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martedì 2 dicembre 2014

Non è ancora domani-La Pivellina

Titolo: Non è ancora domani-La Pivellina
Regia: Tizza Covi, Rainer Frimmel
Anno: 2009
Paese: Italia/Austria
Giudizio: 4/5

Patti, un'artista circense che gestisce spettacoli di strada con il marito Walter un giorno, cercando il proprio cane in un parco vicino al camper in cui vive nella zona di San Basilio a Roma, si imbatte in una bambina di circa due anni. Asia, così si chiama, è stata lasciata lì dalla madre con indosso un biglietto in cui la donna afferma che tornerà a prenderla. Da quel momento la donna, con l'aiuto del marito e di Tairo, un adolescente che vive in un altro camper con la nonna, prenderà ad occuparsi della bimba senza rinunciare a cercarne la madre.

Un docufiction che se partiva con l'idea di seguire il mood di alcuni protagonisti del circo circense, si ritrova a gestire una realtà abbastanza drammatica, ma che proprio nel dramma trova un percorso interessante da raccontare, facendolo diventare un percorso di formazione per la sua piccola e splendida protagonista.
La coppia di fotografi che hanno diretto e montato per diversi anni, interessati al panorama degli adulti in difficoltà e di chi vive ai margini della società, avevano già firmato a 4 mani il documentario sul circo BABOOSKA.
Con questo ultimo lavoro invece il lavoro si sposta proprio nel tratteggiare, con un'analisi che risparmia alcune derive malinconiche e banalotte, per cercare invece solidità e soprattutto solidarietà con cui spesso e volentieri non vengono trattati gli immigrati soprattutto le etnie rom e sinti.
Roma, soprattutto in questo periodo, sembra sempre di più una landa desolata lasciata come location per interminabili guerre tra poveri, ma in questo caso la zona di San Basilio, amata tanto da Pasolini, ci conduce dietro le quinte di un luogo dimenticato e sconosciuto, una realtà abbandonata che seppur spesso, vittima di pregiudizi e povera di soldi, riesce nonostante tutto ad essere ricca di dolcezza, di generosità e umanità.
La dolcezza e la maternità con cui verrà "allevata" Asia alla vita e la sua forza nel prendere coraggio e accettare una famiglia allargata, sono parte della nutrita serie di fatti che seguiranno Patti e Walter e la loro paura di essere indicati come sequestratori di bambini o falsificare la realtà durante una perquisizione della polizia per non perdere la bambina.
I due registi non cadono mai nel patetico o nel sensazionalismo forzato, ma anzi vanno avanti a piccoli passi, cercando e trovando in una realisticità molto funzionale, un lento e difficile passaggio che avrebbe potuto soffrire di svariate pecche e defezioni, ma che nell'analisi brillante di un alternativo percorso di formazione, trova un valido supporto e una sensibilità profonda, vera senza essere mai effimera, in grado di aprire inquietudini profonde sull’infanzia, la famiglia e i rapporti.
Ed è allora che il rapporto e l'analisi dell'Altro culturale diventa sinonimo di accoglienza e amore, un dato che nonostante tutta la cronaca, continua ad essere prevalente.