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lunedì 25 luglio 2011

Blindness


Titolo: Blindness
Regia: Fernando Meirelles
Anno: 2008
Paese: Giappone,Brasile,Canada
Giudizio: 3/5

Un uomo sta guidando nel traffico cittadino. D'improvviso la sua auto, ferma a un semaforo, non riparte più. Non si tratta di una panne tecnica. Molto più tragicamente, l'uomo non vede piuù nulla se non un biancore lattiginoso. Dopo che un passante, con la scusa di accompagnarlo a casa, gli avrà rubato l'auto, l'uomo andrà a farsi visitare da un oftalmologo il quale, al risveglio il mattino dopo, si ritroverà privo della vista. L'epidemia si espande a macchia d'olio e i primi colpiti vengono internati in un ospedale nel quale si fa ricoverare anche la moglie del medico che è l'unica a non essere stata colpita dal morbo. Da quel momento utilizzerà il proprio vantaggio (che non rivelerà agli altri) per cercare di sopravvivere all'inferno in cui si trasforma la società.

Credo che quasi tutti abbiano letto Cecità di Saramago. Per chi non lo avesse letto, beh direi che dovrebbe correre in libreria perché è davvero fondamentale sotto svariati punti.
Lo scrittore non voleva che diventasse un film, ma forse a parte il merito di una sceneggiatura di Don Mc Kellar , che recita pure nel ruolo del ladro, che  seppur veicola più sull’azione che sui momenti riflessivi, il film non è affatto male.
E’un’impresa difficile perché il romanzo è un concentrato melanconico di emozioni,riflessioni,quadri mica poi tanto apocalittici, critica feroce alla società e agli organi istituzionali nonché il governo.
Se da un lato il regista fa un lavoro incredibile di ricostruzione, di dispiegare al meglio gli ambienti e cercare di dare più enfasi possibile agli attori, dall’altro sembra lasci aperte delle incognite o forse sono elementi della regia trascurata, come l’elemento spazio-tempo(dove siamo?) oppure l’impiego anche se a mio avviso in questo caso necessitava, di una voce narrante dettata dall’uomo con la benda sull’occhio.
La fortuna, se così possiamo chiamarla, è di avere al timone Meirelles(CITY OF GOD,THE CONSTANT GARDENER), regista dal grande talento e dalle indubbie capacità artistiche, che non lesina di risparmiare condanne o  critiche sociali e tutto il resto, premiando un cinema fisico e sempre scandito da un ottimo ritmo come i suoi precedenti film.
In questo caso la storia è davvero emozionante così come lo sviluppo e i tre atti che la costituiscono entrambi giocati su una location diversa. Fernando non mette dei paletti alla violenza mostrando ed in alcuni casi esagerando sulla efferatezza dei gesti compiuti dai non-vedenti dell’ala B , veri cani idrofobi disperati e così la scena delle donne che in fila di dirigono al calvario e la giustizia della Moglie sono elementi assolutamente magnifici e girati con grande maestria e arricchita da una bellissima fotografia intrisa di un bianco candido (ad opera di César Charlone).
Un altro punto a favore è la scelta degli attori, molto diversi etnicamente e fisicamente, tra cui spiccano Ruffalo, Moore e Glover nonché Bernal che riescono tutti grazie proprio ad uno schema corale a dare e d esprimere la loro sofferenza nello stato di degenza in cui sguazzano.
Dunque capiamo come mai ci è voluto così tanto tempo per trasporre dal libro al film un romanzo così complesso nella sua apparente semplicità.
Un messaggio poi quello finale che sembra davvero profetico in merito alle barbarie e all’aumento di violenze sparse su tutto il globo.
"Non penso che siamo diventati ciechi. Lo siamo sempre stati. Ciechi che vedono. Persone che possono vedere ma non vedono"