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mercoledì 7 marzo 2018

Alcholist


Titolo: Alcholist
Regia: Lucas Pavetto
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Un uomo giace a terra su un pavimento disseminato di rifiuti e di bottiglie di liquore vuote. Quell'uomo è Daniel, un alcolizzato con due sole ossessioni: bere dalla mattina alla sera e uccidere l'uomo che abita dall'altra parte della strada, unica abitazione (oltre a quella di Daniel) in cima a una collina nella periferia di Buffalo, Stato di New York. Solo un'assistente sociale, Claire, si interessa alle sorti dell'alcolizzato e cerca di capire le ragioni che l'hanno portato a desiderare così tanto l'alcol e la morte del vicino, un uomo apparentemente tranquillo con tanto di consorte e prole. Ma Claire potrebbe non essere l'angelo protettore che sembra, e il processo di disintossicazione potrebbe non essere la soluzione giusta per Daniel.

Lucas Pavetto è uno dei quei registi italiani indipendenti internazionali che quasi nessuno conosce. Al suo attivo tra corti, medi e un lungo è riuscito a farsi notare soprattutto nei festival arrivando al suo secondo film che si slaccia dal filone horro "slasher" per affrontare una tematica più strutturata come quella dell'alcolismo pur non riuscendo a mio parere ad avere ancora quella maturità per quanto concerne una sceneggiatura solida e ben strutturata.
L'idea di fondo del film è accattivante e per certi versi originale ovvero quella di analizzare soprattutto nel primo atto la vita e i comportamenti, ma più che altro le paranoie di un alcolista.
In secondo luogo la trama si concentra su un'idea che distrugge quel poco di originale del film affiancandosi al filone del revenge-movie ma in un modo abbastanza approssimativo e che non riesce mai a portare a casa un buon colpo di scena contando che anche il climax finale è piuttosto telefonato.
I comportamenti di Daniel, la figura dell'assistente sociale, i tentativi per smettere di bere (chiudersi in una cantina per 72 ore), il mostro che rappresenta la scimmia sulla schiena (un bruttissimo tentativo in c.g che sembra citare la creatura del secondo film di CONAN) e potrei andare avanti a citare episodi per un film che in fondo non si sposta tanto dall'abitazione di Daniel.
Permangono tantissimi dubbi e azioni che non vengono del tutto giustificate.
Forse l'unica nota positiva e interessante, al di là di una messa in scena che dimostra la capacità tecnica del regista e delle maestranze, che nasce ma che poi muore poteva essere quella di riportare tutta la narrazione proprio dall'interno della casa, come il film decide di fare nel primo atto, alternando stati di allucinazione a momenti di astinenza, giocando maggiormente sulle paranoie e su tutte quelle paure che arrivavano proprio da se stessi e che si propagano verso gli altri.
La storia d'amore poi con l'assistente sociale davvero non si può vedere.