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lunedì 5 ottobre 2015

Everest

Titolo: Everest
Regia: Baltasar Kormakur
Anno: 2015
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Rob Hall e Scott Fisher sono due scalatori professionisti che negli anni ‘90 iniziano qualcosa di impensabile fino a poco prima: organizzano delle arrampicate fino alla vetta più alta del mondo, l’Everest appunto, per clienti di ogni sorta. Si fanno la guerra, sono divisi da stili di scalata e approcci alla vita totalmente diversi ma stavolta dovranno collaborare vista la forte affluenza di clienti e viste le condizioni climatiche. Ciò che segue è una delle avventure più entusiasmanti, drammatiche, potenti, risolutive dell’uomo del secolo appena trascorso.

L'Everest "è lì" a ricordarci il rispetto che si deve alla natura e all'altezze inaccessibili.
Con una domanda così drammatica era ovvio pensare che Hollywood in un genere catastrofico facesse confusione.
Kormakur, regista islandese impiegato da Hollywood per action movie, si cimenta con una crew di attori interessanti a cercare di dare spettacolo e veridicità alla classica storia vera che propina le gesta di un gruppo di scalatori in parte professionisti che cercano di superrasi chi per i più svariati motivi in un crescendo che porta l'Everest ad essere straordianriamente sovraffollato.
C'è tanto in due ore di film, ma il problema fondamentale è che l'avventura è in seondo piano rispetto ai sentimenti e soprattutto dall'arrivo della tempesta così che i pianti e la disperazione creano più ansia delle gesta dei numerosi personaggi con cui i protagonisti si ritrovano a cerccare di sopravvivere.
Con titoli come il posto più pericoloso della terra e alcune ricostruzioni digitali palesemente finte oltre un lavoro di post-produzione che poteva essere svolto meglio, Everest sembra interessato in particolar modo a rispondere alla domanda, di tutti i personaggi, di cosa sia necessario sacrificare per avere la determinazione richiesta per affrontarla.
Se poi contiamo la totale mancanza di sceneggiatura e di regia, allora rimane ben poco e probabilmente gli spettatori preferiscono come Scott darsi all'alcool per cercare di giustificare tale assenza di intenti.

Everest è un'occasione davvero mancata, contando che il discorso uomo-montagna è un tema appasionante che poteva essere sfruttato meglio, soprattutto contando il budget mastodontico e il soggetto.