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domenica 20 novembre 2011

Hanna


Titolo: Hanna
Regia: Joe Wright
Anno: 2011
Paese: USA
Giudizio: 3/5

Hanna è un’adolescente cresciuta nella disciplina ferrea di chi deve diventare un’assassina fredda e determinata. Chi le fa da maestro è il padre Erik, ex agente della CIA,che addestra la ragazzina in tecniche estreme di attacco e difesa apparentemente incurante dell’età della figlia.
I due vivono isolati in una capanna nelle lande gelate della Finlandia,dove la giovane cresce senza aver modo di conoscere nulla del mondo che pulsa al di fuori di quelle terre dimenticate.
Al momento opportuna Erik rivela alla figlia il motivo di quella preparazione marziale.
La ragazza dovrà difendersi da Marissa Wiegler, corrotto agente CIA a sua volta assegnata del compito di eliminare Erik,fuggito dall’Agenzia portando con sé un segreto che non deve essere divulgato.
In un’improvvisa irruzione delle squadre speciali nel capanno,Hanna viene catturata e portata in Marocco dove conosce Marissa.
Riuscita a fuggire,la ragazza si dirige a Berlino,dove incontra il padre e riuscirà a confrontarsi in un tragico duello finale con l’agente.

Hanna fin da subito suscita una certa curiosità che di questi tempi si fa fatica a trovare.
Merito probabilmente della produzione meno americana del previsto, dello stampo british del regista, delle location che cambiano drasticamente temperatura ogni venti minuti e della calda ed emozionante fotografia di Kuchler (SUNSHINE).
Wright gira il suo primo film d’azione in maniera anomala come curiosa e in numerosi punti efficace. Tralasciando tutti i precedenti film su omaggi letterari che analizzavano l’intimo dei protagonisti, gira una storia che in più parti concede dei momenti di rara bellezza, altalenandola ai passi falsi dietro cui si snoda una sceneggiatura troppo complessa e articolata da riuscire a renderla al meglio(dal cammino di formazione, all’iniziazione, alla spy-story, alla fantascienza  e i tratti più fantasy, tutti elementi a cui se ne aggiungono altri che ruotano velocemente nello stile invece molto narrativo ed elegante della pellicola).
Lockhead ci mette tutta la buona volontà senza però riuscire a dare un indirizzo preciso e un’identità alla sceneggiatura come alla protagonista facendo diventare il finale molto prevedibile e con qualche caduta di stile.
Sul reparto tecnico e le intuizioni di Wright non ci sono dubbi. L’esecuzione è eccellente, dalla seconda metà quando Hanna entra in contatto con la famiglia si perde un po’ confrontandosi con un territorio meno inesplorato ma ugualmente difficile e le citazioni a fiumi da ARANCIA MECCANICA più alcuni combattimenti assolutamente credibili, la bravura della piccola protagonista di AMABILI RESTI, la sempre brava Blanchett e l’ottimo Bana che se impiegato bene dimostra il suo reale talento e poi per finire una squisita nota che delizierà le orecchie nello scoprire che tutta la colonna sonora e stata data in mano ai Chemical Brothers.