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lunedì 30 luglio 2012

Small Town-La città della morte


Titolo: Small Town-La città della morte
Regia: Peter Stanley-Ward
Anno: 2007
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

Un giovane fotografo sta facendo un tranquillo giretto con la sua bicicletta tra i boschi, mentre una coppia di sposini decide di fare una gita all'insegna dell'avventura: entrambi si ritroveranno nella terra di Grockleton, un piccolo paesello, dove verranno accolti squisitamente dai suoi abitanti, che si dimostreranno fin troppo gentili con i forestieri. Col tempo però le cose cambieranno e l'inquietante verità salirà inesorabilmente a galla, soprattutto quando i poveri malcapitati verranno a sapere che a Grockleton esiste un'antica tradizione che consiste in una sorta di battuta di caccia, con delle prede molto particolari...

Bizzarro, assurdo, demenziale, allucinato, senza senso, ipnotico, mistico.
Small Town è un po’ di tutto e di tutto purtroppo sottolinea anche gli errori di un’opera prima, della mancanza assoluta di mezzi e di una passione che travolge e investe al di là del successo commerciale.
L’errore più grosso del film e in cui qualsiasi amante del genere s’imbatterà subito e la tecnica usata per girare il film. Non sono un’amante del green screen soprattutto se usato senza avere il budget per farlo.
In un’unica parola è proprio questa una delle defezioni principali del film che ne deforma la struttura e l’esteticità compromettendo poi di fatto anche la fotografia e tutto il resto.
Per il resto il film ha anche delle buone trovate, create probabilmente ad hoc sul set sfruttando le sinergie del cast.
Per omaggiare i redneck movie e per cercare di entrare a farne parte, il film dalla sua ha delle intenzioni interessanti. Il problema spesso è dovuto al ritmo, ai dialoghi (a volte davvero trash), alla gestualità di alcuni attori e al senso della storia.
Poi ogni tanto, come un filo sottile invisibile che attraversa tutta la pellicola, c’è una sorta di voce di fondo che non si capisce bene a cosa serve e dove voglia arrivare.
Alle volte si ride, alle volte si abbozza un sorriso, alle volte c’è del bel sangue, ma nell’insieme ci sono anche troppe brutte cose in questo confuso film con troppi rimandi alla cinematografia di genere.
Puntavano sulla pubblicità del nano Warwick Davis che però come spesso accade per problemi di budget, il punto di forza è solo un cameo prima e post film.