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domenica 2 novembre 2014

Visione del Sabba

Titolo: Visione del Sabba
Regia: Marco Bellocchio
Anno: 1987
Paese: Italia/Francia
Giudizio: 4/5

Il tribunale incarica uno psichiatra di esaminare una psicolabile, accusata di omicidio, che crede di essere una strega. Il medico viene travolto dalle visioni e dal torbido fascino della donna.

Scritto dal regista con Francesca Pirani, la Visione del Sabba è un film interessante per cercare di dare uno sguardo da un lato alla malattia e dall'altro alla capacità di lasciarsi incantare dal fascino femminile. Entrambi elementi che si sposano con le tematiche che da sempre interessano Bellocchio come le nevrosi del cittadino, l'intolleranza, etc.
Ci sono molti incontri, scontri e contrasti in questa difficile trasposizione.
Un'opera senza dubbio sperimentale, che si interessa di narrare e descrivere oltre che immaginare alcune situazioni e realtà.
La coreografia nel bosco del ballo del Sabba tra le ragazze di Raffaelle Rossellini, sono belle quanto affascinanti, per restituire alla danza e al movimento corporeo quell'importanza che poi è andata a mancare, trascurata e messa al rogo oltre che forse semplicemente non capita e per questo condannata ( tra l'altro proprio in questa scena un'attrice denunciò il regista per non aver fermato, anzi ha spinto sul realismo, una violenza nei suoi confronti durante una scena di sabba, quasi da snuff).
Diciamo che un'ottima prima parte del film si occupa di comunicare con dialoghi e facendoci scoprire i personaggi tutti bene o male durante il giorno mentre la notte è riservata ai sogni angosciosi, alle fantasie e soprattutto all'ebrezza di poter vivere alcuni momenti tutti in gruppo attorno al fuoco.
La visione del Sabba è sospeso tra le suggestioni di una fotografia che riprende i quadri fiamminghi, e un erotismo misterioso e malato, mettendoci vicino al delirio e la razionalità che combattono un corpo a corpo serrato tra la paura di abbandonarsi alle pulsioni sessuali e il desiderio di una libertà che non pone limiti, che si nutre di riti magici, di cerchi di fuoco, di danze con il diavolo.
Nel finale poi quando gli incubi notturni portano David al crollo, soprattutto nel fantastico rivivere di un sabba sfrenato, in cui egli gioca in conclusione il ruolo della vittima, David viene infine abbandonato dalla moglie e rimane ingabbiato nelle proprie visioni, finché si congiunge in un amplesso con la "strega" Maddalena che, condotta poi al rogo, vede proprio David appiccare il fuoco alla catasta; nella quale però essa rimarrà incombusta, sorridente e vittoriosa.
A parte il finale volutamente d'effetto e con alcuni doppi sensi, Bellocchio però sembra voler dare un suo sguardo laico, senza puntare il dito in particolare contro le istituzioni religiose, cercando di dare tutte le risposte dallo sguardo del giovane psichiatra.