Dopo i fatti avvenuti nel primo capitolo di Smile, Kyle ha subito il contagio del demone ed è obbligato a esporre qualcun altro a un trauma violento - omicidio o suicidio - affinché lo spirito si trasferisca in un nuovo vascello. La catena si propaga fino ad arrivare a Skye Riley, popstar di fama mondiale, che assiste al suicidio dell'amico e spacciatore Lewis Fregoli: Skye, ignara del contagio, inizia ad avere allucinazioni traumatiche, che crede di ricollegare al suo passato turbolento di depressione e tossicodipendenza. Mentre la sua situazione personale la porta a imbarazzanti incidenti in eventi pubblici, un infermiere, Morris, la contatta per spiegarle a cosa sta andando incontro e proporle una via di fuga.
Smile mi aveva colpito molto. Dare un bel voto ad un horror americano commerciale non è facile. Ed è ancora più difficile ridare lo stesso voto al sequel dello stesso film che sfrutta la medesima idea ma avvalorandola di preziosi elementi e contributi narrativi. E' strano trovare i motivi per cui questa saga sta ottendendo un così meritato successo. Perchè si parla di maledizioni, della catena di Sant Antonio per dirla alla carlona, di demoni, di disagi e di morti iper violente. Come se Final Destination avesse trovato degli elementi per risultare più originale e meno scontato come quasi tutti i suoi sequel hanno fatto finora. Qui per ora siamo a due e secondo me sarebbe già ora di concludere per evitare di esporsi troppo e di creare un obrobrio che non aiuterebbe la fama di questo piccolo miracolo. E' una storia questa che seppur non suggestiva funziona perfettamente.
Il cast pure, il ritmo è indiavolato, le morti ancora più violente e impattanti, il finale seppur furbetto sembra prendersi il palco e divorare e fagocitare protagonista e spettatore.
Operazione per certi versi affine a quella di diversi film usciti negli ultimi anni anche qui l'horror serve da sismografo delle fragilità. E lo fa usando il palcoscenico, il retro-mondo dello spettacolo, come spazio di rivelazione di malesseri che divorano, rovescio di sorrisi finti e lustrini, altrettanto feroci e mostruosi.