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martedì 15 novembre 2011

Insanitarium


Titolo: Insanitarium
Regia: Jeff Buhler
Anno: 2008
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Jack per salvare sua sorella Lily, rinchiusa in un ospedale psichiatrico dopo avere tentato il suicidio in seguito alla morte della loro madre, si finge malato di mente riuscendo a farsi ricoverare. All'interno della struttura scopre che lo strano dottor Gianetti utilizza i pazienti come cavie per la sperimentazione di un misterioso farmaco. Questo farmaco trasforma le persone in belve assetate di sangue e sembra avere subito una modificazione che rende i suoi effetti contagiosi in seguito a un morso.
Quando Jack e Lily tenteranno la fuga, la situazione degenererà e l'ospedale sarà teatro di un massacro...

L’idea di strutturare una storia di questo tipo con evidenti connotazioni horror-splatter in un ospedale psichiatrico con un virus come colonna sonora della vicenda è un’idea notevole cui si potrebbero prestare più idee interessanti e intelligenti.
Purtroppo Buhler butta tutto nel cesso sin dai primi venti minuti in cui s’intravedono già subito gli elementi discordanti della pellicola.
Prima di tutto sembra strizzare l’occhio a SHUTTER ISLAND anche se solo di rimando con l’idea da vero furbone del protagonista, il cazzone in questione, di decidere di farsi internare. Il problema del belloccio di turno è che è assolutamente incapace di dare realisticità al personaggio, di caratterizzarlo un minimo così come altri spaesati protagonisti cui si salva solo il sempre bravo Peter Stormare nel ruolo dell’antagonista che nulla aggiunge alla valanga di dottori pazzi senza apparenti motivi che supportino le loro idee.
La parte sulla psichiatria anche se quasi totalmente assente poteva essere un elemento importante cui aggrapparsi e su cui strutturare un’idea che tenesse tutto assieme invece le cavie così come i pazienti sembrano riflettere tutta un’altra condizione.
Se la fotografia fa acqua da tutte le parti e la recitazione e sotto le righe, non bisogna sottovalutare il tono serioso che comunque Buhler, forse l’unico che ci crede, riserva alla pellicola, anche se a dirla proprio tutto il film non so se volutamente, ma spero proprio di sì, alle volte sembra essere imparentato con la Troma per la demenza con cui sono trattate alcune parti.
Solo che mentre la Troma trova proprio la sua efficacia nel trash e nel black-humor, qui tutto si sgretola come le parti del corpo dei degenti che si sbranano tra di loro e del caos totale in cui sguazza il film.
Un peccato perché l’idea, anche se difficile da consolidare, era molto promettente.