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domenica 28 aprile 2019

Spietato


Titolo: Spietato
Regia: Renato de Maria
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Santo Russo, è un giovane calabrese che finisce ancora adolescente a Buccinasco, dopo che il padre è caduto in disgrazia con la 'ndrangheta. Qui cerca di mimetizzarsi, impara l'idioma locale e, trascorso ingiustamente un periodo in carcere, inizia a farsi strada nella criminalità. Le cose gli vanno bene, ma solo fino a un certo punto, tanto che si reinventerà come imprenditore, ovviamente con le mani in pasta in affari sporchi e pure coinvolto nel traffico di eroina. Santo sembra avere tutto, compresa un'artista come amante che lo circonda della bella società, ma la moglie molto cattolica inizia a capire chi ha sposato davvero...

De Maria dopo anni torna a collaborare con Scamarcio (un attore che negli ultimi anni ha dimostrato margini di miglioramento) con il risultato di omaggiare il crime movie/polizziottesco all'italiana (Lenzi e Fernando Di Leo) in un film godibile ma che lascia l'amaro in bocca.
Sembra una tipica prova di stile ad effetto con tanti accessori interessanti ma che si dimentica presto senza far luce o riflettendo su nulla, ma lasciando il crime movie come immagine di copertina e basta, lasciando così ai posteri temi come quelli della nevrosi della società contemporanea, lo stress della vita moderna, l'alienazione e il lavoro, tutti mali che andavano già delineandosi tra la classe operaia e esponenti di un ceto medio logorato di cui ancora non si parlava tanto e in cui Santo si sente di doverne far parte. Qui è tutto molto più semplice. Santo sceglie la vita criminale perchè più redditizia e perchè non vuole fare la fine del padre (visto come il fallimento da cui prendere esempio)
Santo Russo è solo l'ultimo di una galleria di criminali a cui il cinema ha saputo regalare volto e performance, intenti e progetti nonchè stili di vita e tutto quanto il resto.
Due ore di azione, dialoghi che vengono masticati velocemente senza lasciare alcuna riflessione, un divertissement ovvio, con una scenografia che fa da padrona e una buona prova attoriale.
Altro non c'è da dire. Lo spietato conferma la fretta e il bisogno di Netflix di impossessarsi di un nutrito stuolo di prodotti per abbellire un catalogo che ogni mese deve essere il più appetibile possibile.
La metafora del supermercato per me rimarrà sempre la più funzionale per spiegare Netflix.
Viene doverosa la domanda o il confronto se rispetto al cinema anni '70, che ripeto De Maria omaggia in primis con la colonna sonora, lì almeno veniva denunciato un certo abuso di potere, la mano dura delle istituzioni, la lotta criminale, qui invece sembra tutto eccessivamente tirato, la sceneggiatura è piatta e si vede che nella fretta si è cercato di sopperire a tanti limiti della pellicola.
L'intrattenimento, quello c'è, ma tutto il resto è lasciato alle smorfie di Santo/Scamarcio che sembra essere diventato dopo la collaborazione con Sorrentino e l'aiuto della Golino e della Tedeschi l'attore di punta italiano assieme a Borghi (il quale immeritatamente gli ha soffiato il David di Donatello).