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sabato 22 novembre 2025

Dangerous animals


Titolo: Dangerous animals
Regia: Sean Byrne
Anno: 2025
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Australia. Zephyr è una surfista che, spirito libero, viaggia assolutamente da sola alla ricerca delle onde migliori. Fa casualmente conoscenza con Moses, che ha bisogno dei cavi appositi per mettere in moto la propria auto. Scocca una scintilla, ma dopo una notte appassionata, lo spirito libero di Zephyr prevale e lei sgattaiola via da sola verso la prossima spiaggia. In un parcheggio, però, si imbatte in Tucker, che ha una barca con cui conduce i turisti in mare a vedere gli squali, ma è soprattutto un feroce serial killer che ama filmare belle ragazze divorate dai pescecani. Zephyr viene catturata e portata in alto mare verso un destino avverso che deve cercare di scongiurare
 
Alla fine il concetto è sempre lo stesso. L'uomo fa più paura di ogni squalo o altro essere della terra. La sua natura lo dimostra. In questo caso uno psicopatico che si è scelto quello che lui definirebbe un hobby molto divertente, che gli permette di fare quello che più gli piace e gli porta anche in tasca dei bei quattrini.L'idea di ibridare il popolato sottogenere dei film sugli squali con quello ancor più popolato dei film sui serial killer è interessante e relativamente originale. Zephyr è l'anomalia che Tucker non si aspetta. La final girl che a differenza delle precedenti donne uccise ci tiene a far capire che venderà cara la pelle nonostante tra i due anche a livello fisico ci sia uno squilibrio notevole. Il ritmo della pellicola è invidiabile, funziona su quasi tutti i percorsi che decide di intraprendere e attraversare e Jai Courtney aveva già dimostrato di essere un buon attore ma senza avere il peso del film sulle sue spalle e qui il lavoro è intenso dando una caratterizzazione anche per certi versi originale nel mostrare gli squilibri di un essere solitario che preferisce la compagnia degli squali a quella degli esseri umani

domenica 26 ottobre 2025

Bring her back


Titolo: Bring her back
Regia: Danny Philippou, Michael Philippou
Anno: 2025
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Dopo la scomparsa del padre, trovato morto sotto la doccia, Andy vorrebbe l'affidamento della sorella Piper, ipovedente, a cui è molto legato. Però gli mancano tre mesi ai diciotto anni e perciò Andy ottiene per il momento solo di non essere separato dalla sorella e di essere anche lui affidato provvisoriamente a Laura, una ex assistente sociale che ha perso la figlia dodicenne Cathy, annegata. Laura li accoglie con notevole cordialità.
Nella sua casa, grande e isolata, c'è anche Oliver, un altro ragazzino affidato a lei che non parla in seguito a un trauma. Ancora turbato dai postumi del rapporto problematico che aveva col padre, Andy cerca di mostrarsi affidabile per non compromettere le possibilità dell'affidamento della sorella, ma la vita a casa di Laura si mostra subito ricca di mistero e di inquietudine. Laura, infatti, sembra seguire un suo piano diretto a qualcosa di oscuro e tenebroso.
 
Il problema dell'horror o di alcuni film di genere in generale è quando vengono osannati a prescindere. Capita soprattutto in questo genere quando possono esserci alcune annate sfortunate. Ora senza stare a elencare tutti gli horror visti del 2025 questo è di sicuro tra i più interessanti. Perchè è un horror sul sociale, pieno di scene d'effetto, di due giovani registi australiani che ci credono, hanno talento e voglia di mettersi in gioco e hanno dimostrato di saperci fare con TALK TO ME e poi riescono a far paura senza giocare con jump scared ma incontrando le fragilità e le debolezze dello spettatore. Perchè qui c'è tanta carne al fuoco. Genitori disfunzionali, dramma familiare, magia nera, tutto in una discesa disturbante nella follia del lutto e nella sete di resurrezione, guidata da un rituale oscuro, ambiguo e brutale. Un horror soprannaturale che parla di possessioni, misteriose videocassette in lingua russa che mostrano rituali e gente che sembra tornare in vita in stati quasi mostruosi. Il film è costellato da immagini disturbanti: denti spezzati, corpi gonfi, autolesionismo estremo, bambini traumatizzati. Ma più ancora della violenza visiva, colpisce la rappresentazione dell’alienazione emotiva: Andy tenta disperatamente di proteggere Piper, ma viene discreditato, isolato, ucciso. Piper invece, nonostante la cecità, riesce a vedere la verità più degli adulti che la circondano.

lunedì 24 marzo 2025

Eastfield exorcism


Titolo: Eastfield exorcism
Regia: Nick Kozakis
Anno: 2023
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Lara è una donna tormentata, la cui anima è divisa tra scienza e fede. Viene spinta dal marito a farsi aiutare per liberarsi dal giogo di una congregazione di fanatici e una spietata esorcista cercherà di salvare la sua anima, anche a costo di far patire le torture dell'inferno a una donna innocente.
 
Ancora una volta si aderisce al filone delle possessioni parlando però e concentrandosi sullo scontro tra scienza e religione, tra giustizia e fede. Nello specifico credo riportando ancora una volta la frase dei fatti realmente accaduti, abbiamo queste sorte di crisi che apparentemente riportano ad una possessione contando le visioni o allucinazioni di Lara dove balla nuda nel giardino di casa con un demone che la invita ad una danza del fuoco in mezzo ad un bosco. Un prete particolarmente agguerrito che combatte gli esorcismi proprio dal punto di vista fisico e un'avvocatessa che vorrebbe salvare Lara in altre circostanze meno folkloristiche e avventate.
Il film di Kozakis ha tanti pregi e altrettanti difetti, esagerando quando deve sugli aspetti più banali e scontati ma cercando anche dalla sua di far ragionare sulla presa di posizione del marito di Lara, sull'assoluto silenzio di lei e di quello che non vorrebbe vedersi lasciare fare e soprattutto dalla confraternita che sembra obnubilata dal potere del leader religioso. Alla fine dopo un climax alquanto tragico ci penserà la giustizia

venerdì 28 febbraio 2025

Rippy


Titolo: Rippy
Regia: Ryan Coonan
Anno: 2024
Paese: Australia
Giudizio: 2/5

Un canguro assassino si aggira nell’Outback australiano seminando morti. Toccherà ad una sceriffa e ad un gruppo di improbabili persone mettersi alla caccia di questo mostro.

Un canguro posseduto che per alcuni esperimenti e liquidi immessi nelle acque diventa una super furia mezza zombie (perchè la perla trash è che è pure mezzo zombie). Il perchè si sia trasformato solo lui nella fauna non è dato saperlo ma uccide prevalentemente di notte, forse perchè di giorno dorme, appare dal nulla e non lesina nemmeno i bambini che vanno a correre di notte nell'outback australiano (il perchè non sarà mai chiaro essendo una delle cose più pericolose al mondo).
C'è una protagonista che rasenta il vuoto assoluto con un flash back della morte del padre più che imbarazzante, una storia d'amore tra anziani e Michael Biehn che fa quel che può provando a dare un minimo di attorialità in un film che rasenta l'imbarazzo recitativo e poi un finale in un pub dove a colpi di ascia si combatterà il canguro killer.

giovedì 30 gennaio 2025

Memoir of a Snail


Titolo: Memoir of a Snail
Regia: Adam Elliot
Anno: 2024
Paese: Australia
Giudizio: 5/5

Grace è una donna di mezza età che all’ombra di un grande albero si ritrova a percorrere a ritroso tutta la sua vita, tra memorie personali e racconti altrui. Orfana di madre dalla nascita, trascorre l’infanzia e la preadolescenza in totale povertà insieme a suo fratello gemello Gilbert, l’ancora di salvezza verso cui è sempre protesa, e suo padre, un ex performer di strada, alcolizzato, goloso di liquirizie e costretto su di una sedia a rotelle da un brutto incidente. Brutalmente separati e costretti a vivere lontani, Grace e Gilbert verranno affidati a due famiglie completamente diverse: una coppia di mezza età senza figli, amanti dell’ordine, rappresentanti di una società di semafori di giorno e scambisti di notte, per Grace; una coppia di contadini ultra bigotta, con cinque figli e un’ossessione liturgica verso le mele, per Gilbert. I due si ritroveranno a essere fratelli-amici di penna – elemento autobiografico che torna presente dopo essere stato perno narrativo in Mary and Max– sognando, un giorno, di ritornare a vivere insieme.
 
Il secondo lungometraggio di Elliot è uno dei migliori film del 2024. Un capolavoro dell'animazione. Un film solido, magnetico, un concentrato di mix di generi, un film sul sociale, sui rapporti umani, sui drammi esistenziali, sulla perdita, l'abbandono, la crescita, il sacrificio, la rinascita. E' un film che per forza di cose diventa commovente, pieno di significati, maturo. Riesce a sorprendere in goni passaggio, l'animazione è perfetta, i personaggi caratterizzati come non mai e non sembra esserci mai nulla di scontato. E' un film libero e anarchico dove la vita deve essere vissuta in maniera arbitraria e dove soprattutto gli anziani sembrano aver trovato the meaning of life provando a sussurrare i segreti ai più giovani. E' un film doloroso, a tratti tremendo e brutale come la parte di Gilbert con la new family composta di fanatici religiosi. E' un'opera così matura e così piena che fa sperare come ancora ad oggi la settima arte abbia così tanto da dire sapendo devastare emozioni e sentimenti in un turbinio senza fine.

mercoledì 3 luglio 2024

Sting


Titolo: Sting
Regia: Kiah Roache-Turner
Anno: 2024
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Dopo aver allevato in segreto un ragno dal talento inquietante, la dodicenne Charlotte deve affrontare la realtà del suo animale domestico e lottare per la sopravvivenza della sua famiglia, quando la creatura, un tempo affascinante, si trasforma rapidamente in un gigantesco mostro carnivoro.
 
Ragni alieni che arrivano da un altro universo e riescono a imitare e riprodurre qualsivoglia suono.
Sembrava apparentemente un b-movie per la produzione, la cg e tanti altri aspetti indie quando invece Sting riesce a fare molto meglio di tanti suoi fedeli compagni dei animal-horror in particolare gli spider-movie. E dalla sua ha un'amante del genere come Turner che aveva girato WYRMWOOD che ebbe tra l'altro un sequel nel 2021. L'approccio è favolistico Charlotte, trova si affezziona e nutre questo piccolo aracnide raccontandogli la sua vita e immortalandosi a cavallo proprio di esso vista la sua passione per il disegno con cui cerca di dare consigli al patrigno alle prese con un fumetto da provare a vendere. Ci sono dei buoni momenti gore e splatter, il ragno anche se il finale rimane come sempre aperto, agisce da solo e non in gruppo. Cresce, viene spostato da una teca all'altro e cominciano a cambiare i suoi bisogni e le vittime di cui ha bisogno di nutrirsi.
Sting riesce ad essere anche a modo suo ironico, basti pensare l'incipit, ma sa anche cogliere i drammi di una famiglia disfunzionale che cerca di mettercela tutta. Quando Sting attacca in casa i due genitori e prende il bambino si alza l'asticella del ritmo e soprattutto di alcune scene che fino a quel momento non mi aspettavo proprio di vedere rivelandosi funzionali

giovedì 16 maggio 2024

Late night with the devil


Titolo: Late night with the devil
Regia: Cairnes Brothers
Anno: 2023
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Una trasmissione televisiva in diretta nel 1977 va terribilmente storta, scatenando il male nei salotti della nazione
 
E' sicuramente una sorpresona il film dei fratelli Caines ma non è a mio avviso l'horror dell'anno. Infatti l'idea era quella di GHOSTWATCH dove la sera di sabato 31 ottobre 1992 il canale principale della BBC, la televisione pubblica britannica, trasmise un finto programma in diretta presentandolo come «un film insolito e a tratti inquietante per celebrare Halloween». Un’ampia parte del pubblico, quella che non aveva ascoltato o aveva ascoltato distrattamente quel messaggio introduttivo, prese il film per un vero programma in diretta di indagini sul paranormale. Ad accrescere la credibilità della trasmissione, che fu vista da circa 11 milioni di spettatori e spettatrici, contribuirono la reputazione della rete televisiva e la notorietà di un conduttore e di una presentatrice che recitavano nella parte di sé stessi.
In questo caso l'idea si accentra e concentra sul paranormale e in particolare la possessione per regalare quei pochi minuti di granguignolesco e horror dilaniante nel finale e invece puntare su una semina e raccolta molto interessante a partire dal personaggio dell'illusionista Carmichael Hunt e il suo voler trovare una spiegazione logica anche quando sembra non esserci (la scena in cui illude uno della troupe ad avere degli insetti al suo interno è una manna dal cielo). Ma così come la fantastica Lilly D'Abò che riesce a caratterizzare così bene il personaggio di questa bambina posseduta come non vedevo da tempo. E'un film che carica piano piano la molla per poi ovviamente delirare nel finale e regalare poche ma edienti scene ad effetto dove per la scenografia e altre scelte hanno addirittura usato l'AI.

mercoledì 18 ottobre 2023

Talk to me


Titolo: Talk to me
Regia: Philippou Brothers
Anno: 2022
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Un gruppo di amici apre per sbaglio un portale con il mondo degli spiriti mettendo così tutti in pericolo.

Talk to me visto al cinema, è quel film fatto dai registi che arrivano da youtube etc etc etc
Analizzato per quello che è il film secondo me è più che mediocre. Certo avercene di roba del genere che strizza l'occhio e immerge di nero le pupille di un pubblico teen. Ed è anche vero che di fronte ad un panorama come quello di quest'anno non così indimenticabile fa la differenza.
Parte anche molto bene, crea quell'atmosfera casalinga di questi giovani che non sanno più cosa inventarsi per divertimento. E badiamo bene, un divertimento come sempre portato all'estremo come a voler sfidare coraggio, volgarità, pudore e dignità. Così scopriamo quella che proprio tra le tante trovate sembra essere la meno originale. La paura di fatto arriva in pochissimi momenti, come la scena del cervo iniziale e le testate di Riley. Si poteva lavorare di più a livello antropologico sulla mano e soprattutto la parte finale prima del climax con lei che combatte contro suo padre non solo non funziona ma non si può proprio vedere.

sabato 30 settembre 2023

Talk to me


Titolo: Talk to me
Regia: Philippou Brothers
Anno: 2022
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Mia ha perso da poco la madre e ha un rapporto complicato con il padre. L'amica Jade e il fratellino di lei Riley hanno un rapporto di amicizia molto stretto con Mia e la ospitano a casa, come se facesse parte della famiglia. Intanto tra i coetanei di Mia e Jade si diffonde sempre più una serie di video che ritrae gli effetti di un gioco: una sorta di seduta spiritica, in cui il soggetto entra in contatto con gli spiriti dell'aldilà. Quando Hayley propone a Mia di sottoporsi alla sfida in questione e stringere la mano che apre un contatto con i non morti, la ragazza sorprendentemente accetta e vive un'esperienza sconvolgente.

Talk to me è l'horror del momento. Fin troppo teen per i miei gusti. I ragazzi che ormai non sanno più cosa inventarsi e come passare il tempo. Una generazione che presto scoprirà di essersi fottuta da sola. In questo come sempre i social o le app rivestono un ruolo chiave. E allora cosa può esserci di meglio che postare video di ragazzi impossessati anche se solo per novanta secondi da qualche defunto. Bisogna solo sperare che quel defunto non sia incazzato e voglia farla pagare a chi si diverte in questo sadico e discutibile gioco.
E' innegabile che il film abbia davvero dei buoni momenti piazzando qualche scena d'impatto colpendoti in mezzo alle costole e riuscendo a spostare qualche vertebra. Il guizzo c'è peccato che il film non mantenga le promesse o meglio scivoli verso fondali che per quanto mi riguarda non ho così apprezzato scegliendo un finale che farà discutere per quanto rimetta in gioco tutto il significato del film. Senza stare a fracassare i coglioni sul significato antropologico della mano, un elemento che doveva essere approfondito di più, il lavoro dei Philippou Brothers al loro esordio non è affatto male ma rimane uno dei tanti horror moderni interessanti ma che non riesce a inserire mai quella marcia tale da farlo decollare

giovedì 15 dicembre 2022

Stranger (2022)


Titolo: Stranger (2022)
Regia: Thomas M. Wright
Anno: 2022
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Henry Teague, silenzioso, barba lunga, sempre sul chi vive, fa presto amicizia con lo sconosciuto Mark, barbuto come lui, come lui di poche parole, e con un passato violento da dimenticare. È proprio questo che Mark propone a Henry: far parte di una potente organizzazione criminale che gli offre in cambio la possibilità di cancellare ogni traccia dei suoi crimini e di ricominciare da zero. Tra i due ha inizio perciò una simbiosi quotidiana, esasperata dalla solitudine vasta ed estrema della parte di Australia in cui si muovono. Quello che Henry non sa, però, è che Mark non è veramente chi dice di essere.
 
Stranger è un film davvero intenso e potente praticamente messo sulle spalle di due ottimi attori e facendo lavorare le nostre menti su quanto di peggio potrebbe succedere ma che non accade mai.
Un thriller psicologico davvero interessante e in grado di tenere incollato lo spettatore nel cercare ogni singolo spiraglio per trovare qualche prezioso indizio. Quando poi hai Sean Harris nel cast hai già centrato di fatto l'obbiettivo a meno che non gli fai trovare una sceneggiatura infruttuosa e un personaggio impossibile da caratterizzare. In questo caso invece dimostra ancora una volta di saper dare sfaccettature, toni e ombre ad un protagonista incredibile, di cui è quasi impossibile non provare una certa empatia pur venendo a galla di cosa realmente ha fatto.
L'unico dato che sembra assurdo ma non lo è trattandosi di una vicenda reale e tutta la costruzione per creare questa complicità e amicizia tra Henry e Mark, dove a volte, noi come l'antagonista, non riusciamo a capire cosa stia davvero succedendo. Quando alla fine scopriamo che è stata tutta una messa in scena per testimoniare uno degli omicidi più brutti degli ultimi anni si rimane con un certo disorientamento di fondo.

sabato 26 marzo 2022

Dry


Titolo: Dry
Regia: Robert Connolly
Anno: 2021
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Aaron torna a Kiewarra, nell'entroterra australiano. Ne era uscito da fuggiasco, scagionato dalla giustizia, ma accusato dalla comunità di essere coinvolto nel presunto suicidio della giovane Ellie. Vi fa ritorno da poliziotto famoso dopo che l'amico Luke ha ucciso moglie e figlio e si è suicidato. Ma la versione ufficiale dei fatti non convince Aaron che, su invito dei genitori di Luke, intende indagare sui fatti e forse seppellire i sospetti legati al proprio passato.

Dry unisce quelle atmosfere sempre interessanti australiane di quell'outback che seppur civilizzato, rimane sempre un sinonimo di qualche segreto taciuto, di qualche nefandezza che rischia di imprigionare la popolazione in un limbo cercando sempre di essere riscattata dall'arrivo di un forestiero che in questo caso è uno dei pilastri delle tragedie successe a Kiewarra. Il film parte da un evento di cronaca mica da ridere, di quelli irrisolti ormai digeriti dalla popolazione chi in un modo o nell'altro, brancolando nel buio e aspettando sempre di poter trovare un colpevole. Connolly ci mette del tempo a ingranare. Si prende tutto il dovuto per macinare gli ingranaggi delle storie e sotto storie presenti nel film, con uno stile impeccabile, inserendo una matassa di vicende e personaggi ben caratterizzati dove ognuno sembra essere portatore di un segreto o di una sofferenza personale e familiare. Al di là della vicenda che alterna presente e passato, il film ha la premura e l'infallibilità di tessere un finale davvero drammatico in grado di buttare tutte le teorie possibili formulate durante la narrazione per il peggiore degli scenari possibili. Eric Bana, da sempre un attore sottovalutato, ancora una volta dimostra con quegli occhi da animale sensibile di farsi portatore di tutta la sofferenza e i pregiudizi del film



martedì 28 dicembre 2021

Nitram


Titolo: Nitram
Regia: Justin Kurzel
Anno: 2021
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Nitram vive con sua madre e suo padre nella periferia dell'Australia a metà degli anni '90. Vive una vita di isolamento e frustrazione per non essere mai in grado di adattarsi. Questo finché non trova inaspettatamente un caro amico in un'ereditiera solitaria, Helen. Tuttavia, quando quella relazione incontra una fine tragica e la solitudine e la rabbia di Nitram crescono, inizia una lenta discesa che porta al disastro.
 
Kurzel è uno dei registi contemporanei più interessanti. Il suo cinema dimostra sempre un'assenza di limiti ma uno spirito libero e anarchico di raccontare ciò di cui sente bisogno (facendo un eccezione per l'osceno ASSASSIN'S CREED). Ha fatto poco ma quello che ha fatto gli è riuscito bene e soprattutto riesce a dare fastidio. True history of Kelly Gang e Snowtown Murders sono pellicole molto diverse e a loro modo complesse come quest'ultimo film, forse il più complesso in assoluto per intenti e struttura della storia oltre che caratterizzare un personaggio folle e intenso regalandolo ad una promessa del cinema come Caleb Landry Jones.
Di serial killer ne abbiamo conosciuti nel corso del cinema moltissimi. Sono stati ripresi e sondati in svariate formule dalle stragi alla lenta follia fino al punto di vista di terzi che gli hanno osservati come testimoni, ostaggi o ancora con il punto di vista degli ispettori di polizia.
Nitram però è un'altra cosa. Un film formidabile, inquietante quanto poetico e meraviglioso, il quale da molto spazio al giovane Caleb per trovare una catarsi con il personaggio, probabilmente il più interessante, romantico e spietato serial killer degli ultimi anni.
La sua infanzia difficile e di quando finì per la prima volta in televisione finendo al pronto soccorso per essersi sparato dei petardi addosso, all'inesorabile disagio psichico e la sua crescita in una famiglia disfunzionale dove una madre anaffettiva sembra altalenarsi con un padre troppo affettivo.
Un ritratto psicologico in una vita priva di affetti dove l'unico che troverà sarà complice di un altro tipo di disagio, come gli outsider che si attraggono l'uno con l'altro. Kurziel è abile nel mettere in scena la follia dell'essere umano, senza mai giudicare o assolvere o maturare intenzioni assolutorie o voglie di condanna. Non a caso il film termina nel momento decisivo prima del massacro di Port Arthur del '96


lunedì 9 agosto 2021

Black water abyss


Titolo: Black water abyss
Regia: Andrew Traucki
Anno: 2020
Paese: Australia
Giudizio: 2/5

Un gruppo di amici esplora un remoto sistema di grotte in Australia quando arriva una tempesta tropicale. Mentre restano intrappolati in profondità sotto la superficie dell'acqua, arriva minaccioso un grande coccodrillo assetato di sangue.
 
Black Water del 2007 era l'ennesimo film sui coccodrilli scialbo e noioso. Questo sequel riesce però a fare peggio. Quattro amici più la solita guida che nasconde al gruppo dell'arrivo di una tempesta, un segreto che si cela dietro una gravidanza appare invece come il colpo di scena maggiore del film (il tradimento amoroso in un triangolo che non ti aspetti..) e un coccodrillo nascosto in una profondità rocciosa che non si riesce a spiegare come abbia fatto a sopravvivere.
Il film di Traucki è un assurdo costante, un mettere alla prova la sensibilità e la pazienza dello spettatore dove di fatto non capita quasi mai nulla e dove il climax finale con quella sfida donne vs crocodile è davvero senza senso ed esageratamente tamarra e senza nessuna credibilità, cosa che almeno nei primi due atti seppur esasperato dalla noia il film riusciva almeno a risultare credibile. Seppur la location rimane suggestiva, anche le caratterizzazioni dei personaggi si stemperano velocemente dando la solita noiosa macchietta del dover sfidare la natura a costo della vita in un' atmosfera che non riesce mai ad essere claustrofobica come dovrebbe.

giovedì 17 dicembre 2020

Blood Vessel


Titolo: Blood Vessel
Regia: Justin Dix
Anno: 2019
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

L'avventura di un gruppo di sopravvissuti che, da una scialuppa di salvataggio, riesce ad abbordare un'imbarcazione tedesca abitata da vampiri assetatati di sangue.

Un survivor movie tutto ambientato all'interno di una nave nazista gigantesca e abbandonata.
Un manipolo di protagonisti tutti a condividere storie e destini diversi, arrivando ognuno da un paese straniero e nascondendo segreti e dolori tutti legati alla guerra. Tutto questo in un'ambientazione buia e lugubre, dove tutta l'azione è impostata in una notte e dove soprattutto nel terzo atto i colpi di scena si susseguiranno senza sosta portando a far morire praticamente ogni membro del gruppo.
Ormai i nazisti soprattutto nell'horror sono stati saccheggiati e brutalizzati in ogni loro anfratto.
In questo caso la magia nera e gli esperimenti nascosti portano il nostro sparuto branco a trovare quelle casse da morto con tutte quelle incisioni sopra che probabilmente nessuno sano di meno aprirebbe. La coppia di vampiri, soprattutto lui, ha un ottimo make up, lei risalta meno, così come la loro figlia (la bestia addescatrice che si muove per la nave in cerca di sopravvissuti) e la parte dello scontro è rapida e nemmeno così splatter come ci si poteva aspettare. Al di là di alcune ingenuità evidenti di scrittura, il film crea una buona atmosfera nei primi atti per poi esagerare soprattutto con i vampiri nel finale, con un ritmo e un montaggio che lasciano frastornati per come si è arrivi troppo in fretta ad un epilogo. Il climax finale però per chi non ama gli happy ending anche se non proprio originale sa il fatto suo e apre ad un'altra mattanza che mostra tutto l'orrore che può aver generato un conflitto mondiale e i retroscena del vampirismo.

domenica 11 ottobre 2020

Relic(2020)


Titolo: Relic(2020)
Regia: Natalie Erika James
Anno: 2020
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Quando Edna, la matriarca anziana e vedova della famiglia, scompare, sua figlia Kay e la nipote Sam si recano nella loro sperduta casa di famiglia per cercarla. Poco dopo il ritorno della donna, iniziano a percepire una presenza sinistra che perseguita la casa e prende il controllo di Edna.

Relic come spesso accade per la cinematografia australiana è abbastanza anomalo, un film che nel suo seguire pedestremente alcuni sottogeneri, riesce a smarcarsi da quanto visto finora per diventare un'importante riflessione sociale sulla vecchiaia. Ancora una volta la scrittura si impone fin dal primo minuto per portare risultati mai scontati con alcuni tasselli importanti concernenti la crescita impressionante di un'autorialità horror al femminile in grado di regalare numerose sorprese.
In questo caso riuscendo a rimanere per quasi tutto il tempo all'interno di una casa e di mettere in scena un'ambiguità legata al soprannaturale e ai comportamenti della nonna che rendono il film molto più realistico di quanto sembra. Senza contare alcuni stravolgimenti importanti a livello di struttura narrativa, il film si impegna in alcuni cambi di traiettoria funzionali traghettando sempre l'atmosfera macabra in un sotto testo realistico che riesce spesso e volentieri a imprimersi ancora meglio di presenze, mostri o fantasmi giocando e creando labirinti da cui si rischia di rimanere intrappolati in quello che possiamo definire un haunted house movie.
Verso il finale Relic regala tanto, svuotando tutto quel rancore accresciuto nei primi due atti portando a casa un climax minimale e spontaneo riuscendo a tradurre con poche immagini come la paura e l'affetto possano andare a braccetto. Un film emotivamente molto coinvolgente, personale, un dramma famigliare con tinture horror ma che non lesina dall'avere intenti precisi che portano soprattutto ad un atto d'amore diramato sotto tanti e controversi punti di vista.

Black Water


Titolo: Black Water
Regia: David Nerlich, Andrew Traucki
Anno: 2007
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Grace, insieme al suo ragazzo Adam e a sua sorella minore Lee, decide di fare un giro turistico dell'Australia del Nord, una zona ricca di paludi di mangrovie. I tre passano il tempo fra parchi dove si possono ammirare i feroci coccodrilli della zona e un giorno si avventurano per tour dei corsi d'acqua a bordo di una piccola barca, con una guida locale. Arrivati in un tratto di palude molto tranquillo e al riparo dalla corrente del fiume, i quattro si preparano a passare qualche ora a pescare quando un enorme coccodrillo rovescia l'imbarcazione, divorando la guida. I tre, rifugiatisi su una mangrovia, dovranno giocare una mortale partita contro il mostro, che sembra mosso da una intelligenza diabolica...

A differenza del filone sugli shark movie, i coccodrilli purtroppo non hanno avuto lo stesso successo o la stessa fortuna. Difficile comprenderne le ragioni in termini di messa in scena e non di intenzioni. Black Water è da molti ritenuto uno dei caposaldi del sotto genere, come poteva esserlo LAKE PLACID, il primo di una saga di ben cinque capitoli senza contare LAKE PLACID VS ANACONDA.
Black Water dalla sua mantiene una buona atmosfera. Poche premesse, tre attori e un coccodrillo, anzi una testa di coccodrillo che vediamo pochissimo come la tradizione della suspance impone.
Per metà film vediamo le due sorelle sopra un albero che cercano di capire cosa fare coscienti di un pericolo che non sanno come affrontare come capitava per la coppia in OPEN WATER.
I due registi amanti degli effetti speciali portano a casa un film a costo zero incassando molto. Sfruttano tante ingenuità di trama e una narrazione praticamente inesistente per lasciare tutto sulle spalle delle due sorelle in una sorta di dramma interiore e disperazione che accresce fino ad esplodere con la morte del marito di Grace. Purtroppo il film non va oltre quello che ho detto, annoiando in diversi momenti dove il ritmo è sbilanciato e la camminata tra un ramo e l'altro palesa una difficoltà mortale a riuscire ad andare oltre.

sabato 16 maggio 2020

True history of Kelly Gang


Titolo: True history of Kelly Gang
Regia: Justin Kurzel
Anno: 2019
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Australia, 1867. Ned Kelly è un bambino nel mezzo del nulla dove la madre vende il suo corpo per denaro e il padre sta a guardare. È un'infanzia brutale la sua, spesa su una terra arida e venduta a un bandito ubriacone che ha deciso di farne un uomo. Rientrato cresciuto (e vissuto) in seno alla famiglia qualche anno dopo, Ned deve decidere che tipo d'uomo vuole diventare. Provocato da un poliziotto pappone e da una madre che ama visceralmente, il ragazzo sposa la 'causa irlandese' contro il nemico inglese

Kurzel è un regista che ho sempre tenuto d'occhio. Il suo esordio Snowtown Murders era un pugno allo stomaco fortissimo sui rapporti sociali e famiglie disfunzionali. Un dramma sociale che sfociava nell'horror per parlare di un serial killer. Il suo penultimo film è stato ASSASSIN'S CREED (che proprio non sono riuscito a vederlo).
E poi arriva questo True History of the Kelly Gang, il suo top, la sua opera migliore, matura, energica, drammatica e grottesca. Un film complesso maturo, viscerale che non si limita a inquadrare le gesta di Edward Ned Kelly, ma riesce ad espandere fino ad arrivare a coglierne tutte le "maestranze" dal tessuto sociale, l'umanità corrotta folle e perversa, l'ambiente, le difficoltà, una terra dominata da estranei tra aborigeni e coloni, le classi sociali che rivendicano diritti mai esistiti. Insomma esamina molto di più di quanto ci si poteva aspettare, lasciando la gang di Kelly solo per l'ultima mezz'ora.
Il protagonista è pluri stratificato risultando a tratti consapevole e non, messo in mezzo ad un intricata ragnatela tra forze dell'esercito, nuclei familiari, e tanto altro ancora passando da un estremo all'altro nel suo essere contraddittorio, folle e radicale e non sapendo mai fino ad un punto cruciale da che lato schierarsi e come far rispettare il suo ideale di giustizia.
In un'epopea matriarcale dove la figura più disfunzionale risulta proprio il punto di forza è la vera debolezza di Ned ovvero sua madre, Kurzel stilizza e sporca allo stesso tempo un western estremo e allucinato dove il dramma nell'atto finale diventerà tragedia pura, una lotta contro i mulini a vento di un manipolo di disperati che trovano rifugio e desolazione nella foresta di "Sherwood" prima di fare i conti con un male che semplicemente non possono contrastare.
Il cast merita una menzione speciale perchè chiama in cattedra la meglio gioventù e la vecchia scuola australiana con i migliori George MacKay ispiratissimo che sembra una bestia incontenibile un Peter Pan e Robin Hood fusi assieme e a spronarlo la miss Babadook per eccellenza Essie Davis che continua a stupire per stile, bravura e seduzione mettendo a sedere tutta la pletora maschile. Subito dopo Russel Crowe, Nicolas Hoult (mai così figlio di puttana) assieme a Charlie Hunnam.
True history of Kelly Gang è impregnato di così tante atmosfere dove a svettare su tutte è questa sorta di barbaresco punk abbinato alla stravaganza della gang con l'atteggiamento accusatorio verso l'autorità dove nel combattimento finale diventerà un grido di speranza e libertà messo a tacere da un'elite di potenti che semplicemente strappano l'essenza anarchica alla radice.


giovedì 16 aprile 2020

Uninhabited


Titolo: Uninhabited
Regia: Bill Bennet
Anno: 2010
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Una giovane coppia si reca in campeggio su un'isola corallina, remota e deserta, solo per scoprire che non è disabitata come si credeva…

Uninhabited come dimostra il titolo, non nasconde la sua essenza e gioca tutto su un’atmosfera decisamente curiosa almeno nel primo atto per andare via via scemando. Una coppia di attori che cerca di mettercela tutta, un’isola desolata (anche se qualche segno premonitore viene lanciato dalla guida che gli accompagna) e per il resto il film gioca molto sulle suggestioni senza far vedere quasi mai nulla con questi echi e pianti che provengono dal bosco in grado di far pensare a una moltitudine di pericoli.
La parte migliore rimane un primo atto dove tra insidie acquatiche e tracce lasciate vicino alla tenda, arriviamo alla piccola capanna in mezzo alla foresta dove i punti di forza, a mio avviso, crollano miseramente. Probabilmente tutti si aspettavano un mostro o una creatura, qui i fantasmi del passato, un libro “maledetto”, la capanna di Coral e l’isola che sembra comportarsi come un’entità fanno tutto il resto.
Lo spunto da eco vengeance poteva essere una modalità per dare forza e consistenza alla trama che soprattutto nel finale cerca di caricarsi troppo deragliando da una suggestione iniziale che rimaneva l’aspetto migliore. Capita poi ad un certo punto una coppia di personaggi che sembrano portare il film verso tutta un’altra direzione. Deboluccio ma con quella strana atmosfera australiana che amo e che come per Long Weekend gioca tutto di allusioni e atmosfera.

mercoledì 22 gennaio 2020

Nightingale


Titolo: Nightingale
Regia: Jennifer Kent
Anno: 2018
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Tasmania, 1820. Clare, giovane donna irlandese, sta scontando da tre anni una pena al servizio del tenente Hawkins, aguzzino dalla faccia d'angelo che adora sentirla cantare. In attesa della promozione a capitano, Hawkins abusa di lei e una notte per capriccio le toglie tutto: dignità, marito, bambina. Data per morta, Clare risorge dalle sue ceneri e decide di prendersi la sua vendetta. A cavallo e al fianco di Billy, aborigeno tasmaniano cacciato dalle sue terre, si mette sulle tracce di Hawkins. Il viaggio sarò lungo, i pericoli enormi, la speranza un lumicino.

«Volevo raccontare una storia di violenza. In particolare le conseguenze della violenza da una prospettiva femminile.»
Nightingale è un film affascinante e poetico quanto straziante come Kent credo non smetterà mai di deliziarci. Un'epopea amara, un viaggio dell'eroina, un revenge movie, un road trip spirituale, un western degli antipodi, una ricerca di se stessi, il tutto ambientato in un periodo storico così cupo e brutale dove la violenza sembra il pane quotidiano con cui vengono gestiti gli affari.
Una Tasmania del 1825 popolata da bifolchi, ufficiali corrotti, dominato da una società violenta, prevaricatrice, maschilista, opportunista, omofoba, razzista e misogina, una sorta di galera a cielo aperto dove vengono spediti tutti coloro che non possono più stare nella società e dove ovviamente gli indigeni sono le vittime sacrificali preferite su cui sfogare le proprie frustrazioni come lo erano i canguri nel capolavoro di Ted Kotcheff .
La trama è un pretesto per rinforzare uno stile tecnico che con il precedente Babadook conferma uno dei maggiori talenti del cinema di genere contemporaneo dal punto di vista estetico. La Kent mostra una protagonista così diversa dalla precedente, una final girl che lotta contro un cancro incurabile, quello umano che spaventa molto di più di un mostro in un libro che aspetta di diventare "mansueto".
Il film si concentra molto sul corpo ancora una volta, quello femminile costretto ad essere visto come una spugna, per un diritto legittimo che una certa parte di aristocrazia ha ritenuto doveroso puntualizzare. Da qui l'importante e radicale scontro e incontro del mentore, del radicale abisso che sembra esserci tra due culture diverse ma in realtà così simili e messe alla gogna.
Una partnership che più si fa strada, più rivela i paradossi di quel periodo, le diffidenze, i pregiudizi reciproci, che al tempo stesso si rendono sempre più conto di essere soli e di aver perso tutti i legami creando qualcosa di speciale e magico che gli indirizzerà per la vendetta finale.




lunedì 30 dicembre 2019

Furies


Titolo: Furies
Regia: Tony D'Aquino
Anno: 2019
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Un gruppo di donne rapite lotta per la sopravvivenza contro degli psicopatici mascherati, in un gioco mortale diretto da misteriosi committenti.

The Furies è l'esordio alla regia di tale Tony D'Aquino, uno di quei nomi che sembra promettere bene a metà tra un boss italo-americano e un'amante del trash.
Furies combina tanti elementi, cerca sensazionalismi in ogni dove, prova a lanciarsi in una sfida nella sfida quando ad esempio si gioca con il metacinematografico e per tutto il primo atto fa quello che deve senza lesinare sul sangue, infilando elementi che sembrano assai funzionali ed inizia come potrebbe finire un tipico slasher con la final girls che scappa e il killer di turno che la rincorre.
Quasi un unico ambiente, effetti speciali tutti rigorosamente artigianali e con un audio che riesce bene a esprimere il disagio e la mattanza che si sta compiendo sullo schermo.
Il problema arriva diciamo verso la fine del secondo atto e tutto il terzo dove le lacune di scrittura sono larghe come buche dove potrebbe tranquillamente sprofondare la protagonista.
A questo punto forse D'Aquino avrebbe fatto meglio a lasciare la sospensione dell'incredulità senza poi spiegare di fatto nulla, perchè soprattutto le spiegazioni, le giustificazioni e il climax finale da revenge-movie sono un limite forte per un film che strizza l'occhio all'exploitation, a tutti i serial killer in celluloide che sono passati davanti ai nostri occhi dal ’78 in poi con delle maschere davvero suggestive e funzionali, così come il cast che a parte qualche sbaglio forse voluto (l'attrice orientale è impressionante nel peggiore dei termini) ha una buona protagonista.
Furies lo si ama, ma da un certo punto produce una smorfia nello spettatore amante dei generi che vede un'ottima occasione sprecata per un esercizio di stile e forma che sorpassa il fondamentale lavoro di scrittura