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mercoledì 25 maggio 2011

Chatroom


Titolo: Chatroom
Regia: Hideo Nakata
Paese: Gran Bretagna
Anno: 2010
Giudizio: 3/5

William, 17 anni, solitario, passa il suo tempo su internet dove cura un forum per gli adolescenti della sua città. Al forum a cui si iscrivono anche Eva, Emily, Mo e Jim. I ragazzi vuotano il sacco sui loro genitori, il loro cosiddetti amici, le loro emozioni, i loro traumi. William li ascolta, li consiglia e li incita a risolvere i loro problemi con le azioni. Nessuno di loro sospetta che William sia in realtà un adolescente disturbato, determinato a influenzare a tutti i costi le loro vite

Nakata sembrava scomparso o meglio i suoi ultimi film non sono stati così fortunati da essere distribuiti da noi ed è un peccato anche se THE INCITE MILL a mio parere merita qualcosa in più di L:CHANGE THE WORLD.  Come sempre soprattutto di questi tempi diventa sempre più importante per un cinefilo sfruttare la rete per potersi gustare alcuni lavori degli autori che da noi come dicevo rischiano di non arrivare neanche in dvd.
Già perché uno Nakata è uno dei padri del  j-horror  e due e niente poco di meno che l’autore di RINGU o THE RING il nome con cui tutti lo conoscono(giapponese ed americano) e DARK WATER entrambi entrati nell’olimpo del j-horror degli ultimi dieci anni.

Se siete abituati a questo, beh allora sappiate che CHATROOM si discosta completamente dai precedenti film non solo per la scelta di girare in Inghilterra con un cast di giovani particolarmente capaci(e non è per niente facile di questi tempi anche se gli inglesi sono tra quelli che si difendono meglio) ma soprattutto per le tinte coloratissime  e lo stile  personalissimo  che affiora nel film che come in questo caso almeno per quanto concerne la fotografia sfiora il sublime.
Appunto dicevamo non è un caso che Nakata abbia scelto un direttore della fotografia francese Benoît Delhomme che sa il fatto suo avendo lavorato in contesti completamente diversi da americanate collaborando a film autoriali seri come nel caso di Tsai Ming-Liang e molti altri.

E’proprio infatti la fotografia a regalare alcuni eccessi e una cromatura con contrasti di colore sgargianti quasi  come ad assistere ad una sorta di delirio onirico inconscio dell’autore
L’idea del soggetto di investire su un media che per i giovani rappresenta una sorta di divinità ideologica
(La chat in questo caso anche se con un rigore più fantascientifico) è un ottima possibilità per strutturare una catarsi piena da parte dei personaggi che si alternano nella vicenda.

La sicurezza e l’insicurezza, l’abbandono, la difficoltà dei giovani ad accettare le regole del sistema e la famiglia d’origine, sono sono alcune delle sotto-storie narrate nel calderonein cui il regista ogni tanto si perde inciampando talvolta proprio in alcuni eccessi  e allontanandosi o meglio intersecando le due realtà ovvero quelle del gruppo e quelle del sistema sociale di appartenenza.
La prova è buona non eccelsa ma abbastanza originale e soprattutto contemporanea di questi tempi in cui alcuni registi sentono di doversi confrontare con alcuni media che influenzano giornalmente le nostre vite e chi più(Haneke e Fincher) e chi meno ci riescono soprattutto grazie ai limiti o i pregi della sceneggiatura.
Nakata seguendo i giovani e i loro eccessi c’è comunque riuscito e alla grande…