Titolo: Small Town-La città della morte
Regia: Peter Stanley-Ward
Anno: 2007
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5
Un giovane fotografo sta facendo un tranquillo giretto
con la sua bicicletta tra i boschi, mentre una coppia di sposini decide di fare
una gita all'insegna dell'avventura: entrambi si ritroveranno nella terra di
Grockleton, un piccolo paesello, dove verranno accolti squisitamente dai suoi
abitanti, che si dimostreranno fin troppo gentili con i forestieri. Col tempo
però le cose cambieranno e l'inquietante verità salirà inesorabilmente a galla,
soprattutto quando i poveri malcapitati verranno a sapere che a Grockleton
esiste un'antica tradizione che consiste in una sorta di battuta di caccia, con
delle prede molto particolari...
Bizzarro, assurdo, demenziale, allucinato, senza senso,
ipnotico, mistico.
Small Town è un po’ di tutto e di tutto purtroppo
sottolinea anche gli errori di un’opera prima, della mancanza assoluta di mezzi
e di una passione che travolge e investe al di là del successo commerciale.
L’errore più grosso del film e in cui qualsiasi amante
del genere s’imbatterà subito e la tecnica usata per girare il film. Non sono
un’amante del green screen soprattutto se usato senza avere il budget per
farlo.
In un’unica parola è proprio questa una delle defezioni
principali del film che ne deforma la struttura e l’esteticità compromettendo
poi di fatto anche la fotografia e tutto il resto.
Per il resto il film ha anche delle buone trovate, create
probabilmente ad hoc sul set sfruttando le sinergie del cast.
Per omaggiare i redneck movie e per cercare di entrare a
farne parte, il film dalla sua ha delle intenzioni interessanti. Il problema
spesso è dovuto al ritmo, ai dialoghi (a volte davvero trash), alla gestualità
di alcuni attori e al senso della storia.
Poi ogni tanto, come un filo sottile invisibile che
attraversa tutta la pellicola, c’è una sorta di voce di fondo che non si
capisce bene a cosa serve e dove voglia arrivare.
Alle volte si ride, alle volte si abbozza un sorriso,
alle volte c’è del bel sangue, ma nell’insieme ci sono anche troppe brutte cose
in questo confuso film con troppi rimandi alla cinematografia di genere.
Puntavano sulla pubblicità del nano Warwick Davis che
però come spesso accade per problemi di budget, il punto di forza è solo un
cameo prima e post film.