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lunedì 23 marzo 2020

A taxi driver


Titolo: A taxi driver
Regia: Hun Jang
Anno: 2017
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

Corea del Sud, 1980. Un cronista occidentale e il tassista che lo accompagna arrivano a Gwangju: qui è in corso una rivolta contro il governo guidata dagli studenti. A spingerli è il bisogno di libertà. Un momento epocale, a cui i due guardano con occhi diversi…

Ogni paese ha i suoi scheletri nell’armadio. Quando si parla di regime, i fantasmi diventano molteplici.
Jang è solito preferire temi di guerra, complotti, trame mai scontate e portatrici di contesti storici complessi che spesso si sceglie di non far vedere. La strage o meglio la repressione di Gwangju è stata trattata nel cinema in diverse opere ma A taxi driver sceglie un percorso pieno di ostacoli e si prende il coraggio e il rischio di strutturare l’arco narrativo dividendolo in parti nette. Dramedy, comicità, tragedia, commedia, dramma puro, azione, indagine, Jang mescola tutto con spensieratezza come lo sguardo di Kim e le gag di una commedia road movie che predilige soprattutto nel primo atto le differenze culturali con simpatici dialoghi che condiscono le incomprensioni linguistiche soprattutto le “minacce” di Kim nei confronti di Jurgen. Tutti ingredienti che riescono a trovare un connubio che seppur con qualche buca qua e là non appassisce mai e non appare mai scontato preferendo seguire Kim Man-seob in tutti i suoi cambiamenti, riuscendo nel compito più difficile ovvero caratterizzare un uomo comune e trasformarlo a seconda di come cambiano gli eventi sotto i suoi occhi portandolo a fare doverose riflessioni.
In questo il giornalista tedesco Jurgen ‘Peter’ Hinzpeter appare come una sorta di Virgilio che lo conduce negli abissi dell’inferno, nelle strade dove muoiono i manifestanti e l’esercito usa tutta la violenza possibile per fare una strage senza mezzi termini. A taxi driver devia le sue coordinate da facilonerie o manierismi, evitando i sensazionalismi e cercando di rimanere più umano possibile contando che si passa veramente negli atti da un registro all’altro. Formidabili le interpretazioni e veramente azzeccate le scene dove i protagonisti vengono accolti da famiglie comuni che sanno che l’apocalisse è alle porte ma scelgono di difendere, mettendo a repentaglio la loro libertà, quel bisogno di denunciare e far luce su un episodio così carico di inusitata violenza.