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domenica 3 settembre 2023

Older Gods


Titolo: Older Gods
Regia: David A. Roberts
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Dopo la scomparsa del suo tormentato amico, l'americano Chris Rivers si reca nella remota campagna gallese per indagare sull'accaduto, conducendolo a un oscuro culto apocalittico.

Older Gods non è propriamente un folk horror o meglio tutto ciò che lo riconduce al filone potrebbe essere il momento finale in cui Chris incontra il leader della setta o quella inguardabile scena in cui vediamo in sottofondo la creatura fatta con pessimi effetti cgi che stanno usando in rete per pubblicizzare il film. Ci sono sin dall'inizio delle scelte che ho trovato non molto plausibili come Chris che lascia la moglie che sta per partorire per questa indagine sull'amico in quella casetta nascosta nel nulla oppure tutta la documentazione prodotta dallo stesso amico e spedita per fargliela arrivare. E' un film dichiaratamente indipendente con un bassissimo budget (infatti per quasi tutto il tempo vediamo solo Chris all'interno della casa) con alcuni segnali e qualche idea ma anche una costante noia mortale. Dai segnali premonitori degli uccelli che cadono dal cielo morti e tutti neri, ai membri del culto che sembrano spiarlo per poi scomparire, alla chiamata con la madre di Billy fino all'epilogo finale, momento decisamente inaspettato, dove Chris vede il suo stesso amico in questa specie di aldilà che lui stesso si è creato.

mercoledì 24 marzo 2021

Willy's Wonderland


Titolo: Willy's Wonderland
Regia: Kevin Lewis
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Janitor, uno sbandato vagabondo che lavora come custode in un parco divertimenti. Questo impiego apparentemente banale si trasformerà per l'uomo in un vero e proprio incubo, quando i pupazzi meccanici del lunapark non solo sembrano prendere vita, ma sono intenzionati a pendere il possesso del luogo.

I demoniaci animali robotici trasformeranno l'esistenza di Janitor in una lotta alla sopravvivenza, nella quale resterà vita soltanto uno di loro. Chi avrà la meglio, l'uomo o i pupazzi?
Nicolas Cage continua ad essere totalizzante nella sua filmografia e nella sua capacità di prestare volto e azione alle peggiori produzioni straight to video oppure a film indimenticabili arrivando come attore nella sua filmografia a quota 106.
In questo caso Janitor è quasi identico al volto di John Milton in DRIVE ANGRY, un uomo tutto di un pezzo, con un passato oscuro che si ricarica bevendo una non meglio precisata bevanda e picchiando duro come solo i duri come lui sanno fare. Tipico esempio di personaggio tagliato con l'accetta senza paura di nulla e portando avanti un obbiettivo non meglio precisato e soprattutto agendo indisturbato e in silenzio senza proferire mai una parola per tutta la storia.
Avevo svariati dubbi prima della visione di questo film. Un parco a tema con animatronics, un rito satanico e le solite idiozie per far funzionare la trama e poi Janitor che uno ad uno gli massacra tutti senza incontrare apparentemente difficoltà.
Fin qui non lascia molto da dire, eppure Willy's dalla sua ha qualcosa di morboso nell'atmosfera riuscendo a fare con quel poco che ha meglio di tanti rottami simili. Azione, horror slasher, scene incredibilmente idiote, flash back discutibilissimi e il solito gruppo di giovani odiosi utili solo per essere carne da macello per i pupazzi indemoniati.
Willy's Wonderland nel suo essere indie e banale con una storia più che scontata, agisce dove deve, dando intrattenimento e divertimento, senza appassire mai ma risultando una variante nel cinema di genere golosa per gli amanti di ogni sciocchezzuola sputata fuori dalle fauci hollywoodiane.


domenica 22 novembre 2020

Impetigore


Titolo: Impetigore
Regia: Joko Anwar
Anno: 2019
Paese: Indonesia
Giudizio: 4/5

Una donna torna nel suo villaggio e scatena una maledizione.

Joko Anwar assieme ai Mo Brothers sono i nomi da tenere sott'occhio del cinema di genere indonesiano. Entrambi si sono dati da fare con horror, thriller, super eroi, case infestate e in questo caso si supera quello che per me era l'opera più intensa proprio dei Mo Brothers ovvero Macabre. Impetigore dalla sua ha una storia molto più ambiziosa e complessa andando a sondare il folklore locale in un paesino sperduto tra case abbandonate, una comunità che non accetta lo straniero se non in quanto vittima sacrificale o capro espiatorio e ci porta subito sui binari della narrazione ritualistica. Pezzo per pezzo scopriamo la storia di Maya con un incidente scatenante molto interessante e originale, scorrendo poi verso il paesino sperduto e mostrando tutto il caos e il degenero che verranno partoriti a danno proprio della fertilità. Sacrifici, uccisioni, antiche maledizioni, spettacoli di marionette in un film mistico quanto splatter e gore in alcuni momenti.
Anwar approfondisce, miscela, crea un cocktail di sotto generi che in molti casi e in mano ad artisti meno promettenti avrebbero deluso senza riuscire a mantenere tutte le premesse. Invece questo dramma ambizioso poggia le radici nel misticismo, in alcuni outsider dimenticati e scarnificati fuori dal villaggio, una dinastia e un mistero circa le proprie radici intrecciando la magia nera con risultati niente affatto scontati. E infine tanto sangue, muoiono quasi tutti e il film regala davvero poco in termini di happy ending come è giusto che sia.




sabato 16 maggio 2020

Cannibal club


Titolo: Cannibal club
Regia: Guto Parente
Anno: 2018
Paese: Brasile
Giudizio: 3/5

Una coppia molto ricca organizza cene eleganti sul proprio yacht. Il menu di queste serate è composto dalla griglia di carne umana e da sesso sfrenato. Quando scoprono che il capo di questo club di cannibali nasconde un segreto ancora più scabroso, per loro le conseguenze saranno devastanti.

Negli ultimi anni il cinema brasiliano sta diventando sempre più interessante soprattutto quando punta sulla denuncia sociale, sulla politica, sul dramma dell'enorme divario economico e altri temi di attualità.
Nell'horror fino ad ora As boas maneiras rimane la summa di un cinema di genere in grado di essere multi variegato e consapevole di saper affondare la propria critica verso una pluralità di temi.
Cannibal club è un film con pochi intenti, molte scene di contorno discutibili nel loro essere state abusate nell'horror in troppe occasioni. Una sorta di Zona come il film fondamentale di Plà, dove i ricchi abitano in zone residenziali con tanto di guardie private per delle paure latenti legate a bande di poveri ragazzini disposti a tutti che possano minare la loro tranquillità. Dall'altro l'apatia, la noia quotidiana di chi ha scelto la reclusione e ingaggia agenzie interinali per portare carne fresca nel loro mattatoio.
Gli esponenti della classe dirigenziale brasiliana per il loro doversi auto conservare e auto proteggere inscenano banchetti snuff, si vantano delle loro acrobazie sessuali quando in realtà sono così frustrati da farsi sodomizzare dalle minoranze che loro stessi sacrificano.
Da questo punto di vista, il merito più grande del film è di scoperchiare lo squallore in maniera ciclica, come un cane che si insegue la coda e che finisce per fare del male a se stesso in primis.
Un film che soprattutto denuncia i rapporti liquidi, il non sense di alcune relazioni che pur di mantenere agli occhi del pubblico esterno una normalità sono costretti a pratiche fuori dal comune come quella della moglie che ama farsi possedere da sconosciuti mentre il marito, quando lei raggiunge l'orgasmo, ha l’abitudine di correre a uccidere con una grossa scure l’amante della moglie in un lago di sangue, prima di iniziare a fare a pezzi il malcapitato insieme al consorte, per poi condividerne le carni in un elegante pasto.
Ovviamente questo impianto non può durare in eterno e a furia di esagerare con le scorpacciate di vittime sacrificali e osservando ciò che non si deve, gli effetti non tarderanno ad arrivare..

domenica 29 settembre 2019

Housewife

Titolo: Housewife
Regia: Can Evrenol
Anno: 2017
Paese: Turchia
Giudizio: 3/5

Una vecchia amica trascina Holly sotto l'influenza di una setta il cui leader sostiene di poter "navigare" nei sogni altrui. Violenti traumi infantili riemergono, realtà e fantasia si intrecciano, fino alla rivelazione di una verità sconvolgente e, forse, all'avvento dell'Apocalisse.

Evrenol ha girato uno degli horror più belli degli ultimi anni Baskin.
Il regista turco ha però un problema che non nasconde anzi sembra quasi essere un'arma a doppio taglio nel suo cinema. I suoi film, il suo cinema non deve avere per forza un percorso di significazione. Housewife, il suo secondo film ne è una prova lampante, aprendo porte senza doversi preoccupare di richiuderle. Come il film precedente Housewife è infarcito di tanti elementi, alcuni davvero molto interessanti, carichi di una violenza di matrice gore che non accenna a spegnersi.
Tante strade che portano ad un finale visivamente molto bello che cita come ormai fanno in troppi il maestro di Providence. Ci sono di nuovo le sette, ma meno interessanti rispetto a quella mostrata nel film precedente. Una sorta di Anticristo, e un universo scioccante fatto di madri isteriche che uccidono le proprie figlie, bambini incappucciati, percorsi iniziatici, la progenie maledetta dei Visitatori, il Male assoluto che emerge in tutte le sue forze, i traumi infantili e l’oscura paura latente nell’uomo che non ha una forma definita risultando inquietante.
Housewife è un film composto perlopiù da quadri molto stilizzati, dove i colori e le luci fanno da padroni infarcendo il film e facendolo di nuovo risultare scioccante sotto certi aspetti.
Evrenol dopo uno stuolo maschile predilige una protagonista caratterizzandola, lei e gli altri, a dovere senza lasciare tutto ai posteri ma scegliendo una strada per certi versi dove il sogno e l'incubo diventano i simboli di una narrazione con risvolti psicoanalitici e dove la tripartizione e lo schema matrilineare siglano un passo importante in avanti per il regista. Evrenol dimostra di saper scrivere anche se non padroneggia ancora bene alcuni risvolti come buttarla spesso nella suggestione come a sconvolgere la psiche dello spettatore e fare un passo indietro rispetto ai fasti e la furia dell'opera prima che con molte meno pretese raccontava una storiella pura e semplice.
Adottando strategie narrative non sempre funzionali come il continuo spostamento dei piani di narrazione paralleli, fra sogno e realtà, passato e presente, Housewife sancisce il talento di un regista che citando tanto cinema e letteratura non nasconde che la sua voglia di fare cinema è merito di un nostro caro regista avvezzo ai generi e alla sperimentazione: Lucio Fulci.

lunedì 24 dicembre 2018

Setta


Titolo: Setta
Regia: Michele Soavi
Anno: 1991
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Investito una sera un vecchio, la giovane maestra Miriam lo porta a casa sua per i primi soccorsi. Quello, poco più che contuso, farfuglia che era diretto all'ultima tappa della sua vita, poi scende nel sottosuolo del cottage (vastissimo di cui la maestra ignora l'esistenza, abitando da poco in affitto), dove esiste un profondo pozzo. Il vecchio, Moebius Kelly, presiede una setta la quale sostiene che è da laggiù che verrà l'atteso anticristo vendicatore.

Michele Soavi è uno dei miei registi italiani contemporanei preferiti.
Un maestro a cui per qualche ragione che non starò a dire non gli fanno fare film, ma è costretto a stare in un limbo di fiction, film demenziali e serie che spero non guarderà mai nessuno.
Un talento sprecato insomma che con soli tre film a mio avviso è diventato un outsider.
Ovviamente parlo della SETTA, Dellamorte dellamore e Arrivederci amore ciao.
Quasi un adepto, un apostolo di Argento, Soavi mette in scena la sua personale visione del male e dei suoi devoti come in quegli anni capitava ai maestri del genere nel nostro cinema e non solo.
Un film dalle tematiche piuttosto elaborate dal momento che convergono molti aspetti legati al metafisico al preternaturale, al sovrannaturale, ad un certo simbolismo nascosto attraverso agende, fazzoletti, insetti, simboli misteriosi, che sfociano in un mix di premonizioni e incubi in cui ci viene raccontata un'altra storia sull'Anticristo, tra le migliori nel cinema, che lo rendono a mio avviso un gioiello autentico se non, addirittura, un capolavoro.
La Setta anche a distanza di tanti anni resta un grandissimo film, denso di sublime atmosfera, testimonianza inequivocabile dello stile consapevole e prezioso del regista, della sua padronanza assoluta del mezzo cinematografico in cui se vogliamo trovare un punto debole dobbiamo aspettare il climax finale che assieme a qualche esplosione di troppo rovinano parte di quell'atmosfera magica ed esoterica che ripeto è raro sentire, immaginare e fruire sia nel nostro cinema che in quello internazionale