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martedì 17 novembre 2020

Buio Omega-Beyond the darkness


Titolo: Buio Omega-Beyond the darkness
Regia: Joe D’Amato
Anno: 1979
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Francesco è un giovane ragazzo che in seguito alla morte dei genitori diventa psicolabile e possessore di un ingente quantità di soldi e di una vasta villa. Il ragazzo passa il tempo con Iris donna molto piu’ grande, enigmatica, la quale vuole diventare a tutti i costi moglie di Francesco per aquisirne i soldi. Iris uccide così la ragazza di Francesco, possibile usurpatrice degli averi grazie ad una magia vodoo di una vecchia.
Francesco decide così di riesumare il corpo della ragazza, Anna, per imbalsamarlo e tenerlo in casa.
Non sapendo che la colpevole è Iris, perde ancora di piu’ la testa e comincia ad uccidere alcune ragazze per poi bruciarle. Ma Iris non è d’accordo a tenere il corpo di Anna in casa.
 
Interessante horror firmato da Joe D’Amato.
La storia è originale, soprattutto per come vengono sviluppati i rapporti tra Francesco e Iris, che talvolta sembrano vittima e carnefice per poi scambiarsi i ruoli, bellissima anche a tal proposito la scena in cui Francesco si fa quasi allattare da Iris, tema ripreso da svariati registi più avanti negli anni, che rappresenta una sorta di madre/amante e una complice per gli omicidi.
Anche il personaggio che si vede solo talvolta dell’investigatore viene caratterizzato bene, sembra anche lui affascinato dalle vittime e spia con una curiosità morbosa quello che succede all’interno della villa.
L’atmosfera macabra e grottesca con cui Francesco e Iris proseguono nel loro iter quotidiano diventa sempre piu’ tesa e angosciante soprattutto perché sembra che isolati dove sono siano condizionati a non poter fare altro che uccidere. Buoni gli effetti speciali che contribuiscono spettacolarità alle numerose scene splatter in cui vengono uccise e tagliuzzate le ragazze(fantastica a tale proposito la scena in cui Francesco stacca ad una ad una le unghie di entrambe le mani di una vittima). Questo ruolo di assassino è quasi solo di Francesco, visto che Iris sembra avvicinarsi alle vittime solo quando c’è da far sparire i corpi.
I Goblin contribuiscono con delle musiche degne e allucinate che creano e aumentano la tensione durante il crescendo nel film.
Nell’insieme un ottimo horror recitato anche bene da tutti gli attori con una considerazione in piu’ per l’attrice che interpreta Iris.

martedì 25 settembre 2018

Asparagus


Titolo: Asparagus
Regia: Suzan Pitt
Anno: 1979
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una riflessione simbolica su questioni di sessualità femminile, arte e costrutti identitari. Nelle parole di Suzan Pitt, è “un poema visivo sul processo creativo” che “accompagna gli spettatori attraverso la sua ricerca dell’essenza delle forze creative che governano e guidano la nostra esistenza”.

Asparagus nella sua sinteticità approfondisce alcune tematiche sulla la situazione della donna dandole sfumature e risaltandone i desideri e il modo di comunicare.
Grazie al sapiente uso dell'animazione e della stop motion, la Pitt lavora su una tematica straziante, onirica e spiazzante attraverso soprattutto l'immaginazione e le sue rappresentazioni e andando a scandagliare tutti quei non detti o quelle paure inconsce che quasi mai i registi si prendono la briga di osservare. Un viaggio verso un continuo ed ininterrotto fantasticare in uno scenario che sembra proporre forme falliche passando da uno scenario all'altro ed arrivando fino ad un'atmosfera subacquea, tra oggetti quasi di corallo, ad una nutrita serie di immagini simboliche, fino ai tanti tragitti attraverso la città in cui i sogni s'interrompono come in apnea, tra la folla degli altri che sono dipinti diversamente. Molto femminile il tratto intimista della regista che metaforicamente e non usa una galleria di immagini evocative e potenti come a risaltarne lo scopo e il significato.
Una prigione privata di sogni confusi che portano all'incapacità di concentrazione, di un desiderio represso di espressione, del sesso interiorizzato di una donna in soli venti minuti.


venerdì 5 gennaio 2018

Harpya

Titolo: Harpya
Regia: Raoul Servais
Anno: 1979
Paese: Belgio
Giudizio: 5/5

Un baffuto uomo sta camminando lungo una strada buia, quando sente le grida di una donna strangolata in una fontana. L'uomo mette fuori combattimento il suo assalitore, solo per scoprire che lei è in realtà un'arpia , un uccello bianco alato, più grande di un'aquila, con la testa e il seno (calvi) di una donna. Affascinato, l'uomo porta la bestia a casa sua per ripararla e nutrirla. Presto scopre l'insaziabile appetito di Arpia. L'Arpia mangia tutto il suo cibo, poi mangia il suo pappagallo e inizia a guardare il suo ospite con uno sguardo sinistro. Una notte, quando l'uomo tenta di fuggire, l'Arpia lo travolge e mangia le sue gambe.

Ci troviamo di fronte ad un capolavoro assoluto. Un cortometraggio girato da un Servais dimenticato dal cinema che riesce a infondere in quest'importantissimo lavoro atmosfere di un horror cupo con un tono grottesco ma al contempo umoristico e scanzonato.
Bellissima l'atmosfera da incubo bislacco che Servais riesce a creare calando gli attori in scenografie disegnate e lugubramente colorate. Il finale è ampiamente prevedibile, ma l'insieme del corto è davvero ammirevole non solo per il tocco pittorico ma anche per l'ottimo soundtrack, la recitazione, la messa in scena e l'atmosfera che grazie a degli sfondi straordinari riesce sempre a fare effetto.
L'Arpia poi è una creatura con viso di donna, ma con il mostruoso corpo di un uccello. Un viso che pare dolce, ma soltanto a chi - perché s'inganna - non percepisce la freddezza del suo sguardo, il gelo della sua inespressività, l'abisso vorace dei suoi occhi vuoti e scuri. L'Arpia è una metafora del rapporto psicologico "Infermiere-Malato", in virtù del quale alcune persone buone, ma deboli, danno tutto il proprio animo per soccorrere amanti o amici sbagliati, che non guariranno né cambieranno mai, dai quali anzi verranno trascinati nello stesso baratro.
Incubi (arpie maschi) o Succubi (arpie femmine), che, obbedendo ad una propria natura ferina che nulla ha di umano, spremono l'anima delle persone che hanno accanto, insensibili ed incuranti del danno che arrecano. "Vampiri energetici", come vengono chiamati al giorno d'oggi.
L'Arpia odia la vita, averla vicino porta a vivere con paura e con disgusto. L'Arpia è affamata e divora impunemente ogni cosa: il pover'uomo del cortometraggio non potrà più mangiare, nemmeno di nascosto, perché la creatura lo scoverà e divorerà il suo cibo con la voracità di una bestia affamata (fantastici i primi piani dell'Arpia che mangia con foga).
L'Arpia gli divorerà persino le gambe, per impedirgli di fuggire. Ma, soprattutto, per renderlo simile a lei: un mostro appollaiato sul proprio trespolo, la cui vita si riduce a fissare in eterno la propria mostruosa compagna.



venerdì 10 febbraio 2017

Ragazza del vagone letto

Titolo: Ragazza del vagone letto
Regia: Ferdinando Baldi
Anno: 1979
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Tre teppisti si scatenano su un treno. L'unico che saprà opporsi alla loro aggressione sarà un detenuto politico.

Exploitation d'annata? Per certi versi sì. Il film di Baldi conosciuto all'estero con nomi tipo "Terror Express" (che comunque è ancora più suggestivo) ci porta ad ampliare con più azione e meno caratterizzazione dei personaggi un altro esperimento di film di genere particolarmente violento e provocatorio . Le ghigne dei personaggi qui sono tutte perfette, la location si sposa a pannello (il treno è sempre suggestivo) e non mancano le perversioni e le devianze sociali che qui però hanno il pregio di non essere tutte addossate sugli antagonisti ma dal momento in cui i tre teppisti prendono il sopravvento scopriamo una galleria di elementi davvero degni di nota.
Dal politico perverso e vigliacco che fa rifornimento di riviste porno prima di salire sul treno, al padre apparentemente premuroso che ha desideri erotici nei confronti della figlia adolescente, una prostituta che batte in accordo con il capotreno, una signora borghese che non disdegna una sveltina con uno degli stupratori, una ragazzina che si innamora del suo carnefice e persino il terrorista politico che alla fine è l'unico a ribellarsi sul serio.
Tutti hanno un loro perchè, tutti se vuoi anticipano come andranno le cose nel nostro paese e soprattutto il film come l'anno in cui è uscito, meritano un discorso a parte sul politicamente scorretto. Mentre alcune scene sono davvero troppo lunghe come la scena di sesso tra uno dei tre teppisti e la ragazzina che come diceva un critico per l'anno di uscita serviva come biglietto da visita per i feticisti delle nostre nazionali starlettes del tempo che fu, dall'altra alcuni passaggi, come nel finale, sono velocissimi soprattutto quando muoiono alcuni personaggi principali.
Luigi Montefiori, noto ai più come protagonista del malatissimo ANTROPOPHAGUS, firma la sceneggiatura, divertendosi ma allo stesso tempo senza andare veramente a fondo nella natura del disagio ma lasciando lo spettatore irritato per il semplice fatto che personaggi così esistono mossi spesso senza una logica ma semplicemente per soddifare i propri bisogni fisici. Punto.




mercoledì 19 novembre 2014

Mad Max-Interceptor

Titolo: Mad Max-Interceptor
Regia: George Miller
Anno: 1979
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Australia. In un futuro non troppo lontano, la società com'è oggi conosciuta non esiste più. Le strade sono in balìa di criminali psicopatici che guerreggiano contro gli ormai pochi tutori dell'ordine rimasti. Il loro leader muore in uno scontro automobilistico durante un inseguimento da parte dell'agente scelto Max Rockatansky, punta di diamante a Imperia W della Main Force Patrol. Max si ritrova ora nel centro del mirino di questi pirati della strada assetati di vendetta, che presto gli uccidono il collega, la moglie e il figlio. Da questo momento pianifica la sua vendetta in attesa di trasferimento, e a bordo della più potente auto della Main Force Patrol, la V8 Interceptor Ford Falcon XB GT Coupé, parte alla ricerca degli assassini, uccidendoli uno dopo l'altro.

Interceptor, ovvero il primo capitolo della saga di Miller, più che per il soggetto, un comune revenge-movie, và tenuto in considerazione per l'ambientazione che di fatto lo classifica come uno degli iniziatori della fantascienza post-apocalittica, soprattutto per le creazioni e lo scenario visionario, che contamina fantascienza catastrofica, film di motociclette, violenza punk, e gusto dell'eccesso unito ad una fervida immaginazione.
Mad Max è il tipico esempio di film low-budget, realizzato con circa 300 mila dollari australiani, tanto da essere considerato un film di serie-b, per raggiungere in poco tempo il record d'incassi mondiale (oltre 100 milioni di dollari) entrando nel Guinness dei primati per il film a basso costo che ottenne i migliori incassi e fu superato solo nel 1999 da THE BLAIR WITCH PROJECT.
Negli annali del cinema australiano, Mad Max è tuttora il film di maggior successo di sempre, fatto che lo ha trasformato in elemento culturale, tanto che in Australia è celebrato addirittura con ritrovi, feste e parate, nonché innumerevoli tributi che ricordano Mad Max nell'immaginario collettivo australiano.
In Mad Max è proprio il livello di violenza ha creare quell'aura di cult, dal momento che la distribuzione è stata complicatissima, e tutta la fase di gestazione legata alla censura è durata anni.
Nel film l'umorismo non esiste di fatto, la violenza è meno comico-calibrata ed è ancora più selvaggia nei toni e in una messa in scena atipica per l'anno di uscita.
Se pensiamo poi alla scena in cui viene bruciato vivo un poliziotto, schiacciato dalla sua moto da parte di alcuni componenti di una banda di criminali, allora è facile comprendere la natura della sua complicata uscita e soprattutto un futuro iper-violento su cui Miller non ha accettato compromessi.
Un film diventato presto un cult per la V8 Interceptor che ha iniziato il culto delle macchine particolari, così come per l'ambientazione e l'atmosfera anch'essi presi in prestito e modellati a proprio piacimento da un universo cinematografico, di fumetti, gadget e quant'altro.

martedì 22 marzo 2011

Wanderers-I nuovi guerrieri

Titolo: Wanderers-I nuovi guerrieri
Regia: Philip Kauffman
Anno: 1979
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel 1963 la banda dei 'Wanderers', capeggiata da Richie, è padrona della 52 strada nel Nord del Bronx. Una sera, trovatisi a mal partito con i 'Pelati' del gigantesco 'Terrore', i 'Wanderers' sono salvati dall'intervento dello sconosciuto Perry. A scuola, intanto, istigati dall'insegnante, i diversi gruppi etnici si insultano e finiscono per darsi appuntamento ad un incontro scontro di rugby.

Mi aspettavo decisamente di meglio da questo film della durata di due ore che regala veramente poco dal punto di vista dello scontro tra bande di teppisti di razze.
Non ci vuole una scienza per capire che siamo distanti anni luce da The Warriors a cui questo film sembra voler fare il filo ma cadendo a volte banalmente e platealmente in inutili dialoghi imbarazzanti tra ragazze restie a darla e scontri ridicoli tra ragazzetti.
Philiph Kaufman sicuramente si è dato da fare nel ricostruire piccoli dettagli con musiche di sottofondo degli anni’60. Le bande dei Wanderers e dei Pelati così come i Neri e i Cinesi che in fondo in fondo vogliono solo comportarsi da leader e sbruffoneggiare un po’ per le strade. Dovranno invece fare i conti con le Tigri, ragazzi di strada che nulla hanno da perdere e che rappresentano forse la classe più proletaria ma anche la più stronza quella che agisce e che colpisce alle spalle in branco come iene che non possono che muoversi in gruppo armati di tutto punto.
Alcune sequenze come quella in cui Perry e gli altri Wanderers finiscono nl covo delle tigri sono frenetiche e violente.
Alcuni passaggi come la partita di streat-poker e cose così sono veramente noiose e uccidono il ritmo del film.
Interessante ma più come storia di formazione di alcuni personaggi e le loro prime scoperte.

lunedì 21 marzo 2011

Fiume del grande Caimano

Titolo: Fiume del grande Caimano
Regia: Sergio Martino
Anno: 1979
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Imprenditori senza troppi scrupoli ecologici intendono costruire un complesso turistico alberghiero in una zona inviolata e non ancora raggiunta dal progresso. Daniel e Alli vengono incaricati di seguire la promozione commerciale dell'iniziativa ma ben presto si trovano alle prese con un terrificante incubo. Una bellissima modella scompare senza lasciare traccia dopo aver fatto un bagno in un fiume popolato da famelici coccodrilli. Daniel e Alli si rendono conto che la situazione non è affatto da sottovalutare, ma vengono diffidati dal diffondere notizie allarmistiche.

Martino è un regista molto vario, ha girato horror, commedie scollacciate e polizieschi. Il film rientra nella categoria di film in cui quando la natura si ribella scaglia contro gli umani le sue vecchie maledizioni ed in particolare il dio caimano, un coccodrillo curato abbastanza bene, con solo alcune scene diciamo mooolto low-budget dell’attacco della bestia così come nelle esplosioni.
Il film vorrebbe essere un’accusa contro le popolazioni bianche che invadono paradisi naturali e instaurano la loro “tirannia” sfruttando e inquinando.
Infatti Martino non si concentra solo sul mostro ma sulla vendetta della popolazione aborigena che comincia vista la minaccia ad uccidere tutti i turisti.
Finale happy end come capita nella maggior parte delle volte.
Il cast è omogeneo come al solito.
Prodotto dagli americani, il film rimane comunque dignitoso e anche se con qualche sbavatura nella messa in mostra riesce comunque ad essere un buon thriller.

domenica 20 marzo 2011

Driller killer

Titolo: Driller killer
Regia: Abel Ferrara
Anno: 1979
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Al suo esordio, dopo la parentesi sconosciuta a tutti probabilmente anche al regista (LE NOVE VITE DI UNA PASSERA BAGNATA) Ferrara regista di conosciutissima fama sforna forse una delle sue opere migliori creata grazie alla sconosciuta casa di produzione Navaron composta da amici del regista.
Al tempo interessato dagli episodi di cronaca e dalle notizie che circolavano circa killer metropolitani il film è il primo della sua personale trilogia sulla violenza(gli altri due sono L’ANGELO DELLA VENDETTA e PAURA SU MANHATTAN).
Girato in sedici millimetri con un budget assolutamente risicato lascia libera mano a tutto l’estro del regista del Bronx.
Il protagonista Reno(interpretato da un Ferrara in stato di grazia che però si firma come Jimmy Laine)è un pittore contemporaneo di sconosciutissima fama che cerca di sbarcare il lunario con affitti sempre piu' pressanti e spese telefoniche da capogiro per colpa delle sue due coinquiline.Una è Carol  la sua ragazza, l'altra è una semi-sbandata che cerca di farsi il cantante del gruppo che affitta la casa sotto di loro.
Reno sta finendo un'opera, che dovrebbe conferirgli successo e soldi anche se la cifra che dovrebbe ricavare è stata già dilapidata, invece si lascia guidare dal suo istinto e crea un'opera strana, un bisonte inquietante che non convince il suo agente.
L'opera che Reno dipinge è come se prendesse delle sembianze che lo rendono sempre piu' paranoico e che lo fanno diventare un killer che uccide a sangue freddo per le strade di New York con un trapano elettrico e qui si potrebbe iniziare un esploit splatter sulla messa in scena degli omicidi.
Le scene in cui Reno uccide sono fantastiche e originali. Reno sembra completamente fuori di se eppure rimane intatta una strana forma di lucidità che gli permette di scegliere comunque vittime emarginate dalla società quali barboni o matti.
Il film inizia con il messaggio "Questo film va ascoltato ad un volume molto alto" ed è così, fare la prova per vedere l'atmosfera fastidiosa che si percepisce grazie alle improbabili musiche degli Extreme Noise Terror
La fotografia è uno degli elementi che distingue il regista già in questo film come nei suoi successivi e qui l'impiego è veramente forte per mostrare le scene di sangue o altro il tutto reso con gelatine rosse che rendono ancora più calde alcune atmosfere soprattutto negli interni

martedì 15 marzo 2011

Buio Omega-Beyond the darkness

Titolo: Buio Omega-Beyond the darkness
Regia: Joe D’Amato
Anno: 1979
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Francesco è un giovane ragazzo che in seguito alla morte dei genitori diventa psicolabile e possessore di un ingente quantità di soldi e di una vasta villa. Il ragazzo passa il tempo con Iris donna molto piu’ grande, enigmatica, la quale vuole diventare a tutti i costi moglie di Francesco per aquisirne i soldi. Iris uccide così la ragazza di Francesco, possibile usurpatrice degli averi grazie ad una magia vodoo di una vecchia.
Francesco decide così di resumare il corpo della ragazza, Anna, per imbalsamarlo e tenerlo in casa.
Non sapendo che la colpevole è Iris, perde ancora di piu’ la testa e comincia ad uccidere alcune ragazze per poi bruciarle. Ma Iris non è d’accordo a tenere il corpo di Anna in casa.
Interessante horror firmato da Joe D’Amato.
La storia è originale, soprattutto per come vengono sviluppati i rapporti tra Francesco e Iris, che talvolta sembrano vittima e carnefice per poi scambiarsi i ruoli, bellissima anche a tal proposito la scena in cui Francesco si fa quasi allattare da Iris, tema ripreso da svariati registi più avanti negli anni, che rappresenta una sorta di madre/amante e una complice per gli omicidi.
Anche il personaggio che si vede solo talvolta dell’investigatore viene caratterizzato bene che sembra anche lui affascinato dalle vittime e spia con una curiosità morbosa quello che succede all’interno della villa.
L’atmosfera macabra e grottesca con cui Francesco e Iris proseguono nel loro iter quotidiano diventa sempre piu’ tesa e angosciante soprattutto perché sembra che isolati dove sono siano condizionati a non poter fare altro che uccidere. Buoni gli effetti speciali che contribuiscono spettacolarità alle numerose scene splatter in cui vengono uccise e tagliuzzate le ragazze(fantastica a tale proposito la scena in cui Francesco stacca ad una ad una le unghie di entrambe le mani di una vittima). Questo ruolo di assassino è quasi solo di Francesco, visto che Iris sembra avvicinarsi alle vittime solo quando c’è da far sparire i corpi.
I Goblin contribuiscono con delle musiche degne e allucinate che creano e aumentano la tensione durante il crescendo nel film.
Nell’insieme un ottimo horror recitato anche bene da tutti gli attori con una considerazione in piu’ per l’attrice che interpreta Iris.