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venerdì 6 gennaio 2012

Barbarians


Titolo: Barbarians
Regia: Ruggero Deodato
Anno: 1987
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Gemelloni forzuti con sorella amazzone alla ricerca, nella valle custodita da un drago, di rubino magico, indispensabile per liberare il popolo di Ragniks dal gioco del perfido Kadar.

A tratti veramente ridicolo. Deodato ha girato un po’ di tutto affermandosi sicuramente per i cannibal-movie che al tempo furono messe al rogo dalla critica.
L’interpretazione del barbaro non è poi così strana o anomala, anzi per certi aspetti suggerisce proprio una chiave secondo me molto fedele alla figura del tempo. L’inizio sembra quasi voler rendere omaggio il genere western con la lunga corsa in carrozza dei saltimbanchi. Poi l’azione si sposta, i barbari crescono di muscoli e il film diventa un’avventura con schemi piuttosto rodati e facili intuizioni nella sceneggiatura (la pietra magica, la madre rapita, il viaggio dell’eroe). Purtroppo i limiti di budget si vedono e così purtroppo il film assume davvero una connotazione comica e assurda per non dire assolutamente trash anche per l’anno di uscita (basti pensare in quegli anni a cosa già usciva in America). Il cast è composto da questi due fratelli molto truzzi ed esageratamente palestrati che si sono dati proprio loro i nomi di The Barbarian Brothers
Belle le scenografie così come i costumi e il coraggio della casa di produzione americana(La Canon)fallita poco dopo(chissà come mai). Oltre i difetti legati al budget più che alla storia che non fa altro che offrire lo schema più classico possibile del film d’avventura o fantasy come in questo caso(il drago, alcuni combattimenti).
Alcune sviste di regia come il make-up di alcuni personaggi che in alcune scene ci sono e in altre no, rende solo più spassosa la risata di fondo durante tutta la pellicola.
Alcune scene come l’orgia oppure il verso che uno dei due fratelli fa di continuo sono così trash e grotteschi che meritano la rappresentazione più volgare sui barbari mai visti.
E non è un male per un regista che sa il fatto suo.