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martedì 7 marzo 2017

Largo Baracche

Titolo: Largo Baracche
Regia: Gaetano di Vaio
Anno: 2014
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Il produttore e regista Gaetano Di Vaio, fondatore nel 2003 della società di produzione Figli del Bronx e di recente in sala come attore in Take Five di Guido Lombardi, insiste sulla sua Napoli. Con una camera leggera, per lo più tenuta a mano, per strada e in pochi interni, filma sette ragazzi dei Quartieri Spagnoli: Carmine (alias 'o Track, dal nome del personaggio che interpreta in Gomorra - la serie di Stefano Sollima), Luca, Giuseppe, Giovanni (figlio dell'ex superboss dei Quartieri, Mario Savio), Mariano (detto 'o mericano), Gennario, Antonio. Hanno tra i 19 e i 32 anni, sono quasi tutti disoccupati ma dicono di volere una vita legale, un lavoro («perché non bisogna guadagnare per morire, bisogna guadagnare per vivere»).

Gomorra ha proprio fatto esplodere petardi ovunque oltre ad aver puntato i riflettori su Napoli. Dopo la fortunata serie sono davvero tanti, forse troppo uguali però, i film e i documentari sul mesocosmo napoletano e le sue complesse quanto contraddittorie abitudini.
LARGO BARACCHE però a differenza di Robinù oppure Loro di Napoli approfondisce il discorso prima della serie televisiva (come realtà indipendente non vedrà mai una distribuzione cinematografica toccata tra i sopracitati solo al documentario di Michele Santoro).
Il regista e la troupe sondano e intervistano l'hinterland napoletano come in questo caso i quartieri spagnoli e le loro storie di vita reale e vissuta così come i dubbi che popolano le giornate dei giovani e il futuro incerto nonchè aspirazioni. C'è un dialogo sulla scuola fatto da una ragazza del posto che la dice lunga sulla capacità di resilienza e la voglia di andare avanti degli adolescenti napoletani.
In una frase riesce a evidenziare tutti i problemi che di fatto ci sono e quelli che invece rischiano di diventarlo.
Il lavoro poi nasce da inclinazioni particolari in cui bisognerebbe approfondire solo per un attimo il suo regista e attore che dall'inizio sembra una variante di un educatore di strada, di fatto facendo lo stesso lavoro e dimostrando così un certo coraggio.
Gaetano di Vaio dopo un'esperienza in carcere si dedica dal 2001 al 2003 alla carriera di attore nella compagnia "I ragazzi del Bronx Napoletano", diretta da Peppe Lanzetta. Nel 2004 intraprende la strada di produttore cinematografico, fondando l'Associazione Culturale "Figli del Bronx" divenuta in seguito anche Società di Produzione Cinematografica.
Le interviste seguono i ragazzi ma anche gli ex boss e famiglie che non riescono a tirare avanti entrando dentro le case e assistendo a volte in modo un po troppo amatoriale e improvvisato dialoghi che sembrano avere l'unico scopo di creare empatia con lo spettatore.
Non siamo dalle parti di Robinù che dimostra più coraggio ma anche più conoscenze e possibilità di ampliare gli intenti (d'altronde Santoro è pieno di risorse) ma anche rispetto a Loro di Napoli e fedele allo scopo ovvero parlare di calcio tra i ragazzi analizzando il contorno.