Il film si apre con le riprese dell'interrogatorio di un giovane meccanico, Robert Kiss, noto come Seed. È stato arrestato insieme a un eccentrico poeta locale, Marci Balfi. I due uomini, che non si erano mai incontrati prima, sono stati arrestati dopo aver aggredito un individuo solitario, averlo legato, caricato su una barca e abbandonato alla deriva sul fiume Tibisco. Un'indagine successiva ha rivelato che la loro vittima era un criminale di guerra serbo ricercato, nascosto nei boschi ungheresi. Interrogato, Seed offre una spiegazione improbabile: sia lui che Balfi erano posseduti da un demone di nome Jimmy Jaguar, noto semplicemente come Jagu, che li ha costretti ad agire.
Purtroppo non tutto può e deve per forza piacere e convincere al ToHorror. Lo è stato questo strano ibrido ungherese tra i film in concorso strutturato come un mockumentary su presunte credenze marginali in un demone folcloristico si diffonda attraverso una serie di incontri non collegati tra loro, confondendo il confine tra psicosi collettiva e mito costruito. A volte troppe spiegazioni insegnano che non basta cercare di tessere stupore quando poi a livello di ritmo e di immagini non si riesca a voler dire praticamente nulla. Spiace dirlo ma il film è stato di una noia mortale, il più noioso del festival, anzi forse l'unico tra quelli visionati. Fliegauf evita i convenzionali riferimenti di genere anche se a volte sembra che non sappia dove andare a parare inserendo nuove formule che sottraggono enfasi al racconto. Inizialmente concepito come una serie, il film comprende una serie di incontri con individui che affermano di essere stati posseduti dall'inafferrabile demone. Combinando registrazioni investigative, found footage e interviste con testimoni, il film assembla una narrazione frammentaria che ripercorre una serie di presunte possessioni che hanno portato alla formazione di una setta, il cui capo è Balfi, simile a Charles Manson.







