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lunedì 11 aprile 2016

Tag

Titolo: Tag
Regia: Sion Sono
Anno: 2015
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Un’improvvisa folata di vento e uno scuolabus con quaranta studentesse viene tagliato a metà. L’unica sopravvissuta è Mitsuko che, chinatasi per caso, rimane miracolosamente illesa. Non le resta che scappare, correndo il più lontano possibile da quel vento omicida. Quando si ritrova a scuola, Mitsuko è assalita dal dubbio che l’incidente sia stato solo un incubo: ma poco dopo l’insegnante imbraccia un mitragliatore e stermina tutte le presenti. Tranne lei, Mitsuko, che si ritrova a scappare di nuovo. Al termine della corsa qualcuno la chiama Keiko, sostenendo sia il giorno del suo matrimonio. Un maiale in smoking la minaccia, inseguendola: non le rimane che scappare ancora. Mitsuko è allora vittima di un brutto sogno o forse di un gioco il cui premio finale è la sua vita?

Sono, come Miike Takashi, appartengono a quella limitatissima cerchia di registi nipponici che riescono nella difficilissima impresa di girare cinque, sei, sette film nello stesso anno, renderli completamente diversi per tematiche, generi e messa in scena e dotandole sempre di un ritmo e di un estetica affascinante.
Peccato che soprattutto per Siono ancor più che per Miike, la reperibilità di questi titoli siano sempre più difficili e complessi soprattutto se i festival sono limitati.
Tag è un horror anomalo, quasi un eco-vengeance con protagonista una folata di vento assassina e un complotto alla base molto più grosso di quanto si possa immaginare.
Soprattutto dalla seconda metà in poi, diventa vano qualsiasi tentativo di seguire il flusso narrativo degli eventi o di dare un senso logico a tutto quello che succede e il movente che sta alla base.
Quella che emerge del regista ancora una volta in un film, quasi del tutto femminile e con una sequenza iniziale esplosiva e super splatter, è proprio una follia liberatoria che non accenna ad abbandonare. Trattando e riuscendo, nel solo 2015, ad uscirsene con bei sei titoli di cui grazie al TFF sono riuscito a vedere anche LOVE & PEACE, in cui Sono riesce ad equilibrare Kaijū Eiga, fantasy, i christmas movie yankee e l’animazione stop motion e SHINJUKU SWAN, uno yakuza inteso come gangster movie, tragicommedia, melo e fiaba dai toni grotteschi
“La vita è surreale” ripete più volte una delle scolarette protagoniste in TAG.
E se la vita è surreale, questo film lo è ancora di più, circondandosi di un surrealismo smodato, assolutamente non circoscrivibile entro canoni estetici preconcetti.
Il film dell'outsider giapponese è una vera e propria fuga dalla realtà attraverso la porta del cinema e strizzando l'occhio all'exploitation e al dnotomista nipponico.