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martedì 17 novembre 2020

Rebecca


Titolo: Rebecca
Regia: Ben Weathley
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Monte Carlo, anni ’30-’40: la dama di compagnia della ricca signora Van Hopper conosce l’aristocratico Maxim de Winter, vedovo da circa un anno della moglie Rebecca. L’uomo si sente attratto fin da subito dalla giovane donna, della quale apprezza freschezza e spontaneità. Tra i due nasce un’intensa storia d’amore che li conduce presto al matrimonio. Dopo una romantica luna di miele, i neo-sposi tornano a casa nella maestosa residenza di Manderley. L’idillio però si trasforma ben presto in un incubo: nella casa si sente la presenza opprimente della defunta Rebecca, da tutti descritta come la più bella creatura che sia mai nata. La seconda signora de Winter vive difficoltà crescenti e viene sottoposta ad un confronto continuo con il fantasma della prima moglie. A renderle la vita difficile è soprattutto la signora Danvers, la governante, determinata a destabilizzarla in ogni modo poiché non accetta queste seconde nozze.

Rimango basito quando si provano a fare alcune comparazioni. Al di là della mia venerazione per Ben Weathley che considero una sorta di Re Mida per numerosi progetti (Kill List su tutti), non ritengo necessario paragonare la sua recente versione di Rebecca con il capolavoro del maestro del brivido. Credo che non abbia proprio senso. Rebecca è un buon film con una messa in scena forse troppo patinata (parlo della fotografia e la color correction) una storia in continua evoluzione, location bellissime, la magione di Manderlay su tutte, nonchè una parte finale processuale e una costruzione di personaggi solidi e ben caratterizzati. L'evoluzione della protagonista interpretata da Lily James, la sua apparente fragilità, spensieratezza e ingenuità a contrasto con lo spessore e la serietà che la contraddistingue nel terzo atto, la trasformazione di Maxim così solido per perdere le staffe nel finale, la granitica signora Danvers e tutti i segreti che partono da ognuno di loro per evolversi e coincidere a Manderlay vera matrioska russa di tragedie e segreti sepolti.

Due ore in cui dal ritmo veloce del primo atto si passa ad un dipanarsi della narrazione, dei tempi dilatati, di una sorta di sogno/incubo sempre alle porte e dei rigidi comportamenti da tenere e mantenere nei confronti e riguardi di una famiglia e una corte sempre più col fiato sul collo della protagonista. Una storia con una buona pressione psicologica, colpi di scena, momenti inaspettati, luoghi nascosti, elementi gotici e panorami mozzafiato. Un film di donne, sulle donne, dove il buon Maxim come personaggio e come attore viene meno, affossato dai fantasmi e da due donne che sanno imporsi sulla scena regalando delle ottime interpretazioni. Weathley un pò meno a suo agio in una storia che non riesce a fare proprio sua mischiandola con i suoi tipici ingredienti magici e grotteschi.