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venerdì 8 febbraio 2019

Settima musa


Titolo: Settima musa
Regia: Jaume Balaguero
Anno: 2017
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Trinity College, Dublino. Il professor Samuel Solomon chiede ai suoi studenti una proposta alternativa poetica all'inferno di Dante, di cui sono stati letti dei brani in aula. Il professore è molto popolare tra gli studenti e ha anche una relazione segreta con una delle sue studentesse, Beatriz. La ragazza però soffre la clandestinità della relazione e si fa promettere da Solomon che lui l'amerà per sempre. Ottenuta la promessa, Beatriz va in bagno e si taglia le vene, suicidandosi. Un anno dopo, Solomon è ancora devastato da quanto è successo. Racconta alla collega Susan Gilard - l'unica che gli dimostra simpatia e comprensione - lo strano e terrificante incubo che ha da circa tre settimane. Solomon è convinto che l'incubo non abbia niente a che fare con il lutto che l'ha colpito. Susan è più dubbiosa.

Spendere menzioni particolari su Balaguero è inutile.
Attualmente non mi stancherò mai di dire che è uno dei maggiori registi europei horror contemporanei.
La settima musa sembra essere quella possibilità che seppur mi è piaciuto, ho trovato difettosa nella politica di intenti del regista. Un film con un plot molto bello che purtroppo sembra una versione mediocre di un libro di Dan Brown. Mi rammarico molto di ciò, ma il film che ha tanti aspetti travolgenti e funzionali, sembra da un lato distante rispetto all'occhio del regista, come se ci fosse entrato per metà e l'altra sia rimasta in un limbo ad osservare le muse predatrici che divoravano lentamente la sua opera.
Torniamo alle radici, ai rituali antichi, ad una parte di paganesimo mai riconosciuto, allo sposare aspetti folkloristici con una mitologia poco conosciuta che negli ultimi anni sta tornando in auge.
Unire le muse, darne sette esempi diversi di come la Grande Madre sembra vedere e sapere ogni cosa. Un film che parte con un bell'incidente scatenante, supportato da una fotografia e una soundtrack emozionante.
I dettagli sono importanti così come la narrazione che viene sviluppata in maniera lenta e adeguata portando lo spettatore quasi inconsciamente di fronte ad un uovo sacro e infine nella discesa agli inferi. Consistenti astrazioni filosofiche e letterarie servono a creare dubbi e a dare enfasi ad una trama molto articolata, per fortuna riesce ad essere quasi sempre chiara, pur avendo dei colpi di scena o degli sviluppi a volte piuttosto scontati.
Lasciando alcune porte aperte, come è giusto che questo genere alle volte faccia, per non dover raccontarci tutto, Balaguero dimostra come non abbia perso assolutamente il talento, la passione e il desiderio di narrare storie originali, qui che chiamano in cattedra diversi topoi narrativi e letterari, riuscendo però a far coincidere quasi tutto e dando un fascino alla storia e a queste muse che raggiungono i punti più alti proprio quando non si ricorre al sangue, alla tortura o alla violenza.