Titolo: Bullhead
Regia: Michael R.Roskam
Anno: 2011
Paese: Belgio
Giudizio: 4/5
Jacky Vanmarsenille, figlio di un
piccolo allevatore delle Fiandre, si fa largo nella vita a suon di
intimidazioni nei confronti degli allevatori come il padre. Ultima
ruota del carro di un clan dedito allo smercio di ormoni, Jacky
finisce in un giro più grande di lui, pilotato da un veterinario
senza scrupoli, in affari con un commerciante di carne. L'assassinio
di un poliziotto federale e un inaspettato confronto con un segreto
del passato faranno vacillare il fragile equilibrio di Jacky.
Bullhead è spietato. Il suo punto di
forza però non è la violenza come il film o la trama vorrebbero far
intendere. Tutt’altra cosa invece è la potenzialità e la forza
del film.
Roskam è un regista atipico e i suoi film, nonché questa
coraggiosa opera prima, ne sono la dimostrazione. Un talento, quello
belga, che va tenuto sott’occhio soprattutto, per come si avrà
modo di scoprire anche in THE DROP, sceglie sempre dei binari
tutt’altro che convenzionali ed è proprio questo che affascina,
una totale aderenza alla realtà.
La mafia in
questione è quella delle Fiandre, di origine fiamminga, e il suo
core business è lo smercio clandestino di ormoni che dopano gli
animali destinati al macello.
Questo clan di "allevatori" è
più radicato sul territorio che nei gangli del potere politico ed
economico. Anche se da questo punto di vista lo smercio degli ormoni
serve solo come incidente scatenante, la questione dell’omicidio,
la sceneggiatura anche se con qualche piccola defezione, ne coglie
gli aspetti spietati con cui delinea e caratterizza il protagonista,
un Matthias Schoenaerts davvero sull’orlo dell’esplosione,
perfetto per concentrare su di sé e sul suo corpo bovino, la
solitudine e la rabbia repressa.
Bullhead inoltre
regala una delle scene di violenza più cruente degli ultimi anni (il
trauma ai danni di Jacky).
Bullhead è un film con tratti decisamente atipici e ha il coraggio
di non schierarsi mai, anche quando sarebbe facile, dalla parte della
vittima, perché la verità è che ogni vittima è anche un po'
carnefice e ogni carnefice è vittima della propria rabbia.