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lunedì 20 aprile 2020

Diamanti Grezzi


Titolo: Diamanti Grezzi
Regia: Safdie
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Howard Ratner è un gioielliere che gestisce un negozio nel Diamond District di Manhattan. Incallito giocatore d'azzardo, marito e padre di famiglia con villa nei sobborghi, adultero con l'amante in città, Howard vive perennemente braccato dai debitori, in particolare dal cognato affiliato alla mafia italoamericana. Maneggione e bugiardo, ripone le sue speranze in un opale proveniente dall'Etiopia: ma qualche giorno prima dell'asta che dovrebbe fruttargli una somma milionaria, si fa convincere dal giocatore di basket Kevin Garnett, venuto in visita al suo negozio, a scambiare la pietra con un anello, dando così inizio a una serie infinita di traffici che segneranno il suo destino.

Attenti a quei due, già lo presagivo dal loro esordio. I Safdie stanno dimostrando di essere quei riformatori, quei distruttori di regole, forme, messe in scena, dialoghi, trame assurde e molto altro ancora.
Tre film tutti in crescendo, tutti con un tasso adrenalinico scoppiettante, in particolare con quest’ultima opera ci troviamo di fronte al film più complesso, ambizioso, monumentale, frenetico.
Mai e poi mai avrei detto che Adam Sandler mi sarebbe piaciuto così tanto. Un attore detestabile sempre legato a film penosi e inclassificabili qui incarna l’ebreo “malefico” doppiogiochista perfetto che in fondo molti odiano ma che è riuscito a diventare ciò che è, senza farsi mai mettere i piedi in testa da nessuno, ma costantemente alla ricerca del compromesso ideale soprattutto per lui.
Howard Ratner diventa così il centro nevralgico nel nuovo mondo, da cui tutto nasce e dove sembra che tutto debba confluire, senza mai perdere la continuità di una serie incontrollata di affari che si intrecciano in maniera formidabile e non riuscendo mai a prendersi una pausa in un crescendo patologico di mischiare tutto a partire dalla sua incasinata vita privata.
Uno dei film più belli di questa annata cinematografica, un film che guarderò e riguarderò per l’assoluta e irrefrenabile astuzia e capacità nel tenere un ritmo diabolico, a tratti eccessivo, spesso incontrollato nello spettatore che dovrà mettercela tutta per collegare tutti gli impianti di semina che sembrano un campo sterminato.