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mercoledì 1 luglio 2020

22 Luglio


Titolo: 22 Luglio
Regia: Paul Greengrass
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La strage di Utoya avvenuta nel 2011 per mano del terrorista Anders Breivik, in cui morirono 69 giovani tra i 14 e i 20 anni.

Greengrass è un mestierante particolarmente preso sul serio nell'action americano.
Jason BourneBourne UltimatumCaptain Phillips-Attacco in mare aperto, erano film sempre in un qualche modo inflazionati da una scrittura e una messa dove gli intenti e la politica d'autore rimanevano in secondo piano, piazzando l'estetica e la macchina da presa come unici punti di riferimento.
La strage di Utoya è una questione complessa, un vero incubo a cui un paese come la Norvegia non avrebbe mai potuto credere e che ancora oggi è una ferita aperta e un trauma senza parole.
Lasciare dunque ad un americano che accetta la sfida di Netflix di approfondire il dramma, di per sè era già un'operazione discutibile e delicata. Il film dura due ore e mezza, di cui i primi 24' sono legati alla strage vista dal punto di vista di Breivik e una delle vittime. Il resto del film è tutto sulla ricostruzione del processo, degli interrogatori, della riabilitazione da parte delle vittime, dell'importanza degli affetti e della famiglia in una comunità che non si arrende e infine con accenni politici sparpagliati tra gruppi di estrema destra e decisioni del primo ministro, un film corale con troppi rimandi confusi.
La questione è che il film seppur confezionato molto bene, assimila in maniera feroce il dramma iniziale per poi sciogliersi su se stesso, diventando a tratti addirittura patetico soprattutto nella descrizione della famiglia di Viljar e il suo bisogno di "vendetta". Allo stesso tempo la descrizione di Breivik quando viene arrestato, sembra quasi involontariamente comico per quanto gli venga dato importanza e su quanto la stessa opinione pubblica sembra aver paura chiedendosi se veramente possa esserci un qualche disegno terroristico dietro.