Titolo: Joy
Regia: David O.Russel
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Joy è una Cenerentola moderna: sogna
un principe, ha una sorellastra che non perde occasione per
denigrarla, e passa gran parte della giornata con le ginocchia a
terra, a passare lo straccio sul pavimento. Sarà proprio il brevetto
di un mocio a portarla dalle stalle alle stelle, ma la strada sarà
tutta in salita, costellata di tradimenti, delusioni e umiliazioni,
un po' come nelle soap opera che la madre, malata immaginaria, guarda
giorno e notte, confondendo il sonno di Joy e annullando il confine
tra fantasia e realtà.
Ancora non mi è chiaro il tipo di
cinema di David O.Russel e non capisco se mi piace o meno.
Sicuramente Joy non sceglie un soggetto
facile e il rischio che il film diventi noioso è forse la critica
maggiore che è stata rivolta alla pellicola. I film biografici poi
non sono facili soprattutto quando ci propinano i melò familiari e
l'odissea familiare, televisiva e infine legale di una donna che ha
inventato di fatto una scopa.
L'ultimo film di Russel è un caos
totale all'interno di una favola moderna che non sembra concludersi
mai. Anche se la Lawrence è molto brava nel far sentire ogni singolo
sentimento della protagonista, non riesce da sola a fare i miracoli.
L'ultimo nucleo familiare su cui si
struttura il film parte bene, ma non va oltre, spegnendosi minuto
dopo minuto rimanendo come un coro greco però con un ruolo passivo,
una giuria che cerca di misurare le delusioni e umiliazioni della
loro piccola Joy senza riuscire di fatto ad aiutarla.