Titolo: Genesis
Regia: Nacho Cerda
Anno: 1998
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5
Uno scultore perde sua moglie in un
incidente.
Come un Pigmalione addolorato risveglia
dalla pietra il corpo del suo amore perduto, ma nello stesso istante
in cui questo prende vita l'uomo si trasforma a sua volta in una
statua.
Romantico, inquietante e allo stesso
tempo molto coinvolgente l'ultimo dei tre mediometraggi girati da
Cerda per la sua trilogia sulla morte.
Qui la trasformazione, il bisogno di
credere in un miracolo possibile, la resurrezione sono tutti elementi
importanti che portano qui al macro tema ovvero quello della
metamorfosi. A differenza dei precedenti lavori qui la regia non è
per niente sanguinolenta o truculenta lavorando quasi di sottrazione
e puntando tutto sull'atmosfera (per tutti i trenta minuti siamo
all'interno del laboratorio con una fotografia che verte quasi solo
sul bianco e l'azzurro), dove la colonna sonora è la musica
classica, dove non ci sono ancora una volta dialoghi ma invece sono
proprio le sonorità a dare quel senso di tensione e ansia per
qualcosa che lentamente scopriamo ma che solo nel climax finale
vediamo manifesta.
La genesi della statua, la sua nascita,
i continui e nuovi tentativi, la capacità di non mollare portano lo
scultore nel bellissimo finale a poter vedere la creazione un istante
prima di trasformarsi interamente in pietra inerte.