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sabato 2 febbraio 2013

Django Unchained

Titolo: Django Unchained
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Django è uno schiavo libero che parte alla ricerca della moglie. Si affida durante il suo viaggio alla protezione di un ex dentista e cacciatore di taglie, il tedesco King Schultz, che lo ha liberato durante una missione. I due riescono a rintracciare la moglie di Django, resa schiava dal cattivo Calvin Candie, proprietario di un bordello e organizzatore di lotte tra schiavi di colore, non senza aver catturato diverse taglie durante il loro viaggio.

Django è un negro e questo è il più grande colpo di scena del film!
Django non è solo un omaggio agli spaghetti western. Django è il cinema portato a dei livelli davvero esemplari nella sua perfetta combinazione di stili, tecniche, caratterizzazioni, dialoghi,musiche,location,montaggio sonoro, il tutto racchiuso da una fantastica lente anamorfica per omaggiare e dare ancora più risalto al genere e i paesaggi. Le sparatorie mi hanno molto colpito e per certi aspetti mi sono sembrate simili allo stile usato da Dominik nei suoi film.
Diciamo che appena uscito ero inebriato ma qualcosa mi puzzava come quel bisogno di fermarmi un attimo a studiare la matassa del film. Dopo tre giorni ho cominciato a ridere ricordando come i pezzi del mosaico, ancora una volta sotto mentite spoglie di una sceneggiatura canonica e abbastanza banale, nascondano in sé quel qualcosa di più che accompagna il cinema del buon Quentin, un boom di citazioni, omaggi, autocitazioni e uno humor black portato ai massimi livelli. E’proprio vero che non manca certo la capacità di saper mischiare generi, condirli con dialoghi sempre sul filo e un’instancabile voglia di prendere e prendersi in giro smontando o riproponendo alcuni errori commessi dai registi di genere negli anni d’oro del nostro cinema italiano.
Ancora una volta è il riscatto il tema principale su cui si sviluppano le caratterizzazioni dei personaggi.
Cast all’avanguardia su cui svettano Waltz,Di Caprio e Jackson. Non è facile fare un film sul razzismo trattando la materia con uno spirito che non piace proprio a tutti perché si prende tutta la libertà che un autore dovrebbe potersi sempre prendere. La parola negro forse viene detta innumerevoli volte di più rispetto al suo secondo film. Comunque c’è da dire che dopo LE IENE e PUL FICTION il cinema di Tarantino ha sposato un certo concetto estetico a discapito di una carenza nel reparto plot narrativo. Quasi un esigenza di infilare il più possibile elementi che hanno parecchio carattere di contorno, dei veri e propri accessori (KILL BILL ne è l’esempio lampante) a discapito di quello sconvolgimento narrativo che attraversava il suo primo cinema costipato tra le altre cose da interessantissimi colpi di scena.
Qui non accade. Ma non è neanche detto che debba per forza essere qualcosa di anomalo come succedeva per il DJANGO di Miike o per il bellissimo film di Corbucci con cui però questo non c’entra nulla.
Tarantino ha dichiarato che, viste le affinità fra Django Unchained e il precedente lungometraggio Bastardi senza gloria si può presagire una "Trilogia storica" nella quale Tarantino rivisita sotto la sua chiave d'autore vari periodi della storia moderna. (Wikipedia)
Minore a mio parere rispetto a BASTARDI SENZA GLORIA. Per essere comunque il suo decimo film conferma ancora una volta la voglia, l’amore e lo spirito autoriale con cui ha saputo diventare ciò che è dando un valore anche se minore come produttore per altre pellicole.