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venerdì 26 aprile 2024

Morto Nao Fala


Titolo: Morto Nao Fala
Regia: Dennison Ramalho
Anno: 2018
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5

Stênio lavora in obitorio e parla con i cadaveri. Uno di questi gli rivela segreti che innescano una spirale di violenza: per vendicarsi di un tradimento, Stênio incrocia i passi di una gang criminale.
 
Finalmente dopo averlo cercato insistentemente per ormai sei anni, quando pensavo ormai di doverci rinunciare, sono riuscito a mettere le mani su questo film che ancora una volta è la dimostrazione di come il cinema brasiliano sia più vivo che mai, con una forza narrativa e carica dirompente di voler comunicare temi di ogni genere, riuscendo a creare una sua filmografia di genere di grandissimo impatto narrativo e di messa in scena.
Ghost story, grottesco, gore, thriller, dramma sociale e personale dimostrano ancora una volta quanto il soprannaturale e le tematiche folkloristiche siano nel dna di questo paese e delle sue forme per raccontarsi e mostrare uno spaccato di degrado umano e di alcune favelas sempre più abbandonate a loro stesse e alla lotta tra clan. I cadaveri rianimati dalle parole di Stenio riescono sempre grazie all'uso tra mascheroni e digitale a brutalizzare e rendere dei veri e propri mostri alcune anime che chiedono solo perdono quando invece si troveranno a cercarsi giustizia da sè.
La discesa all'inferno finale e la scelta di Stenio per salvare i pochi cari che gli rimangono è qualcosa di davvero toccante sapendo bene che non potrà mai esistere un happy ending.

Anything for Jackson


Titolo: Anything for Jackson
Regia: Justin G. Dyck
Anno: 2020
Paese: Canada
Giudizio: 4/5

Ognuno ha qualcuno per cui sarebbe disposto a far qualsiasi cosa. Per Audrey ed Henry Walsh questo qualcuno è Jackson, il nipotino di due anni che viene loro strappato da un incidente d'auto in cui muore anche la loro amata figlia. I principi della loro religione suggeriscono che la figlia abbia raggiunto oramai la pace eterna e che invece il nipotino, per via della sua tenera età, potrebbe ritornare in vita qualora vi sia un corpo disposto a ospitarlo. Henry, che di lavoro è un ostetrico, individua la persona adatta a tale scopo in Becker, una futura madre single alle prese con i dubbi sulla sua inaspettata gravidanza. Qualcosa però non andrà per il verso giusto.
 
Wtf. Il flm si apre in un modo che lascia pensare al classico schema ormai abusato nel genere ovvero una coppia di anziani che tortura una giovane per qualche strano motivo.
Quindi alla base una vecchia coppia di psicopatici che stanno provando ad elaborare un lutto importante come quello del nipote e nel loro diabolico piano c'è di mezzo una ragazza.
Eppure poi il film come gli horror interessanti, devia, cerca strade assurde e alcuni momenti davvero bizzarri dove vediamo riti satanici, demoni, creature in bilico tra la vita e la morte ma soprattutto il cambio drastico di prospettive dove se all'inizio cercavamo di trovare tutti i possibili modi per odiare i Walsh alla fine visto quello che succederà verrà quasi da compatirli.
Un film che osa e mescola mischiando le carte e tenendo sempre la suspance su un buon livello.
Superiore, di molto, alla bassa media dei recenti titoli di genere, Anything for Jackson è un film raffinato, elegante, affascinante e soprattutto in grado di trasmettere, attraverso lo schermo, quelle emozioni (inquietudine, paura, delusione, angoscia, mistero) che hanno da sempre contraddistinto il miglior cinema horror.

Veneciafrenia


Titolo: Veneciafrenia
Regia: Álex De la Iglesia
Anno: 2021
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Un gruppo di turisti spagnoli a Venezia si ritroverà a lottare per la propria vita contro gente del posto che non ama troppo gli stranieri.
 
Anche Veneciafrenia si unisce a quel ciclo di film che per veder arrivare i sottotitoli bisogna aspettare anni sperando di non doverci rinunciare e sapendo che forse sarà solo questione di tempo.
Alex De La Iglesia è uno dei miei registi preferiti. Semplicemente lo adoro per il suo coraggio e perchè in un modo o nell'altro sforna sempre delle adorabili sorprese. Dal '95 in avanti non ha mai smesso di tirare fuori preziose perle di cui alcune sono dei veri e propri cult e altri dei bellissimi film. Anche quando il nostro sembra zoppicare e vacillare leggermente come in questo caso il risultato è sempre sontuoso. Alex ha vissuto una via crucis produttiva tra problematiche e gestione dei mezzi e della produzione. Non a caso gli elementi sui cui il film inceppa sono le parti "italiane" legate alla laguna, al problema del transito delle imponenti navi da crociera fra le secolari acque lagunari, alle forze dell'ordine e a questo strano nuovo ordine dal basso, una strana società segreta, che vuole ottenere un controllo e creare il caos tramando per risolvere nel sangue una volta per tutte il gravoso problema del turismo selvaggio senza però mai di fatto risultare esaustivo nelle sue risposte.
Venezia al di là del capolavoro di Roeg appare ormai lugubre, caotica più che mai, stanca di dover essere la succursale di turisti in preda solo dalla luce della Serenissima. Turisti che non sembrano vedere la difficoltà dei paesanotti sempre più incattiviti con se stessi arrivando a voler sfogare la propria rabbia sui giovani.


We die alone


Titolo: We die alone
Regia: Marc Cartwright
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'introverso Aidan cerca la propria anima gemella, a modo suo. Finché crederà d'averla trovata...

Aidan è uno come tanti che soffre di solitudine ma non riuscendo a recarsi agli appuntamenti con i match sui social inscena degli inquietanti incontri in casa prendendo un manichino e fingendo di avere la ragazza di fronte. Solo in questo modo sembra riuscire a comunicare. Eppure a lavoro riesce ad essere se stesso e senza nemmeno accorgersene trova un'altra anima gemellata con la sua, Elaine, la quale solo nel finale vedrà un colpo di scena toccante quanto ormai slegato dagli intenti della storia. Chelsea e Aidan sono in parte la riprova di qualcosa che non funziona, di due psicopatie a confronto le quali cercano di avere la meglio sull'altro. Da una partenza molto soft e timida si passa alle maniere forti finendo in un vero e proprio bagno di sangue.

Aberrance


Titolo: Aberrance
Regia: Baatar Batsukh
Anno: 2022
Paese: Mongolia
Giudizio: 3/5

Una coppia separata si ritira nel bosco. Vicini inquietanti, amici frivoli e forze oscure e invisibili portano a una conclusione scioccante
 
Aberrance è un thriller psicologico abbastanza coinvolgente se non altro perchè riprendendo un tema abbastanza classico come un rapporto di coppia disfunzionale riesce soprattutto nel finale a regalare alcuni interessanti colpi di scena. Il personaggio poi di Selenge è quel tipico esempio di donna molto bella e fragile ma continuamente colpita da incubi e allucinazioni e il suo rapporto con Erkhme riesce ad avere un disequilibrio tale da lasciare sempre il pubblico col dubbio di capire cosa realmente stia succedendo. Il piano diabolico della dottoressa, questo vicino atipico, le amiche di Selenge, tutto potrebbe far sembrare ad una sorta di dramma da camera quando invece nel finale ci rendiamo conto che gli interessi e le parti in causa sono molto più crudeli e spietate arrivando a chiamare in causa una setta disposta a tutto per avere il bambino di Selenge.
C'è da dire inoltre che il cinema mongolo non ha tutto questo successo da noi come in altre parti del mondo per cui è sempre interessante visionare opere di questo tipo attraverso lenti di paesi per noi così sconosciuti

Sloterhouse


Titolo: Sloterhouse
Regia: Matthew Goodhue
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Alpha è una femmina di bradipo, è tenerissima e la sua nuova proprietaria la propone con successo come mascotte della sua sorellanza. C'è tuttavia un problema: la bestiola è intelligente quanto Ella, combina guai peggio di un gremlin e è sadica come Chucky
 
Sloterhouse è un film del cazzo, un b-movie in parte divertente ma che a livello di idee è pari a zero dove semplicemente si è slittato sulla scelta di sfruttare come antagonista un animale esotico puccioso per creare caos e disordine in un collage.
Per certi aspetti qualche sforzo lo si apprezza a partire da questa voglia di riprovare sugli animal movie come era successo per COCAINE ORSO, BLACK DEMON, TANK, CRAWL BENEATH, CABINET OF CURIOSITIES, BEAST solo per fare alcuni esempi. E' così partendo da uno degli scenari meno interessanti di tutti come una confraternita femminile in un piccolo college dove nessuna viene mai parzialmente caratterizzata e senza provare nessun tipo di simpatia, scopriamo che questa piccola belva killer con artigli in grado di squartare un coccodrillo beve birra, si fa i selfie sugli smartphone e chatta in allegria mettendo zizzania tra le studentesse, guida automobili e schiva i proiettili. Penso che questi elementi bastino a far capire a cosa ci troviamo di fronte.

mercoledì 27 marzo 2024

Runner (2022)


Titolo: Runner (2022)
Regia: Boy Harsher
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una donna senza nome urla traumatizzata dopo essere fuggita dal luogo di un massacro in un bosco. La osserviamo girovagare in un bosco e poi entrare dentro un locale. All’improvviso, una sequenza gore ci permette di comprendere la reale natura di questa figura trovando un'ignara quanto affascinante vittima che vive in una roulotte e da lì continuare il suo misterioso cammino.

The Runner è poco più di un mediometraggio. Un exploit artistico collettivo dove c'è tanta bella musica e un'idea di cinema sperimentale con questa ragazza selvaggia che vive di eccessi e di piaceri annusando e uccidendo ciò che la circonda. Un'esperienza audiovisiva tutta al neon dove seguiamo tristi vite solitarie dove ognuna cerca di trovare piacere come può abbandonandosi a sconosciuti senza temere quali possano essere le conseguenze. E' un mediometraggio di istinti senza apparentemente avere luogo e tempo con una locandina molto anni 80' e qualche accenno di body horror. I Boy Harsher hanno poi il merito di costruire una soundtrack potente e minimale capace di dare ancora più emozioni e atmosfera a delle immagini che non hanno bisogno di parole e dialoghi ma solo di occhiate e di vibrazioni synth/electrowave. Un horror sperimentale dove la storia è solo uno spunto senza di fatto rivelarne bene le congetture e senza una vera e propria chiarezza.
Un' opera audiovisiva da godere appieno senza farsi troppe domande.

Random Acts of Violence


Titolo: Random Acts of Violence
Regia: Jay Baruchel
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il disegnatore Todd Walkley e il suo editore Ezra hanno fatto fortuna grazie a un fumetto basato su un serial killer realmente esistito di nome Slasherman. Durante un tour promozionale per pubblicizzare l'ultimo capitolo del loro lavoro, fanno tappa nella città in cui vent'anni prima Slasherman aveva seminato il terrore. Al loro arrivo, però, si sussegue una nuova ondata di efferati crimini, stranamente simili a quelli raccontati da Todd. Speculazione e paranoia prenderanno presto il sopravvento, sollevando mille interrogativi sul nuovo misterioso assassino.
 
Nonostante la visione sia stata interrotta da diversi sbadigli e da un ritmo che in più parti ci mette davvero troppo ad ingranare, il film di Baruchel se non altro cerca di trovare qualche elemento originale nel soggetto e nella riflessione a cui porta questo slasher. Si parla di fumetti, in questo caso del torture porn che sembra materia naturale per la coppia di protagonisti senza moralismi o il fatto che squartare delle donne possa non piacere a Kathy la ragazza di Todd. Invece per fortuna siamo in America dove almeno da questo punto ognuno è libero di fare il cazzo che gli pare.
Se nella prima parte il villain viene generato e cresciuto a suon di tavolozze e omicidi, nella seconda parte e soprattutto nel climax finale dove ci sarà un tosto face to face, entrambi verrano messi di fronte alla responsabilità che ha di fatto l'arte e in questo caso del suo disegnatore Todd
nei confronti del suo pubblico scegliendo di mettere in scena la violenza estrema soprattutto sulle donne e del tipo di pubblico che questo genere finisce per attrarre che manco a farlo apposta è perlopiù composto dalle stesse donne che dimostrano di amare l'horror e il porno più degli uomini.

sabato 17 febbraio 2024

Thanksgiving


Titolo: Thanksgiving
Regia: Eli Roth
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nella cittadina di Plymouth, Massachusets, i festeggiamenti per il giorno del ringraziamento coincidono con il Black Friday ai grandi magazzini di proprietà di Thomas Wright. La figlia di Wright, Jessica si intrufola all'interno assieme al fidanzato Bobby e ad altri amici mentre la ressa della folla in attesa dell'avvio ufficiale della svendita si fa sempre più pressante. La cosa finisce in tragedia con un assalto dei clienti che travolge le guardie di sicurezza e si traduce in una sanguinosa strage. Un anno dopo, un misterioso serial killer travisato con la maschera di una storica figura cittadina esige vendetta per la strage rimasta senza colpevoli e comincia a massacrare chi ne era stato coinvolto. Jessica e i suoi amici capiscono ben presto d'essere tra i bersagli del killer e, mentre i cadaveri iniziano a fioccare, cercano di trovare il modo di salvarsi la vita confidando anche nell'aiuto dello sceriffo locale che conduce le difficili indagini. Ma il killer è sempre un passo avanti

Eli Roth è sempre stato un regista sulla via di mezzo. Qualcosa di carino certo lo ha fatto ma senza mai fare il botto. Ora è rimasto coerente con il suo progetto di Grindhouse trasformando quel piccolo segmento di cortomeraggio o meglio spot in un film. E per essere uno slasher ha un buon taglio, sceglie la maschera giusta e porta il paradosso di un poliziotto a farsi vendetta con il suo revenge movie a danno di adolescenti detestabili e una critica feroce al consumismo di massa e il Black Friday. Anche il climax finale non è poi così scontato e la tragedia del giorno del ringraziamento al supermercato è in assoluto il momento migliore del film. Niente di eclatante come in molti lo hanno definito, ma un film che riesce a mostrare anche ironia e soprattutto una moralità inquietante contando che la maggior parte degli omicidi rappresentano un'America di provincia in cui la violenza sociale è accettata e normalizzata


Margaux


Titolo: Margaux
Regia: Steven C. Miller
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Un gruppo di amici del college affitta una casa intelligente per un fine settimana di festa. Più tardi, iniziano a rendersi conto che Margaux, il sistema di intelligenza artificiale super avanzato della casa ha progetti sinistri per loro.
 
Poteva convincere molto di più e regalare scelte narrative e scifi più convincenti prendendo in prestito qualche idea da Black Mirror o simili quando invece fa il suo in maniera a volte persino tediosa e con un finale che vanta alcune inverosimilità difficili da perdonare. Con un prologo che svela già quasi tre quarti del film sappiamo che sarà il classico survival movie di un gruppo di odiosi nerd e fighetti (in questo caso uniti da una solida amicizia) che si regala un weekend nella villa super hi-tech con Alexia di turno che ruba i dati ai cellulari per capire come ammazzare meglio le proprie vittime. Ciò che lascia l'amaro in bocca e come questa sorta di AI riesca addirittura a clonare le vittime facendoli diventare degli schiavi automi della stessa pronti ad ubbidire. Questa scelta rappresenta il climax del non sense quando si poteva trasformare molto meglio la vicenda senza per forza arrivare a questa scorciatoia squallida rendendo il film assurdo e con troppi non sense.



lunedì 15 gennaio 2024

We're All Going to the World's Fair


Titolo: We're All Going to the World's Fair
Regia: Jane Schoenbrun
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

A tarda notte da qualche parte negli Stati Uniti, l'adolescente Casey siede da sola nella sua camera da letto, navigando in Internet. Ha finalmente deciso di accettare la World's Fair Challenge, un gioco di ruolo horror online. Mentre inizia a perdersi tra sogno e realtà, una figura misteriosa si avvicina.

Quando il cinema indipendente decide ancora una volta di sorprenderti piacevolmente con un film costato due lire, una buona idea e una ragazzina semplicemente molto dotata. Perchè è l'atmosfera del film a dire tanto. Quando ci si appresta a sondare e sfidare la rete nei suoi territori horror inesplorati non sai mai cosa può capitare. La World’s Fair Challenge è una delle tante sfide "a step" online in cui bisogna caricare i video del cambiamento che il gioco provoca in se stessi: il primo di questi è un selftape in cui, dopo essersi punti un dito e dopo aver macchiato lo schermo con il sangue, lo si guarda mentre proietta colori psichedelici.
In questo caso Casey è una ragazzina problematica che ama farsi del male, vive in mezzo alle montagne, orfana di madre, con un padre che non vediamo mai e per il resto passa tutte le giornate sul web o facendo passeggiate in mezzo alla neve in maniche corte. E finisce per voler dare un senso alla sua vita sfidandosi e filmandosi cercando anche lei nel suo piccolo di rendersi insidiosa e terrificante. Devo ammettere che ci sono state un paio di scene soprattutto quando Casey si filma mentre dorme davvero efficaci nella loro semplicità. E poi arriva l'altro, quello che con una maschera inizia a parlare con la ragazza chiedendole di fare delle cose. Il film non è un vero e proprio horror quanto più un dramma sul sociale con qualche accenno al cinema di genere ma dotato di una realisticità in grado di esplorare molto bene l'emotività e quello che sta dentro una ragazzina adolescente e tutte le sue difficoltà e paure.

Naga


Titolo: Naga
Regia: Meshal Al Jaser
Anno: 2023
Paese: Arabia Saudita
Giudizio: 4/5

Una ragazza rimasta bloccata nel deserto arabo corre per tornare a casa prima del coprifuoco, terrorizzata dalla minaccia di una violenta punizione da parte del padre, uomo severo e spaventoso.
 
Ci sono film che riescono a rimanere impressi per svariati motivi senza comprenderne la ragione di fondo. E' il fatto di Naga e di questi film horror che arrivano da paesi dove meno te lo aspetti.
La ragione è legata al fatto del folklore locale che spesso non è pervasa dai soliti stereotipi americani o di un certo cinema di genere ma guardandoo oltre descrivendo situazioni culturalmente loro e che noi non conosciamo. Da questo motivo si evince un diverso e originale interesse per queste opere.
Ultimamente è stato il caso di DACHRA, WHEN EVIL LURKS, NIGHTSIREN, OLDER GODS, ENYS MAN, HUESERA, VIRUS 32, TANK, PIOVE, PANTAFA e molti altri ancora.
Sicuramente il fatto di aver rimosso i divieti legati alle sale precedentemente bandite ha permesso ai sauditi di tornare a frequentarle e poi il fatto di poter girare cinema di genere è un enorme passo in avanti probabilmente legato al fatto che l'horror è uno dei generi più amati e apprezzati e quindi era forse ora di farla finita. Naga nelle sue due ore, ci fa aver paura di cosa può succedere in mezzo alle tende nel deserto e cosa si nasconde. L'aver paura di essere lasciati da soli in preda al craving e all'assunzione di droghe trovandosi a diverse miglia di distanza da Riyadh. Un flusso psichedelico dove Sarah sperimenterà di tutto mostrando con ferocia la sua personalità, andando contro il patriarcato e cercando di salvare la pelle dalle regole di quella comunità e soprattutto da un cammello assetato di sangue che vuole vendicare il suo cucciolo brutalizzato

Christmas Bloody Christmas


Titolo: Christmas Bloody Christmas
Regia: Joe Begos
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

È la vigilia di Natale e Tori vuole solo ubriacarsi e fare festa, ma quando un Babbo Natale robotico in un vicino negozio di giocattoli va in tilt e inizia una sfrenata follia omicida nella sua piccola città, è costretta a una battaglia per la sopravvivenza.
 
Averne di Joe Begos. Semplicemente è uno dei mie registi horror moderni preferiti.
Il masterpiece dei b-movie. ALMOST HUMAN, BLISS, VFW speriamo di vedere presto i suoi prossimi film. Con un budget come sempre misurato Begos fa uno slasher di Natale con una sorta di Babbo che diventa Terminator.
Il risultato come sempre è molto alto, pur strizzando la trama al minimo storico, senza nessun guizzo narrativo ma seguendo soltanto Tori che vuole solo bere e scopare e riuscirà solo nel primo obbiettivo perchè durante il secondo deve fermarsi perchè il robot sembra averli trovati.
Come sempre ci sono i suoi paletti fissi che sono delle musiche inquietanti che sembrano di carpenteriana memoria, una estetica retrò, dialoghi asciutti e quasi sempre coloriti da parolacce e idiozie, una fotografia che impalla semplicemente lo spettatore con quei neon in quantità industriale che accendono ogni angolo dello schermo e poi corpi che vengono massacrati male con tantissimo splatter e un gore artigianale che pare non fermarsi mai. Poche location, qualche casa, la strada, il negozio e la stazione di polizia dove incontriamo alcuni poliziotti quasi più stronzi di Robocop.
Il ritmo è forsennato, Tori ci mette le palle e vede gente tra cui tutta la sua famiglia squartata a colpi d'accetta.


Where the devil roams


Titolo: Where the devil roams
Regia: Zelda Adams, Toby Poser, John Adams
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una famiglia di circensi assassini viaggia per tutto il mondo seguendo il morente circuito dello spettacolo carnascialesco.
 
HELLBENDER, DEEPER YOU DIG, sono le precedenti opere di questa famigliola che sta stupendo un po tutti con prodotti di alta qualità e di una peculiarità e spessore narrativo davvero interessante e per alcuni aspetti dannatamente originale. Seppur il secondo DYD fosse difatto un revenge-movie su una madre che perde la figlia intuendo come il responsabile sia proprio il vicino ad ucciderla nascondendo il corpo, H invece era una sorta di rapporto complesso tra una strega moderna e sua figlia. In questo caso invece c'è il circo, i freaks, il gore, la famiglia omicida, il gusto del macabro e il teatro, tutto messo in scena come un dramma romantico sperimentale con una struttura episodica per certi versi dove ancora una volta la stranezza portata agli assurdi e l'immaginario potente sembrano essere il marchio di fabbrica della Adams family.
Parliamo di gente che con pochissimi soldi ha deciso semplicemente di voler fare un film chiamando chiunque e regalando un'esperienza visiva considerando quanta gente con budget molto più alti e produzioni interessanti alle spalle regali monnezza senza avere la minima idea di cosa voglia dire avere personalità e cognizione dei mezzi
"Quello che tutti i soldi del mondo non possono comprare è il fatto di avere il tempo di fare tutto esattamente come vuoi, invece che dover dire “buona la prima” indipendente da com’è venuta. Non abbiamo i soldi per fare dei piani, e ci sentiamo molto fortunati per questo."

Pantafa


Titolo: Pantafa
Regia: Emanuele Scaringi
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Marta, sempre più preoccupata per le strane allucinazioni che colpiscono la figlia Nina, decide di portarla a vivere in montagna. Le due prendono così in affitto una vecchia casa dall'aspetto un po' spettrale nella cittadina di Malanotte. Tuttavia, la situazione clinica di Nina continua a peggiorare: la bambina inizia a soffrire di gravi paralisi ipnagogiche che assumono caratteristiche orrorifiche: durante la paresi Nina vede uscire dalle pareti una figura fantasmatica che si acquatta sul suo petto e cerca di succhiarle via l'anima. Le preoccupazioni e le suggestioni di Nina vengono ingigantite dalla signora Orsa, una vicina di casa, che riconosce la Pantafica nella descrizione di Nina, un'anima dannata che tormenta le notti dei bambini. È tutto nella sua testa, come sostiene Marta, o il male ha davvero preso connotazioni reali?

Il cinema di genere folkloristico italiano di per sè è già una rarità. Pantafa è rimasto al cinema per pochissimi giorni senza darmi la possibilità di andare a vederlo. E devo dire che la Pantafica abruzzese mi mancava. Ne esistono tante di streghe, masche e altri fenomeni simili ma questa succhia anime dei bambini che trasla diventando quel qualcosa in più è stata un'altra bella scoperta. L'idea di spostare a Malanotte la vicenda mette a confronto un paesino secolarizzato e racchiuso nelle sue tradizioni e leggende. Dall'altro una donna moderna e una figlia che di fatto vengono fatte piombare in questa sorta di medioevo dove impareranno a proprie spese come crearsi le condizioni di sopravvivenza.
Scaringi fa una cosa molto bene che l'horror non deve mai dimenticare soprattutto quando si parla di produzioni indipendenti ovvero la presa di coscienza che ciò che fa realmente paura è il non visto mostrando pochissimo e centellinando la paura facendo un lavoro di tensione e pathos per poi creare un finale che seppur esagerato nel mostrare forse troppo riesce a mantenere un equilibrio e regalare un piccolo indie di genere nostrano.

martedì 12 dicembre 2023

Lockdown Tower


Titolo: Lockdown Tower
Regia: Guillaume Nicloux
Anno: 2022
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Gli abitanti di un palazzone si svegliano una mattina e scoprono che un velo nero avvolge tutte le finestre e le porte dell'edificio, un velo nero che divora qualsiasi cosa e chiunque tenti di attraversarlo. Incastrate, le famiglie si organizzano ma il tempo passa e nulla cambia. Ciò riaccende gli istinti più primitivi lasciando che a guidare ogni mossa sia una sola parola d'ordine: sopravvivenza.

La Tour è un pesante pugno allo stomaco. Simile come effetto da quello sferrato da DIVIDE, sempre francese e di Gens nel 2011. Qui l'ambiente weird e fantascientifico è semplice quando funzionale per scardinare l'ordine sociale di una palazzina e giocare con quell'elemento che ci piace tanto ovvero far vedere fino a dove può spingersi l'essere umano per prevalicare il prossimo e sopravvivere. Quando si regredisce al più laido stato di natura, quando l'ossessiva lotta razziale arriva al culmine allora si arriva a barattare ogni cosa creando ordini religiosi, sotto gruppi, ognuno disposto a vendere ciò che ha o a diventare semplicemente lo schiavo di qualcun altro.
C'è tanta barbarie, scene di violenza inusitata anche se non solo quelle a fare più male ma ad esempio la scena con cui si conclude il film oppure vedere come anche il corpo umano arriva a lacerarsi e a ricoprirsi di malattie veneree e tutto quanto il resto.
Un film diabolico ma estremamente affascinante per gli amanti del cinema horror estremo e di genere

Await further instruction


Titolo: Await further instruction
Regia: Johnny Kevorkian
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

La famiglia Milgram è intenta a celebrare il Natale quando si accorge di una misteriosa sostanza nera che ha circondato la loro casa. Qualcosa di terribile sta per accadere, ma cosa? Un disastro ambientale, un attacco terroristico, una guerra nucleare? In mezzo a discussioni sempre più infervorate viene accesa la tv, alla disperata ricerca di informazioni. Ma sullo schermo c'è solo una scritta che lampeggia sinistramente: "Restate in casa in attesa di ulteriori informazioni". Mentre i messaggi televisivi diventano sempre più minacciosi, paranoia e tensione si accumulano.
 
Gli inglesi stanno sempre in prima linea con i francesi in Europa quando si parla di horror. In questo caso tanta fantascienza, un home invasion, paura di attentati terroristici, famiglia disfunzionale, la ragazza indiana in una famiglia conservatrice e tanti altri aspetti. Kevorkian con un budget misurato blinda subito la famiglia dentro casa con una trovata funzionale quanto assurda e da lì in poi lascia che sia il terzo occhio della televisione a dare le regole che via via diventeranno sempre più atroci e sofferenti e dove la polemica non risparmia nulla persino il vaccino.
Seppur vero che il finale diventa tanto esagerato quanto una strizzatina d'occhio a tanti b-movie e alcuni dialoghi sembrano portati al paradosso del non-sense, il film riesce a reggere e mantenere una sua coerenza nell'assurdo a cui va a impattare e il nonno che chiama il figlio "umidiccio" senza smetterla mai di umiliarlo o quando dovranno lavarsi con la candeggina creano un siparietto che andrà piano piano ad esplodere

Dark Harvest


Titolo: Dark Harvest
Regia: David Slade
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un mostro leggendario chiamato October Boy terrorizza i residenti in una piccola città del Midwest quando si alza dai campi di grano ogni Halloween con il suo coltello da macellaio e si fa strada verso coloro che sono abbastanza coraggiosi da affrontarlo.
 
David Slade è un buon regista britannico. Purtroppo gira pochi film ma di certo quelli fatti non si dimenticano facilmente. E'stato uno dei pochi a regalare emozioni con un film sui vampiri commerciale 30 GIORNI DI BUIO quando ultimamente battevano tutti la fiacca.
Ritorna all'horror con questo particolarissimo film dove la realtà sociale di questa città sembra legata a strani culti come per il racconto Grano rosso sangue di King. Infatti le similitudini sono molte se non fosse che la genesi della creatura appare qualcosa di molto più mostruoso del maestro dell'horror. Godibile senza essere mai memorabile è il duro scontro tra giovani adulti e adulti giovani con questi ultimi che pur di assecondare una tradizione che non vogliono estinguere sacrificano il loro bene più caro a duro prezzo rimanendo intrappolati in questa sorta di limbo segreto con cui vivere

domenica 26 novembre 2023

Megalomaniac


Titolo: Megalomaniac
Regia: Karim Ouelhaj
Anno: 2022
Paese: Belgio
Giudizio: 4/5

Due fratelli, Martha e Felix, figli del serial killer noto come “Il macellaio di Mons”, fingono di condurre una vita normale quando in realtà sono vittime di un rapporto perverso e sadico con i silenzi e i demoni del passato.

Sano e dirompente gore a fiumi in un film che riprende quella tradizione belga e francese di saper dimostrare di essere tra i primi della fila quando si vuole fare male e colpire duro.
Un film scomodo, disturbante, grottesco, malato e immorale con una una desamina sul rapporto tra vittima e carnefice e tra cosa è lecito oppure no. Martha è i soprusi che vive giornalmente a lavoro in una società misogina e patriarcale. Felix e il suo silenzio e il bisogno di riprendere quella serialità compiuta dal padre. In tutto ciò una villa dove dentro accadono abomini strazianti.
Tortura, cannibalismo, brutalità malsana, sadismo estremo, atmosfere malate e viscerali, violenza senza eguali, opprimente condizione di disagio e di depressione, psicologie perverse e rapporti malati e desideri sopiti. Ci sono sogni di orgie di sangue e un rapporto e un attaccamento evitante ambivalente, familiare disfunzionale e tutto ciò che ne consegue se portato agli eccessi.
Il film di Ouelhaj è anche se vogliamo un film politico sulla vendetta della violenza sulle donne e di come Martha e Felix per vendicarsi degli abusatori di lei arrivino a pensare un piano raccapricciante. Il film è la prima parte di una trilogia sociale (composta anche da Le Repas du Singe e Une réalité par seconde). Un film viscerale in tutti i versi dove Martha nonostante gli omicidi del fratello è importante che continui ad andare a lavorare per non destare sospetti, dove un'assistente sociale si espone troppo fino a lasciarci la pelle, dove la scelta delle vittime non nasce da particolari criteri ma solo dal bisogno di uccidere. Dal punto di vista estetico, il regista e il suo direttore della fotografia François Schmitt compongono una successione di quadri gore sublimi quanto ripugnanti, memorabili e affascinanti.

Dachra


Titolo: Dachra
Regia: Abdelhamid Bouchnak
Anno: 2018
Paese: Tunisia
Giudizio: 4/5

Yassmine, studentessa di giornalismo, cerca insieme agli amici Walid e Bilel di venire a capo di un misterioso crimine accaduto più di 25 anni prima, quando una donna fu ritrovata mutilata e quasi morta in mezzo al nulla. Le loro ricerche li porteranno nel cuore della foresta, fino ad un piccolo villaggio isolato di nome Dachra. Sentendosi intrappolati, proveranno a sfuggire all'orrore.
 
Oltre ad essere il primo horror tunisino, Dachra è davvero una bella sorpresa. Folk horror per certi aspetti, la vicenda nasce da un preambolo decisamente interessante per poi ampliare il suo specchio di vedute e mostrare una vicenda che si apre creando risvolti inquietanti e riuscendo a diramare nel suo arco narrativo diverse questioni legate alle credenze popolari, alle leggende, alla stregoneria e al ruolo della donna in alcune realtà rurali. E' un film disturbante quanto visivamente molto ben tratteggiato e pieno di contenuti e scene per alcuni aspetti inaspettate e di inusitata violenza.
Un gioiello nel cinema di genere che si allarga mostrando come ai tempi della Primavera Araba c'era chi come Bouchnak pronto a indagare e testimoniare come all'interno di un bosco impervio vivano delle vere e proprie comunità in villaggi misteriosi legate a tradizioni antiche, facendo sopravvivere creature all'interno di stanze gelide, dandogli in pasto bambini e cibandosi solo di carne.