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domenica 19 novembre 2023

Comandante


Titolo: Comandante
Regia: Edoardo de Angelis
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

La storia di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina che durante la Seconda Guerra Mondiale contravvenne agli ordini del suo comando per portare in salvo i 26 uomini che avevano provato ad affondarlo.

Comandante è un film drammatico e corposo che racconta un episodio storico cercando di umanizzarlo il più possibile senza scadere nel melanconico o diventando patetico come molti drammi italiani sanno essere. E' un film che parla di guerra senza quasi mai mostrarla.
E' un film che parla di umanità e coraggio senza farla diventare troppo stucchevole e un sotto testo politico nonostante plasmi di patriottismo tutto ciò che tocca. E' un film dove un gruppo di fascisti tutto fanno e sembrano esprimere, con un carattere nazionale realmente eroico senza mai abusare dei propri strumenti o legandosi e comportandosi come l'ideologia vorrebbe.
E' un film di dolore, sudore e sopravvivenza al fine di mostrare come la guerra sia la condizione più brutta per l'essere umano. E' un film che sa prendersi anche delle pause e far sorridere come alcuni racconti di Reclercq, la storia delle patatine fritte come piatto principale belga, la canzone e le piroette culinarie di Gigino e anche alcune scene intense e sofferte come quella degli schiaffi o degli arti mozzati a causa dei bombardamenti
E' un film che parla di regole cambiandole perchè se bisogna seguire un protocollo è pur vero che in un contesto particolare, un comandante può decidere singolarmente da solo prendendosi la responsabilità del suo operato di come agire. Due ore che volano quasi tutte all'interno di un sottomarino che sembrano, trovando un episodio di guerra passata, porre l'accento sul valore del soccorso come fondante dell'identità italiana


sabato 30 settembre 2023

Covenant


Titolo: Covevant
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel 2018 il sergente John Kinley sta supervisionando con i suoi uomini un posto di blocco sulle strade dell'Afghanistan. Nel corso dell'operazione un camion bomba esplode uccidendo uno dei soldati e l'interprete assegnato alla squadra. Kinley si affiderà quindi ai servizi di Ahmed, un nuovo interprete dalla storia personale ricca di ombre e con un forte spirito indipendente, tanto che sarà a volte lui a prendere in mano la situazione, risultando per altro assai utile alla squadra. Quando un'operazione finisce in tragedia, toccherà ad Ahmed cercare di salvare Kinley nel bel mezzo dei territori talebani. Ma se anche ci riuscisse, l'esercito degli Stati Uniti saprà davvero ricompensarlo per i suoi eroici sforzi?
 
Covenant aveva tutti gli elementi per farsi disprezzare elogiando i paladini americani e di fatto regalando agli yankee un film reazionario e scontato. Invece grazie ad un soggetto che racconta una storia poco nota, con tutti i clichè e gli assurdi possibili in termini di sforzi umani e di politiche sbagliate riesce a non essere così intriso di patriottismo e di valori spicci creando quell'humus culturale tra due persone completamente agli antipodi che di fatto devono imparare a fidarsi l'uno dell'altro. Il finale poi con l'inserimento di Anthony Starr a salvare la baracca con quelle battute che sembrano un bluff "Se sapevo che eri tu, lo avrei fatto gratis". Covenant sperimenta un Ritchie ormai in totale declino in un genere in cui non si era mai cimentato dando campo libero a Gyllenhall e al suo estro e infilando il paradossale mito del buon soldato nella guerra in Afganistan

lunedì 10 luglio 2023

Tyler Rake 2


Titolo: Tyler Rake 2
Regia: Sam Hargrave
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Sopravvissuto a stento all'apocalisse metropolitana scatenata a Dacca, ma gravemente ferito, Tyler Rake viene sistemato in un remota residenza in montagna dove riprendersi e forse godersi il riposo dalle sue imprese da mercenario. Presto però arriva un individuo misterioso a offrirgli un incarico che non può rifiutare: è infatti la ex moglie di Tyler, Mia, a chiedere il suo aiuto per salvare la sorella Ketevan e i suoi figli. Questi sono imprigionati insieme al fratello di un pericoloso criminale georgiano, così ossessionato dall'idea di controllare la moglie che preferisce averla con sé in galera insieme ai figli piuttosto che in libertà. Per affrontare l'impresa, Tyler tornerà ad avvalersi dell'aiuto di Nik e di suo fratello Yaz.
 
Davvero non capisco. Cosa ci si poteva aspettare da un sequel di una tamarrata con Chris Hemsworth che quando può fa la corte al cinema yankee e reazionario stelle e strisce.
Tyler Rake 2 è una fottuta figata ignorante. Due ore di purissima azione con combattimenti studiati ad hoc, location scelte apposta per essere prese di mira e devastate tra sparatorie e bombardamenti, elicotteri abbattuti e altre scazzottate sul treno come non se ne vedevano da tempo.
Pura estetica visiva di primo impatto senza dire e comunicare nulla se non che i georgiani sanno essere cazzuti come molti paesi dell'est e se ammazzi il fratello di un boss sei costretto a vedertela contro un esercito e questo anche se ti trovi nella base più sicura di Bruxelles diventa un'inezia.
E' un'esperienza di puro e solo intrattenimento per gli amanti dell'action che cercano qualcosa girato da un buon mestierante a cui non manca proprio nulla anche nella più totale superficialità dei suoi personaggi dove in fondo nessuno viene caratterizzato se non per l'obbiettivo che il film si prefigge.

Dampyr


Titolo: Dampyr
Regia: Riccardo Chemello
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Balcani, 1992. La guerra consuma, devasta e uccide. Linee invisibili dividono le genti e le terre, ma su ogni popolo e città calano indifferenti le bombe e i massacri. Non c'è confine al dolore, solo indifferenza e disordine. Così, senza un apparente motivo in questo conflitto palesemente senza senno, il comandante Kurjak e i suoi uomini arrivano nel villaggio di Yorvolak. Stanno solo eseguendo gli ordini. Ma quello che trovano è inaspettato anche per gente come loro: tutti gli abitanti di Yorvolak sono stati trucidati in modo brutale da un nemico senza nome né volto. Decidono così di accamparsi nel villaggio per scoprire cosa davvero sia successo, ma durante la notte vengono attaccati da alcune misteriose creature insensibili ai proiettili e capaci di squarciare in due un uomo. L'unica soluzione sembra essere quella di chiamare un dampyr, che nelle leggende balcaniche è il figlio di un vampiro e di un'umana...
 
Dampyr è quell'operazione che poteva varcare le soglie del trash diventando uno dei più grandi flop sui fumetti di Bonelli quando invece a stento riesce a salvarsi dagli abissi. Il che non lo rende un buon film ma almeno decreta il primo di una serie che vediamo se riusciranno a proseguire visto il finale aperto. Riesce a non mettere troppa carne al fuoco gestendo quello che ha soprattutto in termini di budget in modo lineare e attento soprattutto nelle scene d'azione o quando i vampiri devastano e sterminano soldati e villaggi. Se l'elemento migliore è la fotografia e una certa atmosfera, la recitazione a volte è sbilanciata soprattutto quando il Dampyr deve rendersi bucolico e tristone rispetto invece a quando deve tirar fuori le palle. Con 15 milioni di budget abbiamo il primo capostipite (senza contare il TEX dell'85) della saga bonelliana che rimanendo in un limbo nei Balcani e alternando come dicevo cose molto buone e apprezzabili a dispetto di un ritmo che soprattutto nel secondo atto, sembra ricalcare la stessa matrice senza dare particolari guizzi narrativi.

mercoledì 7 giugno 2023

Sisu


Titolo: Sisu
Regia: Jalmari Helander
Anno: 2022
Paese: Finlandia
Giudizio: 4/5

Quando un ex soldato che ha trovato l'oro nella landa selvaggia della Lapponia cerca di portare il bottino in città, i soldati nazisti guidati da un brutale ufficiale delle SS lo combattono.
 
Sisu è la risposta lappone e immediata a come questo popolo se la sia vista davvero brutta contro i nazisti. Quello che i tedeschi hanno lasciato, una scia di morte, depredato villaggi e rapito ragazze, coprendo di mine intere aree. Lo straniero senza nome però è la loro controparte. Una leggenda sotto le vesti di un anziano eremita interessato solo alla vendita dell'oro ma che si troverà a dover sterminare i paggetti del Fuhrer capitanati dall’Obersturmführer delle SS Bruno Helldorf
Sisu è abbondanza di ignoranza, tamarria, esagerazioni, esplosioni, squartamenti, scene a dir poco incredibili ma tutte con l'assioma in comune per cui quando il nostro anti eroe si trova davanti i nemici a bizzeffe e con tanto di carri armati e mitragliatrici non perde mai la calma uscendone vincitore. Sisu è la risposta alla John Wick ma molto più divertente dove andando a dare fastidio alla persona sbagliata si rischia di finire proprio male. Costretto per scappare a gettarsi benzina e darsi fuoco, infilare il proprio corpo in un chiodo per non morire impiccato, togliendosi pallottole dal corpo dilaniato con spuntoni, coltelli e fiammiferi accesi senza farsi scappare un fichissimo gruppetto di sanguigne prigioniere vendicative e un adrenalinico finale dove il nostro eroe si lancia con un machete attaccandosi ad un aereo, lanciando attaccato ad una bomba il nostro antagonista che plana con un rigoroso "vaffanculo" gridato a Sisu e un finale a dir poco assurdo ed esagerato che ci lascia contenti e goduti.

martedì 6 giugno 2023

Rolling Thunder


Titolo: Rolling Thunder
Regia: John Flynn
Anno: 1977
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Il maggiore Charlie Rane è appena rientrato da sette anni di guerra in Vietnam e la comunità locale, considerandolo un eroe, gli rende omaggio con una cospicua somma di denaro. Interessati a metter le mani sui soldi, alcuni ladri s’introducono nella casa dell’uomo, ferendolo gravemente e uccidendogli la moglie e il figlio. Rane, dopo un periodo di convalescenza in ospedale, decide di riprendere le armi in mano per ricercare i criminali e mettere in atto la sua personale vendetta. Lo aiuteranno nell’intento due amici: Linda, una vecchia fiamma, e Johnny Vohden, suo ex-commilitone.

Scritto da Paul Schrader, il film di Flynn parla degli effetti della sindrome post traumatica da stress e molto altro causata da una guerra come quella del Vietnam che ha devastato mente e corpo di parecchi americani oltre ad aver sancito una becera sconfitta. Un film stelle e striscie ma non per questo reazionario, dove i nostri eroi si vendicheranno indossando le divise come a mostrare a chi appartengono e l'onore per l'amor di patria. Il film ha il pregio però di non siglare come nemici dei messicani disperati ma un altro sopravvissuto al Vietnam che a differenza di Rane ha scelto la ciminalità come valvola di sfogo per dimenticare gli abusi e le sofferenze patite.
Devane recita con il mascellone senza mai mostrare un espressione a dimostrazione di come quella guerra abbia cancellato tutto e infatti una frase profetica la sentenzia proprio quando miss Texas innamorata di lui sembra disposta a qualsiasi cosa pur di avere un interessamento che lui semplicemente non può darle.

martedì 18 aprile 2023

Collezionista di carte


Titolo: Collezionista di carte
Regia: Paul Schrader
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

William Tell ha trascorso un decennio in prigione, dove si è letto a fondo le meditazioni di Marco Aurelio e ha imparato a contare le carte, ovvero a tenere traccia di ogni carta giocata durante una partita. Una volta uscito mette a frutto la sua abilità girando per i casinò d'America e partecipando a numerosi tornei di poker. Non si fa cacciare dai gestori dei casinò perché sa mantenere obiettivi modesti: punta poco, vince (e perde) poco, e s allontana quando il gioco si fa duro. Ma la prorompente La Linda, finanziatrice in cerca di un mago delle carte, gli propone di entrare a far parte della sua squadra e lo convince ad alzare la posta.

L'America e la guerra insegnano che le colpe vengono pagate dai tasselli più deboli, i soldati, e non dai loro superiori. Pur costringendoli come in questo caso a macchiarsi di atrocità inaudite come quelle ad Abu Ghraib diventando colpevoli ed emissari di orrendi maltrattamenti ai prigionieri. William è un sopravvissuto che dopo anni di carcere cerca di convivere con i suoi demoni.
Il poker, le stanze d'hotel che arreda a suo piacimento rendendole più neutre possibili e incontri che sembrano destarlo da un torpore a cui si stava finalmente abituando. Il film di Schrader è una sentenza con una chiara politica d'autore e un messaggio che non può passare inosservato.
Un film malinconico con uno stile e una classe e un silenzio che lo contraddistinguono tale da renderla una delle opere autoriali più belle dell'anno. Un film sulla redenzione, un revenge movie atipico dove al di là del prevedibile climax finale assistiamo in silenzio alle azioni e alle vicissitudini di una vittima e carnefice allo stesso tempo che non potendo avvicinarsi a qualcosa di umano e vivo sceglie il mondo delle carte e dei tornei di poker.

War-La guerra desiderata


Titolo: War-La guerra desiderata
Regia: Gianni Zanasi
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Thomas detto Tom è laureato in Lingue romanze ma fa l'allevatore e il commerciante di vongole al posto del fratello maggiore, che giace in coma dopo un tentato suicidio, probabilmente a causa della difficoltà di fare il proprio lavoro in un Paese dove la corruzione e il nepotismo impediscono ogni possibilità di rimanere onesti. Lea è la figlia di un ex generale dell'Aeronautica diventato viceministro e ha un fratello minore soldato, ma è radicalmente contraria a qualunque conflitto armato. A causa di un episodio di violenza fra ragazzi italiani e spagnoli l'Italia entra in guerra con la Spagna e la Francia, che partecipa al conflitto al fine di "salvare il principio dell'unità d'Europa". In questo clima infuocato Tom e Lea vedranno i propri destini trasformarsi e incrociarsi con esiti inaspettati e in qualche misura "privi di un perché".

War nel suo essere un film notevolmente pretenzioso ha cercato di fare quel passo oltre la linea senza riuscirci ma senza nemmeno per questo fallire miseramente. Certo l'incidente scatenante iniziale e tutto ciò che ne consegue sembra davvero fanta politica. La storia da quel momento in avanti risulta sgangherata e scombinata con personaggi che interpretano macchiette di stereotipi (Mauro interpretato da Battiston non si può vedere) in un iter confuso di avvenimenti, di fughe, di conflitti e inseguimenti. Da questo punto di vista gli stessi obbiettivi di Tom e Lea sembrano improvvisati sul momento e ognuno sembra portare avanti l'idea di un progetto quanto mai indefinito e senza una narrazione fluida. Con un finale decisamente furbetto il film cerca di smorzare quel wtf dello spettatore e tutti quei dubbi e scelte inconcluse da parte di un reparto di scrittura in evidente difficoltà o con la presunzione di aver fatto qualcosa di originale e sperimentale deragliando totalmente dalle previsioni iniziali. Un peccato perchè il coraggio di Zanasi và certamente premiato nel cercare di scommettere su un film "quasi" di genere o che ha almeno cercato di muoversi in quella direzione.

domenica 21 novembre 2021

Freaks Out


Titolo: Freaks Out
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nella Roma del 1943, quattro amici lavorano in un circo gestito da Israel, che sparisce nel nulla. Senza il loro capo a guidarli, Matilde, Cencio, Fulvio e Mario si sentono abbandonati e cercano una via di fuga dalla città occupata dai nazisti.
 
Mainetti è il suo amore per i sotto generi. Freaks out partendo dalle metriche basse è un concentrato kolossal di paraculismo assoluto, con marchette sparse ovunque, i soliti nazisti, la vendetta e una storia tutto sommato clamorosamente banale.
Eppure è molto bello, molto fresco e parecchio americano. Portando al vertice, casting, budget e maestranze, l'opera di Mainetti riesce ad essere incredibilmente internazionale, inquadra quasi tutti i target pur avendo all'interno delle chicche che non mi aspettavo e regalando dei personaggi assolutamente deliziosi dove il freak number one è il Gobbo interpretato da Mazzotta.
Un film dove c'è tanto, a volte troppo ma senza stroppiare. Il circo, la strada, l'accampamento nazista, la fuga, i partigiani, i combattimenti e la mini guerra finale. Cita tantissimo cinema italiano dai CARI FOTTUTISSIMI AMICI di Monicelli a tanti omaggi a Fellini. Riesce con gli effetti e i colori a rendersi post contemporaneo cercando però di utilizzare quel romanaccio dove il lavoro meglio riuscito è la distorsione del dialetto tedesco di Franz, interpretato da un ottimo attore poco conosciuto per chi non è avvezzo al circuito indipendente tedesco.
Freaks out è un film emozionante ma che non rivedrei mai una seconda volta. Esibisce senza mezzi termini scene di sesso, cazzi super dotati di nani, scene di guerra truculente dove vengono recisi arti ed esperimenti tremendi ad opera dei soliti scienziati nazisti. Un film che mette tutti d'accordo secondo la solita diceria che questo come pochi altri – darà enfasi e sancirà forse la rinascita del cinema di genere italiano – come doveva esserlo Lo chiamavano Jeeg Robot. Forse così è stato o così sarà anche se in cuor mio mi aspettavo un pò di cattiveria in più e magari qualche colpo di scena che di fatto non avviene mai. Con un finale poi che strizza l'occhio agli X-Men dopo la morte del mentore ebreo scatenerà il potere sopito di Matilde, altra piccola promessa del nostro cinema e capace di tenere sulle spalle tutto il peso del film.

domenica 17 ottobre 2021

Jiu Jitsu


Titolo: Jiu Jitsu
Regia: Dimitri Logothetis
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ogni sei anni, un antico ordine di combattenti jiu-jitsu unisce le forze per sconfiggere una feroce razza di invasori alieni

Apostoli del cinema del menare Jiu Jitsu si conferma l'ennesima occasione blanda sprecata per un film così confuso dove addirittura l'alieno si metterà le mani nei capelli. Ultimamente più che Cage è Jaa quello che non si accorge della demenza dei film a cui prende parte e MONSTER HUNTER tra le fesserie recenti ne è un ignobile riprova. Ma questo sembra andare ben oltre, non parlando affatto di arti marziali ma usando il nome come pretesto per una bolgia infernale dove questo essere sceglie accuratamente i tamarri più inflazionati sulla terra per un combattimento all'ultimo sangue.
Parlare di b movie e di trash non rende l'idea. Questo gruppo che mischia i GI Joe e gli Explendables sembra girare a vuoto tra battaglie, una sorta di iniziato con simboli e un clan che vuole riportarlo dalla sua dopo che questo ha perso la memoria. Un film che non si può solo definire confuso e dove i combattimenti, che dovevano essere il fiore all'occhiello, non sono nemmeno così interessanti e articolati. Un film davvero imbarazzante e mi spiace più che per Cage per Grillo a cui sinceramente mi sono just a little bit affezionato.

lunedì 16 agosto 2021

Gangs of New York


Titolo: Gangs of New York
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

New York, 1846, quartiere di Five Points.Una cruenta battaglia tra gangs sancisce il trionfo di William Cutting detto Billy the Butcher, capo dei nativi americani e la morte di Padre Vallon, protettore degli emigranti. Sedici anni dopo il figlio di questi, Amsterdam, esce dal riformatorio fermamente deciso a ingraziarsi l'assassino di suo padre per poi fare vendetta. Conosciuto Billy, Amsterdam ne viene in pratica adottato e arriva a salvargli la vita. Una volta scoperto e sfigurato, si risolverà a combattere apertamente contro di lui. Ma sono gli anni della Guerra Civile: l'ultimo scontro tra le gang sarà decisamente superato in violenza e ferocia dall'intervento delle truppe inviate a far rispettare la coscrizione obbligatoria.
 
Gangs of New York rimane forse il progetto più ambizioso di Scorsese. Un kolossal dalle mille pretese che vuole fare il verso a Griffith narrando un arco di storia di vent'anni al cui interno succede di tutto (la frontiera che diventa città, il western che diventa un gangster movie, la Guerra Civile e l'abolizione della schiavitù) con un'incredibile voglia ma un non meglio precisato sodalizio con le maestranze e un cast variegato dove mentre brilla sempre la stella del Macellaio lo stesso non si può dire per Amsterdam e altri co-protagonisti. Gangs of New York è così simbolico, raffazzonato, identitario, complesso e stratificato dove emergono più di tutte le sue radici europee, il concetto di una religione forse pre-cristiana, le bande, il tutto con contorni sociologici e antropologici importanti anche se spesso fuori controllo, dove anche in questo caso non esiste un vero cattivo, tutti combattono per un proprio credo e portano rispetto al nemico come nel caso di Bill. Con un finale roboante dove forse è emblematico l'arrivo dell'esercito a porre fine alle guerre tra bande, mettendo fine ad un ciclo e ad un concetto di battaglia molto più crudele ma senza un'imposizione massiccia delle armi (sembra quasi una metafora del genocidio degli indiani d'America). Gangs of New York è meraviglioso in tantissimi punti e noioso all'inverosimile in altri (la storia d'amore e la Diaz in questo sono tra i punti più bassi). Un film che doveva durare più di quattro ore, tagliato e mozzato in fase di montaggio per troppe volte.

mercoledì 2 giugno 2021

Army of the dead


Titolo: Army of the dead
Regia: Zack Snyder
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un convoglio militare statunitense sta trasportando un carico sconosciuto dall'Area 51 quando viene investito da un'auto guidata da due sposini distratti da una fellatio on the road. Dal contenitore fuoriesce uno zombie sovrumano che uccide i soldati e ne infetta due.
 
Snyder non mi ha mai entusiasmato e ho preferito di gran lunga ALBA DEI MORTI VIVENTI, un roboante remake dove almeno l'equilibrio e l'atmosfera erano controllati a dovere a differenza di questo ennesimo film di zombie che forse nessuno, a parte Snyder, voleva.
E se non sono supereroi o battaglie alle termopoli o adattamenti da fumetti, o cartoni tratti da una serie di libri, quando in più l'autore fa un salto d'ambizione e produce, scrive, sceneggia e infine dirige una cagata pazzesca dalle aspirazioni altissime come Sucker Punch non resta molto altro da dire.
Army of the dead ripensandoci non è poi così brutto, qualcosina dalla sua si salva per essere un popcorn movie che non fa mai paura, un giocattolo scanzonato che vuole essere serioso, un’epopea action e orrorifica, uno zombie-movie di genere distopico e post-apocalittico dove gli zombie diventando intelligenti (sai che novità) e, forse, capaci di provare emozioni riproducendosi e arrivando ad avere figli. Alla fine viene come sempre esaltata l'azione, i titoli di testa cercano di dare il massimo sparaflashando di tutto e di più per arrivare ad un'unica grande esplosione che dura più di due ore e mezza. Con mastodontiche scorpacciate di effetti speciali, citazioni a profusione, una sporca dozzina da mettere insieme per scatenare un pandemonio, il granitico complesso comincia presto a vacillare diventando il solito, come poetica dell'autore, action dai muscoli grossi o meglio un massiccio mash-up tra war movie, splatter e heist-movie dove abbiamo zombie di serie A, di serie B e gli outsider come la coppia leader che ricordano il faraone e la sua sacerdotessa.

martedì 15 settembre 2020

Double World


Titolo: Double World
Regia: Teddy Chan
Anno: 2020
Paese: Cina
Giudizio: 3/5

Il giovane Dong Yilong vuole recare prestigio al suo clan e decide di diventare un guerriero dell'impero. Così, inizia un periglioso viaggio per partecipare a un torneo finalizzato alla selezione.

Di nuovo mitologia e folklore popolare, in questo caso tratto da un video gioco di successo.
Siamo ben distanti da Journey to the west – Demon strike oppure League of God ma gli ingredienti come l'epicità, il fantasy, il wuxia e gli intrecci politici e amorosi non mancano.
Chan conosce bene l'action avendo dimostrato in passato di sapersi confrontare con film complessi avendo buona dimestichezza dei tempi e di dove saper piazzare la mdp. In Double World muoiono in tanti, alcuni inaspettati, alzando così l'asticella dei colpi di scena e della posta in gioco.
C'è qualche mostro, scorpioni giganti, una non meglio precisata creatura a difendere l'antagonista (un cane orso troppo cresciuto) e poi un serpente drago. Ci sono molti clan, tutti del sud e tutti tenuti assieme dall'onore per difendere l'amor di patria, e poi questo trio di protagonisti a cui si appoggerà una quarta desaparecidos, a dover affrontare molteplici prove iniziatiche e di sopravvivenza andando il più delle volte contro la propria filosofia personale.
Double World al di là della trama scontata, cerca di fare il suo senza sbilanciarsi troppo dal momento che non avrebbe giovato, trovando nell'avventura, nel viaggio dell'eroe e quello iniziatico nonchè di formazione le formule per creare più pathos possibile con i protagonisti (tutti incredibilmente buoni e costretti chi più chi meno ad una vendetta personale o a cercare delle risposte sul proprio passato).
La pecca forse è l'esagerazione della c.g e dell'ipervelocità nei combattimenti, per il resto si lascia vedere molto bene nelle sue due ore senza mai abbassare ritmo e intensità.

sabato 16 maggio 2020

Extraction


Titolo: Extraction
Regia: Sam Hergrave
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un uomo assolda un mercenario per far ritrovare suo figlio

Chris Hemsworth & company sono come i Baldwin. Un'insieme di fratelli che ci tocca sopportare nonostante il contributo sia assai discutibile. Ora Chris manco a farlo apposta è il migliore ma è un fisic du role, che recita di mascella e spesso ha dato modo di rendere al meglio le sue prodezze in film discutibili e reazionari. Fino ad oggi Thor è la cosa migliore che abbia fatto e penso di aver detto tutto.
Ora Extraction è un film che cerca di fare meno sforzi possibili nella creazione di una storia per puntare tutto sui combattimenti e le roboanti scene d'azione (poi c'è pure il piano sequenza che blah blah blah). Un film incredibilmente stupido che per fortuna non si prende mai seriamente, che sposta i nemici in India confinando col Pakistan e che mette all'interno tante scene di botte da orbi funzionali quanto scoppiettanti (il perchè è uno solo e ci riporta al nome in questione Sam Hergrave, praticamente il dio del tuono degli stunt man che prima o poi dovrà vedersela con il suo acerrimo rivale il dio della forza Chad Stahelski).
Un film che nelle sue due ore però non riesce ad annoiare mai nonostante i cambi continui di location e alcune prove attoriali che fanno sembrare tutto una sorta di circo bollywoodiano che mette le radici nell'ignoranza eroica di Hemsworth e l'inutilizzatissimo David Harbour.
Un film che ad un certo punto smette di raccontare per far sparare più o meno tutti, in testa i bambini, ognuno sacrificando e cercando di essere cazzuto il più possibile passando dal lato oscuro alla luce bianca o viceversa. Un b movie con un budget alto, esplosioni a quintalate, elicotteri che si sfracellano, il protagonista caratterizzato così male che nel primo atto ti viene solo da ridere.
Un film di quelli che non si può prendere sul serio, ma ci si diverte, contando che per fortuna non è reazionario, è solo ignorante e regala tanto intrattenimento anche se telefonato e con i non colpi di scena pronti a minare ogni tentativo di provare a credere di avercela fatta.


domenica 8 marzo 2020

Cari fottutissimi amici

Titolo: Cari fottutissimi amici
Regia: Mario Monicelli
Anno: 1994
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Siamo nel 1943, in Toscana. Un gruppo di pugilatori improvvisati va a far baldoria nelle sagre di paese.

Quanti elementi sono presenti nel capolavoro di Monicelli (uno dei tantissimi che per fortuna il grande maestro ci ha lasciato). Un film sulla guerra che si burla della guerra ma al contempo mostra gli orrori di ciò che ha creato nelle terre e nelle campagne distruggendo ambizioni e intere città. Una commedia che per toni e dialoghi e scenette sembra omaggiare le slapstick ma i risultati alternano divertimento e risate a importanti riflessioni. Un film sulla povertà e il bisogno di sopravvivere improvvisandosi come si può.
E poi ci troviamo ancora una volta con un ottimo Paolo Villaggio a fare da timoniere per un’altra Armata Brancaleone più o meno fracassata e fracassona come quella vista in precedenza.
Ed è un film estremamente drammatico, in cui ogni faccia che si mostra è segnata da una disgrazia o alla ricerca di vendetta e redenzione in una zona rossa dove troviamo ancora i soldati americani con i loro lussi e i loro vizi a fare da padroni in una terra che non sono stati loro a salvare in primis.
Un’avventura on the road con un finale abbastanza tragico e malinconico, una metafora su come l’Italia non è mai stata unita ma troverà modi e stili diversi per riprendersi.

venerdì 10 gennaio 2020

Monos


Titolo: Monos
Regia: Alejandro Landes
Anno: 2019
Paese: Colombia
Giudizio: 4/5

Patagrande, Ramo, Leidi, Sueca, Pitufo, Perro e Bum Bum sono i nomi in codice di sette adolescenti isolati dal mondo, sperduti sui monti della Colombia, che si allenano e combattono. A prima vista potrebbe sembrare una specie di campo estivo, un bizzarro ritrovo di ragazzini che giocano a fare i soldati. Invece si tratta dello scenario iniziale di una missione delicatissima: i sette adolescenti hanno con sé una prigioniera, una donna americana che chiamano semplicemente "la dottoressa". La debbono detenere per conto di una non meglio specificata Organizzazione. Debbono anche però mungere e trattare bene una mucca che si chiama Shakira. Quando quest'ultima muore i segnali di morte iniziano ad addensarsi sul gruppo.

Monos è un film complesso e ambizioso intrappolato in uno spazio astratto nascosto da qualche parte in Colombia e come tale deve rimanerlo per proteggere l'anonimato degli affiliati ovvero la schiera scelta di bambini soldato dall'Organizzazione. Fino al secondo atto non ci è dato sapere molto, i dialoghi sono pochi e quasi criptati dal linguaggio che usano questi adolescenti, giovani-adulti costretti a imparare l'arte della guerra e della sopravvivenza stando sempre a contatto con tutte le dovute difficoltà. Come in molti casi bastano alcuni piccoli imprevisti o incidenti scatenanti a scoperchiare una normalità presunta e portare anarchia e ribaltamento delle regole.
Una mucca, uno del gruppo, l'amore, la dottoressa, la radio, il potere, l'obbedienza cieca, la sopravvivenza, sono questi gli elementi su cui il film da un certo punto muove le sue pedine scardinando l'apparente normalità e sistematicità degli eventi.
Questa allegra banda di giovani militarizzati è conosciuta come "Monos", scimmie, vivono sotto il crudele comando militare dell'immaginaria "Organizzazione", probabilmente una sostituta delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) in un contesto quello colombiano basato sulle azioni autonome, sui meccanismi para-militari, sulla nascita di nuovi contractors, sulla violenza in generale. Landes attraverso una fiaba che sembra avere pure dei connotati post-apocalittici ci mostra la crudeltà del suo Paese che non disdegna la schiavitù dei bambini. Vivono in uno stato perenne di combattimento, con uno scopo generale vago e l'obbiettivo del comando e di avere riconoscimenti in guerra da parte dell'Organizzazione.
Monos si muove come un manifesto di denuncia accattivante anche perchè di film su combattenti bambini e adolescenti ne sono stati fatti, ma questa pellicola ha qualcosa di speciale, soprattutto nel come viene sviluppato il rapporto tra di loro e la natura, i paesaggi e la fotografia che comunicano molto più di quello che si pensa e accecano per i loro colori così vivi e un verde che fatichiamo a percepirlo così selvaggio. La natura diventa fondamentale, un legame, un'alchimia che i personaggi sembrano asservire come se il potere della terra servisse a renderli più forti. L'ambiente che dovrebbe e vorrebbe proteggerli diventa una gabbia con il risultato che prima o poi si dovrà cercare una via di fuga.

giovedì 24 ottobre 2019

Dunkirk

Titolo: Dunkirk
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Maggio, 1940. Sulla spiaggia di Dunkirk 400.000 soldati inglesi si ritrovano accerchiati dall'esercito tedesco. Colpiti da terra, da cielo e da mare, i britannici organizzano una rocambolesca operazione di ripiegamento. Il piano di evacuazione coinvolge anche le imbarcazioni civili, requisite per rimpatriare il contingente e continuare la guerra contro il Terzo Reich. L'impegno profuso dalle navi militari e dalle little ship assicura una "vittoria dentro la disfatta". Vittoria capitale per l'avvenire e la promessa della futura liberazione del continente.

Quando hai tra le mani un progetto così ambizioso anche alcuni non attori possono funzionare. Una pagina di storia inglese, come è stata l'operazione Dynamo, un salvataggio che ebbe del miracoloso, conseguito durante l'ora più cupa della seconda guerra mondiale.
Nolan come tanti autori non si è tirato indietro nemmeno di fronte al war-movie facendo ancora una volta un lavoro che per certi aspetti sembra più una prova di stile, un bisogno di dire che quando si hanno i soldi si può fare qualsiasi cosa.
Thriller, azione, comics, sci-fi e adesso il dramma della guerra. Ma poi dal momento che parliamo di un artista avvezzo a misurarsi e cimentarsi con prove sempre più difficili, il film non poteva certo farsi mancare una produzione così sfarzosa dove tutto è stato riportato in vita senza l'ausilio di c.g se non in minima parte. Questa non è un'idea originale ma la possibilità di un regista importante di avere un budget imponente.
Un film che da subito si sofferma sull'esigenza di portare ai massimi livelli il reparto tecnico, la forma, il cast, l'immagine e infine il suono, troppo suono.
Grazie anche all'onnipresente Hans Zimmer come sempre in grado di tratteggiare gli orrori e i sentimenti dei soldati, Dunkirk ancora una volta insegue le sue vittime predestinate in uno spazio di terra senza fuga. Il problema è che il film senza tutti i suppelletti di cui è composto ha un enorme problema rispetto ai war-movie di Malick o Spielberg, ovvero che non riesce mai ad emozionare per una storia che per certi versi in alcuni momenti appare pure piuttosto confusa.
Un'altra spiaggia dove tutte le coordinate e le geometrie sono sinonimo di provvisorietà, di stallo, di possibile minaccia. Via aerea con le incursioni degli aerei pronti a colpire il nemico alle spalle, via mare con tutto ciò che può dare e togliere o riportare a galla e infine via terra con lo strazio vissuto proprio da quei soldati che in momenti diversi visti dei cambiamenti del piano temporale (che come la percezione del tempo è la vera ossessione di Nolan), vivono sulla loro pelle una carneficina e una lotta impari. Pur trovando un sacco di elementi deliziosi, che nel film non mancano, alla fine il problema grosso di Dunkerque è che annoia.


mercoledì 5 giugno 2019

Dog Soldiers


Titolo: Dog Soldiers
Regia: Neil Marschall
Anno: 2002
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Durante un'esercitazione sulle Highlands scozzesi, un gruppo di soldati con armi caricate a salve, viene attaccato da un branco di lupi mannari. Aiutati da una ragazza si rifugiano in una casa, pronti a trascorrere una lunga notte sotto assedio.

Il sotto genere horror sulla licantropia è sempre stato saccheggiato e razziato nel corso degli anni da ieri a oggi con risultati altalenanti, ma con il merito di aver dato vita ad uno dei mostri più affascinanti di sempre.
Unire un film di lupi mannari all'action più esplosivo con una nota politica alla base e un'invasione con conseguente assedio che mettesse militari contro le bestie assetate mancava ancora all'appello e chi meglio di Marschall poteva mandare avanti la macchina.
Un film che funziona su più piani che non dimentica l'angoscia e la disperazione e il terrore dei soldati, sfruttando sapientemente la suspance e mostrando pochissimo le creature rese goffe e funzionali dallo scarso impiego di tecniche digitali rimanendo più fedele alle creature di Joe Dante.
Marschall si è subito fatto notare dal punto di vista tecnico per saper sfruttare molto bene il montaggio, unire ironia e scene splatter/gore e non lesinare sul sangue e sulla brutalità dei combattimenti
In più parlando della nuova corrente del british horror, Marschall come per gli infetti di Boyle integra le creature con tutti i canoni moderni con scene velocissime e montaggio serrato, estremismi orientali e sparatorie gratuite.


Shooter


Titolo: Shooter
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Bob Lee Swagger, marine pluridecorato e cecchino infallibile, vive in esilio dopo una missione militare andata male. La sua ricerca di pace e serenità viene bruscamente interrotta quando si trova ad essere ingiustamente accusato di aver complottato contro la Presidenza degli Stati Uniti d'America. Ferito gravemente e braccato, Swagger dovrà cercare di sopravvivere e capire chi ha cercato di incastrarlo...

Shooter è un film stupido e reazionario degno per tutti gli amanti del genere action incline a servire i valori della patria americana, restituire proiettili ai propri nemici e raccontare la più grossa bugia di tutte ovvero che le guerre yankee sono servite a portare la democrazia nel mondo.
Ora Shooter è tamarro e per questo viene ingaggiato uno dei number one del momento, ovvero Mark Wahlberg, attore che piace tanto in patria e tutto sommato al di là delle sue tesi politiche a saputo dare enfasi e caratterizzare bene alcuni personaggi (Four Brothers, Departed)
Il tema dell'eroe solitario, onesto e sfruttato dai potenti di turno, che cerca e ottiene vendetta, è stato abusato numerose volte in passato e lo sarà sempre di più nel presente.
Il bisogno di un film dove tutto è risaputo, l'eroe alla fine si salverà e i potenti moriranno ma senza essere mai davvero debellati, è uno dei motti del cinema action anni '80 e che ancora oggi è drammatico vedere così preponderante nel cinema americano.
Gli stilemi sono sempre gli stessi dove a cambiare in questo caso è il timone alla regia di un regista sempre più intrappolato tra il cercare di fare qualcosa di suo e invece l'assolvimento da puro manovale di cinema per le major che gli impongono la loro personale filosofia.
Un film brutto, anche per certi versi noioso, dove l'unica nota positiva sono le belle location innevate e il solito aspetto tecnico di Fuqua che dimostra un talento sprecato.

domenica 2 giugno 2019

Bushwick


Titolo: Bushwick
Regia: Cary Murnion & Jonathan Milot
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Lucy esce dalla metropolitana di Brooklyn e trova il suo quartiere sotto attacco. Decide di attraversare i cinque insidiosi isolati di Bushwick - disseminati di saccheggiatori, milizie locali, forze d'invasione, e un cugino pazzo - per tornare a casa e riunirsi con la nonna.

A volte ti chiedi dove sono finiti.
Nick Damici è un artista (attore, sceneggiatore, scrittore) a cui sono e resto molto legato.
Le sue creazioni e la sua collaborazione con Jim Mickle ha portato a film molto interessanti sul genere horror spaziando dai vampiri agli zombie al tema del cannibalismo con una forza e una necessità che sembrava spenta al giorno d'oggi.
Stake Land, Mulberry Street, Cold in July, hanno contribuito a ridare enfasi al genere e in più lo stesso Damici è un amico dello scrittore Lansdale avendo curato come produttore e sceneggiatore le stagioni di Hap & Leonard-Season 1, Hap & Leonard-Season 2, Hap & Leonard-Season 3, oltre ad aver recitato in horror indipendenti e di ottima fattura come Dark was the night.
Ma ora veniamo al dunque in questa piccola perla che non fa sconti a nessuno, in primis allo spettatore.
Ci troviamo catapultati fin dall'inizio in una scena magnifica nella stazione della metropolitana in un adrenalinico action underground tutto girato tra edifici che sembrano dover crollare da un momento all'altro e un clima di guerriglia urbana che mancava con una tale violenza e mattanza.
Un film con una messa in scena live a tutti gli effetti facendo del ritmo il suo punto di forza (ma non solo, anche la scrittura e il cast) e girando alcune scene come se fossero dei piani sequenza alla Victoria in uno scenario per certi versi quasi post apocalittico o meglio di state of emergency.
Il bello del film e che riesce a creare una squisita suspance, è il fatto di non avere idea di cosa stia realmente succedendo (in questa continua corsa, non c'è il tempo per fermarsi a ragionare), del perchè cittadini ed esercito lottino ad un gioco al massacro, ma ponendolo allo stesso tempo come uno dei film più anticonformisti e politicamente ribelli degli ultimi anni, senza avere il benchè minimo stampo reazionario.
Con un finale bomba estremamente disperato, Bushwick è un film grezzo e crudo che colpisce allo stomaco e che non concede nulla allo spettatore ponendo Baustista come l'unico ex wrestler in grado di risultare convincente sul grande schermo.
Una parola ancora per gli autori che fanno parte dei duetti più interessanti nel supermercato cinematografico americano avendo firmato quell'indie sconosciuto ma estremamente divertente per l'horror sugli infetti che risponde al nome di Cooties