Visualizzazione post con etichetta Rigor Mortis. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Rigor Mortis. Mostra tutti i post

venerdì 19 dicembre 2014

Rigor Mortis

Titolo: Rigor Mortis
Regia: Juno Mak
Anno: 2013
Paese: Cina
Giudizio: 3/5

Un ex attore, una volta celebre per il ruolo di cacciatore di vampiri, è ora caduto in disgrazia, è separato dalla moglie ed è incapace di avere un rapporto con suo figlio. Deciso a riprendersi dalla sua miseria, l’uomo affitta la stanza 2442 di un edificio fatiscente che si dice sia infestato da entità maligne. Mentre tenta di risolvere da solo il mistero viene interrotto da alcuni degli altri “occupanti” del palazzo, tra questi un maestro taoista-esorcista, una casalinga traumatizzata da un tragico passato e una vecchietta apparentemente innocua che però ha una bara vuota piazzata nel mezzo del suo appartamento. Nonostante lo scetticismo verso i fenomeni sovrannaturali, l’ex attore si convince allora che le persone intorno a lui sono tutt’altro che normali.

«Molta gente dice che il mondo del cinema è ridicolo. D’altra parte, la vita è ancora più ridicola.»
Rigor Mortis pur nei suoi assurdi e affondando la storia tra leggende, tradizioni, credenze, fantasmi e vampiri (gli Jangshi, vampiri saltellanti tipici del folklore cinese) dimostra come gli orientali (in questo caso i cinesi) siano sempre tra le prime fila in un decoro estetico e in una pregevole attenzione al plot narrativo e tutte le sue diramazioni soprattutto quando si entra nella particolare iconografia legata alla tradizione horror che sempre di più sembra attingere da una antica e vasta tradizione letteraria come i Racconti straordinari dello studio Liao, ovvero 435 novelle scritte da Pu Songling e pubblicate nel 1766, durante la dinastia Qing.
Sono tanti i rimandi e le citazioni nel film di Mak prodotto da Shimizu, uno dei maestri del J-horror giapponese che aveva già iniziato il discorso, in quella che possiamo definire una tradizione orientale legata al ghost-movie (anche se bisognerebbe coniare un termine più ampio), con THE GRUDGE e il favoloso MAREBITO.
Juno Mak al suo esordio fonde moltissime mitologie dagli Jiang-shi, cadavere riportato in vita dagli stregoni cinesi, per arrivare anche a citare il cinema wuxia con l'entrata in scena del taoista Anthony Chan e poi del suo rivale dedito alla magia nera Chung Fat.
Affossando radici nel cinema è una via di mezzo tra un certo cinema di rinascita del genere orientale e l'omaggio a tante pellicole del presente e del passato che affrontavano il tema come MR.VAMPIRE, I DUE CAMPIONI DELLO SHAOLIN, RINGU, 1406, STORIE DI FANTASMI CINESI, KUNG-FU HUSTLE, PAINTED SKIN, DARK WATER, THE COMPLEX, etc
A livello linguistico anche lo humor anche se centellinato apre a tutta una squisita simbologia e rimandi della tradizione orientale, come ad esempio che se si versa del riso per terra, prima di poterlo superare lo jiangshi dovrà contare tutti i chicchi oppure a rimandi che portano anche ad una tradizione che sembra quella legata al Golem per cui applicare sulla loro fronte il foglietto di carta gialla con la formula magica con cui i sacerdoti taoisti li comandano li blocca, in attesa di ordini.
Quindi dal riso al miso che tiene lontani i vampiri alla cucina come passatempo per i cacciatori di vampiri, l'opera prima di Mak tra continui cambi di rotta, metacinema e citazioni a gogò, è quella piacevole sorpresa che se fruita da qualcuno che mastica la materia saprà essere anche e a suo modo molto divertente.