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martedì 10 febbraio 2015

Just the Wind

Titolo: Just the Wind
Regia: Benedek Filegauf
Anno: 2012
Paese: Ungheria
Giudizio: 4/5

Tra il 2008 e il 2009 in Ungheria gruppi organizzati di 'giustizieri' hanno commesso atti di violenza contro romeni. 16 case sono state attaccate con bombe molotov, sono stati sparati 63 proiettili per un totale di 55 vittime tra cui 5 ferite gravemente e 6 uccise. I processi contro i sospettati sono tuttora in corso. Mari, romena, vive con il padre invalido in una baracca nei boschi alla periferia di una città. Lavora come tagliaerba per il municipio e come donna di servizio. La figlia più grande, Anna, cerca di studiare in un ambiente non accogliente mentre il preadolescente Rio vagabonda evitando la scuola. Tutti sono sotto la stretta osservazione di un gruppo xenofobo. 

Non ti preoccupare, Rio. Il rumore che senti è solo il vento. Non è che aria che soffia tra i rami, che passa e va, come la tua vita. 
I film che narrano tragedie e traumi senza parole non sono all’ordine del giorno, soprattutto quando trovano alcuni cineasti provvisti di una certa delicatezza nel cercare di descrivere l’assurdità di alcuni gruppi di persone visti attraverso gli occhi di due bambini e di una madre.
Just the Wind è realismo puro. Un film coraggioso che descrive un’ambiente, un microcosmo in cui accadono cose che la società non dovrebbe permettere e alcune etnie sono costrette per la costrizione coercitiva a vivere di stenti accontentandosi e  accettando gli scarti della società (a testa dura però come dimostra senza bisogno di parole lo sguardo di Mari).
Il regista ha ben chiara la giustificazione che il gruppo razzista ha interiorizzato: non ce l'abbiamo con i romeni. Ce l'abbiamo con gli zingari che rubano eccetera. Di fatto poi tutti i romeni vengono catalogati come zingari. Lento, inesorabile e catartico, il secondo film dell’autore dopo il convincente esordio di WOMB, è un’importante denuncia di un’etnia sprovvista di tutele e in cui come diceva Matheson “La normalità è un concetto di maggioranza, la norma di molti e non quella di uno solo”. Le linee di demarcazione sono sempre più interessanti perché vanno denunciate e sono intrise di un odio che non sapendo dove trovare sfogo, si concentra in particolare verso l’Altro Culturale.

Sempre più spesso alcuni interessanti autori (Rodrigo Plà, Padilha, Jean Charles Hue, Oppheneimer, etc) decidono di dover prendere una posizione proprio investendo la settima arte con questa doverosa responsabilità. A tutti noi, spetta il resto.