Titolo: Too old to die young
Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2019
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 4/5
Un poliziotto, l'imberbe e taciturno
detective Martin, si ritrova ad espiare i propri sensi di colpa dopo
aver visto perire un suo collega. Decide così di diventare un
giustiziere della notte decretando la vita e la morte dei delinquenti
che popolano la città degli angeli. Sulla sua strada trova Jesus,
narcotrafficante in ascesa, e una varietà incredibile di scarti e
residui dell'umanità peggiore, quella formata da stupratori,
molestatori, membri di diverse organizzazioni malavitose.
C'è qualcosa nel film lungo tredici
ore definito da Refn simile in termini di narrazione e sostanza ad
una recente serie tv andata in onda
Zerozerozero di Sollima scritta
da Saviano. In particolar modo la descrizione del Cartello e dei
narcotrafficanti come se fossero ancora ad oggi le bestie più
spietate e fuori controllo sul pianeta.
Refn e la serialità anche se come
dicevo per lui rappresenta un film molto lungo. Decisamente fuori
dagli schemi grazie alla collaborazione di uno scrittore che stimo da
diversi anni per i suoi lavori mister Ed Brubaker asso nel ridare
enfasi e spessore al noir dei comics.
La storia dei soliti anti eroi che
piacciono al regista viene celebrata ed enfatizzata esplodendo in
tutta la sua virulenza ancora più che in
Solo Dio perdona, il ritmo
della narrazione in questo caso diventa minimale a dei livelli mai
visti prima con una perizia nel cercare di portare i dialoghi ai
minimi comuni termini e lasciare che le espressioni, i micro gesti
dei protagonisti e i movimenti della mdp diventino i nostri punti di
riferimento. Allucinato, luci al neon, colori deformati e sparati
come missili nella nostra psiche, location estatiche per personaggi
deviati e devianti, veri orrori post contemporanei di un mondo marcio
e violento che si nasconde dietro una ricchezza squallida e
superficiale. Il mood o meglio l'atmosfera dell'opera è intensa,
intrisa di una morale depravata e cinica che non risparmia nessuno
nemmeno i contractors che decidono di sterminare pedofili ad hoc.
Tutto è marcio e squallido a partire dai poliziotti, da figli di
famiglie disfunzionali, di padri che vorrebbero il controllo sul
partner della propia figlia minorenne.
Ci sono sicuramente alcuni personaggi
che resteranno impressi nella memoria così come alcune sequenze
memorabili. Se il trono appartiene a Yaritza la misteriosa
sacerdotessa della morte, la vendicatrice divina arrivata dal deserto
che muoverà i suoi passi fino a diventare la vera boss.
Tutto in un crescendo criminale di
supremazia totale e inarrestabile, in grado di prendere a schiaffi
Janey quando sbaglia la risposta sul test della verità, per dirne
una, fino a quando stermina un gruppo rivale, diventando la
protettrice delle oppresse messicane messe alla mercè come
prostitute e infine sodomizzando il suo uomo. Damian per altri versi
pur avendo un ruolo limitante riesce ad essere un personaggio scomodo
anch'esso un boss di una micro criminalità afroamericana il quale
come tutti cerca di farsi strada in un sottobosco urbano criminale,
malvagio e bipolare, dove tenendo per i fili il protagonista al suo
soldo finisce per essere attirato in una ragnatela da cui non potrà
più fuggire.
Pedofili, snuff movie, torture ai
massimi livelli, Refn non si fa mancare nulla, aggiunge sotto storie
e congiunge tasselli importanti di una storia tutto sommato scritta
molto bene da Brubaker il quale ne approfitta per non farsi mancare
davvero nulla in questa critica furibonda verso una società ormai
arrivata al punto di non ritorno, spietata e sadica che gode nel
masochismo e nel regalare sofferenza al prossimo.
Tanti i momenti dallo snuff movie dei
fratelli Crockett, al finale tra Yaritza e le sue pratiche ai danni
di Jesus, al ballo per strada della banda di Damian, all'eliminazione
dei pedofili (la scena nella casa dove uccidono una coppia
insospettabile è tremenda), così come tantissime scene di tortura,
sopraffazione, quei pochi dialoghi tutti impostati sul controllo e
sul dominio.
Refn fa centro un'altra volta con
l'opera più violenta, cruda e disarmante che abbia finora avuto la
possibilità di mettere in scena sublimando il suo concetto di noir
al neon stilizzato e sotto steroidi.