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mercoledì 2 luglio 2014

Smetto quando voglio

Titolo: Smetto quando voglio
Regia: Sydney Sibilia
Anno: 2013
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Pietro Zinni ha trentasette anni, fa il ricercatore ed è un genio. Ma questo non è sufficiente. Arrivano i tagli all'università e viene licenziato. Cosa può fare per sopravvivere un nerd che nella vita ha sempre e solo studiato? L'idea è drammaticamente semplice: mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste. Recluta i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società, facendo chi il benzinaio, chi il lavapiatti, chi il giocatore di poker. Macroeconomia, Neurobiologia, Antropologia, Lettere Classiche e Archeologia si riveleranno perfette per scalare la piramide malavitosa. Il successo è immediato e deflagrante, arrivano finalmente i soldi, il potere, le donne e il successo. Il problema sarà gestirli...

Smetto quando voglio ha i suoi pregi e i suoi difetti, purtroppo questi ultimi superano i primi e a conti fatti, la prima commedia del regista salernitano, risulta un film furbetto che ammicca alla facile soluzione commerciale.
Niente di nuovo quindi e non c'è nemmeno da scaldare gli animi definendola una commedia capace di resuscitare il nostro cinema ormai ancorato a due generi fini a se stessi, quando non si parla del cinema indipendente che sforna pellicole e documentari davvero interessanti.
Cercare di sfruttare e di attingere dal cinema o dalle idee yankee, non è proprio sinonimo di una catarsi nei problemi del nostro paese, e la facile carta della sostanza psicoattiva "legale" è un modo come un altro per cercare di portare acqua al mulino con una buona dose di humor, commedia, dramma e azione.
Il risultato potrà essere simpatico e in alcune scene davvero riuscito, ma non ci si allontana da una deriva che non riesce mai ad essere davvero critica e che cerca nelle facili soluzioni e negli stereotipi una contaminazione tra OCEAN'S ELEVEN, BREKING BAD e LIMITLESS.
Per finire una risultato simpatico ma poco incline a sottolineare bene la nostra attuale situazione di grave precariato.