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lunedì 11 marzo 2013

Vita di Pi

Titolo: Vita di Pi
Regia: Ang Lee
Anno: 2012
Paese: Cina/Usa
Giudizio: 3/5

Il padre di Pi, un indiano proprietario di uno zoo, decide di trasferire famiglia e attività in Canada. Durante il viaggio al largo nell'oceano Pacifico la nave affonda e Pi si ritrova unico sopravvissuto su una scialuppa di salvataggio in compagnia di qualche animale e, soprattutto, di una tigre del Bengala, poco mansueta e molto arrabbiata. Pi dovrà escogitare un modo per sopravvivere e raggiungere la terra.

Le favole se raccontate bene lasciano il segno e danno la possibilità di sognare e lasciarsi andare anche alle più tristi e drammatiche metafore.
Ang Lee è un buon regista che ha saputo non ancorarsi ad un genere sapendo tenere a debita distanza le produzioni americane o sapendole sfruttare al punto giusto pur inciampando in qualche defezione, HULK. L’unico in grado di mettere assieme Cina e Usa, il talento di Taiwan emerge in questo suo ultimo film in tutta la sua voglia di omaggiare la filosofia orientale e di sperimentare, senza però abusarne troppo, i vantaggi della c.g.
Tratto da un romanzo di Yann Martel, il film di Ang Lee e dello sceneggiatore David Magee gioca con le metafore e con la visione razionale del mondo (da parte del padre) a differenza della ricollocazione dell’idea di Pi dopo il suo esodo e il suo viaggio dell’eroe, in qualcosa in cui la fantasia e l’immaginazione hanno un peso molto importante proprio per non impazzire.
Un film intenso e mai banale che sin dalle prime immagini coglie quel bisogno di affascinare grazie alla bellezza esotica ed estetica delle location, ma anche dell’eleganza delle immagini.
La parte finale con il dialogo tra Pi e lo scrittore è memorabile. Eleva il film oltre quella linea che sembrava mantenere per tutta la pellicola, giocando bene con i mezzi, le prove da superare, i compagni di viaggio e i dialoghi spesso riflessioni di una dura e intensa epopea.
La contesa e la lotta per la vita diventano quindi un racconto triste e drammatico (gli scontri e gli abbandoni) surreale e mai così fantastico (la leggenda dell’isola che rimanda quasi ad un racconto scritto da Barker) ma anche la meraviglia della natura, dell’oceano e della vita intesa come esternalizzazione più totale, quasi una ricerca di sé a stretto contatto con bestie feroci.
E alla fine quando lo spettatore deciderà in quale delle due storie credere, si intuirà immediatamente la forza incredibile che il film detiene facendoti vivere l’avventura in una salsa davvero originale e pensata ad hoc per tutte le età sapendo però coglierne gli aspetti più importanti.