giallo sulle magliette di stupidi teen-ager, a far pensare che verso il finale potrà esserci una sorta di Eclisse o Apocalisse, in cui magari le figlie di Marty, verranno sacrificate ad uno dei fratelli di Cthulu nel peggiore dei modi.
Ma tutto questo sparirà soprattutto in uno dei finali più brutti degli ultimi anni.
Il finale la dice lunga sul peso della narrazione precedente.
In questo caso sono evidenti due elementi: o l'intera matassa traballava come una torta di gelatina e alla fine per non fare una cazzata mostruosa, hanno finito nel più classico e banale dei modi, oppure in realtà l'intera storia del Re Giallo e il resto era uno specchio per le allodole per attirare noi poveri bifolchi occidentali.