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martedì 9 dicembre 2014

Gemma Bovary

Titolo: Gemma Bovary
Regia: Anne Fontaine
Anno: 2014
Paese: Francia
Festival: TFF 32°
Giudizio: 3/5

Martin è un parigino bohémien riciclatosi, più o meno volontariamente, come panettiere in un paesino della Normandia. Delle sue ambizioni di gioventù gli rimane una fervida immaginazione e una passione mai sopita per la grande letteratura, in particolare per le opere di Gustave Flaubert. Questa passione si risveglia quando una coppia di inglesi, dai nomi curiosamente familiari, si trasferisce in un rustico nelle vicinanze. I nuovi arrivati si chiamano Gemma e Charles Bovery, e persino i loro comportamenti sembrano imitare gli eroi di “Madame Bovary”. Martin si prodiga affinché il destino della coppia non segua la stessa trama, ma la bella Gemma Bovery non ha letto i classici della letteratura e intende vivere la propria vita come più le piace...

“A volte, la vita imita l'arte” .
Gemma Bovary è il classico esempio di come le commedie francesi di una certa connotazione e con certi rimandi rimangano sempre frizzanti e piene di brio rimanendo al contempo emozionanti e con una trama astuta che rivela nel finale i punti più forti della pellicola.
Astuto nel giocare su alcuni paradossi, portandoli all'esagerazione e una trama funzionale allo stile, giocando soprattutto sul tema del desiderio e alternandolo alla leggerezza (la tematica più analizzata dalla regista) l'ultimo lavoro della Fontaine sembra quasi un esercizio di stile in un cast corale molto variegato tra cui spiccano le forme dell'inglese Artenton, il sempre buon Fleming e gli occhi e quello sguardo ipnotico di Luchini.
Un film però ingentilito, che osa solo in alcuni dialoghi, soprattutto nei primi due atti, dal tono a modo, come ad esempio si evince nelle belle scene di sesso in cui Gemma è in reggiseno.
Con dialoghi taglienti e continui rimandi letterari, la Fontaine lascia molto sule spalle di Martin, regala un finale brillante e alternativo e consolida la fortuna e la freschezza della commedia francese.