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domenica 2 marzo 2014

C'era una volta in Estate

Titolo: C'era una volta in Estate
Regia: Nat Faxon
Anno: 2013
Paese: Usa
Festival: TFF 31°
Giudizio: 3/5

Duncan ha 14 anni e la sua famiglia ha da poco subito uno sconvolgimento, i genitori si sono separati e la madre ha cominciato a frequentare un altro uomo che a sua volta ha una figlia (di qualche anno più grande, che a quell'età non aiuta). Questa estate sarà la prima che passerà assieme ai suoi parenti acquisiti e già nel viaggio in macchina è evidente per lui che il suo carattere remissivo e introverso non sarà ben accettato e anzi forzato al cambiamento.
Nel paese di mare in cui si sono stanziati infatti tutti paiono distanti da Duncan come tipologia umana, tutti pronti a isolarlo tranne gli impiegati del parco acquatico Water Wizz, in cui prontamente comincerà a lavorare scoprendo tramite l'accettazione sociale quella fiducia in sè che le umiliazioni familiari gli precludevano.

L'America spesso e volentieri narra delle storie e i viaggi di formazione spesso e volentieri sono la struttura perfetta su cui si dipana la storia.
In questo caso il piccolo viaggio dell'eroe di Duncan, alla scoperta dell'adolescenza, è il motivo per cui Faxon, scegliendo un nutrito cast di attori, si avventura in questa estate piena di personaggi atipici e alcuni godibili scene da commedia famigliare alternativa.
Ora che all'interno del film vi sia Rocwell è uno di quei motivi per cui ho scelto di vedere il film.
A conti fatti la commedia procede bene, gli attori sono funzionali e quasi mai fuori dalle righe lasciando ai due outsider, Carell e Rockwell, la parte più difficile del film in cui devono caricarsi sulla schiena molti passaggi e momenti un pò morti del film, cercando di dare dramma, comicità e realisticità al film, elemento che in alcuni momenti non sembra affatto facile.
Rimane una location, quella del parco aquatico, suggestiva e con alcuni buoni momenti e diventa la perfetta metafora con cui vengono giocati alcuni temi del film, e dove sembra nascondersi un'altra umanità tutta da scoprire.
Senza arrivare mai a toccare punte di dramma o di pathos ammorbanti, Faxon mantiene tutto su un equilibrio semi-precario, che ha conti fatti, diventa l'ago della bilancia del film.