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domenica 22 novembre 2020

Sputnik


Titolo: Sputnik
Regia: Egor Abramenko
Anno: 2020
Paese: Russia
Giudizio: 4/5

L'unico sopravvissuto di una sfortunata missione spaziale rientra a casa. Ma non è da solo: nel suo corpo è nascosta una creatura molto pericolosa. La sua unica speranza di salvezza risiede in una dottoressa pronta a fare tutto il possibile per non perdere il suo paziente.

Russia. Guerra Fredda. Anni '80. Bunker governativo dedito ad esperimenti e sorveglianza.
Un alieno tra i più belli visti negli ultimi anni, poche facce sofferte per un manipolo di attori e una sola donna e un dramma scifi politico che strizza l'occhio a tanto cinema riuscendo a coinvolgere intessendo una trama abbastanza originale con diverse scene di forte impatto.
Un alieno che si nutre di un ormone (cortisolo) prodotto dalla paura.
Già solo questo è un diversivo pretenzioso e accattivante che assieme a diversi altri elementi come dei protagonisti caratterizzati molto bene psicologicamente quando non sono soggetti ad una sorta di lavaggio del cervello dell'elite burocratica (il medico ad esempio che cambia durante tutto l'arco del film). Nessuno di loro è mai forzatamente sopra le righe tratteggiando persone comuni senza eroi o eroine in grado di affrontare un pericolo più forte di loro. Questa umanizzazione all'interno di un quadro dove è presente una creatura forse troppo enigmatica che si ciba delle paure e del corpo del proprio ospite, in questo caso il cosmonauta dove entra ed esce quando vuole e dove il governo pur di non liberarsene è pronto ad offrirgli in sacrificio prigionieri di guerra. Al di là di un terzo atto con un climax che risulta un plot twist forzato, Sputnik è quell'esordio di forte impatto, un cinema d'autore maturo, la conferma di come pur giocando su temi già sdoganati si possa creare un gioiello e un film di genere che soprattutto dalla Russia è un piccolo miracolo.