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martedì 15 settembre 2020

Too old to die young


Titolo: Too old to die young
Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2019
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 4/5

Un poliziotto, l'imberbe e taciturno detective Martin, si ritrova ad espiare i propri sensi di colpa dopo aver visto perire un suo collega. Decide così di diventare un giustiziere della notte decretando la vita e la morte dei delinquenti che popolano la città degli angeli. Sulla sua strada trova Jesus, narcotrafficante in ascesa, e una varietà incredibile di scarti e residui dell'umanità peggiore, quella formata da stupratori, molestatori, membri di diverse organizzazioni malavitose.

C'è qualcosa nel film lungo tredici ore definito da Refn simile in termini di narrazione e sostanza ad una recente serie tv andata in onda Zerozerozero
 di Sollima scritta da Saviano. In particolar modo la descrizione del Cartello e dei narcotrafficanti come se fossero ancora ad oggi le bestie più spietate e fuori controllo sul pianeta.
Refn e la serialità anche se come dicevo per lui rappresenta un film molto lungo. Decisamente fuori dagli schemi grazie alla collaborazione di uno scrittore che stimo da diversi anni per i suoi lavori mister Ed Brubaker asso nel ridare enfasi e spessore al noir dei comics.
La storia dei soliti anti eroi che piacciono al regista viene celebrata ed enfatizzata esplodendo in tutta la sua virulenza ancora più che in Solo Dio perdona
, il ritmo della narrazione in questo caso diventa minimale a dei livelli mai visti prima con una perizia nel cercare di portare i dialoghi ai minimi comuni termini e lasciare che le espressioni, i micro gesti dei protagonisti e i movimenti della mdp diventino i nostri punti di riferimento. Allucinato, luci al neon, colori deformati e sparati come missili nella nostra psiche, location estatiche per personaggi deviati e devianti, veri orrori post contemporanei di un mondo marcio e violento che si nasconde dietro una ricchezza squallida e superficiale. Il mood o meglio l'atmosfera dell'opera è intensa, intrisa di una morale depravata e cinica che non risparmia nessuno nemmeno i contractors che decidono di sterminare pedofili ad hoc. Tutto è marcio e squallido a partire dai poliziotti, da figli di famiglie disfunzionali, di padri che vorrebbero il controllo sul partner della propia figlia minorenne.
Ci sono sicuramente alcuni personaggi che resteranno impressi nella memoria così come alcune sequenze memorabili. Se il trono appartiene a Yaritza la misteriosa sacerdotessa della morte, la vendicatrice divina arrivata dal deserto che muoverà i suoi passi fino a diventare la vera boss.
Tutto in un crescendo criminale di supremazia totale e inarrestabile, in grado di prendere a schiaffi Janey quando sbaglia la risposta sul test della verità, per dirne una, fino a quando stermina un gruppo rivale, diventando la protettrice delle oppresse messicane messe alla mercè come prostitute e infine sodomizzando il suo uomo. Damian per altri versi pur avendo un ruolo limitante riesce ad essere un personaggio scomodo anch'esso un boss di una micro criminalità afroamericana il quale come tutti cerca di farsi strada in un sottobosco urbano criminale, malvagio e bipolare, dove tenendo per i fili il protagonista al suo soldo finisce per essere attirato in una ragnatela da cui non potrà più fuggire.
Pedofili, snuff movie, torture ai massimi livelli, Refn non si fa mancare nulla, aggiunge sotto storie e congiunge tasselli importanti di una storia tutto sommato scritta molto bene da Brubaker il quale ne approfitta per non farsi mancare davvero nulla in questa critica furibonda verso una società ormai arrivata al punto di non ritorno, spietata e sadica che gode nel masochismo e nel regalare sofferenza al prossimo.
Tanti i momenti dallo snuff movie dei fratelli Crockett, al finale tra Yaritza e le sue pratiche ai danni di Jesus, al ballo per strada della banda di Damian, all'eliminazione dei pedofili (la scena nella casa dove uccidono una coppia insospettabile è tremenda), così come tantissime scene di tortura, sopraffazione, quei pochi dialoghi tutti impostati sul controllo e sul dominio.
Refn fa centro un'altra volta con l'opera più violenta, cruda e disarmante che abbia finora avuto la possibilità di mettere in scena sublimando il suo concetto di noir al neon stilizzato e sotto steroidi.