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venerdì 2 agosto 2024

Zolfo


Titolo: Zolfo
Regia: Alessio Nencioni
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Qualcosa viene dissepolto, qualcosa che forse dove...

Può davvero spaventare così tanto qualcosa di indistinto riesumato in un celofan di plastica.
Il collettivo Magnetic Head continua con il suo cinema sperimentale in questo corto di quasi quattro minuti. Nencioni crea un cinema distopico, senza tempo e senza misure, dove la gente vive rintanata nelle grotte senza un linguaggio vero e proprio e tutto con un'importante fotografia in b/n.
Dovremo aspettare un anno prima di rivederlo all'opera con un'opera ancora più significativa come SIMULACRUM

mercoledì 3 luglio 2024

Cursed (2021)


Titolo: Cursed (2021)
Regia: Sean Ellis
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sul finire dell'Ottocento, un uomo arriva in un remoto villaggio di campagna per indagare su un'aggressione da parte di un animale selvatico. Scoprirà però come dietro vi sia una forza molto più oscura e sinistra che tiene in pugno sia il maniero sia gli abitanti del posto. 

The Cursed è un film che aveva tutti gli elementi per poter fare molto bene. Ingenuamente o meglio con delle sconsiderate scelte di sceneggiatura decide di rovinare una crescita esponenziale del film facendolo diventare una sorta di meta forma. Mi spiego meglio. Se la maledizione iniziale è funzionale alla narrazione, non lo è di certo la creazione del mostro in una pessima cg e poi con quella sorta di crescita di rami sul corpo e via dicendo. In alcuni casi poi la stessa persona impossessata si muove in maniera disordinata come se non sapesse nemmeno lei cosa di fatto è accaduto. Per il resto il film ha una lodevole messa in scena come location, costumi, gli stessi attori, l'ambientazione e l'atmosfera soprattutto quando il mostro attacca nella mansione ricordando a tratti l'entrata in scena del vampiro. Cursed è un film mediocre su cui bisognava investire maggiormente in fase di scrittura perchè poi di fatto quelli che vediamo non possiamo nemmeno definirli del tutto licantropi anche se la maledizione della zingara all'inizio vorrebbe lasciare intendere una creatura molto simile composta da rabbia e sete di vendetta

venerdì 26 aprile 2024

Veneciafrenia


Titolo: Veneciafrenia
Regia: Álex De la Iglesia
Anno: 2021
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Un gruppo di turisti spagnoli a Venezia si ritroverà a lottare per la propria vita contro gente del posto che non ama troppo gli stranieri.
 
Anche Veneciafrenia si unisce a quel ciclo di film che per veder arrivare i sottotitoli bisogna aspettare anni sperando di non doverci rinunciare e sapendo che forse sarà solo questione di tempo.
Alex De La Iglesia è uno dei miei registi preferiti. Semplicemente lo adoro per il suo coraggio e perchè in un modo o nell'altro sforna sempre delle adorabili sorprese. Dal '95 in avanti non ha mai smesso di tirare fuori preziose perle di cui alcune sono dei veri e propri cult e altri dei bellissimi film. Anche quando il nostro sembra zoppicare e vacillare leggermente come in questo caso il risultato è sempre sontuoso. Alex ha vissuto una via crucis produttiva tra problematiche e gestione dei mezzi e della produzione. Non a caso gli elementi sui cui il film inceppa sono le parti "italiane" legate alla laguna, al problema del transito delle imponenti navi da crociera fra le secolari acque lagunari, alle forze dell'ordine e a questo strano nuovo ordine dal basso, una strana società segreta, che vuole ottenere un controllo e creare il caos tramando per risolvere nel sangue una volta per tutte il gravoso problema del turismo selvaggio senza però mai di fatto risultare esaustivo nelle sue risposte.
Venezia al di là del capolavoro di Roeg appare ormai lugubre, caotica più che mai, stanca di dover essere la succursale di turisti in preda solo dalla luce della Serenissima. Turisti che non sembrano vedere la difficoltà dei paesanotti sempre più incattiviti con se stessi arrivando a voler sfogare la propria rabbia sui giovani.


lunedì 15 gennaio 2024

We're All Going to the World's Fair


Titolo: We're All Going to the World's Fair
Regia: Jane Schoenbrun
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

A tarda notte da qualche parte negli Stati Uniti, l'adolescente Casey siede da sola nella sua camera da letto, navigando in Internet. Ha finalmente deciso di accettare la World's Fair Challenge, un gioco di ruolo horror online. Mentre inizia a perdersi tra sogno e realtà, una figura misteriosa si avvicina.

Quando il cinema indipendente decide ancora una volta di sorprenderti piacevolmente con un film costato due lire, una buona idea e una ragazzina semplicemente molto dotata. Perchè è l'atmosfera del film a dire tanto. Quando ci si appresta a sondare e sfidare la rete nei suoi territori horror inesplorati non sai mai cosa può capitare. La World’s Fair Challenge è una delle tante sfide "a step" online in cui bisogna caricare i video del cambiamento che il gioco provoca in se stessi: il primo di questi è un selftape in cui, dopo essersi punti un dito e dopo aver macchiato lo schermo con il sangue, lo si guarda mentre proietta colori psichedelici.
In questo caso Casey è una ragazzina problematica che ama farsi del male, vive in mezzo alle montagne, orfana di madre, con un padre che non vediamo mai e per il resto passa tutte le giornate sul web o facendo passeggiate in mezzo alla neve in maniche corte. E finisce per voler dare un senso alla sua vita sfidandosi e filmandosi cercando anche lei nel suo piccolo di rendersi insidiosa e terrificante. Devo ammettere che ci sono state un paio di scene soprattutto quando Casey si filma mentre dorme davvero efficaci nella loro semplicità. E poi arriva l'altro, quello che con una maschera inizia a parlare con la ragazza chiedendole di fare delle cose. Il film non è un vero e proprio horror quanto più un dramma sul sociale con qualche accenno al cinema di genere ma dotato di una realisticità in grado di esplorare molto bene l'emotività e quello che sta dentro una ragazzina adolescente e tutte le sue difficoltà e paure.

domenica 19 novembre 2023

All my friends hate me


Titolo: All my friends hate me
Regia: Andrew Gaynord
Anno: 2021
Paese: Gran Breatagna
Giudizio: 4/5

Pete non è molto entusiasta di riunirsi con la sua squadra del college per un weekend di compleanno. Uno dopo l'altro, i suoi amici si rivoltano contro di lui. Si tratta di una vera punizione o è paranoico? Fa parte di uno scherzo malato?

Il talento comico dei Totally Tom riesce a mantenere quell'atmosfera classica dei film grotteschi britannici girati con due lire e con alla base del materiale, delle situazioni tra l'eccessivo e l'imbarazzante (in senso buono nel far delirare gli eventi) e un ritmo fresco condito da recitazioni all'altezza. Sembra di assaggiare qualcosa che strizza l'occhio alla commedia nera senza però mai virare nell'horror sebbene alcune situazioni sembrino evocarlo.
Pete è il classico giovanetto che sembra aver avuto tutto, sicuro di se e anche abbastanza antipatico per certi aspetti. Harry è la sua nemesi. Una commedia di continui ribaltamenti, dove tutto ciò che può sembrare ovvio viene sovvertito, dove non è mai chiaro l'obbiettivo di alcuni personaggi e dove gli assurdi cominciano a succedersi in maniera irrefrenabile. Ci sono alcune scene davvero comiche con i giusti tempi senza forzare mai o rendere eccessiva la vicenda. Avviene tutti ai limiti del bizzarro, dove forse con il tempo non si accetta più lo scherzo e si diventa troppo rigidi con se stessi rischiando in un momento di follia di perdere tutto ciò che si è costruito

Boat


Titolo: Boat
Regia: Alessio Liguori
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Il viaggio a bordo di un lussuoso yacht di tre coppie che si trasformerà da entusiasmante esperienza, a terribile incubo.

Boat è un thriller ben congegnato, non tanto per la sceneggiatura e la trama che sembrano riproporre canoni classici del genere ma nella buona empatia tra i protagonisti. Di come ognuno nasconda pedestremente qualcosa e non sia chi dice di essere veramente.
Alla fine è un revenge movie dove scopriamo solo alla fine gli scheletri nell'armadio di alcuni protagonisti, un passato che torna furibondo per condannare tutti a fare la fine più bieca e misera.
Liguori è uno che dirige bene tecnicamente ma sembra sempre fare dei lavoretti che potrebbero avere più spessore e al momento topico si fermano. Qui seppur in un'unica location, facendo precipitare presto l'aura di festa, il regista si dimostra meno abile rispetto a Shortcut dove forse l'horror a differenza del thriller da camera gli è più congeniale.

sabato 30 settembre 2023

Welcome Venice


Titolo: Welcome Venice
Regia: Andrea Segre
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Venezia, isola della Giudecca. Le famiglie di tre fratelli - Alvise, Piero e Toni - si riuniscono a tavola nella casa dove sono nati. Dove ormai abita solo Piero, ma a cui Toni le è molto legato perché da lì insieme si muovono con un paio di amici per praticare la pesca di moeche, ovvero i granchi di laguna. A seguito di un incidente improvviso, l'abitazione di famiglia assume un valore ancora più cruciale e mette Alvise - che vorrebbe ristrutturarla e metterla a rendita come "dimora di charme" per turisti stranieri - contro Piero, ostinatamente contrario a trasferirsi sulla terraferma.

Welcome Venice ha il merito di raccontare una realtà poco conosciuta esplorata ancora una volta da un certo solido cinema italiano che scopre e indaga su alcune macro o micro questioni del nostro paese. Segre da sempre ci ha deliziati perlopiù su documentari in ambito sociale o descrivendo alcune realtà italiane. Welcome Venice è un film di narrazione di vicende molto semplici come la pesca delle moeche ma dall'altra questioni legate ai soldi, alle eredità, alla vendita di case, a compromessi, alleanze e rabbia atavica mai superata. Una grande famiglia dove si condividono asprezze, interessi, ricordi, passati da dimenticare, vite non sempre pulite con la voglia di riscattarsi senza perdere la dignità. Un film che riesce a descrivere molto bene con una pulizia delle immagini, una fotografia possente in grado di dare splendore all'isola della Giudecca e della laguna.
Un film a cui non manca la ricchezza di saper inquadrare anche spaccati di povertà, le umili origini cantate dal bimbo in "Nina ti te ricordi" fino ad un finale amaro che esalta e sottolinea come alcune faide fraterne non possono essere cancellate così velocemente.

domenica 3 settembre 2023

Atlantide


Titolo: Atlantide
Regia: Yuri Ancarani
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

La laguna rappresenta un rifugio per molti giovani veneziani. Tra di essi, Daniele, giovane ventiquattrenne che si distingue dai suoi coetanei per un carattere più schivo e una vita più solitaria. Tutti loro, però, condividono la passione e il culto del barchino. Avere l'imbarcazione più veloce è sinonimo di potere e anche il protagonista, dopotutto, vorrebbe battere il record di velocità. Decide quindi di rubare un'elica, azione che lo porterà a vivere tragici eventi. Intanto, lo seguiamo nelle sue relazioni amorose e nei confronti con gli altri ragazzi della città.
 
Ancarani sembra un seguace di Nicolas Winding Refn. Avrà studiato l'autore a memoria nell'impostazione dei neon, della geometria delle inquadrature e di come illuminare e dare massima intensità a luoghi e personaggi.
Atlantide è un piccolo trip di rara bellezza. Un film minimale, dove i dialoghi quasi non esistono.
Si vive di sguardi, di pensieri, di laguna, di barchini e di speranze e di poter diventare qualcuno anche solo per una notte di follia, come capita per il protagonista Daniele quando ruba l'elica e trova la ragazza dei suoi sogni.
Il sogno di una notte. Tutto solo in funzione di poter provare quell'ebrezza sempre immaginata e sognata ma che mai sembra potersi avverare veramente contando le umili origini e un confronto con un'aristocrazia che semplicemente non sembra nemmeno vedere gente come Daniele.
Un' arte molto provocatoria, un film girato in quattro anni senza una sceneggiatura di riferimento ma con delle idee che andavano maneggiate in fase di montaggio.

venerdì 11 agosto 2023

Giving birth to a butterfly


Titolo: Giving birth to a butterfly
Regia: Theodore Schaefer
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Dopo aver avuto la sua identità rubata, una donna e la ragazza incinta del figlio si uniscono in un viaggio surreale mentre cercano di rintracciare i colpevoli.
 
Schaefer ha sicuramente voluto creare un'opera malsana e ambiziosa. Un film per certi versi anomalo, soprattutto dalla seconda metà in avanti quando il viaggio sembra essersi concluso, una direzione onirica dove le due donne troveranno delle mentori di loro stesse e dove seguiranno incontri a dir poco singolari. Partendo come una commediola dove il figlio al prodigo, Drew (sempre un ottimo Owen Campbell) porta a casa la sua ragazza incinta di un altro uomo che sembra essersi dissolto nel nulla. La famiglia sembra felice e vuole accogliere tutti e tre nonostante i dubbi e le resistenze di Diana che nutrendo diversi dubbi su Marlene alla fine si affiderà a lei proprio per risolvere il suo cruccio più grande e nasconderlo al resto della famiglia.
Giving birth to a butterfly si prende il suo tempo, è un super indie a basso budget dove non avvengono sensazionalismi e dove tutto accade secondo una logica ma con un ritmo molto misurato

martedì 6 giugno 2023

Angelo dei muri


Titolo: Angelo dei muri
Regia: Lorenzo Bianchini
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Trieste. Pietro vive da solo in un vecchio appartamento all'ultimo piano di un vecchio edificio malmesso, ma la sua regolare monotonia viene interrotta dall'avviso di uno sfratto esecutivo. L'uomo però non vuole abbandonare la casa. Così, attraverso un muro del lungo corridoio, riesce a sparire e a non farsi trovare il giorno in cui arriva l'ufficiale giudiziario. Dal nascondiglio vede tutto quello che sta accadendo. Si rifugia lì ogni volta che c'è una minaccia esterna (il proprietario, i potenziali inquilini) e ha sempre l'ossessivo timore di essere scoperto. Un giorno però si trova davanti a due nuovi 'ospiti': Zala, una madre disperata e Sanya, la figlia che sta perdendo la vista.
 
Dopo Oltre il guado Bianchini firma un altro importante film di genere indie italiano.
La vicenda drammatica di Pietro e tutto ciò che gli passa attraverso e intorno ha i connotati di una fiaba nera, moderna per una tematica come quella degli sgombri, della solitudine, nel non avere nessuno che lo possa aiutare e l'ostinatezza a prendere una decisione e non mollarla anche se questo può portare a conclusioni nefaste. Tutto in un'unica location, tre attori, un lavoro sopraffino sul sound designer in particolare per sottolineare il vento e ciò che porta fuori e dentro la casa. Un'opera minimale, dai toni antichi e affascinanti, dove parlano i gesti e gli sguardi più delle parole e dove ci sono momenti di assoluta tenerezza e altri di deprivazione toccanti.

Deer King-Re dei cervi


Titolo: Deer King-Re dei cervi
Regia: Masashi Ando,Masayuki Miyaji
Anno: 2021
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Van e i suoi uomini lottano contro l'impero Zol e vengono sconfitti, mentre si diffonde una pestilenza diffusa dai Lupi Neri, che sembra colpire solo gli zoliani e lasciare illese le popolazioni indigene. In prigione Van salva una bambina, Yuna, dalle fauci di un lupo nero che però lo azzanna. Anziché contrarre la malattia, Van acquisisce dei poteri speciali e fugge insieme alla bambina, che adotta come una figlia. Gli imperiali si mettono sulle loro tracce, così come Hossal, sacro cerusico in cerca di un antidoto contro la pestilenza.
 
Deer King della coppia nata sotto l'influenza dello studio Ghibli è un lungometraggio d'animazione complesso con parecchie sotto trame, svariati personaggi che sembrano fare a braccio di ferro per chi debba essere il protagonista e tanti influssi e derive simboliche biomediche, spirituali e religiose.
Il tutto sempre senza avere quella trasparenza o chiarezza solita di altri cugini nel trattare determinate tematiche. Un film che nutre di grosse suggestioni di una parte tipica di quel folklore che narra insolite leggende ma la fluidità del racconto e della narrazione paga un prezzo alto a volte infarcendo di troppe spiegazioni a volte non dicendo nulla e lasciando degli irrisolti in una trama molto più complessa del dovuto. L'infezione fuori controllo da cui tutto sembra nascere lascia poi delle derive e delle divisioni su chi vorrebbe semplicemente accettarla e chi sembra fare di tutto per combatterla alla stregua dei Vax e No Vax che negli ultimi anni abbiamo conosciuto molto bene.

sabato 13 maggio 2023

Supereroi

Titolo: Supereroi
Regia: Paolo Genovese
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Milano. Anna e Marco si incrociano per la prima volta mentre si stanno riparando dalla pioggia. Lei è un'aspirante fumettista, dinamica e dal carattere impulsivo. Lui è un professore di fisica che crede che dietro ogni nostro comportamento ci sia una spiegazione logica. Si rivedono, finiscono a letto insieme. Poi si separano di nuovo. Marco è fidanzato con Pilar, con cui sta per andare a convivere, Anna convive con Tullia. Ma il loro destino è quello di stare insieme. Nel corso degli anni la loro coppia si regge su un equilibrio, ora stabile ora molto precario. Emergono incomprensioni, fughe, scontri, cose non dette. Ma anche momenti di intensa felicità. Intanto il tempo passa e anche loro cambiano.
 
Supereroi è una commedia d'amore italiana che ho semplicemente adorato. Da parte mia faccio fatica ad apprezzare il genere in questione quando poi è italiano ancora di più per le solite ingenuità e il pathos esagerato senza contare gli attori a volte incredibilmente impreparati.
Finora se non altro è il miglior film di Genovesi. Una commedia drammatica che seppur non esente da difetti e lungaggini, appassiona e tiene un buon ritmo soprattutto grazie alla complicità e l'enfasi dei due protagonisti. Un film che cambia molte location con uno scorrimento non lineare del racconto e allo stesso tempo aprendosi tanto alla dolcezza quanto alla tragedia. A tratti mi ha quasi commosso per lo spirito
d'iniziativa e la voglia pulsante di credere nelle emozioni e nei sentimenti in particolar modo di Anna e del suo reinventarsi sempre senza soccombere mai alla depressione.
Gli sceneggiatori sono poi gli stessi di Perfetti Sconosciuti. Per me una chicca emozionante dall'inizio alla fine, con tanta verità e senza stare a prendersi esageratamente sul serio puntando e mostrando tante fragilità nell'uno e nell'altra.

martedì 18 aprile 2023

Collezionista di carte


Titolo: Collezionista di carte
Regia: Paul Schrader
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

William Tell ha trascorso un decennio in prigione, dove si è letto a fondo le meditazioni di Marco Aurelio e ha imparato a contare le carte, ovvero a tenere traccia di ogni carta giocata durante una partita. Una volta uscito mette a frutto la sua abilità girando per i casinò d'America e partecipando a numerosi tornei di poker. Non si fa cacciare dai gestori dei casinò perché sa mantenere obiettivi modesti: punta poco, vince (e perde) poco, e s allontana quando il gioco si fa duro. Ma la prorompente La Linda, finanziatrice in cerca di un mago delle carte, gli propone di entrare a far parte della sua squadra e lo convince ad alzare la posta.

L'America e la guerra insegnano che le colpe vengono pagate dai tasselli più deboli, i soldati, e non dai loro superiori. Pur costringendoli come in questo caso a macchiarsi di atrocità inaudite come quelle ad Abu Ghraib diventando colpevoli ed emissari di orrendi maltrattamenti ai prigionieri. William è un sopravvissuto che dopo anni di carcere cerca di convivere con i suoi demoni.
Il poker, le stanze d'hotel che arreda a suo piacimento rendendole più neutre possibili e incontri che sembrano destarlo da un torpore a cui si stava finalmente abituando. Il film di Schrader è una sentenza con una chiara politica d'autore e un messaggio che non può passare inosservato.
Un film malinconico con uno stile e una classe e un silenzio che lo contraddistinguono tale da renderla una delle opere autoriali più belle dell'anno. Un film sulla redenzione, un revenge movie atipico dove al di là del prevedibile climax finale assistiamo in silenzio alle azioni e alle vicissitudini di una vittima e carnefice allo stesso tempo che non potendo avvicinarsi a qualcosa di umano e vivo sceglie il mondo delle carte e dei tornei di poker.

venerdì 3 marzo 2023

Mona Lisa and the blood moon


Titolo: Mona Lisa and the blood moon
Regia: Ana Lily Amirpour
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una ragazza dotata di insoliti e pericolosi poteri scappa da un manicomio durante un giorno di luna piena e tenta di cavarsela da sola a New Orleans. Incontrerà nella notte strani personaggi: da una lapdancer ad uno spacciatore molto particolare. Scene psichedeliche e una colonna sonora che va dalla Techno italiana all’Heavy metal, per un film che inevitabilmente riporta alla memoria gli anni Ottanta e Novanta.
 
Se non lo avessi saputo non avrei mai detto che la mano era quella di Amirpour. In assoluto il suo film, il suo terzo film sottolineiamolo, è decisamente più delicato e meno grottesco, con impennate e accellerazioni di potenza ma anche tanta calma e ponderatezza. Per tanti e doverosi aspetti mi è sembrato un film con tante influenze di quel Gregg Araki che in pochi conoscono.
Così come il fatto che il personaggio che mi è rimasto più in testa e uno di quelli secondari che si dovrebbero dimenticare subito ovvero lo spacciatore Fuzz che si innamora di Mona Lisa.
La storia non prende derive così arzigogolate, addirittura c'è una meta umana con poteri psionici e c'è una lapdancer vampira che "approfitterà" di lei nonchè il figlio affetto da bullismo che non aspetta altro che un'amica con cui stringere un rapporto riuscendo ad ascoltarlo prendendosi cura di lui. Il cinema dell'autrice è sempre un mezzo trip dove luci stroboscopiche, musiche all'avanguardia, location bellissime e un ritmo come un montaggio che sa essere frenetico al bisogno ma anche mettere il freno a mano e fermarsi nei primi piani e negli ascolti. Un film pop ancora una volta disperato che parla degli ultimi e del loro modo di tirare avanti la carretta, di poter dipendere e sfruttare gli altri, dell'egoismo, dell'innocenza e di molti altri aspetti che a volte emergono anche solo da uno sguardo o da una frase.

sabato 28 gennaio 2023

She Will


Titolo: She Will
Regia: Charlotte Colbert
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Veronica Ghent, anziana star del cinema, dopo un invasivo intervento chirurgico decide di ritirarsi in Scozia, per riprendersi dagli effetti della delicata operazione. È seguita dall'infermiera Desi, che l'accompagna sin dall'inizio con un lungo viaggio in treno, necessario per raggiungere quello che Veronica crede essere un luogo "solitario". All'arrivo, però, l'attrice scopre che il posto è tutt'altro che solitario, essendo frequentato da un gruppo di stravaganti artisti guidati da Tirador. Una leggenda locale narra che nel terreno circostante siano ancora presenti le ceneri di alcune sventurate "streghe", giustiziate su un rogo nel 1722. Veronica è diventata celebre all'età di tredici anni, interpretando un film diretto da Eric Hathbourne, un regista con il quale pare abbia avuto, all'epoca, una relazione sessuale inappropriata. Suggestionata dal posto, dal trauma della mastectomia, dall'idea di tornare a lavorare con Hathbourne in un remake del film che l'ha resa famosa e da vaghi ricordi d'infanzia, Veronica inizia a sperimentare strani sogni, durante i quali entra in connessione con le vittime accusate di stregoneria, arse sul rogo in passato.
 
She Will è meraviglioso quanto strano e scritto in modo fin troppo particolare. Un film girato in maniera straordinaria anche se al contempo risulta macchinoso dove l'inserimento del folklore e degli elementi naturali seppur suggestivi non trovano sempre la giusta collocazione. Un film femminista che regala i momenti migliori nei suoi silenzi, nell'interrogarsi di cosa stia succedendo a Veronica, di quali suggestioni la stiano accompagnando prima della possessione a differenza invece del tentativo di stupro a danno della sua infermiera Desi da parte di un bifolco del villaggio che le offre dei funghetti allucinogeni. C'è il tema della stregoneria, della caccia alle streghe, della natura che custodisce tracce del passato oscuro è profetica della morale della favola, ma tutto rimane sullo sfondo venendo solo accuratamente messo in scena come delle visioni sfrenate simboliche e allegoriche che sebbene sembrino profetiche in realtà vengono poi messe tutte da parte. Così come tutta la critica molto retorica sull'abuso sessuale della protagonista avuta da piccola da parte del regista, dei diritti delle donne e il bisogno di vendicarsi di lui come di tutti gli uomini che commettono violenze e che servono per vendicare quelle streghe messe al rogo in passato dai loro carnefici

lunedì 2 gennaio 2023

Luzifer


Titolo: Luzifer
Regia: Peter Brunner
Anno: 2021
Paese: Austria
Giudizio: 4/5

Luzifer, un uomo innocente simile a Kaspar Hauser e con il cuore di un bambino, vive isolato in una baita con la sua aquila e la devota madre. La vita quotidiana in tale ambiente è regolata dalla preghiera e dai rituali. Improvvisamente, però, oggetti moderni e rumori dirompenti si intromettono tra natura e culto: uno progetto turistico minaccia di avvelenare il paradiso di Luzifer e di risvegliare il diavolo.
 
Dov'è il diavolo?
Luzifer è uno dei quei film anomali, potenti, sperimentali e disturbanti che provocano e inquietano il pubblico con la loro pretesa autorialità nell'infrangere regole e dogmi come ogni artista dovrebbe assolutamente fare nella sua politica d'autore.
Un film anti pubblico, anti fan service, anti tutto, andando a minare la post contemporaneità, il consumismo, il credo religioso e il fanatismo contaminandolo con una cultura popolare eretica, miti naturali e dei rituali simbolici di una fede animistica pagana e primitiva che servono per non soccombere alla solitudine. Un mix di linguaggi, movimenti e gesti che porta i due protagonisti ad essere due assoluti outsider che vivono di loro stessi dove il figlio con evidenti disturbi caratteriali e deficit mentali è succube di una madre la quale necessita di quella privazione in un luogo lotano da tutto e tutti per non cadere nuovamente nelle dipendenze.
Un film scomodo con pochi e complessi gesti e movimenti, dove la natura e l'espressività predominano, dove la stessa animalità in questo strano rapporto tra uomo e animale e madre figlio sembra avere qualcosa di ancestrale fino a che non vengono depredati della loro innocenza per soccombere di fronte ad una contemporaneità che non intende concedergli scelta attaccandoli prima con una schiera di droni e poi con la realizzazione di un progetto, una funivia, volta a deturpare quel limbo in cui i due sembravano essersi rinchiusi. Per tutta la durata Johannes sembra vivere in balia di una ricerca verso questo diavolo è dove possa insinuarsi, se tra le montagne, all'interno dei droni, nella sua stessa mano che cercherà di purifucare con il fuoco, nella tecnologia dei cellulari o delle macchine. Attori in stato di grazia, Susanne Jensen, attrice non protagonista, attrice molto fisica e devastata dal suo passato nonchè pastore luterano nella vita offre un'interpretazione memorabile.
Luzifer è un film complesso nella sua semplicità di contenuti per un cinema che sfugge alle tradizionali leggi del tempo creando un ritmo interno alla narrazione intenso quanto minimale

martedì 20 dicembre 2022

Pleasure


Titolo: Pleasure
Regia: Ninja Thyberg
Anno: 2021
Paese: Svezia
Giudizio: 5/5

Quando la 19enne svedese Linnéa arriva a Los Angeles è convinta di avere le idee chiare: diventerà una star del cinema porno, con il nome d'arte Bella Cherry, e avrà fama e ricchezza. Ma la carriera che le si para davanti non è quella che si era immaginata: non basta essere bella, pragmatica e disinibita, bisogna anche pagare il prezzo ad un'industria dominata e gestita da uomini che non solo impongono il loro sguardo alle "attrici", ma riservano anche un trattamento comprensivo di umiliazioni e violenze che a poco a poco smettono di essere giustificatbili come "recitazione", o peggio ancora come "arte". Dunque a Linnéa toccherà decidere del proprio futuro alla luce delle nuove conoscenze apprese sul campo, e con dolore.
 
Corpi, corpi e ancora corpi. L'esordio di Thyberg senza usare mezzi termini è un capolavoro.
"Il film" sul mondo della pornografia contando che una tematica simile non è quasi mai stata affrontata nel cinema se non attraverso i documentari di AFTER PORN ENDS o brevi intromissioni come il film su John Holmes o la commedia di Paul Thomas Anderson.
Qui c'è quella che inizialmente vorrebbe essere per Linnèa una salita ma diventa giorno dopo giorno una discesa disperata all'inferno dell'industria pornografica vista come una realtà fredda e anonima. Il film testimonia come il voler diventare una ragazza "Spiegler" richieda lo smembramento emozionale di se stessi dalla rinuncia all'identità di genere, riflettendo un sociale privo di illusioni, alla sottomissione ad una gerarchia maschile e quanto è più che mai può diventare sofferto l'accesso alla fama, dove bisogna aumentare il volume dei follower acconsentendo alla mercificazione del proprio corpo abbandonandosi a scene degradanti pur di essere presi in considerazione.
Un film anticonformista che non lesina su nulla senza diventare mai gratuito o cercando di essere stucchevole ma rimanendo un'indagine intelligentemente originale e innovativa.
Alla fine nell'epilogo finale (una scena importantissima dentro la limousine) arrivata al culmine Linnèa fa la scoperta forse più semplice è scontata della sua carriera per cui sa benissimo che non avrà mai nessun potere, nemmeno su se stessa, diventando niente più che un corpo da sacrificare all'industria e allora prende la sua decisione


Intregalde


Titolo: Intregalde
Regia: Radu Muntean
Anno: 2021
Paese: Romania
Giudizio: 4/5

Come ogni fine anno, Maria, Dan e Ilinca partecipano a un viaggio umanitario in SUV. Lungo i polverosi sentieri di montagna del villaggio rumeno di Întregalde, incontrano un vecchio che decidono di aiutare. Mentre lo accompagnano alla segheria dove dice di lavorare, la loro auto rimane bloccata in un fosso e la segheria risulta essere abbandonata. Costretti a passare la notte con il vecchio in piena demenza senile, i tre vedono le loro idee di empatia e altruismo messe a dura prova

Il cinema rumeno acquista sempre di più maggior chiarezza su dove voglia andare a gettare la sua rete impattando su un cinema di denuncia sociale e apertamente politico che ha saputo dare robustezza e complessità a situazioni spesso sminuite e un'ideologia ormai superata e contestata dalle nuove generazioni e i nuovi cineasti. In questo caso la vicenda in questione fa luce sugli aiuti umanitari, sul fatto che non agiscano per interessi personali ma senza nemmeno donarli una corona per glorificarli ma mostrandoli nella loro quotidianità, complessità ma soprattutto fragilità.
Praticamente tutto girato in un luogo incastonato tra due fiumi dove la strada percorribile sembra prendersi gioco di chi l'attraversa dove fango, lupi, orsi, gente locale (a detta di Dan più pericolosi degli stessi animali) attraversano quella zona senza nemmeno chiedersi cosa ci faccia un anziano signore ogni giorno a percorrere la stessa strada per raggiungere una segheria abandonata.
Da quando la macchina rimane bloccata, Muntean, sviluppa, tessendo delle linee narrative intense e realistiche di cui nessuna mai banale il dramma che consuma interiormente ed esteriormente i protagonisti.
Un film sulla speranza di dover a tutti i costi aiutare il prossimo, sulla scarsa fiducia e diffidenza per la gente locale quando possono rivelarsi meno pericolosi del previsto. Nel film quasi tutte le scelte e i colpi di scena avvengono nello stupore aspettandosi la mossa più crudele quando invece l'autore incalza una sua logica fatta di scelte molto misurate e dotate di logica senza mai esagerare.

Marilyn ha gli occhi neri


Titolo: Marilyn ha gli occhi neri
Regia: Simone Godano
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Diego ha dei problemi di contenimento delle frustrazioni ed è ripiegato su se stesso. Clara è affetta da mitomania, dice bugie così convincenti da convincere anche se stessa della loro veridicità. I due fanno parte di un gruppo sottoposto a riabilitazione forzata sotto la guida di uno psichiatra che tenta, non senza difficoltà, di liberarli dalla concentrazione su sé obbligandoli a gestire un ristorante per le persone del quartiere.
 
E' vero Marylin ha molte ingenuità, paradossi (per chi come me lavora in questo campo), sentimenti ed emozioni con grandi intenti ma difficilmente plausibili e molto altro ancora.
Però funziona. Un film su tematiche sociali che a differenza di altre commedie italiane viste negli ultimi anni almeno prova a non essere così melenso e banalotto, portando fragilità e soprattutto drammi di chi sembra confinato in una determinata situazione e la sua quotidianità.
Attori molto bravi devo dire, ed è sempre difficile fare questa accezzione contando che parliamo sempre degli stessi e Miriam Leone pur avendola vista poco, ha avuto poco di dare freschezza e brio ad un personaggio articolato e complesso come il solito buon Accorsi.
E poi il fatto che il film sia stato prodotto dalla Groenlandia la dice lunga sulle opere di Matteo Rovere su cui investe, cura e cerca di dare una spinta al cinema di genere italiano (anche se non è questo il caso). Rimane un film che alterna sempre momenti tragicomici a drammi realistici, malattia e cura, romanticismo e rabbia, disturbo mentale e leggerezza, incomunicabilità con il mondo esterno per paura di essere visti e far entrare lo stesso mondo esterno dentro le mura di casa, combattendo infine contro se stessi per provare a superarsi.

Legionario


Titolo: Legionario
Regia: Hleb Papou
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Daniel, italiano di seconda generazione, fa l'agente di polizia nei reparti della Mobile, parte di una squadra di celerini spesso chiamata a eseguire sgomberi di immobili occupati a Roma. La squadra è per lui una famiglia, nonostante la cameratesca integrazione al suo interno porti sempre un asterisco di fondo per l'unico poliziotto di colore del reparto. Daniel ha però anche una famiglia vera che cerca di tenere nascosta ai colleghi, una madre e un fratello che vivono in un palazzo occupato da sempre sotto minaccia di sgombero. Patrick, fratello pieno di rancore a causa del lavoro di Daniel, è tra i più attivi nel comitato degli occupanti, e le due vite non potranno essere tenute separate ancora a lungo.
 
L'esordio di Papou è un film di genere coraggioso ma che purtroppo non riesce a fuggire da alcuni stereotipi a tratti fastidiosi provando a prendersi sul serio quando in realtà il risultato è perbenista e conservatore. Roma. Da un lato il ritratto collettivo di una comunità di abitanti, molti immigrati ma anche qualche romano che non percepisce più nulla e occupa, provando a gestire un palazzo tra mille difficoltà e al tempo stesso sensibilizzare tanto l'opinione pubblica quanto le autorità alla loro causa. Dove all'interno abbiamo dal ragazzo rom fuori controllo alla madre del protagonista e lo stesso fratello a capo del gruppo militante che gestisce le riunioni nella palazzina.
Dall'altro la celere con il suo leader che prende ordini ed esegue richiamando i suoi da un momento all'altro e stanando le situazioni più difficili dove il suo braccio destro manco a farlo apposta è proprio Daniel.
Ed è qui che avviene il primo paradosso del film quando si prova a miscelare questa sorta di braccio di ferro tra i due fratelli entrambi cresciuti in una condizione povera dove ognuno ha fatto una scelta, chi l'anarchico e chi il cellerino. Qeusta lotta che viene sempre ripresa sembra assurda da giustificare come se la celere in realtà non sappia nula di Daniel quando sappiamo che Casa Pound e questi organi di estrema destra hanno un controllo invasivo sulla loro corporazione.
E' assurdo che nessuno sappia chi sia Daniel e di come rimanga per tutto il film combattuto internamente tra le lotte contro i poracci che rimandano alle sue origini e salvare la sua ideologia con mamma e fratello nella palazzina occupata dove ovviamente avverà lo sgombro finale e allora le carte verrano svelate..
Peccato perchè con un'idea di cinema più solida senza compromessi e una scrittura più lucida il film nonostante una recitazione a tratti amatoriale avrebbe certamente dato di più..