Un racconto sulla vita in montagna, per parlare dell’uomo, del suo rapporto con gli animali e la natura, ma prima di tutto con il tempo.
I documentari sulla montagna sono sempre affascinanti se non altro perchè spaziano e ci portano in contesti così diversi dai nostri abbandonando il caos mediatico e cittadino che di per sè è già un grosso stimolatore. Giacomuzzi ci porta in mezzo alla pastorizia, ad una vita in tuttuno con gli animali e le difficoltà climatiche e sociali nel crearsi una proprio limbo. Girato tra le montagne della Carnia, dove il regista ha trascorso molto tempo tra il 2015 e il 2016 per seguire e riprendere la vita di alcuni abitanti di quei luoghi, il malgaro, l'apicoltore e il pastore, solennemente, ripetono gli stessi gesti di sempre, tra belati e ronzii, imprecazioni e soprattutto silenzi.
Il film può apparentemente sembrare un documentario osservativo sulla vita in montagna e indubbiamente si tratta anche di questo. Ma il microcosmo della Carnia su cui si focalizza il film risulta essere il riflesso di una realtà piú ampia e forse un espediente per parlare della vita dell’uomo, del suo rapporto con gli animali, della natura e soprattutto del suo rapporto con il tempo.