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domenica 1 dicembre 2013

Mafia uccide solo d'estate

Titolo: Mafia uccide solo d'estate
Regia: Pierfrancesco Diliberto
Anno: 2013
Paese: Italia
Festival: TFF 31°
Giudizio: 3/5

Arturo è nato a Palermo. Fin dalla nascita ha a che fare con la mafia e i boss, ma la sua famiglia non sembra farsi troppe domande su chi governa la città. Durante l’infanzia si innamora di Flora, una ragazzina che abita nell’appartamento vicino al suo ed ha una venerazione per il politico Giulio Andreotti. Dopo aver vinto il primo premio ad una festa scolastica per essersi mascherato da Presidente del Consiglio, capisce, parlando con il Generale Dalla Chiesa, che Andreotti non è quel che sembra. Crescendo conquista Flora, lavora per un’emittente televisiva locale svendendosi alla politica e dopo l’assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino cerca di combattere come può la Mafia.

La cosa più bella è stata quando Pierfrancesco Diliberto intervistato continuava a dimenarsi dicendo di non pagare il pizzo, che tutti i posti in cui hanno girato a Palermo non hanno pagato il pizzo e che sempre più gestori si rifiutano di pagare il pizzo.
C'è un adesivo fuori dalla porta che il mafioso vede, comprende e infine se ne và forse con la coda tra le gambe. Un messaggio forte su cui il film insiste non poco.
Un esordio davvero niente male quello della iena Pif che solo all'inizio del film sembra ripresentare la solita veste di giornalista quasi autocitando i suoi servizi ma per poi mettere in scena una commedia con ovvie venature drammatiche e storiche ma senza cadere nel sentimentalismo e nel melenso come spesso capita con i film italiani e con le opere prime.
Diliberto che al funerale di Falcone si era infilato proprio come nel film, certo non punta basso. Mostra un certo periodo di Cosa Nostra dettato da immagini di repertorio e alcuni momenti che ancora hanno un notevole impatto sulle coscienze.
Arturo è timido allora e lo è adesso ma solo per quanto riguarda i sentimenti verso la ragazza che ama ma non verso un tumore che comprende come malessere culturale e che intuisce che sta distruggendo quanto di buono c'è nel suo paese.
Mentre da piccolo l'ingenuità sua è equivalente a quella dei palermitani che erano all'oscuro delle attività illecite, quando cresce e decide di fare il giornalista, incontrando a sua volta un buon giornalista che pensava essere un mafioso, allora tutto cambia e la consapevolezza diventa feroce, scossa come le coscienze dell'intera Italia.
Come tutti i bambini da piccolo segue i falsi miti, come in questo caso la bellissima scena di Carnevale in cui si veste da Andreotti ma vince invece perchè gli altri pensano che sia il gobbo di Notre Dame, è incappa sempre in equivoci con la bella Flora che invece crescendo non ha proprio quella consapevolezza che riesce a fare sua Arturo.
Un'opera prima, un film di denuncia sociale che non inciampa mai pur con alcune forzature.
Caselli dopo il film ha detto che la scena più bella e autentica era quella del bacio durante il funerale di Falcone, oppure una ragazza ha detto a Pif di avere imparato più dal film che da pagine di libri di scuola sull'argomento.
Sicuramente quello che il film fa è di trattare temi molto seri e sentiti nel nostro paese con una naturalezza e una leggerezza che riesce ad essere bilanciata con molto acume e professionalità.