Titolo: Posti in piedi in paradiso
Regia: Carlo Verdone
Anno: 2012
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
Nel film Posti in
piedi in Paradiso, Ulisse, un ex discografico di successo, vive nel retro del
suo negozio di vinili e arrotonda le scarse entrate vendendo "memorabilia"
su e-bay. Ha una figlia, Agnese, che vive a Parigi con la madre Claire, un'ex
cantante. Fulvio, ex critico cinematografico, scrive di gossip e vive presso un
convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede quasi
mai a causa del pessimo rapporto con l'ex moglie Lorenza. Domenico, in passato
ricco imprenditore, è oggi un agente immobiliare che dorme sulla barca di un
amico e, per mantenere ben due famiglie, fa il gigolo con le signore di una
certa età. Ha un rapporto conflittuale con i due figli più grandi ed è
perennemente in ritardo con gli alimenti da versare alla sua ex moglie e all'ex
amante Marisa, da cui ha avuto un'altra figlia. Dopo un incontro casuale,
durante la ricerca di una casa in affitto, Domenico realizza di avere
incontrato due poveracci come lui e propone ad Ulisse e Fulvio di andare a
vivere insieme per dividere le spese di un appartamento. Inizia così la loro
convivenza e la loro amicizia.
Sembra di vedere una cartolina di una famigliola alla Ozpetek con quel classico schema corale, ma fatta per una volta, molto meglio e senza inutili vaneggiamenti sentimentali.
Verdone non è uno di quei registi che ammiro e di certo
non aspetto trepidante che escano i suoi film anzi quello con Muccino che
farfuglia pensavo fosse la batosta finale del regista.
Poi però mi sono imbattuto in questa sua ultima pellicola
e perlomeno lo trovata molto realistica nell’analizzare in parte l’anima di
questo paese e le difficoltà comportate dalla “crisi economica”.
Se da un lato alcuni momenti sono davvero drammatici per
non dire tristi (nel senso di come ci si arrabatti per trovare dei soldi)
dall’altro con la perfetta catarsi degli attori, tutti per una volta davvero in
parte, si riesce davvero a far luce su alcuni caratteri omologati che troviamo
all’interno della società.
Dallo sborone, al finto timido, c’è ne proprio per tutti.
Se poi in mezzo ci mettiamo la Ramazzotti, davvero brava anche in questa
occasione, allora la famiglia è al completo e le slapstick che mettono in scena
il trio a volte sono davvero comiche ed efficaci nella causa che sposano.
La tipa che cerca nel negozio specializzato di dischi
rock, la compilation del festivalbar, piuttosto che la ragazza che vuole fare
l’attrice pronta a fare la troia di turno e che spera di poter fare un film con
Gabriele Muccino sono solo alcune delle sponde su cui verte la comicità
dell’attore e regista romano.
Il finale a lieto fine restituisce l’ancora di salvezza
per tutti però si ride, ci si arrabbia e si fa il tifo per alcuni personaggi.
Il cinema spesso dovrebbe essere anche questo.