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lunedì 20 aprile 2020

Stakelander


Titolo: Stakelander
Regia: Dan Berk e Robert Olsen
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Quando la sua casa di New Eden viene distrutta da una fratellanza di vampiri rivitalizzata e dal suo nuovo leader, Martin si ritrova da solo nei calanchi americani. A fargli compagnia e da guida avrà solo il lontano ricordo del suo mentore, un leggendario cacciatore di vampiri.

Ho aspettato 4 anni prima di vedere il sequel di uno dei film indipendenti sui vampiri più belli della nuova generazione.
Stake Land è l’amore profondo per il cinema di genere sublimato da un duo di artisti che adoro e che come me amano uno degli scrittori di narrativa horror e noir più importanti di questi tempi Joe Lansdale.
Jim Mickle e Nick Damici sono la formula magica nell’horror moderno.
Qui in cattedra abbiamo però solo Mister Damici, in un prodotto che cerca di mettercela tutta con limiti e prove di ignoranza eroica che riescono a dare toni macabri e soluzioni visive interessanti.
I risultati e l’approssimarsi di una nuova era dopo l’Apocalisse vampiresca portano ad un road movie, un survival movie dove tra umani indecenti, vampiri sempre in fase di trasmutazione condannati a diventare qualcos’altro. Una specie nuova, un’orda selvaggia e matriarcale dove sempre più è la gerarchia della specie a dettare legge e formule di sopravvivenza.
La differenza più grossa tra i due film è la scrittura. Il primo era micidiale, cattivo, rassegnato, grottesco, con un’atmosfera e una solitudine spaventosa. I vampiri erano ancora più cattivi e facevano paura soprattutto quando erano preti e cadevano letteralmente dal cielo. La messa in scena poi era ben altra cosa mentre qui a tratti soprattutto per la fotografia sembra un prodotto televisivo. Qui l’aria è la sostanza è di un b movie che non è certo una critica, anzi, ma il film procede senza guizzi narrativi e colpi di scena, facendo il suo e mostrando alcune schiere di vampiri che sembrano non morti di qualche saga televisiva indecorosa.
Si guarda, il ritmo certo non manca, qualche volta morde come Damici impone nella sceneggiatura, ma sarà il faccino dolce del protagonista o l’assalto finale che mi è sembrato di vedere Fantasmi da Marte girato dalla Asylum.