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domenica 23 novembre 2025

Dog of God


Titolo: Dog of God
Regia: Lauris e Raitis Abele
Anno: 2025
Paese: Lettonia
Giudizio: 4/5

Il XVII secolo. Un villaggio livone svedese. Tra piogge torrenziali e cieli oscuri, i contadini si ubriacano insieme agli aristocratici che si abbandonano ai piaceri carnali. Nel frattempo, la casta religiosa – con una devozione ipocrita – li esorta a temperare i loro peccati. Quando una reliquia antica scompare, una donna viene accusata di stregoneria, spingendo un lupo mannaro autoproclamato – noto anche come Cane di Dio – a intervenire con un dono davvero singolare: “Le Palle del Diavolo”. La comunità viene subito sconvolta, la follia inizia a calare mentre l’edonismo prende il sopravvento, e il villaggio precipita in un miscuglio di sesso e violenza, dove il desiderio è lasciato libero e la moralità rapidamente dimenticata.
 
Dog of God in concorso al ToHorror è una deliziosa sorpresa lettone d'animazione con il rotoscopio.
Un film complesso politicamente scorretto ambientato nel medioevo. Parla di stregoneria, esseri soprannaturali come il Cane di Dio, streghe, rituali, orge, tutto in una comunità barbaramente composta di bifolchi dove l'ipocrisia appartiene a quasi tutti i membri eccetto poche eccezzioni
Neze la cameriera affascinante che dalle pozioni viene additata come capro espiatorio e vittima sacrificale dal villaggio per quanto sta accadendo; Buckholz il prete e la sua sessualità repressa e il sadico rapporto con il piccolo chirichetto irrequieto e zoppo di Klibis; per finire il barone Klodt che pensa solo a soddisfare i piaceri carnali della moglie
Dog of God si apre con scenari devastanti del cane di Dio in catene che strappa le palle a una creatura per poi farci piombare in questo villaggio dove tutto sembra purulento e senz'anima.
Un contesto storico fantastico che riesce a celebrare il potere duraturo del folklore locale, della rinascita ma anche della lotta contro l'oppressione e la resistenza. Nel finale abbiamo un altro omaggio a Suskind per un cartoon adulto che suggestiona ed attrae ripercorrendo periodi bui della storia, quando l'ignoranza è la carestia finivano per condizionare idee e convinzioni umane, inducendo le genti ad affidarsi a leggende ed eresie rese più credibili dalla superstizione diffusa e dilagante.

Flush


Titolo: Flush
Regia: Grégory Morin
Anno: 2025
Paese: Francia
Giudizio: 5/5

I problemi di Luc (dipendenza dalla coca, la frattura con l’ex moglie Val, la lontananza dalla figlia piccola) toccano il fondo la sera in cui rimane incastrato con la testa nel cesso alla turca di un locale di quart’ordine. Dovrà studiare strategie per liberarsi senza sgozzarsi, e pure fare i conti con il bordello che si scatena alle sue spalle, tra spacciatori furiosi, boss malavitosi con la fissa per i topi, litigi con Val, che guarda caso fa la barista nel locale…

Quando lessi la trama di questo film in concorso al ToHorror con tanto di regista in sala mi chiesi cosa potevano essersi inventati per far durare un film settanta minuti con un tipo con la testa incastrato in una turca. E aggiungo di un cesso di una discoteca con buchi nelle pareti, cazzi che vogliono essere massaggiati, sciaquoni con assorbenti e quant'altro possa finirti in bocca e poi un topo dell'antidroga che viene preso dannatamente sul serio, il piccolo ma stronzissimo Rabla (con una dipendenza da cocaina come il suo padrone)
Flush è un film imperdibile, una commedia tragicomica che spero abbia una distribuzione in futuro. Era da tempo che non ridevo così di gusto e tutto il film è sembrata una gag allungata ma allo stesso tempo mantiene un tono molto pulp (termine che detesto ma in questo caso sorge spontanea la sottolineatura) visto che nonostante le risate riesce ad essere anche molto violento

Kombucha


Titolo: Kombucha
Regia: Jake Myers
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un musicista prigioniero di un lavoro da ufficio frustrante deve vedersela con le proprie ambizioni artistiche fallimentari e con la mania (quasi religiosa) che i suoi colleghi hanno per il kombucha, bevanda fermentata che tutti consumano in grandi quantità per ottenere prestazioni professionali al top. Ma il suicidio inspiegabile di un’impiegata svela una mostruosità nascosta…

Anche lui in concorso al ToHorror Kombucha è stata una piacevole sorpresa. Un film semplice nella sua complessità, una comedy horror low budget che tratta politicamente scorretto, orrore cosmico, body horror, invasione di ultracorpi e per finire un'ironia tragicomica. Alla fine anche trattandosi di una divinità pagana si tratta poi di un essere lovecraftiano tenuto in una bolla di vetro e idolatrato dai membri dell'azienda. Kombucha rivela molto bene le sue carte, svelando e lasciando stupore e qualche piccolo colpo di scena. Imbastisce una critica feroce al potere dilagante dell'omologazione in questo caso attraverso una bevanda che ti smuove in tutti i sensi lo stomaco e lo fa senza mai prendersi sul serio, portando a casa un film intenso, intelligente e con un buon ritmo oltre che essere interpretato da un cast che si vede ci ha creduto fino in fondo.

sabato 22 novembre 2025

Jimmy and Stiggs


Titolo: Jimmy and Stiggs
Regia: Joe Begos
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jimmy, filmmaker spiantato, chiama a raccolta il suo vecchio amico Stiggs per reclutarlo nella guerra che ha dichiarato agli alieni che l’avevano rapito e che ora sono tornati a braccarlo. Che sia la verità oppure una costruzione della mente psicotica di Jimmy… sarà una cazzo di carneficina
 
Nel panorama freakshow del ToHorror non poteva mancare uno dei miei registi preferiti dell'attuale panorama horror, il cazzutissimo Joe Begos. Apro e chiudo parentesi sul velo pietoso di Eli Roth che presenta il film dopo che sappiamo tutti essere dalla parte di Israele e questo il direttore del festival ha voluto precisarlo. A parte la parentesi dei due divertentissimi fake trailer Piano Killer e Don’t Go in That House, Bitch! Il film inizia con un Pov per poi alzare l'asticella mostrarci uno sballone che si è appena perso una scopata epica con la sua ex dalle tettone rifatte e tra alcool, canne e cocaina inizia a vedere gli alieni e colpirli con qualsiasi cosa trovi in casa. E' un viaggio nel delirio tutto in chiave fuck per qualsiasi cosa. Come sempre lo stile di Begos è inconfondibile per un film ignorante come quasi tutti i suoi lavori ma così maledettamente intensi e pervasi di un'atmosfera colorata con queste luci al neon che come sempre diventano protagoniste nei suoi film sparaflashando ogni cosa, ogni dettaglio nella stessa casa del regista che diventa la bara di un ambiente acidissimo e pieno di tutto ciò che potrebbe essere definito proibito e proibitivo.
Nel terzo atto poi il film decolla ancora finendo nell'universo complottista fatto di esperimenti alieni, tute spaziali e gore e splatter a manetta finendo nel vero senso della parola per tagliarsi pezzo per pezzo

Deathstalker (2025)


Titolo: Deathstalker (2025)
Regia: Steven Kostanski
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un barbaro si ritrova vittima di una maledizione legata a un talismano magico, che lo trascina in conflitto con un malvagio stregone e un clan di mostruosi assassini.
 
Deathstalker non ha l'ambizione da grimdark fantasy di prendersi sul serio. E' un b movie che punta decisamente all'intrattenimento, all'azione, alle nudità, ad effetti speciali grossolani e goderecci perchè ricordano ancora la voglia di lattice e infine infila dei personaggi caotici dove la testa volante che ride e gracchia ci accompagnerà fino ai titoli di coda.
Visto e adorato al ToHorror in una stanza gremita di fan e nerd e cultisti del cinema di genere, il film di Kostanski che si è voluto regalare questa sorta di omaggio alla trilogia degli anni '80 è un aprezzato remake ad una saga di ignoranza eroica che ha saputo mettersi nella royal fame di quel periodo in cui i fantasy ci credevano pur non avendo i soldi e gli effetti speciali.
Kostanski per me è una di quelle semi divinità dell'horror che già soltanto per quel capolavoro che è stato VOID merita un suo vero e proprio culto. E' uno che si diverte ma allo stesso tempo dimostra di saperci fare con prodotti e idee coraggiose che non strizzano mai l'occhio al mercato o al fan service ma come un buon mestierante persegue la sua politica d'autore facendo in pratica il cazzo che gli pare

Jimmy Jaguar


Titolo: Jimmy Jaguar
Regia: Benedek Fliegauf
Anno: 2025
Paese: Ungheria
Giudizio: 2/5

Il film si apre con le riprese dell'interrogatorio di un giovane meccanico, Robert Kiss, noto come Seed. È stato arrestato insieme a un eccentrico poeta locale, Marci Balfi. I due uomini, che non si erano mai incontrati prima, sono stati arrestati dopo aver aggredito un individuo solitario, averlo legato, caricato su una barca e abbandonato alla deriva sul fiume Tibisco. Un'indagine successiva ha rivelato che la loro vittima era un criminale di guerra serbo ricercato, nascosto nei boschi ungheresi. Interrogato, Seed offre una spiegazione improbabile: sia lui che Balfi erano posseduti da un demone di nome Jimmy Jaguar, noto semplicemente come Jagu, che li ha costretti ad agire.
 
Purtroppo non tutto può e deve per forza piacere e convincere al ToHorror. Lo è stato questo strano ibrido ungherese tra i film in concorso strutturato come un mockumentary su presunte credenze marginali in un demone folcloristico si diffonda attraverso una serie di incontri non collegati tra loro, confondendo il confine tra psicosi collettiva e mito costruito. A volte troppe spiegazioni insegnano che non basta cercare di tessere stupore quando poi a livello di ritmo e di immagini non si riesca a voler dire praticamente nulla. Spiace dirlo ma il film è stato di una noia mortale, il più noioso del festival, anzi forse l'unico tra quelli visionati. Fliegauf evita i convenzionali riferimenti di genere anche se a volte sembra che non sappia dove andare a parare inserendo nuove formule che sottraggono enfasi al racconto. Inizialmente concepito come una serie, il film comprende una serie di incontri con individui che affermano di essere stati posseduti dall'inafferrabile demone. Combinando registrazioni investigative, found footage e interviste con testimoni, il film assembla una narrazione frammentaria che ripercorre una serie di presunte possessioni che hanno portato alla formazione di una setta, il cui capo è Balfi, simile a Charles Manson.

Sinners


Titolo: Sinners
Regia: Ryan Coogler
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Smoke e Stack sono due fratelli che pur di lasciare il Mississippi hanno affrontato le trincee europee della Grande Guerra e hanno cercato di farsi strada nella malavita di Chicago. Tornati nella regione natia con un discreto bottino e con abbondanti alcolici, comprano da un uomo - sospettato di far parte del klan - un edificio che vogliono trasformare in un locale di musica e gioco per la popolazione nera della zona. Si affidano al cugino Sammie, un prodigio con la chitarra, inoltre reclutano il musicista Delta Slim e trovano l'aiuto anche di alcuni immigrati cinesi. La festa notturna innesca una gioia contagiosa, ma presto si avvicinano tre bianchi che chiedono di poter entrare in modo molto insistente. Sarà presto chiaro che i tre non sono quello che sembrano...
 
Sinners è stata una piacevole sorpresa. Un film che parla di tante cose e anche di vampiri. Leggende, folklore, usanze, processi culturali, proibizionismo, legami affettivi, la comunità nera e poi la criminalità in mano a due fratelli che si sono fatti da soli e che vogliono diventare i padroni della loro crescita e del loro cambiamento per loro e per la società di cui fanno parte.
I vampiri arrivano e lo fanno bene e in maniera mai casuale ma sinceramente originale e d'effetto. Capitanati da un ritrovato Jack O'Connell che da una sua caratterizzazione del vampiro molto in sintonia con la musica, con il blues, con alcuni racconti di Joe R.Lansdale e molto altro ancora.
Un personaggio ambiguo e con una storia che meriterebbe di essere approfondita. Ma un film di neri con i vampiri quanto mancava? E soprattutto con un risultato così importante e ambizioso anche per un regista che non mi è mai piaciuto a parte il suo esordio FRUITVALE STATION ma che ha sempre girato progetti non suoi dove si cimentava solo come mestierante prendendo ordini quando invece diventa significativo che nelle sue due opere maggiori dimostra coraggio e una sua politica d'autore. Chi sono allora i peccatori e che effetto può fare la musica e soprattutto cosa e chi può evocare? Proprio i dannati musicisti black dell’America anni Trenta secondo antiche credenze, direttamente filiate dalle ancestrali discendenze africane, possono infrangere tramite le infuocate tonalità del blues gli steccati fra vita e morte, fra aldilà e aldiquà, fra passato e presente. La forza esoterica della musica, del resto, non attiene soltanto all’ambito africano.

Dracula-Amore perduto


Titolo: Dracula-Amore perduto
Regia: Luc Besson
Anno: 2025
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della moglie, rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare nei secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un'unica speranza: ritrovare l'amore perduto.
 
Ogni autore ha un proprio desiderio da esaudire. Quest'anno Besson non è stato l'unico a sbizzarrirsi con un'idea che teneva nel cassetto. E' così ha reinterpretato Dracula in chiave romantica strizzando l'occhio a Suskind e Hugo senza dimenticare il peso specifico dell'opera di Coppola.
Ne esce un film autoriale molto intenso per quanto riguarda i sentimenti e il pathos del protagonista, meno per quanto concerne la storia e il fatto ormai noto che non è un vero e proprio horror.
Un film a tratti melanconico, dove si racconta una maledizione che costringe il conte ad aspettare 400 anni prima di rincontrare Elisabeth/Mina. Ci sono i gargoyles come piccoli aiutanti del conte nel castello, Parigi viene fotografata al suo meglio e gli attori dal canto loro riescono a dare enfasi e caratterizzare dei personaggi ormai arci noti. Su tutti Caleb Landry Jones, bello e dannato e Matilda de Angelis a interpretare una bellissima e suggestiva Maria. Tra scenografie e costumi d'effetto, balletti molto ben coreografati, qualche strizzatina al Dracula succhia sangue avviene soprattutto nella fantastica scena del monastero mentre nel finale Besson cambia le carte in tavola facendoci fare il tifo per il vampiro

Ugly Stepsister


Titolo: Ugly Stepsister
Regia: Emilie Blichfeldt
Anno: Norvegia
Paese: 2025
Giudizio: 4/5

La vedova Rebekka giunge, con le figlie Elvira e Alma, al palazzo del nobile Otto, altrettanto vedovo, per convolare a giuste nozze. Dopo il matrimonio, però, Otto muore improvvisamente, pianto dalla figlia Agnes. A dipartita avvenuta, emerge che Otto era in difficoltà economiche almeno quanto Rebekka (che lo pensava invece benestante) e quindi urge trovare una soluzione. L'idea della donna è quella di dare in sposa Elvira al fascinoso principe Julian, che cerca moglie. Elvira ne è infatuata e legge avidamente le poesie scritte dal giovane principe sperando di diventare la sua consorte.
Per riuscire nello scopo, però, è necessario "abbellire" Elvira attraverso gli interventi del dottor Esthétique e le cure della scuola di galateo di madame Sophie. Nel frattempo, la possibile rivale Agnes, naturalmente bella, viene ridotta al rango di Cenerentola perché non comprometta il piano della sorellastra. Cruciale è il ballo in programma a palazzo, durante il quale il principe sceglierà la sua sposa tra le molte pretendenti.

The Ugly Stepsister è una fiaba di quelle che sarebbero piaciute ai fratelli Grimm. Madre cattiva, la quale cerca di conquistare chiunque abbia dei soldi che siano conti ormai arrivati al capolinea o giovani rampolli pretendenti delle figlie. Cenerentola c'è ma non è la protagonista e questo di per sè è l'elemento più originale della narrazione. A dirla tutta sono tutti così stronzi e ingenui che non c'è neppure un vero e proprio antagonista. Ognuno lotta per il proprio tornaconto. Inutile dire che quella che più pagherà le conseguenze sarà la povera Elvira. Il body horror, il rapporto con il proprio corpo, con quello che siamo disposti a fare a noi stessi per raggiungere un ideale che in realtà si allontana quanto più ci si illude di avvicinarsi a esso, per il semplice fatto che non è reale, non esiste, è un trucco, un escamotage per tenerci al guinzaglio. Infine il verme cosa si è disposti ad ingerire per perdere peso e cosa si sta trasformando dentro e fuori di noi.

Frankenstein (2025)


Titolo: Frankenstein (2025)
Regia: Guillermo Del Toro
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Metà del XIX secolo: una spedizione di marinai bloccati nel Polo Nord s'imbatte in un uomo ferito e in una mostruosa creatura che uccide chiunque lo avvicini. L'uomo, che una volta in salvo racconta la sua storia, è Victor Frankestein, scienziato ossessionato dalla possibilità di vincere sulla morte e responsabile, con il sostegno di un industriale, del fratello e della fidanzata di quest'ultimo, della creazione di un essere umano assemblato con pezzi di cadaveri. Deluso però dalla sua creatura rozza e violenta, Victor ha però cercato di eliminarla scatenando la sua ira. Se però il suo racconto non fosse il solo possibile? Se anche il mostro raccontasse la sua versione, facendo così capire il suo desiderio di comprensione?
 
La creatura di Mary Shelley è sempre stata secondaria nelle trasposizioni girate nel corso della cinematografia. Il protagonista è sempre lui il dottor Frankenstein. Ora un'autore che stimo si cimenta anche lui quest'anno come l'altro autore francese con due creature incredibilmente famose e lo fa girando il suo sogno che era stato per Jackson quello di King Kong.
Frankenstein è sontuoso, elegante, mostra una creatura umana che scopre la vita e si nutre di sentimenti e di emozioni. Un'opera affascinante che riprende tanti dictat del libro, si muove su due archi narrativi differenti come per il capolavoro di Kurosawa dando due diversi punti di vista, crea una magione quella di Frankenstein per la quale ci sono volute più di otto settimane solo per crearla e infine distruggerla in una scena magnifica. Il film di Del Toro è un film che abbraccia i sensi, ho avuto freddo nelle parti del polo e mi sono scaldato nelle scene affianco al fuoco. Un film con un cast molto funzionale dove svettano Jacob Elordi il quale riesce a infondere umanità, dignità e speranza alla creatura nonostante la sua bellezza e una Mia Goth che ovunque la metti funziona.
Un'epopea che ha saputo davvero emozionarmi, senza lesinare le scene violente o le carneficine ma smuovendo stati d'animo a seconda dei cambiamenti e della narrazione che pensate un pò è proprio quello che il cinema dovrebbe saper fare


One battle after another


Titolo: One battle after another
Regia: Paul Thomas Anderson
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Bob Ferguson, rivoluzionario in pensione, ha esploso tutti i suoi colpi nella giovinezza, sognando un mondo migliore al confine tra Messico e USA. Appeso al chiodo l'artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall'ombra riemerge un vecchio nemico, il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Ma Bob e Willa sono un ostacolo alla sua ambizione. Lockjaw rapisce Willa e Bob riprende il fucile.
 
Quasi tutti quelli che sento dicono che Paul Thomas Anderson è il miglior regista in circolazione. Posso dire che è un regista che non ha mai sbagliato un film questo sì ma dal canto mio non è il mio regista preferito. I suoi film sono tutti straordinari ma nessuno mi è mai davvero entrato dentro.
Questione del tutto personale. Questa sua ultima opera ci è andata come per molte altre davvero vicino ma alla fine qualcosa è uscito dalla strada prendendo una deviazione che non è arrivata alla meta. Un'opera oserei dire colossale e ambiziosa, che sposta luoghi, ragionamenti, politica perchè è un finto film politico, anarchico, sperimentale, ambizioso ma anche auto ironico e infine una mazzata ai poteri forti se così possiamo chiamarli raffigurati come un piccolo manipolo di uomini bianchi ormai sul viale del tramonto che non sanno più bene nemmeno cosa dirsi.
Questa battaglia dopo l'altra è un film assurdo che narra le gesta di personaggi assurdi che fanno cose per dare un senso a qualcosa che proprio per loro un senso non l'ha mai avuto. L'ideale politico qui viene mistificato e beffeggiato con la scena della chiamata e del nome in codice che è la chiave di volta del film come a dire che ancora c'è gente che insegue un costrutto di idee o un sistema simbolico organizzatore di senso quando non esiste più o forse non è mai esistito.
A questo punto l'unico sano di mente sembra essere Benicio Del Toro e la sua filosofia del sensei Sergio.

Mobland-Season 1


Titolo: Mobland-Season 1
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2025
Paese: Gran Bretagna
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 4/5

Londra. Due famiglie criminali si spartiscono la città come imperi feudali: gli Harrigan, dediti al traffico di armi e radicati in un'estetica aristocratica della violenza, e gli Stevenson, padroni del mercato degli oppiacei sintetici. La tregua che tiene insieme questi mondi collassa in una notte soltanto, quando Eddie Harrigan, nipote viziato del boss, accoltella un ragazzo durante una serata di eccessi. Si tratta del figlio del rivale Richie Stevenson, e la sua scomparsa rischia di far esplodere una guerra mai davvero conclusa. Figura centrale sarà Harry Da Souza, fixer della famiglia Harrigan: un uomo esterno per sangue ma interno per funzione, incaricato di gestire testimoni, trattative, rappresaglie e vendette incrociate, mentre attorno a lui tutto si disfa - la sua famiglia, la sua etica, il fragile equilibrio che tiene in piedi l'impero
 
Ques'anno Tom Hardy uno degli outsider indiscussi del cinema cazzuto ha saputo regalarci questa mini serie davvero interessante e divertente e il capolavoro HAVOC.
Tenacia, carisma, muscoli, faccia da duro, spavaldo e in grado di gestire tutte le situazioni nonchè crearle e intesserle in un quadro d'insieme che vede gang, famiglie criminali, revenge e bisogno di fare mattanza e molto altro ancora. In dieci episodi succede tutto e di tutto. Vediamo la crudeltà pura della criminalità (il corpo del figlio di Richie) la conduzione della famiglia in modo violento e viscerale di Conrad Harrigan, un'immenso Pierce Brosnan, assieme alla sua musa la figura più diabolica della famiglia che trama da dietro le quinte una strepitosa Helen Mirren che assieme a Conrad raggiungono l'apice per quanto concerne due personaggi indimenticabili, deliziosi che danno dimostrazione di cosa sia veramente il talento attoriale. Mobland in fondo parla di sottobosco criminale con tutti gli annessi e connessi, con le sue regole e la sua ritualità in fondo torna a ragionare sulle distanze e le sovrapposizioni tra la famiglia naturale e quella criminale e quanto certi equilibri possano o debbano essere spostati distruggendo in un attimo i suoi componenti.

Dangerous animals


Titolo: Dangerous animals
Regia: Sean Byrne
Anno: 2025
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Australia. Zephyr è una surfista che, spirito libero, viaggia assolutamente da sola alla ricerca delle onde migliori. Fa casualmente conoscenza con Moses, che ha bisogno dei cavi appositi per mettere in moto la propria auto. Scocca una scintilla, ma dopo una notte appassionata, lo spirito libero di Zephyr prevale e lei sgattaiola via da sola verso la prossima spiaggia. In un parcheggio, però, si imbatte in Tucker, che ha una barca con cui conduce i turisti in mare a vedere gli squali, ma è soprattutto un feroce serial killer che ama filmare belle ragazze divorate dai pescecani. Zephyr viene catturata e portata in alto mare verso un destino avverso che deve cercare di scongiurare
 
Alla fine il concetto è sempre lo stesso. L'uomo fa più paura di ogni squalo o altro essere della terra. La sua natura lo dimostra. In questo caso uno psicopatico che si è scelto quello che lui definirebbe un hobby molto divertente, che gli permette di fare quello che più gli piace e gli porta anche in tasca dei bei quattrini.L'idea di ibridare il popolato sottogenere dei film sugli squali con quello ancor più popolato dei film sui serial killer è interessante e relativamente originale. Zephyr è l'anomalia che Tucker non si aspetta. La final girl che a differenza delle precedenti donne uccise ci tiene a far capire che venderà cara la pelle nonostante tra i due anche a livello fisico ci sia uno squilibrio notevole. Il ritmo della pellicola è invidiabile, funziona su quasi tutti i percorsi che decide di intraprendere e attraversare e Jai Courtney aveva già dimostrato di essere un buon attore ma senza avere il peso del film sulle sue spalle e qui il lavoro è intenso dando una caratterizzazione anche per certi versi originale nel mostrare gli squilibri di un essere solitario che preferisce la compagnia degli squali a quella degli esseri umani

Love death and robots-Season 4


Titolo: Love death and robots-Season 4
Regia: AA,VV
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Diciamo che questa quarta stagione è stata molto criticata dai fan. Mantenere un livello eccelso come le prime stagioni non era facile ma io questa quarta stagione la promuovo se non a pieni voti con un giudizio alto perlomeno per il fatto di avere sempre intenti importanti e di provare a sperimentare nuovi mezzi e strumenti mettendosi in gioco e in discussione. Abbiamo tanti gatti, tanta filosofia, scifi, azione, animazione e concetti profondi e mai banali

CAN'T STOP. Pur avendo adorato i RHCP mi sembra davvero esagerato dedicar loro il primo episodio con una tecnica d'animazione spettacolare ma in fondo una specie di esercizio di stile per dare ancora più spettacolarità e pubblicità alla band in questo primo corto diretto da David Fincher con la tecnica Supermarionation
MINI INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO. Come nelle stagioni precedenti gli alieni provano a fare un primo grande passo verso gli umani con esiti tutt'altro che favorevoli
GOLGOTA diretto da Tim Miller e scritto da Joe Abercrombie: un racconto affascinante e ambiguo, che costringe lo spettatore a interrogarsi sulle dinamiche tra fede, alieni e fanatismo, e regala una delle poche esperienze davvero coinvolgenti del volume. Sullo sfondo della riflessione sullo specismo e sulla propensione umana a sterminare le altre creature senza troppi pensieri
ALTRA COSA GRANDE diretto da Patrick Osborne (già autore dei celebri “Three Robots”), che torna con una storia che è di fatto un possibile prequel della amatissima saga dei robot turisti sulle tracce dell’antica civiltà umana, ormai distrutta. Qua assistiamo, forse, alla genesi del disastro, quando un gatto insofferente, ambizioso, sarcastico e sprezzante (e a cui non per caso dà voce in originale il grande John Oliver) trasforma un robottino domestico in un agente dell’affrancamento dagli umani…
SPIDER ROSE ambientata nello stesso universo della “Swarm” di stagione 3, tratta anch’essa da un racconto di Bruce Sterling: e che però non raggiunge l’armoniosa profondità dell’episodio del 2022. In un altro anno “Close Encounters of the Mini Kind”, simpatico esercizio di stile nel filone miniaturizzato di “Night of the Mini Dead”

Monkey (2025)


Titolo: Monkey (2025)
Regia: Oz Perkins
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

In soffitta c'è una scimmietta giocattolo un po' misteriosa. Apparteneva al papà dei gemelli Hal e Bill che, da bambini, la ritrovano e ne azionano il meccanismo ruotando la chiave nella schiena. È l'inizio di una serie di morti orribili che distrugge la loro famiglia. Passano 25 anni e il giocattolo maledetto riappare. Ecco una nuova scia di sangue che costringe i due fratelli, ormai separati, a fare i conti con il loro oscuro passato.
 
Oz Perkins è un altro dei registi moderni horror tra i più talentuosi in giro. Finora ho apprezzato e adorato ogni sua opera e anche questo Monkey per quanto esca completamente dai binari a cui l'autore ci ha abituati è davvero una piccola chicca.
Partiamo subito dal fatto che Oz Perkins è diabolico. Nei suoi film non si ride e si sorride mai, non avvengono jump scared, i corpi non esplodono e non ci sono scene trash.
C'è il grottesco, il macabro, la ritualità, il folklore. Per questo Monkey è completamente un'altra cosa, un'opera dove sicuramente Oz si è divertito come pochi. Ricordiamoci che è l'adattamento di un celebre racconto di Stephen King, prodotto da James Wan. Un film quasi chiamato a comporre non suo per quanto concerne la sua politica d'autore. Monkey probabilmente in mano ad un altro candidato non avrebbe dato questo risultato che mi ha fatto ridere e crea alcuni siparietti davvero crudeli da commedia horror splatter fatta su misura.

Predator-Killer dei Killer


Titolo: Predator-Killer dei Killer
Regia: Dan Trachtenberg
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Questa antologia animata originale narra di tre dei guerrieri più feroci della storia umana: una guerriera vichinga che guida il giovane figlio in una sanguinosa missione di vendetta, un ninja del Giappone feudale che si ribella al fratello samurai in una brutale lotta per la successione, e un pilota della Seconda Guerra Mondiale che si alza in volo per indagare su una minaccia misteriosa che incombe sulla causa degli Alleati.
 
Alcuni scrittori, registi e amanti del genere sanno davvero cosa il pubblico vuole. I mostri.
Perchè sempre di loro vogliamo sentir parlare e vedere sullo schermo. Trachtenberg è come Re Mida e quello che tocca diventa oro. Nell'action, nella scifi, nel fantasy, nell'horror, nella distopia.
E qui ci regala uno spaccato che mena come i fabbri, pieno di azione, mai scontato, restituisce ai nostri vilain il loro potere e la loro incomparabile forza ma ci mostra anche alcuni eroei protagonisti della loro cultura e del mito che in fondo rappresentano. Scandito in tre archi narrativi con un'arena finale dagli scontri epici e che volevamo tutti per il nostro grande godimento che è il mix perfetto di un'animazione molto ben delineata, con personaggi caratterizzati a dovere e una storia che nessuno vorrebbe finisse mai

Predator Badlands


Titolo: Predator Badlands
Regia: Dan Trachtenberg
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Considerato ancora troppo giovane e debole dal fratello maggiore, Dek è uno Yautja che vuole disperatamente dimostrare il proprio valore e guadagnare il "mantello", ossia il sistema di invisibilità che fa della sua specie una delle più pericolose della galassia. Quando suo padre chiede la sua testa e suo fratello maggiore si oppone, il genitore decide che il fratello è a sua volta troppo debole per il clan e lo sfida in un duello mortale. Dek viene intrappolato nella nave del fratello, e il velivolo parte per "il pianeta più pericoloso dell'universo" dove si trova il mitico Kalisk, una creatura dotata di straordinarie capacità rigenerative che nessun Yautja è mai riuscito a uccidere. Su questo mondo ricchissimo di insidie, Dek troverà due inattesi alleati: una piccola creatura simile a un primate ma con un duro guscio sulla schiena; e un'androide rimasta senza gambe, incapace di camminare ma ricca di informazioni sul mondo in cui si trovano.
 
Le chiavi diverse non sempre sono sinonimo di riuscita. L'impronta della Disney in questo universo di xenomorfi e yautja si sta vedendo e consolidando. Il risultato è buono ma allarga di molto il target del pubblico per un'operazione squisitamente commerciale senza però far sfigurare alcuni tra i nostri alieni preferiti. Gli yautja non amano lavorare in gruppo e non sono soliti affiancarsi da un gruppo di loser. Eppure è quello che succede.
Però il film funziona, l'azione è travolgente, creature, mostri, sintetici, la Weyland Yutani, la Madre e molti altri aspetti funzionali alla storia, ai clan dei Predator e a quell'incontro finale che strizza l'occhio al precedente film del regista PREDATOR KILLER DEI KILLER dove si spera che il nostro Dek riesca a conquistare il dono dell'invisibilità (che sia quella pallina che toglie al defunto padre e che immette nel circuito al braccio). Un film d'avventura che esplora Genna il pianeta più pericoloso della galassia dove faremo la scoperta di alcune specie deliziose e di un finale roboante anche se incredibilmente scontato con una citazione ad ALIENS

Primitive War


Titolo: Primitive War
Regia: Luke Sparke
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel 1968 durante la guerra in Vietnam, viene inviata la Squadra Avvoltoi, unità d’élite di ricognizione in missione per indagare sulla misteriosa scomparsa di un intero plotone di Berretti Verdi. Nella giungla fitta e silenziosa, una valle isolata ha inghiottito uomini senza lasciare nessuna traccia.
Ciò che trovano non ha nulla a che fare con la guerra che conoscono. Mentre la nebbia si infittisce e la tensione cresce, qualcosa si muove tra gli alberi, qualcosa di antico e con un istinto predatorio. I soldati non sono soli. Il loro è un viaggio nell’ignoto, dove il terrore si confonde con la giungla e la sopravvivenza non è garantita...
 
Questo Primitive War è stato millantato sul web come se fosse una specie di instant cult o piccolo capolavoro di genere. In realtà è un b movie anche abbastanza trash che fa il verso a tante cose, non riesce mai a dare l'idea se si stia prendendo sul serio oppure no e alla fine mischia esperimenti da laboratorio con tutta una teoria complottista in chiave guerra fredda yankee vs bolscevichi.
E' pure molto lungo, troppo per questo genere di film e si vede dal momento che in più parti annoia a morte quando non assistiamo a sparatorie fracassone e dei dinosauri che non saprei come definire vista la scarsa qualità della cg alcuni mi hanno ricordato il T-Rex di Toy Story.

M3gan 2.0


Titolo: M3gan 2.0
Regia: Gerard Johnstone
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sono passati due anni dai tragici eventi quando si era scatenata la furia omicida della bambola M3gan prima di essere distrutta. Ora la sua tecnologia viene rubata da una potente azienda, l'Unità Innovazione della Difesa, per creare un'altra bambola ancora più letale, Amelia, che entra subito in azione nel corso di un'operazione sul confine turco-iraniano per liberare uno scienziato che è stato rapito ma poi la situazione va completamente fuori controllo. Ben presto diventa un pericolo numero uno perché è sempre meno disposta a seguire gli ordini degli umani.
Per fermarla deve tornare in azione Gemma, che nel frattempo è diventata una figura di spicco nella regolamentazione dell'intelligenza artificiale. La donna, che ha un rapporto conflittuale con sua nipote Cady che è intanto cresciuta e tende a disobbedirle spesso, riporta così in vita M3gan, con delle modifiche per renderla più veloce. Viene poi sottoposta a un ferreo addestramento per cercare così di fronteggiare e sconfiggere Amelia.
 
Avevo desritto il primo MEGAN come CHUCKY 2.0 e poi manco a farlo apposta esce il sequel che si chiama proprio M3gan 2.0. Alla fine sempre di upgrade si parla. Qui più sul taglio fantascientifico, le Ai, tanta carne al fuoco per una storia che ho trovato riuscire ad essere più complessa del primo capitolo per alcuni effetti più casalingo mentre qui abbiamo una galleria di personaggi più ampia e anche i plot twist narrativi richiedono più sforzo per una storia desiamente più complessa. Diventa più esplicita la riflessione sulla dipendenza e i pericoli dell'intelligenza artificiale, diventa più articolata la denuncia per alcuni sistemi che non sembriamo ancora di grado di controllare diventando così esplicita così la sua natura più politica che si nasconde dietro il genere e sottolinea come la tecnologia, sfruttata per scopi militari, può sfuggire totalmente al controllo. La resa dei conti finale sembra uscita dai recenti TRON o ALITA dimostrando come il risultato possa stupire e allo stesso tempo risultare molto più violento del previsto anche se con troppa cg. Dall'altra però la leziosità di renderlo così patinato e hi-tech talvolta rovina e stona dove l'esercizio di stile e l'eleganza avrebbero dovuto lasciare il posto a più brutalità e sporcizia visiva

Lost Bus


Titolo: Lost Bus
Regia: Paul Greengrass
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una corsa ad alta tensione attraverso uno degli incendi boschivi più letali nella storia degli Stati Uniti. Uno sbandato autista di scuola bus e un'insegnante devota lottano per salvare 22 bambini intrappolati in un inferno di fiamme.
 
Era da qualche annetto che non compariva in scena un disaster-movie come si deve.
Credo che alcuni registi sognino la notte di poter fare un film con Matthew McConaughey che guida piangendo. Da quando successe con Nolan praticamente diventò un meme e scoprimmo le doti di Matthew come piangina. Detto ciò rimane il grande attore che è, sia quando piange che quando si vede schiantata la vita a lavoro dalla sua capa, in famiglia, nelle relazioni sociali.
Allora l'unica cosa che gli rimane è salvare la vita di un gruppo di bambini in un inferno di fuoco e fiamme dove ad un certo punto compaiono degli sciacalli che vorrebbero impossessarsi del mezzo. Greengrass è un veterano avendo avuto a che fare un pò con tutto prediligendo l'azione e lo spionaggio e i drammoni tratti da storie vere come questa. Per fortuna nel rapporto tra Kevin e Mary c'è così tanta paura da parte di entrambi che il film non deraglia mai in una storia love story, alla fine Kevin non viene nemmeno innalzato come l'eroe che di fatto ha compiuto un miracolo e si rifugia andandosene via e aspettando in sordina l'abbraccio del figlio