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giovedì 13 settembre 2018

As boas maneiras


Titolo: As boas maneiras
Regia: Marco Dutra E Juliana Rojas
Anno: 2017
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5

Clara, infermiera dalla periferia di São Paulo, viene assunta dalla misteriosa e ricca Ana come bambinaia, ancor prima che nasca il suo bambino. Presto le due donne sviluppano un forte legame, ma una notte fatale cambia i loro piani

In Brasile esiste una tradizione di storie legate alla licantropia, che di villaggio in villaggio si tramandano e si trasformano (come gli zombi ad Haiti).
Ma che bella sorpresa questo dramma con venature horror sui licantropi.
Il duo del collettivo "Film to caixote" hanno avuto sicuramente tanta voglia e tanto coraggio per scoperchiare una bella metafora politica attraverso un film di genere.
Dramma, horror, musical e in parte fantasy. Con una netta divisione in tre atti che ne sancisce una narrazione mai banale, ma anzi continuamente supportata da una costruzione e alcuni colpi di scena e passaggi di testimone molto colti e funzionali. As boas maneiras passa da un primo atto più intimista ed erotico agli ultimi due decisamente più ritmati e violenti per finire con un'esplosione di avvenimenti che riescono ad essere essenziali nella loro descrizione di un fenomeno tutt'altro che conosciuto.
I registi riescono a trattare l'eroticità in maniera intimista, affascinante, tenera con diverse scene saffiche davvero semplici e molto dolci, presentando due protagoniste assolute che riescono nella loro diversità e situazione economica, ha convolare in una storia d'amore che vive di contrasti e di spaccature legate al misterioso passato di Ana.
Il merito essenziale della pellicola è quello di scardinare i generi cambiando registro narrativo di atto in atto, con un crescendo nell'ultimo e un climax finale esplosivo che riesce a mantenere una grande coerenza narrativa alternando stupore paura e pathos
Un film profondamente politico e in alcune scene volutamente sanguinolento senza mai eccedere nel gratuito. Per alcuni versi potrebbe essere ricondotto ad una sorta di Rosemary's Baby ambientato a San Paolo con pochissime scene in esterno e un'ottimo impianto tecnico con dei dialoghi che riescono a non essere mai banali ma invece profondamente incisivi.