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martedì 20 febbraio 2018

Assassinio sull'Orient Express


Titolo: Assassinio sull'Orient Express
Regia: Kenneth Branagh
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Sullo sfondo degli anni Trenta, dell'Art déco e del turismo esotico, Hercule Poirot scova colpevoli e sonda con perizia le sottili meccaniche criminali. Atteso a Londra con urgenza, trova sistemazione, lusso e conforto sull'Orient Express. Ma una valanga e un omicidio interrompono presto i suoi piccoli piaceri, la lettura di Dickens e la simmetria delle uova la mattina. Mister Bouc, il direttore del treno preoccupato della polizia e dello scandalo, chiede a Poirot di risolvere il caso. Bloccato con tredici passeggeri, tutti sospettati, il celebre detective improvvisa un'indagine che lo condurrà dove nemmeno lui aveva previsto.

L'ultimo film di Branagh (artista indiscusso che riesce a prevalere e portare i fasti maggiori nel teatro a differenza del cinema, finendo a dirigere prodotti commerciali come il primo film di THOR).
Ora lo shakesperiano per antonomasia del cinema gira questo film su commissione ad omaggiare (in un epoca di voluti e non voluti omaggi) Agatha Christie.
Ne esce un film tutto sommato con poche debolezze, un nutrito cast, una regia patinata e stucchevole e il nostro regista/protagonista che gigioneggia con il ruolo di Poirot che ama definirsi il miglior investigatore del mondo.
Certo senza nulla togliere il film è un altro remake del cult di Sidney Lumet (il migliore in assoluto) del quale non riesce a ad andare così a fondo contando che il film del '74 dalla sua aveva anche un buon impianto ironico elemento che qui praticamente è assente costringendo tutto il cast ad essere centellinato nei movimenti e nei dialoghi senza riuscire a divertire e allo stesso tempo a creare quell'atmosfera che solo in alcuni momenti sembra riuscire a ritrovare.
Il film in un aparola è piatto senza riuscire mai a caratterizzare bene nessuno die personaggi tant'è che nessuno rimarrà nella mente dello spettatore per piùdi cinque minuti.
Branagh infine non riesce a stupire o meglio a trovare i suoi strumenti soliti con i quali a omaggiato così tante volte Shakespeare. Qui il personaggio è tagliato con l'accetta, non diverte e affascina poco a causa del suo narcisismo preponderante che l'attore/regista non riesce a nascondere.
Inoltre tutto quel senso claustrofobico che la Christie e Lumet hanno fatto pervenire dai loro lavori qui è snaturato dalla presenza in blocco di una c.g e una post-produzione che camuffano troppo gli scenarui innevati.
Una lezione di stile e forma (i pianisequenza non mancano) per un film che sembra essere stato fatto molto di fretta e forse di cui nessuno sentiva davvero il bisogno.