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domenica 20 dicembre 2015

Evolution

Titolo: Evolution
Regia: Lucile Hadzihalilovic
Anno: 2015
Paese: Francia
Festival: TFF 33°
Giudizio: 4/5

In una remota isola abitata esclusivamente da giovani donne e bambini maschi di circa 10 anni, il piccolo Nicolas e gli altri ragazzi sono sottoposti regolarmente a misteriosi trattamenti medici in un ospedale che si affaccia sull’oceano, mentre strani rituali notturni coinvolgono le madri e il mare.

Tra Lovecraft e l'Isola del dottor Moreau, bisogna ammettere che la compagna di Gaspar Noè ha saputo portare a "galla" un'opera con svariati rimandi, una storia interessante e con diversi piani di significato. Evolution è un viaggio sensoriale come lo ha definito Lucile, con un'atmosfera ansiogena che cerca di esplorare un territorio sconosciuto e una location incredibile come l'isola di Lazarote.
La vicenda di Evolution tratta di donne e bambini.
Questi ultimi sono vittime e cavie per esperimenti, in un crescendo che amplifica il grottesco rimanendo inquietante e misterioso. E inserendo elementi e alcune scene davvero amabili quanto sgradevoli per chiunque soffra a doversi confrontare con una certa anatomia.
Sono pochi i dialoghi del film, i personaggi agiscono e il protagonista perlustra prima nel mare facendo un enorme scoperta, e poi aggirandosi nell'"ospedale" in cerca di spiegazioni e soluzioni nella sua indagine personale.
Da dove vengono e che fine fanno oppure a cosa servono i bambini contando che gli adulti maschi non ci sono?
E perchè un manipolo di donne, una setta o una comunità, decidono di condurre una sorta di rituale infinito nel percorso di crescita dei loro "figli".
Donne come portatrici di vita in uno scenario in cui al tempo stesso anche l'oceano accoglie e allo stesso tempo diventa tenebroso nascondendo drammi e trasformazioni.
Gli unici aspetti minori sono negli intenti e a volte nella dilatazione dei tempi.
Volendo qualcuno potrebbe criticare anche il finale aperto che invece ho gradito particolarmente.
Evolution è un body horror, un film di fantascienza e una fiaba nera con rimandi a divinità primordiali di cui sono ricche le tradizioni antiche o a miti come quello di Ermafrodito.
Oltre alla direzione ottima degli attori, ad un regia minimale, è l'aspetto tecnico che colpisce oltre l'eccellente lavoro di sound desing di Fabiola Ordoyo, senza contare la fotografia davvero intensa e suggestiva.