Titolo: Point Break
Regia: Ericson Core
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Johnny Utah, giovane agente dell'Fbi,
riceve l'incarico di infiltrarsi in una banda di atleti estremi
guidata da Bodhi, sospettato di aver commesso una serie di
sofisticati attacchi senza precedenti ai danni di molte imprese.
Nella sua pericolosa missione sotto copertura, Utah dovrà battersi
non solo per la sua stessa vita, impegnandosi negli sport più
estremi ma anche per salvare i mercati finanziari globali, fortemente
minacciati da un uomo capace di architettare crimini sempre più
folli.
Potevano fare un documentario sullo
sport estremo e bene o male avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
Point Break c'era da aspettarselo... Nessuno ne sentiva la necessità
dopo il cult del '91, ma Hollywood, ancora una volta la pensa in modo
diverso.
Stessi nomi, diversi attori, sport a
gogò, azione come non mai e una storia banalotta che poco si
differenzia dall'originale se non per una classica e stereotipata nota
da furbetti new-age e vagamente filosofica sul portare a compimento
le "otto prove di Ozaki", un percorso verso l'illuminazione
spirituale che spinge la sfida fisica oltre gli umani limiti.
Al di là di questo il film è uguale
al classico ma con meno forza, gli attori sembrano pendere da
stereotipie ormai solidificate dall'industria del cinema e senza
avere quella carica eversiva e anarchica dell'originale.
Nonostante tutto non sono proprio
riuscito a compararlo con l'originale.
Ho visto un film d'azione come tanti
che vanta alcune tra le più riuscite scene sullo sport estremo mai
viste e mai girate finora come quella della tuta alare che già da
sola basta la visione.
Forse è stato proprio azzerando le
aspettative, ma ormai spesso e volentieri il potenziale del film lo
si intuisce dalla locandina, che in fin dei conti mi sono divertito
senza pensare troppo ai fronzoli inutili dei dialoghi, ma godendomi
un ritmo che merita certo di più rispetto alle centinaia di coetanei
che vengono sfornati ogni anno dall'industria.