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domenica 23 novembre 2025

Dog of God


Titolo: Dog of God
Regia: Lauris e Raitis Abele
Anno: 2025
Paese: Lettonia
Giudizio: 4/5

Il XVII secolo. Un villaggio livone svedese. Tra piogge torrenziali e cieli oscuri, i contadini si ubriacano insieme agli aristocratici che si abbandonano ai piaceri carnali. Nel frattempo, la casta religiosa – con una devozione ipocrita – li esorta a temperare i loro peccati. Quando una reliquia antica scompare, una donna viene accusata di stregoneria, spingendo un lupo mannaro autoproclamato – noto anche come Cane di Dio – a intervenire con un dono davvero singolare: “Le Palle del Diavolo”. La comunità viene subito sconvolta, la follia inizia a calare mentre l’edonismo prende il sopravvento, e il villaggio precipita in un miscuglio di sesso e violenza, dove il desiderio è lasciato libero e la moralità rapidamente dimenticata.
 
Dog of God in concorso al ToHorror è una deliziosa sorpresa lettone d'animazione con il rotoscopio.
Un film complesso politicamente scorretto ambientato nel medioevo. Parla di stregoneria, esseri soprannaturali come il Cane di Dio, streghe, rituali, orge, tutto in una comunità barbaramente composta di bifolchi dove l'ipocrisia appartiene a quasi tutti i membri eccetto poche eccezzioni
Neze la cameriera affascinante che dalle pozioni viene additata come capro espiatorio e vittima sacrificale dal villaggio per quanto sta accadendo; Buckholz il prete e la sua sessualità repressa e il sadico rapporto con il piccolo chirichetto irrequieto e zoppo di Klibis; per finire il barone Klodt che pensa solo a soddisfare i piaceri carnali della moglie
Dog of God si apre con scenari devastanti del cane di Dio in catene che strappa le palle a una creatura per poi farci piombare in questo villaggio dove tutto sembra purulento e senz'anima.
Un contesto storico fantastico che riesce a celebrare il potere duraturo del folklore locale, della rinascita ma anche della lotta contro l'oppressione e la resistenza. Nel finale abbiamo un altro omaggio a Suskind per un cartoon adulto che suggestiona ed attrae ripercorrendo periodi bui della storia, quando l'ignoranza è la carestia finivano per condizionare idee e convinzioni umane, inducendo le genti ad affidarsi a leggende ed eresie rese più credibili dalla superstizione diffusa e dilagante.

Kombucha


Titolo: Kombucha
Regia: Jake Myers
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un musicista prigioniero di un lavoro da ufficio frustrante deve vedersela con le proprie ambizioni artistiche fallimentari e con la mania (quasi religiosa) che i suoi colleghi hanno per il kombucha, bevanda fermentata che tutti consumano in grandi quantità per ottenere prestazioni professionali al top. Ma il suicidio inspiegabile di un’impiegata svela una mostruosità nascosta…

Anche lui in concorso al ToHorror Kombucha è stata una piacevole sorpresa. Un film semplice nella sua complessità, una comedy horror low budget che tratta politicamente scorretto, orrore cosmico, body horror, invasione di ultracorpi e per finire un'ironia tragicomica. Alla fine anche trattandosi di una divinità pagana si tratta poi di un essere lovecraftiano tenuto in una bolla di vetro e idolatrato dai membri dell'azienda. Kombucha rivela molto bene le sue carte, svelando e lasciando stupore e qualche piccolo colpo di scena. Imbastisce una critica feroce al potere dilagante dell'omologazione in questo caso attraverso una bevanda che ti smuove in tutti i sensi lo stomaco e lo fa senza mai prendersi sul serio, portando a casa un film intenso, intelligente e con un buon ritmo oltre che essere interpretato da un cast che si vede ci ha creduto fino in fondo.

sabato 22 novembre 2025

Jimmy and Stiggs


Titolo: Jimmy and Stiggs
Regia: Joe Begos
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jimmy, filmmaker spiantato, chiama a raccolta il suo vecchio amico Stiggs per reclutarlo nella guerra che ha dichiarato agli alieni che l’avevano rapito e che ora sono tornati a braccarlo. Che sia la verità oppure una costruzione della mente psicotica di Jimmy… sarà una cazzo di carneficina
 
Nel panorama freakshow del ToHorror non poteva mancare uno dei miei registi preferiti dell'attuale panorama horror, il cazzutissimo Joe Begos. Apro e chiudo parentesi sul velo pietoso di Eli Roth che presenta il film dopo che sappiamo tutti essere dalla parte di Israele e questo il direttore del festival ha voluto precisarlo. A parte la parentesi dei due divertentissimi fake trailer Piano Killer e Don’t Go in That House, Bitch! Il film inizia con un Pov per poi alzare l'asticella mostrarci uno sballone che si è appena perso una scopata epica con la sua ex dalle tettone rifatte e tra alcool, canne e cocaina inizia a vedere gli alieni e colpirli con qualsiasi cosa trovi in casa. E' un viaggio nel delirio tutto in chiave fuck per qualsiasi cosa. Come sempre lo stile di Begos è inconfondibile per un film ignorante come quasi tutti i suoi lavori ma così maledettamente intensi e pervasi di un'atmosfera colorata con queste luci al neon che come sempre diventano protagoniste nei suoi film sparaflashando ogni cosa, ogni dettaglio nella stessa casa del regista che diventa la bara di un ambiente acidissimo e pieno di tutto ciò che potrebbe essere definito proibito e proibitivo.
Nel terzo atto poi il film decolla ancora finendo nell'universo complottista fatto di esperimenti alieni, tute spaziali e gore e splatter a manetta finendo nel vero senso della parola per tagliarsi pezzo per pezzo

Deathstalker (2025)


Titolo: Deathstalker (2025)
Regia: Steven Kostanski
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un barbaro si ritrova vittima di una maledizione legata a un talismano magico, che lo trascina in conflitto con un malvagio stregone e un clan di mostruosi assassini.
 
Deathstalker non ha l'ambizione da grimdark fantasy di prendersi sul serio. E' un b movie che punta decisamente all'intrattenimento, all'azione, alle nudità, ad effetti speciali grossolani e goderecci perchè ricordano ancora la voglia di lattice e infine infila dei personaggi caotici dove la testa volante che ride e gracchia ci accompagnerà fino ai titoli di coda.
Visto e adorato al ToHorror in una stanza gremita di fan e nerd e cultisti del cinema di genere, il film di Kostanski che si è voluto regalare questa sorta di omaggio alla trilogia degli anni '80 è un aprezzato remake ad una saga di ignoranza eroica che ha saputo mettersi nella royal fame di quel periodo in cui i fantasy ci credevano pur non avendo i soldi e gli effetti speciali.
Kostanski per me è una di quelle semi divinità dell'horror che già soltanto per quel capolavoro che è stato VOID merita un suo vero e proprio culto. E' uno che si diverte ma allo stesso tempo dimostra di saperci fare con prodotti e idee coraggiose che non strizzano mai l'occhio al mercato o al fan service ma come un buon mestierante persegue la sua politica d'autore facendo in pratica il cazzo che gli pare

Touched by eternity


Titolo: Touched by eternity
Regia: Marcis Lacis
Anno: 2024
Paese: Lettonia
Giudizio: 3/5

Fatso, autoproclamato esperto di cripto valute, è un brontolone di mezza età che spreca le sue giornate con videogiochi e cospirazioni online. Ossessionato dal concetto di vita eterna fin dall'infanzia, Fatso sperimenta varie teorie ciarlatane nella speranza di diventare immortale, nonostante conduca una vita miserabile e solitaria. Un giorno, alla porta della sua roulotte sperduta nel bosco, appaiono Egons e Carlos portando la lieta novella: Fatso è stato prescelto per diventare vampiro, quindi immortale.
 
Al ToHorror ci si chiede se i film sui vampiri sono ancora in grado di dire qualcosa? Chiedetelo ai lettoni.
Il film di Lacis è un film minimale, esistenzialista come sanno essere i signori della notte e ci porta a rave all'interno di fattorie sperdute nelle campagne remote e a insoliti dialoghi all'interno di una roulotte. Praticamente per tutto il tempo ci si chiede se Fatso vuole o non vuole accettare l'idea di poter diventare un vampiro. Vista l'opportunità golosa, il clan sembra non voler e poter accettare un rifiuto. Touched by eternity è un film strano e anomalo, assolutamente inclassificabile che seppur gode di un inizio promettente sembra prendere una piega derivativa rimanendo un esercizio di stile ma senza mai convincere

Jimmy Jaguar


Titolo: Jimmy Jaguar
Regia: Benedek Fliegauf
Anno: 2025
Paese: Ungheria
Giudizio: 2/5

Il film si apre con le riprese dell'interrogatorio di un giovane meccanico, Robert Kiss, noto come Seed. È stato arrestato insieme a un eccentrico poeta locale, Marci Balfi. I due uomini, che non si erano mai incontrati prima, sono stati arrestati dopo aver aggredito un individuo solitario, averlo legato, caricato su una barca e abbandonato alla deriva sul fiume Tibisco. Un'indagine successiva ha rivelato che la loro vittima era un criminale di guerra serbo ricercato, nascosto nei boschi ungheresi. Interrogato, Seed offre una spiegazione improbabile: sia lui che Balfi erano posseduti da un demone di nome Jimmy Jaguar, noto semplicemente come Jagu, che li ha costretti ad agire.
 
Purtroppo non tutto può e deve per forza piacere e convincere al ToHorror. Lo è stato questo strano ibrido ungherese tra i film in concorso strutturato come un mockumentary su presunte credenze marginali in un demone folcloristico si diffonda attraverso una serie di incontri non collegati tra loro, confondendo il confine tra psicosi collettiva e mito costruito. A volte troppe spiegazioni insegnano che non basta cercare di tessere stupore quando poi a livello di ritmo e di immagini non si riesca a voler dire praticamente nulla. Spiace dirlo ma il film è stato di una noia mortale, il più noioso del festival, anzi forse l'unico tra quelli visionati. Fliegauf evita i convenzionali riferimenti di genere anche se a volte sembra che non sappia dove andare a parare inserendo nuove formule che sottraggono enfasi al racconto. Inizialmente concepito come una serie, il film comprende una serie di incontri con individui che affermano di essere stati posseduti dall'inafferrabile demone. Combinando registrazioni investigative, found footage e interviste con testimoni, il film assembla una narrazione frammentaria che ripercorre una serie di presunte possessioni che hanno portato alla formazione di una setta, il cui capo è Balfi, simile a Charles Manson.

Ugly Stepsister


Titolo: Ugly Stepsister
Regia: Emilie Blichfeldt
Anno: Norvegia
Paese: 2025
Giudizio: 4/5

La vedova Rebekka giunge, con le figlie Elvira e Alma, al palazzo del nobile Otto, altrettanto vedovo, per convolare a giuste nozze. Dopo il matrimonio, però, Otto muore improvvisamente, pianto dalla figlia Agnes. A dipartita avvenuta, emerge che Otto era in difficoltà economiche almeno quanto Rebekka (che lo pensava invece benestante) e quindi urge trovare una soluzione. L'idea della donna è quella di dare in sposa Elvira al fascinoso principe Julian, che cerca moglie. Elvira ne è infatuata e legge avidamente le poesie scritte dal giovane principe sperando di diventare la sua consorte.
Per riuscire nello scopo, però, è necessario "abbellire" Elvira attraverso gli interventi del dottor Esthétique e le cure della scuola di galateo di madame Sophie. Nel frattempo, la possibile rivale Agnes, naturalmente bella, viene ridotta al rango di Cenerentola perché non comprometta il piano della sorellastra. Cruciale è il ballo in programma a palazzo, durante il quale il principe sceglierà la sua sposa tra le molte pretendenti.

The Ugly Stepsister è una fiaba di quelle che sarebbero piaciute ai fratelli Grimm. Madre cattiva, la quale cerca di conquistare chiunque abbia dei soldi che siano conti ormai arrivati al capolinea o giovani rampolli pretendenti delle figlie. Cenerentola c'è ma non è la protagonista e questo di per sè è l'elemento più originale della narrazione. A dirla tutta sono tutti così stronzi e ingenui che non c'è neppure un vero e proprio antagonista. Ognuno lotta per il proprio tornaconto. Inutile dire che quella che più pagherà le conseguenze sarà la povera Elvira. Il body horror, il rapporto con il proprio corpo, con quello che siamo disposti a fare a noi stessi per raggiungere un ideale che in realtà si allontana quanto più ci si illude di avvicinarsi a esso, per il semplice fatto che non è reale, non esiste, è un trucco, un escamotage per tenerci al guinzaglio. Infine il verme cosa si è disposti ad ingerire per perdere peso e cosa si sta trasformando dentro e fuori di noi.

Dangerous animals


Titolo: Dangerous animals
Regia: Sean Byrne
Anno: 2025
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Australia. Zephyr è una surfista che, spirito libero, viaggia assolutamente da sola alla ricerca delle onde migliori. Fa casualmente conoscenza con Moses, che ha bisogno dei cavi appositi per mettere in moto la propria auto. Scocca una scintilla, ma dopo una notte appassionata, lo spirito libero di Zephyr prevale e lei sgattaiola via da sola verso la prossima spiaggia. In un parcheggio, però, si imbatte in Tucker, che ha una barca con cui conduce i turisti in mare a vedere gli squali, ma è soprattutto un feroce serial killer che ama filmare belle ragazze divorate dai pescecani. Zephyr viene catturata e portata in alto mare verso un destino avverso che deve cercare di scongiurare
 
Alla fine il concetto è sempre lo stesso. L'uomo fa più paura di ogni squalo o altro essere della terra. La sua natura lo dimostra. In questo caso uno psicopatico che si è scelto quello che lui definirebbe un hobby molto divertente, che gli permette di fare quello che più gli piace e gli porta anche in tasca dei bei quattrini.L'idea di ibridare il popolato sottogenere dei film sugli squali con quello ancor più popolato dei film sui serial killer è interessante e relativamente originale. Zephyr è l'anomalia che Tucker non si aspetta. La final girl che a differenza delle precedenti donne uccise ci tiene a far capire che venderà cara la pelle nonostante tra i due anche a livello fisico ci sia uno squilibrio notevole. Il ritmo della pellicola è invidiabile, funziona su quasi tutti i percorsi che decide di intraprendere e attraversare e Jai Courtney aveva già dimostrato di essere un buon attore ma senza avere il peso del film sulle sue spalle e qui il lavoro è intenso dando una caratterizzazione anche per certi versi originale nel mostrare gli squilibri di un essere solitario che preferisce la compagnia degli squali a quella degli esseri umani

Monkey (2025)


Titolo: Monkey (2025)
Regia: Oz Perkins
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

In soffitta c'è una scimmietta giocattolo un po' misteriosa. Apparteneva al papà dei gemelli Hal e Bill che, da bambini, la ritrovano e ne azionano il meccanismo ruotando la chiave nella schiena. È l'inizio di una serie di morti orribili che distrugge la loro famiglia. Passano 25 anni e il giocattolo maledetto riappare. Ecco una nuova scia di sangue che costringe i due fratelli, ormai separati, a fare i conti con il loro oscuro passato.
 
Oz Perkins è un altro dei registi moderni horror tra i più talentuosi in giro. Finora ho apprezzato e adorato ogni sua opera e anche questo Monkey per quanto esca completamente dai binari a cui l'autore ci ha abituati è davvero una piccola chicca.
Partiamo subito dal fatto che Oz Perkins è diabolico. Nei suoi film non si ride e si sorride mai, non avvengono jump scared, i corpi non esplodono e non ci sono scene trash.
C'è il grottesco, il macabro, la ritualità, il folklore. Per questo Monkey è completamente un'altra cosa, un'opera dove sicuramente Oz si è divertito come pochi. Ricordiamoci che è l'adattamento di un celebre racconto di Stephen King, prodotto da James Wan. Un film quasi chiamato a comporre non suo per quanto concerne la sua politica d'autore. Monkey probabilmente in mano ad un altro candidato non avrebbe dato questo risultato che mi ha fatto ridere e crea alcuni siparietti davvero crudeli da commedia horror splatter fatta su misura.

M3gan 2.0


Titolo: M3gan 2.0
Regia: Gerard Johnstone
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sono passati due anni dai tragici eventi quando si era scatenata la furia omicida della bambola M3gan prima di essere distrutta. Ora la sua tecnologia viene rubata da una potente azienda, l'Unità Innovazione della Difesa, per creare un'altra bambola ancora più letale, Amelia, che entra subito in azione nel corso di un'operazione sul confine turco-iraniano per liberare uno scienziato che è stato rapito ma poi la situazione va completamente fuori controllo. Ben presto diventa un pericolo numero uno perché è sempre meno disposta a seguire gli ordini degli umani.
Per fermarla deve tornare in azione Gemma, che nel frattempo è diventata una figura di spicco nella regolamentazione dell'intelligenza artificiale. La donna, che ha un rapporto conflittuale con sua nipote Cady che è intanto cresciuta e tende a disobbedirle spesso, riporta così in vita M3gan, con delle modifiche per renderla più veloce. Viene poi sottoposta a un ferreo addestramento per cercare così di fronteggiare e sconfiggere Amelia.
 
Avevo desritto il primo MEGAN come CHUCKY 2.0 e poi manco a farlo apposta esce il sequel che si chiama proprio M3gan 2.0. Alla fine sempre di upgrade si parla. Qui più sul taglio fantascientifico, le Ai, tanta carne al fuoco per una storia che ho trovato riuscire ad essere più complessa del primo capitolo per alcuni effetti più casalingo mentre qui abbiamo una galleria di personaggi più ampia e anche i plot twist narrativi richiedono più sforzo per una storia desiamente più complessa. Diventa più esplicita la riflessione sulla dipendenza e i pericoli dell'intelligenza artificiale, diventa più articolata la denuncia per alcuni sistemi che non sembriamo ancora di grado di controllare diventando così esplicita così la sua natura più politica che si nasconde dietro il genere e sottolinea come la tecnologia, sfruttata per scopi militari, può sfuggire totalmente al controllo. La resa dei conti finale sembra uscita dai recenti TRON o ALITA dimostrando come il risultato possa stupire e allo stesso tempo risultare molto più violento del previsto anche se con troppa cg. Dall'altra però la leziosità di renderlo così patinato e hi-tech talvolta rovina e stona dove l'esercizio di stile e l'eleganza avrebbero dovuto lasciare il posto a più brutalità e sporcizia visiva

Clown in a Cornfield


Titolo: Clown in a Cornfield
Regia: Eli Craig
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una città del Midwest in declino in cui il clown Frendo, simbolo di un successo passato, riemerge come una piaga terrificante.
 
Clown in a Cornfield faceva pensare ad uno slasher qualsiasi e anonimo con protagonisti clown che vanno in scena a massacrare giovani per imprecisati motivi. In parte lo è anche ma sa farlo con quel pizzico di astuzia di trama che di solito non ti aspetti da produzioni come questa. Mette al timone un tale Eli Craig che di certo non ha bisogno di presentazioni avendoci portato in passato due horror che mi hanno fatto letteralmente scassare dal ridere e parlo di TUCKER & DALE VS EVIL e LITTLE EVIL (se non li avete visti e siete appassionati del genere prendetevi a bottigliate sui maroni). Ora qui si parla di una comunità di mezzi bifolchi, i clown non hanno dei neuroni specifici ma sono il risultato della cultura del Midwest e odiano tutto ciò che è diverso, quindi sono reazionari e conservatori rappresentando soltanto con delle maschere il pensiero della massa.
Alla fine il film fa quello che deve regala spensieratezza ma senza azzerare le sinapsi e diventa una horror comedy fracassona e a tratti ignorante ma capace di intrattenere e fin qui non è poco.

Final Destination-Bloodlines


Titolo: Final Destination-Bloodlines
Regia: Zach Lipovsky, Adam B. Stein
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La studentessa universitaria Stefani è ossessionata da un ricorrente incubo che ha a che fare con la nonna Iris, alle prese, cinquant'anni prima, con il disastro di un ristorante sospeso a 150 metri d'altezza, lo Skyview, a cui era andata con il fidanzato per vivere una serata magica. Desiderosa di capire cosa le sta succedendo, Stefani torna a casa dai suoi familiari, anche perché vuole capire cosa ne è stato di Iris, che nell'incubo muore, ma in realtà è viva e vegeta e se n'è andata da decenni. Nonostante la reticenza dei familiari che ritengono che Iris sia una pazza suonata, Stefani riesce a rintracciarla e la trova che vive in una casa isolata e fortificata in preda a una costante paranoia. Ma Iris decide di condividere con Stefani quello che sa e le spiega come quello che lei sta vedendo come un incubo fu in realtà la sua premonizione che le permise di salvare la vita a un sacco di persone allo Skyview. Ma le spiega anche che la Morte, con i suoi tempi, è decisa a rimettere le cose a posto facendo morire chi doveva morire, compresa la loro discendenza, dato che i figli di chi doveva essere morto non dovevano nemmeno nascere.
 
Final Destination è stata una serie di successo negli anni 2000 uscendosene con un'idea brillante e originale e diventando presto un franchise che senza scostarsi dall'idea di base giocava con alcune trovate brillanti e altre decisamente irrisorie. Questa riproposizione o nuovo capitolo è figlio delle paure dei precedenti, di chi ha visto e si è salvato e prova a cercare di sfuggire alla morte isolandosi come può. Trova un manipolo di giovani prescelti per morire male e soprattutto trova delle soluzioni assolutamente divertenti, macabre, iper violente e sanguinolente. Un capitolo da cui non mi aspettavo proprio niente e che anzi pensavo fosse la solita solfa da dimenticare pasticciata e con poco mordente quando invece è riuscita a divertirmi in più scene e soluzioni narrative

Grafted


Titolo: Grafted
Regia: Sasha Rainbow
Anno: 2024
Paese: Nuova Zelanda
Giudizio: 3/5

Una studentessa cinese, impacciata ma brillante, vince una borsa di studio per una prestigiosa università neozelandese. Una volta arrivata, la ragazza trova un modo inedito per ottenere la popolarità che desiderava da tempo, lasciandosi alle spalle una vittima martoriata dopo l'altra.
 
Il tema del body horror, del cambiamento di se stessi, dell'uscire dalla propria zona di comfort per assumere un'altra forma o impedire al proprio corpo un processo di invecchiamento che da sempre è stato biologicamente accettato sembra un punto o un tema su cui negli ultimi anni il body horror voglia riflettere maggiormente senza contare che la maggior parte delle registe sono donne e questo non può che fare un gran bene. Grafted parla di teenager, di processo di crescita, della difficoltà ad accettare e accettarsi soprattutto per il dramma familiare vissuto e il trauma senza parole che ancora Wei non riesce a superare senza avere supporti in primis dal padre. Lei contro il bullismo che la circonda a partire dalla cugina per arrivare ai soliti college dove la deprivazione culturale sembra un dato incontrovertibile. Però la Rainbow seppur trovandosi a volte con personaggi poco caratterizzati, soprattutto gli antagonisti, decide di far diventare la nostra piccola Wei come la Eihi di AUDITION di Miike una paladina del gore spingendo su una violenza inusitata, facendosi travolgere dal piacere dell'infliggere dolore scarnificando facce e impiombando le sue vittime tra oggetti di ogni tipo senza cambiare mai i tratti del viso.

Maledetto sortilegio


Titolo: Maledetto sortilegio
Regia: Eddy Matalon
Anno: 1977
Paese: Canada
Giudizio: 3/5

Nel corpo di una ragazzina si reincarna l'anima della cuginetta, morta qualche anno prima in circostanze drammatiche e decisa a vendicare le colpe della propria madre, infedele verso il marito.
 
Negli anni '70 si provava a uscire dai soliti binari e cercare di non scopiazzare dai capolavori destinati ad essere il marchio di fabbrica del sotto genere horror appartenente alle case infestate e alle possessioni. Che fossero di bambini o di oggetti come in questo caso un bambolotto maledetto almeno abbastanza sinistro e alcune scene decisamente forti per il taglio dell'epoca e perchè ad essere protagonista fosse una bambina urlante che con una mano si scrolla le sanguisughe e con l'altra si copre le tette durante il "blood-bath".
Sottospecie di BALLATA MACABRA dei poveri di origine canadese, se da una parte si fa apprezzare per la caratteristica vibe grezza da low-budget dell'epoca, nonché per l'intuitivo utilizzo di una bambola (all'occorrenza pure semovente) come chiave di volta perturbante, dall'altra sprofonda nel ridicolo a causa di uno script destrutturato (eventi che si susseguono senza un vero senso di progressione psicologica, personaggi che appaiono e scompaiono di scena secondo le necessità), interpretazioni scadenti (in particolare i genitori di Cathy) e infine un montaggio grossolano. Quite trash.


Mirtillo Numerus IX


Titolo: Mirtillo Numerus IX
Regia: Desiderio Sanzi
Anno: 2025
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nel cuore di un'Europa devastata dalla peste nera, Andruccio, un giovane fuggitivo, lascia alle spalle il suo villaggio di Coccorone e intraprende un viaggio disperato verso Triora, il leggendario 'villaggio delle streghe', alla ricerca di una cura. Ma lungo il cammino, un misterioso compagno lo guida attraverso un mondo che oscilla tra realtà e incubo, dove il confine tra vita e morte si fa sempre più sfocato. In questo paesaggio desolato e inquietante, Andruccio si confronta con le proprie paure più intime e con le leggende che segnano il suo destino. Il suo viaggio diventa una battaglia spirituale, una ricerca di salvezza che non è solo fisica, ma soprattutto esistenziale. In un crescendo di tensione emotiva e visiva, Andruccio scoprirà che la vera redenzione non risiede nell'elusione della morte, ma nell'arte di accettarla. Un dramma potente e viscerale, che esplora la lotta per la sopravvivenza, la speranza e il coraggio di affrontare l'inevitabile.
 
Mirtillo Numerus IX è un viaggio nel panorama indie horror italico, un viaggio di formazione, un fantasy medievale, un film denso di simbolismo e suggestioni pittoriche, tra paure collettive e trasformazione che si sforza di tecniche e sforzi attoriali senza però riuscire a convincere vista la mole di aspetti non performati e diversi momenti in cui sembra proprio mancare ritmo e motivazione.
Ora non conosco l'autore ma si vede e si sente che è un film molto personale che incrocia performance teatrale. Un viaggio iniziatico che sembra strizzare l'occhio A FIELD IN ENGLAND per la sperimentazione visionaria e scenica e gli sforzi ci sono, rimangono evidenti e si apprezzano ma poi si arriva a dei dialoghi e a questo Andruccio che a parte quel bel monologo non riesce mai a convincere per un film peraltro abbastanza noioso perchè sembra sempre che debba succedere quel qualcosa che alla fine non avviene mai.

Conjuring-Rito finale


Titolo: Conjuring-Rito finale
Regia: Michael Chaves
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Nel 1986, in una cittadina della Pennsylvania, per la sua cresima, la giovane Heather Smurl riceve in regalo dai nonni un vecchio e grande specchio comperato in un mercatino. Subito le cose cominciano a farsi strane. Heather e la sorella Dawn pensano che la colpa sia dall'inquietante specchio e così lo buttano di nascosto nella spazzatura. Le cose però non migliorano, tra visioni orribili e fatti inquietanti che coinvolgono tutta la famiglia Smurl. I coniugi Ed e Lorraine Warren, indagatori del paranormale, si sono di fatto ritirati dalla ricerca sul campo, dopo l'infarto che ha colpito Ed nel film precedente, limitandosi a incontri e conferenze, supportati dalla figlia Judy, che è una sensitiva come sua mamma e si è felicemente fidanzata con l'ex poliziotto Tony. Padre Gordon, che ha collaborato più volte con i Warren, va a visitare gli Smurl in seguito al fragore mediatico suscitato dal loro caso e capisce che c'è davvero qualcosa di mostruoso in atto. Però muore in circostanze tragiche e misteriose prima di poter approfondire. Judy, sconvolta come i genitori dalla morte di padre Gordon, capisce che la stessa è collegata a quanto sta accadendo in Pennsylvania e capisce anche che quella famiglia in pericolo va aiutata.
 
Qualcuno lo ha definito il capitolo finale ma queste saghe franchising ho imparato che quando incassano riescono contro ogni previsione a inventarsi capitoli sequel o prequel, reboot o altre soluzioni che forse vedremo più avanti. Il risultato non cambia. Il Rito finale è abbastanza brutto e noioso, cerca di trovare con Judy e Tony i due nuovi paladini che possano portare avanti il lavoro di Ed e Warren, abbiamo tre demoni al servizio di un quarto che trattasi poi di una vecchia loro conoscenza e una lotta finale contro uno specchio che per un attimo mi ha lasciato basito come a chiedermi se davvero mi stessi trovando davanti ad un horror o un b-movie di stampo marcatamente trash. Il film poi è molto lungo, attraversa eoni in anni di distanze tra voli pindarici e la nascita di Judy che forse è l'unica parte veramente orrorifica del film.

domenica 26 ottobre 2025

Together


Titolo: Together
Regia: Michael Shanks
Anno: 2025
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Millie e Tim sono una coppia un po' traballante: lui è un musicista rock sempre alla ricerca di un successo che non arriva, lei è un'insegnante brillante e con un maggior senso pratico. I due decidono avventurosamente di fare un passo importante trasferendosi in una casa in campagna e lasciando quindi la vita della metropoli per un luogo più appartato. Lei si impiega come insegnante nella vicina cittadina, mentre lui porta avanti la sua musica. Durante una passeggiata in un bosco vicino, però, i due cadono in una buca che conduce a una caverna, proprio mentre infuria un temporale. Fanno buon viso a cattivo gioco e passano la notte nella caverna, risvegliandosi al mattino con le gambe incollate insieme da quella che pensano sia una muffa. Riescono a staccarsi e a ritornare su e quindi a casa, ma qualcosa è successo. Qualcosa che prosegue e determina cambiamenti progressivi nei loro corpi e nell'attrazione, sempre più "fisica", che provano l'uno per l'altra.
 
Con un budget limitato Shanks alla sua opera prima continua un esordio che sta vedendo come lui diverse leve nell'horror venir fuori con coraggio, talento, idee e ambizione. Questa opera manco a farlo apposta è la ciliegina sulla torta, superando come temi, complessità, consapevolezza e molto altro ancora le rivali (se così possiamo chiamarle) è tirando fuori dal cilindro un mix di Cronemberg, Yuzna, Carpenter, Guadagnino parlando di dramma sociale, horror psicologico, body horror e in tutto questo una storia d'amore tra le più struggenti e veritiere viste nel cinema negli ultimi anni.
Un film che si interroga sulle conseguenze dell'amore creando le sequenze di maggior suggestione e impatto visivo legate all’attrazione che trova il climax nel fondersi a vicenda come culmine massimo del raggiungimento dell'androginia. Il culto, la vhs, il bosco, la caverna, il pozzo, la trasformazione, la mutazione, la decomposizione, tutto diventa il quadro perfetto di questa destrutturazione del tema dell'anima gemella. Un film con diverse scene scioccanti e potenti, originali, dal montaggio, al sound designer, agli effetti e a come riesce a combinare tutti gli elementi senza mai sminuirne valore o forza ma anzi rendendo il racconto una lenta discesa all'inferno della carne indotte dalla mutazione dello spirito.

Everyone will burn


Titolo: Everyone will burn
Regia: David Hebrero
Anno: 2021
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

In un piccolo villaggio di Leon, Maria José si prepara a porre fine alla sua vita dopo non essere riuscita a superare la morte del figlio. Tutto però cambia quando riceve la visita di Lucia, una bambina che potrebbe essere collegata a una leggenda locale sull'apocalisse. Con l'enigmatica Maria al suo fianco, Maria José affronterà la città che l'ha emarginata e il marito che l'ha abbandonata, sentendosi nuovamente madre.
 
A me piace quando gli spagnoli esagerano dimostrando di riuscire nell'impresa.
Un cinema che passa spesso inosservato forse perchè da noi mal distribuito ma negli ultimi anni ha saputo regalare delle chicche degne di nota come la splendida opera malinconica d'animazione di Pablo Berger o quel capolavoro che è la MESITA DEL COMEDOR uno dei migliori film di tutto il 2022. Qui abbiamo un pianeta decimato da incendi, nani con super poteri, masse di gente decelebrata, la Santanchè e molto altro ancora. Macarena Gomez ancora una volta dimostra di essere uno dei più grandi talenti della sua generazione dando carattere e personalità ad una donna fragile con una grossa perdita che vuole semplicemente farla pagare a tutti affinchè magari "tutti possano bruciare". Abbiamo soprannaturale, superstizione, possessione, poteri extrasensoriali, il tutto legato a questo patto tra la bimba senza nome che verrà chiamata Lucia e Maria che da "madre" dovrà cercare di livellare il potere pazzesco che si nasconde in quella che appare come un'inviata dal divino quale esso sia lascerò a voi scoprirlo

Bring her back


Titolo: Bring her back
Regia: Danny Philippou, Michael Philippou
Anno: 2025
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Dopo la scomparsa del padre, trovato morto sotto la doccia, Andy vorrebbe l'affidamento della sorella Piper, ipovedente, a cui è molto legato. Però gli mancano tre mesi ai diciotto anni e perciò Andy ottiene per il momento solo di non essere separato dalla sorella e di essere anche lui affidato provvisoriamente a Laura, una ex assistente sociale che ha perso la figlia dodicenne Cathy, annegata. Laura li accoglie con notevole cordialità.
Nella sua casa, grande e isolata, c'è anche Oliver, un altro ragazzino affidato a lei che non parla in seguito a un trauma. Ancora turbato dai postumi del rapporto problematico che aveva col padre, Andy cerca di mostrarsi affidabile per non compromettere le possibilità dell'affidamento della sorella, ma la vita a casa di Laura si mostra subito ricca di mistero e di inquietudine. Laura, infatti, sembra seguire un suo piano diretto a qualcosa di oscuro e tenebroso.
 
Il problema dell'horror o di alcuni film di genere in generale è quando vengono osannati a prescindere. Capita soprattutto in questo genere quando possono esserci alcune annate sfortunate. Ora senza stare a elencare tutti gli horror visti del 2025 questo è di sicuro tra i più interessanti. Perchè è un horror sul sociale, pieno di scene d'effetto, di due giovani registi australiani che ci credono, hanno talento e voglia di mettersi in gioco e hanno dimostrato di saperci fare con TALK TO ME e poi riescono a far paura senza giocare con jump scared ma incontrando le fragilità e le debolezze dello spettatore. Perchè qui c'è tanta carne al fuoco. Genitori disfunzionali, dramma familiare, magia nera, tutto in una discesa disturbante nella follia del lutto e nella sete di resurrezione, guidata da un rituale oscuro, ambiguo e brutale. Un horror soprannaturale che parla di possessioni, misteriose videocassette in lingua russa che mostrano rituali e gente che sembra tornare in vita in stati quasi mostruosi. Il film è costellato da immagini disturbanti: denti spezzati, corpi gonfi, autolesionismo estremo, bambini traumatizzati. Ma più ancora della violenza visiva, colpisce la rappresentazione dell’alienazione emotiva: Andy tenta disperatamente di proteggere Piper, ma viene discreditato, isolato, ucciso. Piper invece, nonostante la cecità, riesce a vedere la verità più degli adulti che la circondano.

Alien-Pianeta Terra-Season 1


Titolo: Alien-Pianeta Terra-Season 1
Regia: AA,VV
Anno: 2025
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 3/5

Alien: Pianeta Terra" è ambientata nel 2120, poco prima del primo film di Alien, e segue la giovane Wendy, un ibrido (conoscenza umana in corpo sintetico), che, insieme a una squadra di soldati, indaga su una nave spaziale precipitata sulla Terra. Insieme scoprono forme di vita aliene che minacciano il pianeta, spingendo la squadra a lottare per la sopravvivenza. La trama esplora l'identità umana e il controllo tecnologico in un mondo dominato da mega-corporazioni, affrontando le implicazioni della creazione degli ibridi e il confronto tra diverse forme di esistenza.

Gli xenomorfi non si possono addomesticare. Già in Jurassic World succedeva una scelta scriteriata simile dove Pratt addomesticava i Velociraptor.
La serie TV Alien: Pianeta Terra si colloca cronologicamente due anni prima del film originale Alien del 1979, ambientata nel 2120, segnando la prima volta che la saga esplora l'orrore degli xenomorfi direttamente sulla Terra. La storia si svolge in un mondo futuro dominato da potenti corporazioni scientifiche, come la Weyland-Yutani, e si posiziona come un prequel per la linea temporale principale del franchise. Fare una saga di Alien ambientandola addirittura prima dei fatti che tutti conosciamo era davvero un grandissimo rischio. Farlo poi con un cast giovane e immettendo mostri e orrori cosmici e tanto altro ancora faceva ben sperare contando che il film di Alvarez, l'ultimo uscito era andato bene ma poteva fare molto di più senza tutte quelle citazioni.
Qui ci sono perchè sembra impossibile per saghe come queste non richiamare i soliti stereotipi classici. Però funziona a livello di trama almeno nei primi episodi, mischia umani, androidi, cyborg e ibridi e poi mostra un'astronave piena di simpatiche creature cacciate nei pianeti più remoti.
La Disney finalmente sta puntando anche lei dopo alcuni film di genere a serie horror prestigiose cercando di dare spettacolo ma forzando come in questo caso alcuni elementi fondamentali della storia in generale e della brutalità degli alieni in questione
Pianeta Terra funziona meglio quando diventa filosofico più che quando passa all'azione e all'orrore. Ci sono alcuni momenti memorabili come l'occhio di polipo parassita nella capra nella scena in cui fa morire uno dei bambini sperduti nelle teche dove appunto vengono intrappolate le specie inedite. Quest'ultimo Alien medita sul futuro imminente dell’umanità: “Viviamo in un mondo in cui la natura sta iniziando a rivoltarcisi contro e la tecnologia che abbiamo creato potrebbe fare lo stesso" osserva Hawley. “Alien parla proprio di questo, di mostri primordiali e di una Ai perversa che cercano di uccidere Ripley. Ed è più che mai attuale”