Eo ("ih-oh") è il nome di un asino che fa coppia con l'acrobata Kasandra in un circo polacco. Con la ragazza, Eo ha un rapporto speciale, una comunicazione intima, che passa attraverso le carezze, il tono della voce, un accoppiamento delle teste e dello spirito. Ma il circo viene smantellato, piegato dai debiti e dalle proteste, e i due vengono separati. Eo inizia così un viaggio che lo porta in paesi e contesti diversi, fino in Italia, sempre secondo ai cavalli, belli e capricciosi, caricato di pesi, per lo più ignorato, a volte pestato, per cieca furia umana, in un'occasione salvato e in un'altra no.
Eo è un film furbetto. Interessante e
girato benissimo ma se avessero messo qualsiasi cosa al posto
dell'asino sarebbe stato un flop. E' così seguiamo il viaggio
dell'eroe o il cammino di formazione di questo animale. Una fiaba
nera per certi aspetti che alterna scorci fantastici e altri quasi
gratuiti passando da atmosfere con una fotografia da brivido che
ritrae questo pellegrinaggio di Eo trasfigurando quasi la natura e
trasformandone i colori. Dalla caccia coi laser, alla rissa tra gli
ultras, finendo in mano agli animalisti e in camion con criminali
diretti ai Mattatoi, finendo nelle mani di chiunque si trovi di
mezzo, a salvare altri animali. L'occhio della madre, anzi l'occhio
dell'asino ci fa vivere dei momenti magici e tragici allo stesso
tempo a tratti montati con un'emblematica freddezza soprattutto se
pensiamo al finale. Eppure in tutto questo sembrano esserci dei
situazionismi per certi versi imbarazzanti come madre e figlio (la
Huppert e il figlio Vito interpretato da Zurzolo) e il loro disagio
dove nel campo ci finisce quasi per caso il nostro Eo.
Dal punto di vista della politica
d'autore di Skolimowski, un veterano del cinema, qui si riflette
dall'inizio alla fine e soprattutto nei vari passaggi di consegna ad
una cattiveria post pandemica sempre più assetata di prevaricazione
che usa il regno animale come strumento e come nutrimento di una fame
e brama di conquista da cui l’individuo singolarmente non riesce
mai ad uscirne sazio.